Incontro con… Biagio Izzo al Teatro delle Arti di Salerno prima di andare in scena con il suo “Di’ che ti manda Picone” accanto a Rocìo Muñoz Morales e con la regia di Giuseppe Miale di Mauro.
Di’ che ti manda Picone
Antonio Picone è il figlio di Pasquale l’operaio che, nel film Mi manda Picone diretto da Nanni Loy nel 1983, davanti agli occhi della famiglia si cosparge di benzina e si dà fuoco per protestare contro il suo licenziamento alla Italsider di Bagnoli.
Ora Antonio è cresciuto. È un uomo. Ma non ha mai dimenticato chi e cosa ha provocato la morte del padre che gli manca irrimediabilmente. Antonio è disoccupato, non riesce ad uscire di casa ma ha anche una compagna che sta per renderlo padre. Da qui l’esigenza ancor più necessaria e pressante di crescere e di assumersi delle responsabilità. E sarà in questo vortice di insicurezze, isolamenti e accadimenti che nella vita di Antonio vengono a inserirsi subdoli, scorretti e corrotti personaggi che vogliono utilizzare l’ingenuità e l’onestà dell’uomo per i propri raggiri e per l’inesauribile sete di denaro.
Antonio, però, ben ricorda cosa il Potere ha causato e provocato nella sua vita e nella sua famiglia. Come sceglierà di agire: seguendo quel buon senso e quell’onestà che ha portato alla morte di sua padre o arrendendosi a forze più forti di lui macchiando di corruzione tutto ciò che di bello ha (e sta per arrivare) nella sua vita?
Lo spettacolo
Di’ che ti manda Picone è un testo scritto da Elvio Porta (alla cui memoria lo spettacolo è dedicato) i cui interpreti sono Rocìo Muñoz Morales, Mario Porfito, Lucio Aiello, Agostino Chiummariello, Rosa Miranda, Antonio Romano, Arduino Speranza e Angela Tuccia mentre la regia è firmata da Enrico Maria Lamanna. Si tratta di uno spettacolo che porta in scena alcuni elementi della realtà odierna e reale: la disoccupazione, il raggiro, la corruzione morale e politica ma anche il desiderio e la volontà di avere una famiglia, di realizzare i propri sogni di non farsi abbattere dalle mille difficoltà quotidiane.
E Biagio Izzo assieme alla sua compagnia riesce a raccontarci tutto questo con estrema semplicità e innocenza (molto probabilmente “ereditata” dall’Antonio del film di Nanni Loy. L’attore, soprattutto, racconta e rappresenta tutti questi disagi e riflessioni senza mai perdere (e far perdere) il sorriso e di grande aiuto in questo è il solare e allegro dialetto napoletano (anche se a volte per chi non è del posto risulta essere di una comprensione non immediata). La vicenda cresce e si dipana sempre più tra gag, battute, risi amare e verità nascoste dietro tanto ridere. Ma la maschera sembra cadere nel finale quando tutte le decisioni sono state prese e quando Antonio è finalmente cresciuto e divenuto padrone di se stesso, delle sue convinzioni e attore sociale posto al vertice della sua esistenza di uomo.
Incontro con l’attore
Di’ che ti manda Picone è andato in scena il 13 e 14 gennaio scorsi al Teatro delle Arti di Salerno mentre questa sera stessa debutterà al Teatro Massimo di Benevento.
In quella stessa occasione ho avuto modo di vedere lo spettacolo e di incontrare e intervistare il gentilissimo Biagio Izzo il quale a soli pochi minuti dallo spettacolo con grande disponibilità ed entusiasmo mi ha concesso una piacevolissima e informale intervista. Naturalmente voglio cogliere questa occasione per ringraziarlo pubblicamente del tempo dedicatomi e di tanta cortesia.
Così, nello studio di Claudio Tortora Direttore del Teatro delle Arte (che ringrazio dell’opportunità concessami) e patron del noto Premio Charlot di cui quest’anno si celebra il trentennale si è tenuta questa – mi permetto di dire – amichevole e piacevole conversazione.
La mia prima domanda non potrebbe non essere dedicata allo spettacolo Di’ che ti manda Picone. Come può descriverci la vicenda?
Antonio, figlio di Pasquale dal film Mi manda Picone, che allora era piccolo lo ritroviamo trent’anni dopo. Parliamo di questo figlio di questo Picone contattato con un artificio da politici corrotti, perché oggi alla politica non ci crede più nessuno, che vanno a cercare una figura carismatica, una figura importante che possa convincere il popolo e la gente. Chi meglio di un figlio di un martire che si è dato fuoco per una reazione, per una protesta? Vengono a corrompermi in qualche modo promettendomi soldi per entrare in politica per scopi personali. È chiaro che questo Antonio Picone, che sono io, arriva in un momento in cui è disoccupato, ha la crisi attuale… è uno spettacolo molto attuale parla della vita che ci circonda oggigiorno.
Antonio è molto tentato da questa offerta di entrare in politica che arriva un po’ come un fulmine a ciel sereno però sente e si accorge che c’è qualcosa che non va. Non accetta subito questa cosa, ci pensa. E da qui si snoda la storia parallela che è la vita di quest’uomo che ha una compagna che quattro giorni scopre di essere incinta. Sono una coppia meravigliosa: si divertono, cazzeggiano sempre… Però, nel momento in cui una donna aspetta un bambino si assume la responsabilità di una madre e si preoccupa se l’uomo al suo fianco ha gli attributi per fare il padre. È molto preoccupata. Viene a sapere dell’offerta che mi hanno proposto e viene a casa a indagare se ho firmato o meno. Non diciamo alla fine cosa succede ma è una bella storia d’amore fra i due e una storia molto attuale e particolare che parla di mala politica e di politici corrotti. Quindi attualissima. Però ha un bel risvolto finale, molto sentimentale. Una commedia, oserei dire, molto diversa da quelle fatte finora. Fino a qualche tempo pensavo solo alla comicità, quella ludica e invece mi piace anche raccontare, avere una bella struttura, una bella storia.
Quando è avvenuto il suo primo incontro con il Teatro?
Beh, io ho iniziato come dilettante con degli amici. Andavo ancora a scuola e mi piaceva cimentarmi, fare l’attore. Si nasce con una passione. Parliamo di molti molti anni fa. Ho sempre avuto la passione per il Teatro che è il mio primo e vecchio amore e continua a rimanere il mio vero amore. Ho dovuto faticare un po’, ho dovuto farmi conoscere. Ho fatto per vent’anni il duo economico Bibi e Cocò, un duo molto napoletano quasi arcaico. Il dialetto è una grande forza ma solo nei paesi limitrofi. Il mio sogno era diventare un artista nazionale. Ho fatto Bibì e Cocò per creare uno zoccolo duro di pubblico, per entrare nelle case della gente, guadagnare perché fare l’artista costa: spostarsi, alberghi, provini… All’inizio non si guadagna niente. Si investe solamente. Piano piano, però, il cambiamento c’è stato con Macao da cui è iniziata la mia carriera nazionale. Smesso Bibì e Cocò son diventato Biagio Izzo.
Lei ha anche scritto per il Teatro…
Sì, ho scritto per circa dieci anni con Bruno Tabacchini poi Salemme mi ha proposto di fare per due anni due sue opere e adesso questa di Elvio Porta scritta con Lucio Aiello ma è scritta a metà. Ma Elvio non c’è più. Lucio l’ha completata aiutata anche da me e abbiamo realizzato questo Di’ che ti manda Picone.
Televisione, Teatro e Cinema: dove si sente più a suo agio?
In Teatro. Questo è il mio mestiere. Poi mi piace fare il cinema e in ultimo la televisione, che non mi piace molto, ma bisogna farla perché ti dà popolarità.
Ora è in scena con lo spettacolo Di’ che ti manda Picone. Ma quali sono i suoi prossimi progetti?
Con questo spettacolo andremo avanti per due anni: questa e la prossima stagione. Poi in estate vedremo cosa succede al di là delle serate, ho già delle proposte per qualche film e sto leggendo delle sceneggiature. Noi artisti realizziamo quello che abbiamo seminato l’anno scorso e abbiamo già seminato per l’anno prossimo.
Cos’è per lei il Teatro e cosa significa poter recitare?
Respirare. Potrei morire. Ma veramente fisicamente. È qualcosa che va oltre. È l’amore. Non si può vivere senza l’amore. È una passione sicuramente.
Ed è con questa vera dichiarazione d’amore al Teatro che salutiamo Biagio Izzo ringraziandolo del tempo che ci ha dedicato, dell’allegria che sempre ci regala, della sua umiltà e della sua volontà di scoprirsi come uomo e come attore.