La Rubrica online “Piazza Navona” vi presenta gli Autori e i libri finalisti dell’edizione 2018 del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”. Oggi vi raccontiamo di Scritti (S)Connessi di Enrico Pompeo (Edizioni Creativa).
La trama
38 racconti. Nessun numero di pagina a segnare un ordine di successione. Fogli tratteggiati ai lati con tanto di disegno di una forbicina pronti per essere tagliati, scomposti, (ri)uniti per dar vita a nuove storie, a nuovi racconti, a nuove avventure. A un nuovo libro. Ai Lettori, però, è richiesto di seguire un Regolamento che richiede di liberare la propria libertà e la propria fantasia al servizio della lettura e della (ri)composizione del testo. Si può giocare da soli o in gruppo “armati” di forbicine, penne, matite, quaderno ad anelli formato A5. Vince la nuova versione del testo che ha ottenuto più consensi. Ma non solo: la lettura e la ricostruzione divengono anche interattivi! Infatti, l’Autore indica il suo contatto email e la sua pagina Facebook dove poter segnalare le nuove versioni dei racconti e della storie che, così curiosamente, strutturano e allo stesso tempo destrutturano il libro.
Non è un caso che l’Autore stesso non rivendica la paternità del testo lasciandolo e affidandolo al pubblico di Lettori di ogni età cui richiede due sole “condizioni”: Fantasia e Libertà. Degno di nota (come è ben messo in evidenza all’interno del testo) è il fatto che tre dei 38 racconti (Padre e Figlio, La Straniera e La Porta rinforzata) sono stati scritti per lo spettacolo-concerto La Cattiva Strada che lo stesso Enrico Pompeo ha dedicato a Fabrizio De André, il noto cantautore genovese.
Sul Libro
Enrico Pompeo con Scritti (S)connessi ha realizzato, ideato e creato un libro assolutamente unico nel suo genere: una raccolta di racconti completamente da scomporre e da ricostruire. In tal modo Scritti (S)connessi diviene un’opera dalle infinite letture e dalle innumerevoli composizioni. Si può giocare senza fine con i racconti che compongono tale opera ottenendo ogni volta un risultato nuovo e diverso. In questo caso si può ben dire che sia il testo a mettersi a disposizione del Lettore e non viceversa. Anzi, è il Lettore stesso che ne diviene indiscusso protagonista poiché sarà proprio lui a conferirgli una nuova immagine, un nuovo volto, una nuova storia.
Si tratta di un vero e proprio libro scomponibile e ricomponibile dove a farla da padrona è la libera e unica fantasia di ciascun Lettore. Tutto questo ovviamente crea una diversa fruizione della Lettura che perde tutte le caratteristiche di quella tradizionale a favore di quella sperimentale, innovativa, interattiva, attiva, creativa senza alterarne la qualità né la funzionalità. In tal modo l’Autore si pone sullo stesso piano del Lettore-inventore di cui egli rappresenta il prototipo dando il via alla prima sperimentazione di messa insieme dei suoi racconti.
Da qui cede la sua Fantasia ai Lettori chiedendo loro di stravolgerla, di ricrearla, di mescolarla, di adattarla seguendo la propria indole, il proprio carattere, il proprio modo d’essere, la propria Fantasia… Insomma, la parola d’ordine per poter leggere questo libro è Libertà! E cosa c’è di più bello di poter giocare con le emozioni e con le parole?
Scritti (S)connessi edito da Edizioni Creativa ha partecipato alla prima edizione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” nella Sezione “Racconti” classificandosi al quarto posto con la seguente motivazione:
A Enrico Pompeo per aver esplorato con i suoi racconti dal sapore anarchico e straniante le normali convenzioni del linguaggio nel territorio dell’imprevisto che aleggia nel quotidiano di ogni storia, di ogni individuo, fino a raggiungere epifanie inesplorate ed assolutamente originali con un apprezzabile stile letterario che scandisce ad ogni racconto una storia unica e sorprendente.
Incontro con l’Autore
Quando è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?
Quando ero piccolo. Già alle elementari costruivo racconti e li regalavo ai compagni di classe. Alle medie scrivevo storie per il giornale della scuola e alle superiori curavo una ‘fanzine’ del Movimento Studentesco. Scrivo per trasformare la rabbia in creatività. L’ho sempre fatto. Se non avessi trovato questa modalità, sarei una persona più nervosa e più rigida. E poi mi piacciono le storie: credo che il racconto sia uno strumento importante per creare senso di comunità, per aiutare una collettività a conoscersi, a sentirsi parte di un intero. Prospettiva sempre più urgente in un contesto così disgregato e chiuso come quello in cui stiamo vivendo. La scrittura e la lettura abbattono i muri, le frontiere, le separazioni.
Con questa ottica, nel 2001, sono riuscito a pubblicare il mio primo romanzo, Una Curva Improbabile con il Gruppo Edicom, un gruppo editoriale di area lombarda. Una storia di chi rifiuta il percorso stabilito da altri e cerca un cammino autentico di riscatto e verità. Nel 2016, dopo una gestazione lunga ed elaborata, è uscito il mio secondo romanzo, Il Drago, il Custode, lo Straniero Edizioni Creativa, il racconto di tre belve contemporanee e del loro processo di trasformazione e di cambiamento, fino al rifiuto della logica del dominio e del potere. Nel 2018 è arrivato il terzo libro Scritti (S)Connessi, sempre per Edizioni Creativa: una raccolta di testi brevi con il quale ho partecipato al Concorso organizzato da questa rivista.
Come è nato il progetto di Scritti (S)connessi e della sua struttura così particolare e unica?
Beh, intanto grazie per questa valutazione sull’idea che anima questo libro. Tutto è iniziato riflettendo su quelle che possono essere le motivazioni per cui molti adolescenti, dopo l’età dei tredici anni, si distaccano dalla lettura. Le risposte sono molte: i social, le nuove tecnologie, i videogiochi. Ho iniziato a pensare a come rendere un testo narrativo interessante e ho pensato che se fossi riuscito ad aumentare l’interattività, la possibilità del lettore di interagire con il testo, di sentirsi parte integrante del processo di elaborazione, forse questo avrebbe potuto avvicinare al gusto e alla scoperta dell’oggetto libro. Per i giovani, ma non solo. Per questo nel testo non ci sono i numeri sui fogli e il lettore è invitato a cambiare l’ordine di presentazione dei racconti e a costruirne uno suo. La proposta più originale e meglio argomentata vincerà un buono libri. Chi vuole può concretamente tagliare le pagine, farci dei buchi e costruire realmente un ‘quaderno libro’. C’è un video sul mio canale youtube che mostra il procedimento.
Lei è un insegnante di Italiano, Storia e Geografia alle Scuole Medie. Quanto le sono stati di aiuto il suo lavoro e il rapporto con i ragazzi per scrivere e ideare questo libro?
Moltissimo. La dedica iniziale del libro è ‘A chi mi chiama prof.’ È proprio attraverso le discussioni che si sono sviluppate in classe che mi è venuta l’idea. Ho chiesto ai miei alunni se sarebbero stati interessati a ‘giocare’ con i libri e loro si sono mostrati partecipi, quasi entusiasti. Proprio per questo mi sono dedicato a sviluppare questa idea e ho scritto storie che fossero autoconclusive in una pagina fronte retro, così che fosse possibile staccarle e rimontarle a piacimento. L’ho fatto anche io e devo dire che è divertente, anche perché, così, ci sono moltissimi testi da collegare e scopri contatti e relazioni che non avresti mai immaginato.
È anche regista e drammaturgo dello spettacolo La Cattiva Strada dedicato all’indimenticabile Fabrizio De Andrè. Quale rapporto letterario e poetico lo lega al cantautore genovese e quale tipo di omaggio vuole essere questo suo spettacolo?
Sì, questo è un percorso che mi emoziona moltissimo. Sono onorato di essere stato chiamato a far parte di questo progetto che è riuscito a ottenere il patrocinio dalla Fondazione de André e che ha permesso, a me e agli artisti coinvolti, di conoscere di persona Dori Ghezzi e ricevere da lei apprezzamento per il nostro lavoro. Il debito che ho nei confronti dell’opera di De André è immenso: la mia visione del mondo si è formata attraverso l’ascolto delle sue poesie in musica. Nei tre libri che ho pubblicato ci sono citazioni, omaggi, ringraziamenti a questo immenso artista.
L’attenzione verso gli ultimi, i diseredati, gli sconfitti è, per me, un’indicazione di vita. Sempre più attuale in una realtà chiusa, arrogante, prepotente e poco solidale.
In questo spettacolo si trovano mescolate parti musicali, con canzoni di De André interpretate dal gruppo La Cattiva Strada, intervallate da brani teatrali, con un’alternanza tra citazioni del cantautore e parti in cui vengono recitati tre monologhi, che sono contenuti nel libro Scritti (S)Connessi. In questi testi ho cercato di raccontare storie che fossero trasposizioni nell’oggi delle canzoni di De André, per evidenziare quanto la sua ottica sappia illuminare anche il nostro tempo, le sue contraddizioni, anche se appartiene a un arco di tempo che va dal ’66 al ’97. Siamo riusciti a fare lo spettacolo di fronte a più di mille alunni delle scuole medie in varie repliche e abbiamo verificato come gli adolescenti si sentano toccati ed emozionati dalla musica e dalle parole di Faber.
In Scritti (S)connessi ringrazia il già citato Fabrizio De Andrè, Italo Calvino, David Foster Wallace, Fëdor Dostoevskij, Gianni Rodari, Pier Vittorio Tondelli… In che modo questi Autori e scrittori le sono stati di “aiuto” e fonte d’ispirazione per il suo libro?
Calvino, per me, è il Maestro per antonomasia. Lezioni americane è un testo imprescindibile per chi vuole scrivere narrativa. Inoltre, questo genio della comunicazione ha, in modo netto e chiaro, dagli anni’70, lavorato sulla struttura combinatoria e ludica della propria scrittura. ‘Le Città invisibili’ e Il Castello dei destini Incrociati hanno queste caratteristiche: possono essere letti in vari modi e con percorsi differenti, suggeriti dallo stesso autore. Rodari, ugualmente, ne La Grammatica della fantasia dimostra chiaramente che senza il coinvolgimento, la partecipazione di chi legge o ascolta, nessuna opera letteraria ha veramente senso. Wallace perché, leggendolo, ho scoperto che non è vero quello che si dice da più parti, cioè che tutto è già stato detto o scritto. Non è vero: lui lo dimostra.
Dostoevskij perché è il numero uno, senza se e senza ma. Riesce a svelare l’inquietudine, il dolore, l’ombra, il nero che c’è in ognuno di noi, ma senza demonizzare, giudicare, ma solo spingendoti a capire, a comprendere. Tondelli perché, oltre a essere un grandissimo scrittore, è stato capace di mantenere originalità e autenticità nel mezzo degli anni’80, creando gruppi di scrittura collettiva di altissimo profilo. Questo libro è un omaggio, un regalo; con nessuna velleità di paragone, ma solo un ringraziamento per l’ispirazione che ogni giorno mi danno. Su De André ho già detto.
Con Scritti (S)connessi ha partecipato al Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” classificandosi quarto nella sezione “Racconti”. Cosa ha significato per lei ricevere questo riconoscimento al suo impegno di scrittore?
Tanto. Raggiungere un risultato così importante in un premio così prestigioso dà fiducia e stimolo ad andare avanti, a proseguire nel percorso di miglioramento del mio modo di scrivere. Ho finito un nuovo romanzo da poco e sto cercando di renderlo più lineare, ordinato e pulito, prima di proporlo per una pubblicazione. Chiaramente, aver ottenuto questo risultato mi spinge a essere più attento e responsabile rispetto a quello che scrivo. Solo per completezza di informazioni, il mio romanzo Il Drago, il Custode, lo Straniero ha vinto il premio speciale della giuria al premio nazionale Alda Merini 2017. Una bella soddisfazione anche quella.
Questa che sto per farle so che sarà una domanda difficile. Da Scrittore a Lettore: quali sono i libri che più ha amato, ama e sono stati fondamentali per la sua formazione intellettuale e umana?
Ce ne sono molti. Se devo provare a elencare gli autori per me più rilevanti, al primo posto metto Dostoevskij, in particolare L’Idiota; poi Calvino con Le Città Invisibili. Non posso non citare Saramago, con il ciclo su Cecità. Andando indietro nel tempo, il ciclo di Sandokan di Salgari. Da quando mi sono messo a scrivere con più costanza, negli ultimi tre anni, sto leggendo tantissimo: credo che non ci sia modo migliore per provare a crescere nell’uso del linguaggio. Chi scrive, deve essere un lettore forte. E deve provare il piacere di farlo.
Ultimamente ho scoperto molte case editrici interessanti, oltre a quelle più conosciute. Voland, Exorma, Neo, Hacca, per esempio. Hanno cataloghi di alto profilo, originali, validi, con storie che stanno nelle zone di confine tra i generi, che ti spingono a porti domande e a sviluppare consapevolezza. Tra i contemporanei, oltre a Wallace, apprezzo molto Coe e Larsson.
Tra gli italiani: Scarpa, Naspini e Starnone. Adoro le scelte editoriali di e/o e Minimum Fax. Ho anche una rubrica Consigli di lettura sulla rivista on line Azione Nonviolenta, in cui segnalo un libro al mese e mi piace molto discutere e confrontarmi su queste indicazioni che fornisco. Mi sono anche attivato per organizzare presentazioni di autori e autrici, i cui libri mi hanno colpito particolarmente, come Tribuiani e Malaguti.
Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti letterari?
Ho finito di scrivere un nuovo romanzo, dal titolo provvisorio Una Famiglia Normale. Non sono ancora del tutto convinto, però. Credo di doverci lavorare ancora un po’ sopra. Tre personaggi, padre, madre, figlia adolescente. I due adulti che combattono per chi ha più potere e la ragazza si perde. Troppo concentrati su se stessi, il nucleo si chiude e rischia di esplodere. Sto anche lavorando su una rilettura di Marcovaldo di Calvino, trasposto al giorno d’oggi. E ho iniziato una storia che parte dalle canzoni di De Andrè, con racconti i cui protagonisti sono i personaggi delle sue canzoni. Che si sfiorano da un capitolo all’altro come in un concept album. Senza fretta. Scrivere è un continuo limare, tagliare, ripulire. Ci vogliono calma e pazienza. Comunque, qualunque libro uscirà, sicuramente sarà mio piacere inviarlo al Premio e all’Associazione Piazza Navona e alla sua incredibile presidentessa Chiara Ricci. Evviva!
Qui di seguito il video della Cerimonia di Premiazione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” tenutasi lo scorso 26 gennaio nel Salone d’Onore di Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Riprese e montaggio di Alberto Accarino e Massimo Pinto)