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“Nel nome della terra”, la saga di una famiglia che ama la propria terra come una preghiera

La Rubrica online “Piazza Navona” vi propone un doppio appuntamento cinematografico. Iniziamo con “Nel nome della terra” il primo lungometraggio di finzione di Edouard Bergon. Fino a dove ci si può spingere per salvare ciò che ci è più caro?

La trama

Locandina del film

È il 1979 quando Pierre torna dal Wyoming per ritrovare Claire la sua fidanzata e per assumere la gestione della fattoria di famiglia. Trascorrono venti anni e durante tutto questo tempo numerosi sono gli avvenimenti che hanno coinvolto e in parte stravolto la vita di Pierre e Claire: la famiglia che è cresciuta con l’arrivo dei due figli (Thomas ed Emma), l’ampliamento della fattoria e dell’allevamento di bestiame, i debiti, i prestiti, le liti con Jacques (padre di Pierre) che non ha mai realmente creduto nelle potenzialità e nelle idee del figlio e un terribile incendio che distrugge ogni cosa mandando sogni, speranza e avvenire letteralmente in fumo. Pierre cade in una profonda depressione. Ha nuovamente bisogno di credere in se stesso e nel suo lavoro per stare bene e non sentirsi la causa dei problemi della sua famiglia. Eppure, quando tutto pian piano sembra a tornare sereno… ecco che una nuova bufera si abbatte sulla famiglia e sull’azienda. Fino a che punto siamo capaci di spingerci pur di non sentire più dolore e di non far soffrire gli affetti più cari?

Il trailer

Sul film

Nel nome della terra è un il primo lungometraggio di finzione del regista Edouard Bergeon che dal 9 luglio – distribuito da Movies Inspired – esce nelle nostre sale.
Non è un caso che il titolo del film ricordi e sembri il verso di una preghiera. Questo perché il regista Bergeon – pur preparandoci all’inizio della vicenda con la didascalia “tratto da una storia vera” – dedica il suo lavoro alla memoria di padre: Pierre Bergeon.

Una scena del film “Nel nome della terra” di Edouard Bergeon

Ispirandosi a fatti vissuti in prima persona, il regista attraverso la creazione di questa saga familiare racconta anche aspetti tecnici, economici e pratici del mondo agrario tra la fine degli anni Settanta e quella degli anni Novanta. Così facendo Bergeon resta fedele anche alla sua impostazione di regista di documentari come I figli della terra di cui potremmo dire che questo film sia una sorta di spin-off. Tant’è vero che sia nel documentario sia nel film viene utilizzato e mostrato lo stesso materiale: i diari della madre di Edouard Bergeon, fotografie e video privati di una festa organizzata da Pierre Bergeon nel 1994.

Nel nome della terra attraverso il racconto di un uomo che crede nel suo lavoro, nell’economia e nel progresso al punto tale da indebitarsi pur di portare avanti la sua impresa e ciò in cui crede – forte anche del sostegno della Camera dell’Agricoltura e della Cooperativa – si ritrova schiacciato dai suoi stessi sforzi e dal sistema che prevale con tutte le sue leggi contorte, lapidarie e irremovibili. A tal proposito il regista afferma che

Nel nome della terra ha chiaramente un messaggio politico, ma nel sottotesto. Era importante non metterlo troppo in evidenza, ma essere precisi nella ricostruzione degli ambienti, delle attrezzature, delle pratiche di quel periodo. Ad esempio, vediamo che il nonno somministra alle sue pecore gli antibiotici. Sono piccoli particolari, ma parlano da soli. Se il film potesse aumentare la consapevolezza della gente, sarebbe fantastico.

Una scena del film “Nel nome della terra” di Edouard Bergeon

Si può affermare con certezza che il primo lungometraggio di Bergeon ha la sua ragion d’essere. È costruito su un impianto narrativo e tecnico solido, funzionale, curato. Sono certa che questo regista farà parlare di sé e per i suoi racconti per immagini di sé sono squarci di identità, autenticità e narrazione. Pensiamo solo al paesaggio di Nel nome della terra: ricorda quelle distese da film western anni Quaranta perfettamente calibrati nei loro colori dove il terreno, la terra proprio sono i veri protagonisti. Non vi è alcun dubbio che il regista abbia un grande rispetto della terra in quanto fonte di vita e protagonista di un infinito ciclo vitale: da essa, infatti, tutto inizia e tutto si conclude. E Bergeon, forse proprio perché è cresciuto a stretto contatto con essa, trasmette al pubblico la potenza di questo suo legame… Attraverso le sue immagini, infatti, sembra quasi di sentire gli odori, profumi della fattoria e dei terreni da coltivare.

Una scena del film “Nel nome della terra” di Edouard Bergeon

A tutto questo si aggiunge una buona interpretazione dei protagonisti. Tra questi ricordiamo in particolar modo: Guillaume Canet (Pierre), Veerle Baetens (sua moglie Claire), il granitico Rufus (padre di Pierre) e Anthony Bajon (Thomas alias Edouard Bergeon). Tutti, nessuno escluso, hanno reso al meglio la complessità, la disperazione, le speranze e la rabbia di una famiglia che vuole “solo” lavorare e passare di padre in figlio il testimone di un’azienda di famiglia.
Se, però, dobbiamo trovare una nota stonata in questo coro dobbiamo indicare il trucco riservato a Guillaume Canet negli anni della sua maturità. Quella sua fittizia e incipiente calvizie e quei suoi baffi posticci rendono l’identità del suo personaggio, a tratti, persino ridicolo tanto la finzione si è spinta oltre. Un trucco decisamente non adeguato alla persona e al personaggio del protagonista in totale disarmonia con quello riservato a Veerle Baetens (Claire) il cui volto e aspetto non sono così marcati e invadenti alla vista. Canet pare più un padre anziano estratto da vecchie illustrazioni di fiabe che padre di due ragazzini e marito di una donna ancora giovane, giovanile e bellissima.

Una scena del film “Nel nome della terra” di Edouard Bergeon

Trucco e parrucco a parte, Nel nome della terra è un film dedicato alla “Madre Terra” la cui storia – qui – si intreccia con quella di una famiglia che cerca, attraverso il proprio lavoro, di onorarla, difenderla e di farla fruttare al meglio.
Un film interessante nel suo genere che strizza l’occhio alla finzione, al western e al documentario sintetizzando al meglio il suo racconto per immagini.

Voto 3/5

Scheda tecnica

Titolo originale: Au Nom de la Terre

Regia: Edouard Bergon

Cast: Guillaume Canet, Veerle Baetens, Anthony Bajon, Rufus, Samir Guesmi, Yona Kervern

Sceneggiatura: Edouard Bergon, Bruno Ulmer, Emmanuel Courcol

Montaggio: Luc Golfin

Fotografia: Eric Dumont

Musica: Thomas Dappelo

Distribuzione: Movies Inspired

Produzione: Christophe Rossignon e Philip Boëffard

Paese: Francia

Anno: 2019

Genere: Drammatico

Uscita: 9 luglio 2020

Durata: 103 minuti (colore)

 

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