La Rubrica online “Piazza Navona” è sempre lieta di presentare Autori, opere e personaggi di ogni Tempo. Oggi è la volta dello scrittore Lu Xun definito il “Dante Alighieri cinese” e del suo racconto “Diario di un pazzo”. Non perdete questo incontro con la Cultura e la sua rivoluzione!
La trama
Diario di un pazzo è un racconto dello scrittore cinese Lu Xun, pseudonimo di Zhou Shuren, scritto nel 1918 e pubblicato il 5 maggio dello stesso anno per la prima volta dalla rivista Gioventù Nuova con cui collabora.
Nel breve racconto suddiviso in tredici capitoli l’Autore crea una sorta di monologo interiore in cui il suo protagonista, seppur metaforicamente, attraverso le sue parole esprime una profonda critica al sistema feudale, politico e sociale della Cina di quel periodo. Allo stesso tempo, però, il suo modo di esprimersi non ne nascondono la radicata psicosi, le sue manie di persecuzione, la sua paura di essere ucciso e mangiato dai suoi famigliari, dai suoi vicini di casa, persino dal suo medico curante…
L’uomo è certo che sia in atto un complotto contro di lui ed è ancora più che sicuro che il mondo sia costruito su un sistema fatto di cannibalismo e di profonda e sensibile selezione naturale finché che tutti saranno costretti, in un modo o nell’altro, a divorarsi l’un l’altro senza possibilità di ribellarsi. Tale è la fine cui sembra essere destinato il mondo!
Nonostante questo, però, il testo si chiude con una speranza per l’umanità e per il futuro perché, proprio come scrisse il poeta e filosofo tedesco Novalis,
Dove ci sono i bambini c’è un’età dell’oro.
Inoltre, ad arricchire il volume vi è la prefazione autobiografica scritta da Lu Xun datata 3 dicembre1922 per la raccolta dei suoi racconti dal titolo Alle armi.
Sul libro
Il 5 maggio 1918 compare sulle pagine della rivista Gioventù Nuova il racconto di Lu Xun dal titolo Diario di un pazzo che, nell’ottobre 2019, è stato pubblicato dalla Casa Editrice Gattomerlino nella Collana Serie Amaranto. Si tratta di un’opera che ha letteralmente rivoluzionato la letteratura cinese poiché per la prima volta in assoluto appare un testo scritto in lingua volgare, ovvero la lingua parlata, ancor prima che questa venisse riconosciuta come lingua ufficiale, come lingua nazionale (per questo si dovrà aspettare sino al 1921).
Ed è proprio con la pubblicazione del Diario di un pazzo che nasce la letteratura cinese moderna. Non è un caso che Piera Mattei, curatrice del libro, nella Nota al testo del Diario di un pazzo definisce Lu Xun come l’”Alighieri Cinese”. Entrambi, infatti, hanno dato voce e parola al “volgo”, ovvero al popolo, alla classe sociale più semplice, più arretrata e meno istruita della società. Dante Alighieri realizza in Europa questa operazione attraverso la celeberrima opera Divina Commedia pubblicata per la prima volta nel 1321 mentre Lu Xun arriva a questo medesimo risultato quasi seicento anni dopo con il suo Diario di un pazzo.
Eppure molteplici sono le qualità e le caratteristiche che avvicinano Lu Xun a Dante Alighieri: l’amore, la passione e l’impegno politico, la volontà di battersi per le ingiustizie rivolte al popolo e ai più deboli, la creazione della rivista Vita Nova creata a Tokyo in omaggio dell’omonima opera giovanile dell’Alighieri scritta nel 1295 e pubblicata per la prima volta nel 1576 e persino l’età in cui la morte li ha chiamati ha sé. Il tempo sembra non contare nulla per questi due scrittori che a distanza di secoli e di spazi hanno elaborato la propria rivoluzione letteraria di cui oggi ancora tutti noi ne facciamo tesoro custodendola preziosamente.
Di questa operazione letteraria e della scoperta italiana dello scrittore cinese inizialmente prestato al mondo della medicina e dello studio scientifico si deve un doveroso plauso a Piera Mattei, Direttrice della Casa Editrice romana Gattomerlino, la quale, già nel 2005, ha curato la prima traduzione italiana di Diario di un pazzo per le Edizioni Via del Vento. È stato un grande successo editoriale tanto che Piera Mattei ha deciso di riproporlo al pubblico impreziosendolo di alcune rare immagini di Lu Xun e dell’immagine della copertina della prima edizione della raccolta di racconti Calls to Arms (Alle Armi).
Ma chi era Lu Xun?
Come si è detto Lu Xun è stato uno scrittore cinese proveniente da una famiglia feudale ormai in decadenza che in gioventù, dopo aver frequentato la Scuola Militare, decide di trasferirsi in Giappone presso una Scuola di Medicina. Ma la passione per la scrittura e la volontà di smuovere gli animi sembra prendere il sopravvento tanto che assieme ad alcuni suoi amici fonda la rivista Vita Nova che, però, non ha fortuna.
Rientrato in patria, così, subito dopo essersi tagliato il codino che simbolizzava la sottomissione cinese alla dinastia Manciù nonché “appiglio” delle guardie e forze dell’ordine per bloccare e acciuffare i manifestanti, i contestatori e gli scioperanti, decide di dedicarsi interamente allo studio e alla composizione letterari. Da qui l’inizio della sua vera maturità, della sua reale scrittura, della sua collaborazione con Gioventù Nuova e del suo pessimismo che in Diario di un pazzo esplode in tutta la sua profondità e che Mao ha definito come “il saggio della Cina moderna”.
Lo scrittore ormai considerato il padre e fondatore della lingua cinese moderna muore di tubercolosi a Shanghai il 19 ottobre 1936.