La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Gloria alle donne ucraine di Giuseppe Scarpato che torna nostro ospite. Una breve silloge che racconta di libertà, pace e speranza. Perciò… non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Gloria alle donne ucraine è una plaquette, una brevissima raccolta di poesie che Giuseppe Scarpato, in questo delicato e preciso momento storico, ha voluto dedicare a quei volti (più o meno conosciuti direttamente) e a quelle vite di donna che hanno cercato la salvezza lontano dal proprio Paese. Unico comune denominatore: la guerra e la speranza. Di un mondo migliore. Di una vita di pace. Ma non solo. Gloria alle donne ucraine include anche la brevissima ma interessante Appendice dal titolo Napoli, Odessa e la storia di “‘O Sole mio” in cui l’Autore traccia un parallelo tra le due città e, quindi, tra l’Italia e l’Ucraina dove l’una, nel XIX secolo, è divenuta un prolungamento dell’altra per ragioni economiche, politiche, storiche contendendosi persino la nascita della musica che accompagna la celeberrima canzone ‘O Sole mio.
Sul libro
Nella prima metà del 2022 Giuseppe Scarpato, che la Rubrica online “Piazza Navona” ha già presentato ai suoi lettori grazie alla recensione del suo precedente libro Rosso rosso come un rubino – compie un passo, editoriale e soprattutto personale, assai significativo autopubblicando il suo esordio nella Poesia con la breve raccolta Gloria alle donne ucraine. Si tratta di un piccolissimo volume di appena ventiquattro pagine all’interno del quale l’Autore rende omaggio e onore alle donne ucraine di ogni età che, in questo particolare momento storico che tutto conosciamo, stanno facendo del loro meglio per (r)esistere, per contrastare la guerra e per cercare la loro pace. Soprattutto al di fuori del loro Paese di origine. Non è un caso che il libro termini con una frase importantissima e assai significativa di Papa Francesco: Per fare la pace ci vuole coraggio, molto di più che per fare la Guerra.
Così, Scarpato attraverso le sei brevi storie in versi che compongono la plaquette racconta di: Iulia, una giovane donna scappata dalla sua terra con le sue bambine e sua madre per raggiungere la salvezza in Polonia; Nadia, la tata delle bambine dell’Autore che oggi vive a Leopoli; Nataliia, la giovane acrobata che ora vive in Sicilia dove lavora in un circo; Babusya che fuggita da Vinnitsa è arrivata a Roma; e poi la città di Kramatorsk, che nello scorso aprile è stata bombardata provocando una strage di civili; Ivanka, la bambina di nove anni arrivata a Roma da Vinnitsa assieme alla nonna, la sorella, la madre e il suo amato e inseparabile orsacchiotto.
C’era una farfalla a Charkiv.
Le sue ali ampie e colorate.
I suoi battiti più rapidi dei falchi.
Le sue gote rosee e spensierate.
Volava tra i cerchi la farfalla di Charkiv.
Srotolava un lungo drappo rosso.
Andava in picchiata disegnando archi.
Danzava leggiadra ai bordi di un fosso…
Ad arricchire il piccolo volume vi è anche l’importante appendice Napoli, Odessa e la storia di “‘O Sole mio” nella quale l’Autore crea un parallelo tra la storia e l’economia partenopea e quella della città ucraina. Ma non solo. L’Autore ricorda chi e come è stata fondata questa città (che molti ricorderanno per la celebre scalinata resa famosa dal noto film La corazzata Potëmkin diretto da Sergej Michajlovič Ėjzenštejn nel 1925), dell’importanza del suo grano e del suo porto senza i quali, forse, non esisterebbe la grandezza e l’industria della pasta di Gragnano, della comunità italiana (soprattutto partenopea) che nel secolo scorso si è formata e radicata in Ucraina perché fertile per il lavoro, per la manodopera e per il suo essere aperta a chi ne aveva bisogno. Ma c’è ancora di più. Scarpato aggiunge anche delle informazioni riguardo l’ideazione e la creazione della musica della celeberrima ‘O sole mio… pare, infatti, che sia stato proprio il sole di Odessa a ispirare quella indimenticabile melodia. Ecco, in questo senso l’Autore avrebbe potuto approfondire un pochino di più l’argomento anche se il vero cuore pulsante della sua breve opera sono i suoi versi.
Questi ultimi mostrano tutta la spontaneità, la semplicità, l’istintività, l’immediatezza del momento e dell’attuale situazione. Si sente e si percepisce il coinvolgimento diretto dell’Autore che ha conosciuto e incontrato molte delle donne di cui racconta in versi. E il Lettore sente la voglia e il bisogno di comunicare dell’Autore che non pensa alla forma, alla costruzione attenta, alla forma e all’apparenza ma al contenuto, ai sentimenti, al momento storico. Nei versi di Scarpato prevale assolutamente il cuore e non la ragione, l’animo e non la matematica della metrica. Eppure si nota la sua attenzione per i versi raccolti in quartine e organizzati in rime baciate e alternate. È un libro e un discorso aperto quello affrontato da Giuseppe Scarpato il quale parla direttamente ai suoi Lettori esternando prive di qualsiasi filtro le sue emozioni. Ed è per questo che nella sua Introduzione si legge: Non ho mai scritto poesie. Né avevo mai pensato di farlo. Poi è successo qualcosa. Ho visto da vicino i volti di chi scappa dalla Guerra. Ho ascoltato da lontano la voce di chi ha scelto di non scappare. (…).In questi giorni ho sentito il bisogno di fissare quei ricordi. Un misto inestricabile di dolore, rabbia e disperazione, ma anche – in rari momenti – di allegria. I versi sono nati tanto imperfetti quanto tumultuosi, appuntati come e dove capitava. Oggi ho deciso di stampare queste poche pagine, pur consapevole della mia scarsa perizia tecnica.
Tutto questo è sufficiente per rendere speciale questo piccolo volume. Anche la scrittura sa essere un’arma, un mezzo di ribellione e Scarpato ha così deciso di affrontare questa guerra. Con le sue armi: la gentilezza, l’altruismo, la purezza dei sentimenti, la bontà, la scrittura. E queste vanno certamente condivise e diffuse perché non creano feriti né morti, solo menti e cuori più consapevoli. Forse, è proprio questo l’intento dell’Autore: scrivere per diffondere e far conoscere, perché nessuno è mai al sicuro e nessuno si salva da solo. Per questo in fondo al volume vi sono delle pagine bianche, pagine da riempire con pensieri, riflessioni, parole in libertà… e nulla è più rivoluzionario dell’espressione di un pensiero di libertà in libertà e in coscienza!
Incontro con l’Autore
Come è nata la breve raccolta di poesie Gloria alle donne ucraine?
È nata dopo aver vissuto l’esperienza più forte della mia vita: a metà marzo, con un gruppo di amici e colleghi, abbiamo deciso di partire ai confini dell’Ucraina, per portare cibo e medicine ed aiutare i profughi a raggiungere luoghi sicuri. Tornato da questa esperienza, ho sentito l’esigenza di fissarne il ricorso e, non so perchè, mi è venuto naturale farlo in versi, anziché in prosa.
Come ha incontrato le donne delle sue poesie?
Le poesie sono sei. Di queste, una è la tata delle mie bambine, che era rientrata in Ucraina qualche anno prima e con cui siamo rimasti in contatto. Altre quattro sono donne che abbiamo aiutato a spostarsi in Polonia (1) e in Italia (3). La sesta non l’ho mai incontrata. Ho visto le immagini di una strage alla stazione e ho immaginato la sua storia.
Qual è stata la difficoltà nel tradurre in versi storie e vite così complesse da raccontare in uno spazio, in un certo senso, “limitato”?
Paradossalmente mi è sembrato il modo più efficace. Avevo pochi dettagli a disposizione, ma volevo che rimanessero storie vere, senza troppa fantasia. La prosa sarebbe stata eccessivamente lunga e rischiava di risultare noiosa o banale.
Quale vuole essere il massaggio della sua poesia?
Volevo rendere omaggio alla forza di queste donne, che già prima della guerra hanno tenuto in piedi questo paese, facendo enormi sacrifici. Ne conosco almeno tre (due tate delle mie figlie e la moglie del mio più caro amico) arrivate tanto tempo fa in Italia, che si sono fatte davvero in quattro per aiutare le loro famiglie nel Paese di origine. Poi è arrivata la guerra e, avendone conosciute altre, mi sono reso conto – se mai ce ne fosse stato bisogno – che si trattava di persone che conducevano una vita identica alla nostra e che da un giorno all’altro hanno dovuto mollare tutto, raccogliendo pochi oggetti. Ancora una volta si sono dimostrate eccezionali.
Secondo lei, la delicatezza ma anche la forza della Poesia quanto è di aiuto per riflettere e condividere momenti (anche storici) e sentimenti così complessi?
In generale sì, spero di esserci riuscito anch’io, anche se era la prima volta che mi sono cimentato con questo genere.
Può raccontarci di più del suo viaggio sino ai confini della Polonia e dell’Ucraina?
Abbiamo percorso 4.000 km, attraversando 7 stati. Un viaggio per fortuna mai pericoloso, ma di un’intensità straordinaria. Dapprima – attraversando la Slovenia – siamo stati ai confini tra Ungheria e Ucraina, Qui abbiamo lasciato aiuti ad un’associazione e abbiamo dato la disponibilità ad accompagnare in Polonia una ragazza di circa 30 anni (Iulia), le due figlie e sua madre. Arrivati in Polonia (passando per Slovacchia e Rep.Ceca), abbiamo lasciato queste persone a Wroclaw e raccolto la suocere di un mio caro amico italiano, la nuora e due bambine, più una ragazza che ora lavora in un circo: destinazione Italia. Dividere con loro questo viaggio, sentire i loro racconti, provare ad essere d’aiuto è stata un’esperienza unica e indimenticabile.
Se potesse descrivere con una frase la situazione che si sta vivendo in Ucraina e quella che noi, da lontano, possiamo vedere e immaginare, quale userebbe?
Impossibile. Come ho raccontato spesso, direi semplicemente che potrebbe capitare ad ognuno di noi.
Se potessero ascoltarla: cosa chiederebbe o direbbe a chi è ai vertici di questa guerra?
Chiederei semplicemente di smetterla. Forse userei una frase di Papa Francesco, che dice più o meno così: Per fare la pace ci vuole coraggio, molto più che per fare la guerra.
Quali sono i suoi prossimi impegni di scrittura ma anche legati alla solidarietà?
Appena la guerra sarà finita, mi piacerebbe andare in Ucraina, per conoscere luoghi e persone. Chissà che non mi venga anche qualche idea letteraria.
In questo momento così incerto per tutti noi, quali sono le sue paure ma anche le sue speranze per il prossimo futuro?
Non sono molto ottimista. Mi auguro solo che tutto ciò rimanga al più presto solo un ricorso.