La Rubrica online “Piazza Navona” è felice di ospitare un Incontro d’Arte davvero speciale. Oggi abbiamo il piacere di avere nella nostra piazza virtuale l’Artista argentino-portoghese Maria Pacheco Cibils che ci racconterà dei suoi colori e delle sue opere.

Maria Pacheco Cibils: designer e artista visiva argentino-portoghese si occupa di architettura d’interni, scenografie, pittura e installazioni. La sua parola d’ordine è “colore”, in piena armonia con gli elementi e il moto flessuoso e perpetuo della Natura.
Questo, infatti, è ciò che traspare dalle sue mostre personali quali Il Tempo sospeso, Luminescenza e Hŭmus (di cui le Edizioni Sabinae hanno curato e pubblicato i rispettivi cataloghi). Tempo, luce e terra divengono gli elementi cardine della poetica artistica di Maria Pacheco Cibils i quali prendendo vita sulla tela divengono materia viva desiderosa di scavalcare e superare la monodimensione per inoltrarsi nella tridimensionalità. Così, il colore si fa protagonista ed elemento di congiunzione tra idea e materia, tra astratto e concreto, tra teoria e pratica. L’Artista lavora il colore pur lasciandolo autentico, libero di respirare e di donarsi alla tela da cui viene sì assorbito ma anche capace di dar vita a forme, densità, prospettiva, linee e, appunto, materia.

Le opere di Maria Pacheco Cibils escono dai limiti della tela sino ad accarezzare lo spettatore il quale, nello stesso tempo, viene attratto nel cuore dell’opera e spinto dolcemente lontano per meglio assorbirla nello sguardo e nella potenza della sua interezza. Sono potenti le tele dell’Artista argentino-portoghese: sanno di terra, luce e tempo… sanno di vita e la scelta dei suoi colori sovrapposti eppure ben distribuiti nello spazio ne sono la prova visiva e tangibile. Lo spettatore non può sentirsi una parte del tutto che la tela rappresenta e da cui viene amorevolmente abbracciato e coinvolto eliminando del tutto il distacco tra l’uno e l’altra divenendo un corpo unico, indivisibile, armonicamente perfetto. Sì, perché in questo rapporto che viene a crearsi c’è della vera e propria musica scandita dalla danza dei colori che ci regala l’Artista e dei giri di valzer che lo sguardo compie per abbracciare ed entrare nello spirito e nel racconto dell’opera che osserva.
Sono esattamente queste le sensazioni provate davanti alle opere esposte nella mostra personale di Maria Pacheco Cibils dal titolo Hŭmus tenutasi presso la Biblioteca Angelica lo scorso ottobre 2022 in occasione della settima edizione della Raw Rome Art Week – La settimana dell’arte contemporanea.
Hŭmus viene tradotto dal latino con suolo, terra, terreno ed è con queste parole che Maria Pacheco Cibils ne spiega il senso e il valore:
Sedimento profondo che permette il passaggio alla vita. Trama sottile e sotterranea che favorisce la fecondità, la fertilità e la creazione. Elemento essenziale per l’esistenza. Anima, spirito, cuore e polmone del mondo. Rifugio, spazio aperto, grande madre, materia, linfa vitale, ossigeno, respiro… Rigenerazione, rinnovamento. Alito segreto, ancestrale, verde umidità, foresta di ombre bluastre, fogliame, natura in espansione dove i riflessi filtranti brillano negli occhi. Sentori e profumi, suoni e colori; un percorso sensoriale carico di energia in continuo movimento… immensa “mano verde” che per Michel Pastoureau diventa simbolo del destino, della speranza, natura e libertà. Prendersi cura dell’ambiente naturale, è prendere cura, ricevere cura. Tutelare questo prezioso patrimonio, non è soltanto un imperativo ecologico ma filosofico. Significa aprire, estendersi, accogliere mondo dentro per irradiarlo ad ogni vitale istante.

Questa esposizione di diciassette grandi tele e una installazione è vita, terra, terreno, sostanza, profumi, suoni… è la terra che pulsa, che respira, che scambia il suo stesso respiro con quello dello spettatore che viene accolto e piacevolmente circondato da una realtà quasi altra, ancestrale, selvaggia ed estremamente reale. Verde, giallo, blu, rosso questi sono i colori dominanti che vorticano, si arrampicano e si espandono sulla tela. Macchie espanse di colore e gocce di colore che non poco ricordano le celeberrime opere del pittore statunitense Jackson Pollock seppur meno “aggressive” ma più concilianti, rilassanti, avvolgenti. Si potrebbe quasi dire che le opere della Pacheco Cibils mettano in atto una sorta di cromoterapia che stringe in un forte e tenero abbraccio chiunque desideri avvicinarsi a tanta meraviglia e a tanta forza vestita e dipinta (è proprio il caso di dirlo!) di cauta e selvaggia dolcezza.
Ed è con grande orgoglio e con immenso piacere ospitare nella nostra piazza virtuale l’Artista Maria Pacheco Cibils per meglio raccontare e raccontarci la sua Arte, i suoi colori, le sue tele, i suoi prossimi progetti. Non perdete questo interessante incontro d’Arte!
Come è avvenuto il suo incontro con l’Arte e la Pittura?

Sono una privilegiata della vita, sono cresciuta in una famiglia che amava l’arte. Da ragazza ho appreso diverse discipline: Danza (sono maestra di Danza Classica, Spagnola e Contemporanea), ho studiato pianoforte, chitarra, Storia dell’Arte, ho una laurea in Design. Logicamente nel mio percorso creativo dovevo fare un salto in più e ho scelto la Pittura e le Installazioni. Ho frequentato scuola di Pittura a Roma.
Come definirebbe il suo stile pittorico?
Faccio pittura Astratta con un linguaggio di tipo materico gestuale, si potrebbe dire informale espressionista, con le stratificazioni e l’inserimento di materiali eterogenei che accentuano l’idea di tridimensionalità.
Quali sono gli Artisti e le opere che hanno influenzato e contribuito a formare la sua Arte e il suo essere Artista?
Tantissimi!! I classici, l’impressionismo del ‘900: Burri, Fontana, Mark Rothko, Hans Hartung, il geniale Vedova. Tra i Contemporanei ho una grande ammirazione per l’opera di Soulages, Anish Kapoor, Gherard Richter e Anselm Kiefer.

Qual è l’opera d’Arte (quadro, scultura, performance, installazione, ecc.) che avrebbe voluto pensare e realizzare? E perché?
Quella che non ho ancora fatto, quella che ancora vive nel mio inconscio…. perché deve trovare la luce, esistere… È pura magia…
So che sto per farle una domanda difficile ma da dove o da chi trae ispirazione per le sue opere?
Dalla vita, dalla natura, dea sogni, dai film, dai grandi maestri. Però, credo profondamente nel lavoro e tengo presente sempre il detto: 10% d’inspirazione 90% di traspirazione del grande Rudolf Nureyev.
Lei ormai è stata adottata da Roma dove vive e lavora. Cosa può raccontarci del suo rapporto con Roma? La “Città Eterna” ha mai ispirato una sua opera, una sua creazione?
Roma tutta è forte ispirazione per me. Vivere nella città più bella al mondo è senza dubbio uno stimolo costante. La sua “Grande Bellezza” sveglia i sensi e la voglia di fare. È il mio posto dell’anima.

Il tempo sospeso, Luminescenza e Hŭmus sono sue mostre personali i cui protagonisti sono il tempo, la luce e la terra. Ecco: quale rapporto ha con questi tre elementi?
La mia ricerca è centrata nell’investigazione dei quattro elementi della natura e dei processi di trasformazione dell’essere umano. Pertanto sono motivo di continua osservazione.
Lo scorso ottobre in occasione del RAW- La Settimana di Arte Contemporanea presso la Biblioteca Angelica di Roma è stata allestita la sua mostra personale Hŭmus. Cosa le ha lasciato questa esperienza e il contatto con i visitatori, con i turisti e con altri artisti provenienti da tutto il mondo?
Ogni mostra, soprattutto una Personale, lascia un cumulo di esperienze meravigliose. L’energia della gente, e lo scambio con pubblico e con gli artisti sono fondamentali perché l’Arte è Comunicazione e ricevo sempre una carica che mi rigenera. È difficile essere nudo. Questo è ciò che fa un artista: mostra il suo essere più profondo con grande coraggio, rimane senza pelle… è duro, è impattante! … si deve attraversare la paura…
Gran parte delle sue opere hanno delle dimensioni notevoli, a cosa è dovuta questa particolare scelta?

Mi sento al mio agio dentro degli spazi molto ampi. Forse perché provengo da un posto dove l’immensità è sempre presente…
Tutte le sue opere hanno colori ben definiti declinati in ogni sfumatura e così consistenti da superare la bidimensionalità, sembrano uscire dalle sue tele per andare incontro al pubblico. In che modo crea questo intimo rapporto con il colore che ricorda non poco anche la pittura di Pollock?
Il mio rapporto con i colori è intimo, forte, violento, fisico. Dal continuo dialogo con essi nascono nuove sfumature e la loro intensità anche in una constante stratificazione.
Dall’ideazione alla fase di realizzazione: qual è la fase più complessa di lavorazione? E perché?

La più complessa? Ogni fase ha la sua preparazione, il suo tempo, la sua importanza sempre in una grande concentrazione, per arrivare al finale e capire quando l’opera è conclusa… forse questa è la fase più complessa: quella finale.
Quali sono i suoi prossimi impegni professionali e artistici?
L’Agenda del 2023 è abbastanza piena: a fine gennaio una mostra a Roma in una galleria molto conosciuta, a marzo sarò a Venezia con una Personale, a ottobre sono stata invitata a partecipare della Biennale di Firenze e parteciperò come sempre al RAW e sarò di nuovo alla Galleria della Biblioteca Angelica. Roma è ormai la mia seconda casa. Ci sono altre proposte ancora da definire e un programma di lavoro in Spagna e Portogallo che mi rendono felicissima!! Un anno interessante no???!!