Daan Verhoeven: il Fotografo che ritrae il mondo subacqueo

(Graphic Art Gino Aloisio)
(Graphic Art Gino Aloisio)

La Rubrica online “Piazza Navona” incontra Daan Verhoeven, il  fotografo olandese divenuto famoso per le sue immagini subacquee che ci svelano un mondo tutto nuovo e le sue uniche profondità.

 

Daan Verhoeven è un cameraman e fotografo olandese oltre ad essere un apneista professionista (riesce a rimanere sott’acqua per ben sei minuti!) È figlio del noto filosofo e scrittore Cornelis Verhoeven morto nel 2001. Daan ha sempre avuto un profondo legame con suo padre e la sua morte gli ha provocato una profonda depressione.

Da ragazzo Daan ha studiato Communication Arts a New York e ha lavorato come grafico prima di scoprire il magico mondo della Fotografia e dell’Apnea.

…che l’intervista abbia inizio!

Come ho detto all’inizio è un vero piacere poter avere la possibilità di intervistare Daan Verhoeven e devo ringraziarlo di essere qui con me in questa piazza virtuale sempre così colma di gente e di calore.

La mia prima domanda per Daan, che sembra essere molto ben disposto a parlare con me e molto felice di essere qui, è la seguente:

Georgina upside down (one of Daan's first underwater photos) - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Georgina sottosopra (una della prime fotografie subacquee di Daan) -Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

Come è nata la tua passione per la Fotografia subacquea?

È nata al Dean’s Blue Hole, nelle Bahamas. Per qualche anno sono stato fotografo e per qualche altro un apneista. Naturalmente avevo tentato di fare delle foto sott’acqua ma con una piccola macchina fotografica compatta ma era frustrante con le lenti troppo strette, il sensore non troppo sensibile. Inoltre, riusciva a scattare solo fotografie compresse. Quel giorno al Dean’s Blue Hole presi in prestito dall’alloggio di un amico una DSLR (Digital single-lens reflex, Una fotocamera che al posto della pellicola si serve di un sensore, n.d.t) e nel momento in cui ho messo a fuoco il soggetto e premuto il tasto dell’otturatore anche il mio corpo ha fatto “click” impadronendosi di me. È proprio in quel momento che sono diventato un fotografo subacqueo.

Ho visitato il tuo sito web: ci sono delle immagini bellissime. E ho notato che tu lavori sia in piscina e sia nel mare. Così, voglio chiederti:

C’è differenza tra la fotografia subacquea in piscina e in mare?

Sì, soprattutto a livello di dimensioni. Il mare aggiunge alla tua foto la dimensione dell’infinito, sia a livello di grandezza sia nel modo in cui tu puoi muoverti e inquadrare. La piscina per natura ha degli spazi limitati e ciò riduce molto il tuo campo d’azione, la profondità che puoi raggiungere ad esempio. Queste restrizioni possono essere, in un certo senso, cifre stilistiche. Mio padre era solito dire: “Lo stile è una restrizione volontaria dei mezzi a disposizione”. Ed è proprio per questo che mi piacciono le piscine. Le loro linee tendono a guidare il tuo campo visivo e questo rende le piscine e la composizione fotografica realizzata in esse più lineare. Ma non mi spaventa una linea diritta o dell’uso di simmetrie nelle mie fotografie. Nel mare, invece, la totale mancanza di un contesto, l’infinito blu, può creare confusione ma a me piace sfruttare questa peculiarità. Io non sono una fotografa (ma amo la Fotografia!)… posso, però, ben immaginare che debba esserci un profondo legame tra la luce e l’immagine stessa. E credo che la luce sott’acqua debba essere molto difficile da catturare.

Mat Yang about to turn, Kalamata 2016 - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Mat Yang sta per girarsi in piscina, Kalamata 2016 – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

Qual è il tuo rapporto con la luce?

Rigorosamente platonico. Forse un po’ ubriaco di gin ma platonico. Ma nel profondo, c’è un forte legame d’amore. Io sono una persona essenzialmente visiva. Per quanto ami la musica, il cibo e il pelo dei miei cani è la luce il mio primo ricorso e ciò che mi viene ancora in mente quando devo pensare o ricordare qualcosa. Ero solito incrociare gli occhi e vedere i raggi di luce pensando che risplendessero solo per me. In un certo senso, lo credo ancora. Quando l’ora magica si avvicina, devo uscire. È sempre stato così. E già fotografavo.

Dean Chaouche in the light, Bahamas 2017 - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Dean Chaouche illuminato, Bahamas 2017 – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

Le tue fotografie sono così piene di vita… in ciascuna di esse possiamo ammirare il blue profondo. È fantastico! Ma

Come prepari il set e il tuo lavoro?

In realtà non ho un set vero e proprio. Il mare detta le sua condizione e io mi adeguo. Quando è freddo indosso più neoprene. Quando è buio adatto gli ISO. Quando la visibilità non è buona mi avvicino di più al mio soggetto. Quando è tempestoso non mi immergo tanto profondamente. Quando è calmo rimango a fondo più a lungo.

Il mio lavoro in mare è meno della metà di questo, dopo poche ore in acqua trascorro il resto della giornata revisionando le foto. In realtà è questo l’aspetto più duro del lavoro, meno piacevole e più dannoso per il fisico, ma vitale. L’editing delle foto aiuta il loro potenziale ad emergere e può essere molto soddisfacente.

Max doing a static, 2015 - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Max immobile, 2015 – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

E cosa puoi raccontarci del tuo messaggio? Voglio dire nei tuoi scatti troviamo ritratti, ballerine, la sensazione di esser fuori dal tempo, il silenzio, la calma profonda degli abissi.

Attraverso tutto questo cosa vuoi dire?

Non sono sicuro di avere un messaggio. Non ho altra intenzione se non quella di dire “Guardate! Bello!” Spesso mi auguro che le mie foto possano contribuire a un maggiore rispetto per l’oceano, a un minore inquinamento delle sue acque. O a una maggior comprensione della nostra connessione con l’oceano, di come gli umani siano aggraziati e tutt’uno con l’acqua. Ma in tutta onestà non posso dire che questo sia il mio messaggio. Sarebbe un effetto collaterale.

Sofia and Johnny kiss, Bahamas 2016 - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Sofia and Johnny si baciano, Bahamas 2016 – Courtesy of ©Daan Verhoeven

Forse mi sbaglio ma sembra che tu ritragga soprattutto esseri umani e poche meraviglie marine…e il mare ne è pieno.

Perché ritrai solo essere umani nelle tue fotografie?

No, no non solo umani! Fotografo squali, pesci, coralli, foche, delfini, meduse, alghe e tutte le cose più o meno belle che vivono nel mare. Ma gli uomini vogliono vedere altre persone, sono molto più interessati a se stessi e perciò ho commercialmente più successo ritraendo esseri umani. In più amo scattare fotografie ai miei amici. Gli esseri umani sono alcune delle creature del mare che preferisco. Non ci sono molte altre cose tanto belle quanto la pelle illuminata dal sole sott’acqua.

Foche, Cornovaglia 2017 - Courtsey of ©Daan Verhoeven
Foche, Cornovaglia 2017 – Courtesy of ©Daan Verhoeven

Grazie alla tua professione hai la possibilità di lavorare in luoghi fantastici. Sempre vicino al mare… e sott’acqua!!

Ma hai un luogo dove preferisci lavorare?

Il mare. Mi piacciono anche le piscine, e i fiumi – come i laghi – sono molto tranquilli ma niente è meglio del mare. Nello specifico? Sempre e comunque il Dean’s Blue Hole. E Cipro per il suo blu profondo. Amo le alghe e il potere primitivo dell’Atlantico nella Cornovaglia. Dahab è meravigliosa. Ci sono molti posti che amo e la lista si allunga ogni anno.

Veronika, Cornwall 2016 - Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven
Veronika, Cornovaglia 2016 – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

So che tu hai anche un’altra grande passione oltre la Fotografia. Quando ci siamo conosciuti mi hai accennato del tuo amore per la cinematografia subacquea.

Potresti dirmi qualcosa di più a tal proposito?

Riprendere sott’acqua è una sfida deliziosa: se lo sai fare e ti muovi seguendo l’andamento dell’acqua, le riprese vengono bellissime. È molto più difficile dello scattare una fotografia! Mi ci sono voluti anni prima di realizzare delle riprese decenti. In un certo senso, il film si adatta molto meglio all’apnea anche per il movimento. È vero che puoi ritrarre il movimento nelle fotografie ma riprendendo gli apneisti (o la vita del mare) hai la possibilità di muoverti con gli oggetti all’interno di un elemento che si muove esso stesso. Questo trio di movimenti può regalare immagini spettacolari o un enorme pasticcio.

Camilla dives, Roatan 2017 - Courtesy of © Daan Verhoeven
Camilla si tuffa, Roatan 2017 – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

Guardando le tue fotografie sembrano essere così spontanee e immediate. Ma so e ne sono sicura che ci vogliono tante ore di lavoro per realizzarle. Soprattutto per la postproduzione.

Di solito quanto tempo impieghi per realizzare una fotografia?

Tutta la vita. Un click e poi tantissimi altri al computer. Giorni. 1/1000 di secondo. Tutto. E non è abbastanza. Dipende. Alcune fotografie sono semplici, molte semplicemente accadono, parecchie si realizzano direttamente tra il modello e me. Ce ne sono circa un milione che ne voglio realizzare. Nella postproduzione molte immagini si rifiutano di collaborare e per anni non mostrano il loro potenziale, mentre altre sono già costruite e splendono dopo sole poche correzioni.

This is my church. William Trubridge in Dean's Blue Hole, 2014. This is my third edit of this picture - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Questa è la mia chiesa. William Trubridge nel Dean’s Blue Hole, 2014. Questa è la mia terza edizione di questa foto – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

Qualcuno ha detto che gli Artisti non appena terminano una sua opera già pensano alla successiva.

E tu, hai già pensato alla tua prossima fotografia? Come la immagini?

Ci penso poco e so lasciare andare le cose. La realtà è molto meglio di qualsiasi altra cosa io possa tirar fuori. Ho imparato a dominare le basi: qualcosa con un vestito rosso o con un ombrello. Qualcosa in primo piano e qualcosa sfocato. Lascio che sia la realtà a fare il lavoro, io testimonio e registro. Sono felice di rinunciare al controllo, del mare, dell’acqua, della luce per dirigermi solo verso ciò che mi interessa. Questo mi libera da ogni preconcetto e, spero, a volte anche dal mio ego. Penso che se cercassi di imporre il mio volere sulla fotografia finirei col rimanerne deluso e col mangiare la mia macchina fotografica.

Kate and the infinity floatus - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Kate e l’infinito galleggiare, Kalamata 2015 – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

Io vivo in Italia e con grande orgoglio posso dire che qui abbiamo un mare meraviglioso… pensiamo alla Sicilia, alla Toscana, alla Puglia…

Hai mai avuto modo di lavorare con il mare italiano?Se no, mi prometti di venire in Italia non appena possibile?

Sì, ho lavorato in Italia: in Sardegna! Se possibile mi sono trovato ancora meglio di Cipro ma con un mare capriccioso! Il blu era così intenso, meraviglioso ma il vento ha reso il lavoro molto complicato. Mi piacerebbe tornare e penso che presto dovrei trovarmi un nuovo lavoro lì!

Alessia Zecchini, Sardinia 2014 - Courtesy of ©Daan Verhoeven
Alessia Zecchini, Sardegna 2014 – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

La nostra intervista sta per terminare. E mi dispiace davvero molto. Grazie a Daan ho scoperto un nuovo stile fotografico e il mondo dell’Apnea. Soprattutto ho incontrato un grande Artista che ama l’acqua, il blu profondo e gli esseri umani. Ma prima di salutarlo ho un’ultima domanda da fare. Forse, la più difficile.

Daan cos’è per te la Fotografia?

Ovviamente è molto più di un lavoro. È una passione e penso che le passioni siano vitali. È uno sfogo creativo di cui ho bisogno e che mi sembra io sia in grado di realizzare. Spesso desidero di saper suonare uno strumento ma semplicemente non ci riesco. Scrivere è pietrificante, dipingere troppo difficile ma con la fotografia mi sembra di saperci fare. Posso perdere me stesso, dimenticarmi di me e del tempo mentre fotografo. Nel 2005, proprio prima che cominciassi con l’apnea, ero molto depresso tanto da non riuscire ad uscire di casa per 4 anni se non per andare dal droghiere. Era morto mio padre e io sono crollato. L’apnea fu il primo passo per uscire dalla depressione, un salvagente. La fotografia è venuta con l’apnea poiché quando ho iniziato a viaggiare avevo bisogno di un mezzo per dimostrare a mia madre che stessi bene, e il mio telefono aveva una fotocamera. Così, la fotografia è stato il secondo passo avanti. Tra l’apnea e la fotografia sono riuscito a ricominciare di nuovo, e mi sono diretto in una direzione salutare. Oggi si è aggiunto un terzo elemento al mio “duo salvavita”, una relazione con un’altra apneista e questo mi ha procurato una buona stabilità per diventare un fotografo professionista. Perciò credo che si possa dire che la fotografia è una delle tre essenze della mia vita.

George - Courtesy of ©Daan Verhoeven
George – Per gentile concessione di ©Daan Verhoeven

Adesso, però, il momento di salutarci è veramente arrivato.

Devo ringraziare Daan per ciò che è, per la sua Arte, la sua anima, il suo modo di vivere e di sentire la vita. Voglio ringraziarlo per il suo modo di raccontare del blu profondo e dei suoi abitanti (umani e animali) rispettandoli con attenzione, considerazione e sensibilità. Soprattutto voglio sottolineare il suo ultimo messaggio, potrei dire, ovvero: le passioni sono sempre la nostra fonte di vita e la nostra salvezza. E non dobbiamo mai perderle di vista. Esse sono ciò che abbiamo dentro. La nostra vita!

Grazie Daan!

È stato un piacere averti qui… non in acqua ma in questa piazza virtuale e vitale.

E mi auguro di averti di nuovo qui davvero presto.

 

 

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