logoricci.fw

Le Giornate del Cinema Muto di Pordenone, una 39ͣ edizione da non dimenticare

Dal 3 al 10 ottobre 2020 si è tenuta la 39ͣ edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone in versione Limited Edition a causa dell’emergenza sanitaria. La Rubrica online “Piazza Navona”, accreditata alla manifestazione, ve ne parla in questo articolo.

Ben Alexander (Penrod Schofield) e Cameo (Duke, il cane di Penrod)
in PENROD AND SAM (US 1923)
Regia di William Beaudine
Credit: Library of Congress

Si è appena conclusa la 39 ͣ edizione delle Giornate del Cinema Muto di Pordenone realizzate grazie al sostegno della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Direzione Generale per il Cinema, del Comune di Pordenone, della Camera di Commercio Pordenone-Udine e della Fondazione Friuli.

Un’edizione definita “Limited Edition” a causa della nuova e inconsueta modalità di fruizione, ovvero online e on demand  seppur sempre con regolare accredito, dovuta all’attuale l’emergenza sanitaria.

Questa edizione delle Giornate del Cinema Muto – appena conclusa – ha permesso di sottolineare e di osservare ancor di più quali e quanti passi abbia compiuto il Cinema e la sua storia. Ed è stata un’emozione incredibile poter ammirare, seppur attraverso lo schermo di un computer o di un tablet, la grande bellezza di tante opere cinematografiche di oltre un secolo fa provenienti dalla Cina, dalla Grecia, dall’Italia, dall’America… Cambia la modalità “diretta” di fruizione e di ascolto di musica dal vivo ma l’emozione, l’intensità e lo splendore di questi film sono ineguagliabili e, a dir poco, meravigliosi! Senza dimenticare l’ottima qualità visiva e sonora consentita dalla rete e dallo streaming il quale, in qualche modo, ha unito ancor di più gli spettatori e gli utenti in linea che – salutandosi da oggi pare del mondo – non hanno mancato di commentare e confrontarsi “in diretta” sui film in visione.

Fay Wray in MOONLIGHT AND NOSES (US 1925) di Stan Laurel
Credit: Library of Congress National Audio-Visual Conservation Center, Culpeper, VA, US

Questi ultimi, inoltre, per dare agli utenti di tutto il mondo tempo e occasione di ammirarli, sono rimasti online ciascuno per 24 ore e seguiti da “incontri” e interventi live con musicisti, storici, critici, archivisti in dialogo diretto con il pubblico e con il Direttore del Festival Jay Weissberg. A questi incontri si aggiungono anche le masterclass sulla musica di accompagnamento e presentazioni di libri.

Tra i tanti e i diversi film in programmazione (molti dei quali perfettamente restaurati e conservati) abbiamo avuto il piacere di ammirare opere di G.W. Pabst e Cecil B. DeMille per non parlare di attori del calibro di Sessue Hayakawa, Stan Laurel e Oliver Hardy nonché Mary Pickford,  la celeberrima “Fidanzatina d’America” e cofondatrice della United Artists (assieme al marito Douglas Fairbanks, D.W. Griffith e Charlie Chaplin) e dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences.

Rita Sacchetto
in BALLETTENS DATTER [La figlia del balletto] (DK 1913) di Holger-Madsen
Credit: Det Danske Filminstitut, Copenhagen

Per quanto riguarda l’aspetto sonoro e musicale di questa 39ͣ Edizione delle Giornate del Cinema Muto è opera della straordinaria di musicisti quali Neil Brand, Philip Carli, Stephen Horne, John Sweeney, José Maria Serralde Ruiz, Daan van den Hurk, Gabriel Thibaudeau, Günter Buchwald e Frank Bockius in duo, Mauro Colombis, Donald Sosin e la Zerorchestra.

Tanti sono stati i “gioielli cinematografici” presentati durante il Festival. Tra questi vi sono il film The Brilliant Biograph ovvero una raccolta di cortometraggi realizzati in Europa tra il 1897 e il 1902; Gli apache di Atene (οι Απάχηδες των Αθηνών) di Dimitris Gaziadis (1930), precursore del neorealismo che non manca di strizzare l’occhio al futuro cinema dei “telefoni bianchi”; Abwege (Crisi), del 1928, con Brigitte Helm (l’androide in Metropolis); e, in chiusura del Festival, Laurel o Hardy ovvero cinque cortometraggi (tra i quali Detained e il rullo sopravvissuto di Where Knights Were Cold con Stan, The Serenade e The Rent Collector con Oliver (in quest’ultimo accanto a Ridolini), cui si aggiunge una regia di Stan Laurel del 1925, Moonlight and Noses, con la splendida Fay Wray, restaurato grazie alla collaborazione fra la Library of Congress e l’australiano National Film & Sound Archive di Canberra) presentato dalla Lobster Films di Parigi in collaborazione con la Library of Congress in cui Stanlio e Ollio compaiono separatamente, prima cioè di unirsi per diventare il duo comico più famoso di sempre.

Stan Laurel in DETAINED (US 1924)
Regia di Percy Pembroke
Credit: Lobster Films / Fries Film Archief

Ma vediamo più da vicino come è stato articolato il programma del Festival tra il 3 e il 10 ottobre:

Ora la ricerca prosegue a ritroso con questo programma imperdibile che comprende Detained e il rullo sopravvissuto di Where Knights Were Cold con Stan, The Serenade e The Rent Collector con Oliver (in quest’ultimo accanto a Ridolini), cui si aggiunge una regia di Stan Laurel del 1925, Moonlight and Noses, con la splendida Fay Wray, restaurato grazie alla collaborazione fra la Library of Congress e l’australiano National Film & Sound Archive di Canberra.

Alla Library of Congress si deve anche un altro restauro, Penrod and Sam di William Beaudine, del 1923, incantevole lungometraggio basato sui racconti di Booth Tarkington (autore, fra gli altri, di The Magnificent Ambersons / L’orgoglio degli Amberson che ispirò Orson Welles) sulle avventure e l’amicizia di un gruppo di ragazzini nell’America degli anni Venti. Una delle sorprese del film è la caratterizzazione non stereotipata, insolita per il periodo, di due bambini afroamericani, interpretati da Eugene Jackson e Joe McGray, bene integrati nel “club”.

Mary Pickford in A ROMANCE OF THE REDWOODS (US 1917)
Regia di Cecil B. DeMille
Credit: Courtesy George Eastman Museum

Proposto dal George Eastman Museum di Rochester, il restaurato western A Romance of the Redwoods di Cecil B. DeMille, del 1917, con Mary Pickford, è un ottimo un esempio del lavoro di DeMille nella seconda decade del Novecento, uno dei periodi più impegnativi nella lunga carriera del grande regista con decine di film diretti nell’arco di pochi anni.

Una riscoperta emozionante arriva anche dall’Italia. La Fondazione Cineteca Italiana di Milano presenta La tempesta in un cranio (1921), prodotto, scritto e interpretato da Carlo Campogalliani, una delle figure più esuberanti e inventive dei primi cinquant’anni del nostro cinema. È un film sulla follia (vera o presunta) il cui primo obiettivo è il divertimento del pubblico, come conferma una recensione dell’epoca nella rivista La vita cinematografica che a distanza di un secolo si può ancora sottoscrivere: Semplice nella trama, inscenato con cura, con ricchezza non eccessiva di particolari, in quadri significativi e ben disposti, l’azione tiene desta continuamente l’attenzione dello spettatore, senza stancarla mai.

Carlo Campogalliani in LA TEMPESTA IN UN CRANIO (IT 1921)
Regia di Carlo Campogalliani
Credit: Fondazione Cineteca Italiana

Storia di un amore contrastato per differenze di casta, Where Lights are Low (Il principe T’Su, 1921) di Colin Campbell, appena restaurato dal National Film Archive of Japan di Tokyo da una copia unica ritrovata alla Jugoslovenska Kinoteka di Belgrado, è una delle pochissime pellicole sopravvissute fra quelle interpretate in questo periodo da Sessue Hayakawa, la prima superstar asiatica internazionale, la cui fama andò ben oltre il periodo muto (il ruolo del colonnello giapponese Saito nel film di David Lean Il ponte sul fiume Kwai, del 1957, gli valse la candidatura all’Oscar e al Golden Globe). Nel film di Campbell, l’interpretazione di Hayakawa nel ruolo di un principe cinese (la pratica di utilizzare attori giapponesi per personaggi cinesi, oggi improponibile, era molto comune all’epoca) è la dimostrazione di quanto meritata fosse la sua fama di idolo delle folle. Dalla Cina arriva, nel nuovo restauro dell’archivio nazionale di Pechino, Guo Feng (Costumi nazionali), diretto da Luo Mingyou e Zhu Shilin nel 1935, dramma avvincente con le due grandi attrici Ruan Lingyu e Li Lili nel ruolo di due sorelle innamorate dello stesso uomo (Zheng Junli). Mentre il personaggio di Li Lili è vivace e pieno di energia, Ruan Lingyu nella sua ultima apparizione (morirà suicida poco dopo a soli 25 anni) veste i panni della sorella maggiore disposta a sacrificarsi. Prodotto dagli studi Lianhua, di cui Luo Mingyou era direttore, Guo Feng fu realizzato allo scopo di ingraziarsi il governo del Kuomintang e il suo movimento “Vita Nuova”, che propugnava il ritorno ai tradizionali valori del confucianesimo.

Zheng Junli, Ruan Lingyu
in GUOFENG [Costumi nazionali] (CN 1935) di Luo Mingyou e Zhu Shilin
Credit: China Film Archive, Beijing

Una prima assoluta è il restauro, appena completato dal Danske Filminstitut di Copenhagen, di Ballettens Datter (1913). Il film è diretto da Holger-Madsen, uno dei più significativi registi danesi in un periodo d’oro per quella cinematografia, ma l’interesse è anche per la sua protagonista, la grande ballerina Rita Sacchetto, figlia di madre austriaca e di padre veneziano. Ballettens Datter è il suo secondo film e rappresenta un’ottima occasione per apprezzarne sia le qualità di attrice che di danzatrice.

Di un autore fondamentale, Georg Wilhelm Pabst, si vedrà Abwege (Crisi), del 1928, con Brigitte Helm (l’androide in Metropolis), una storia e una riflessione ancora attualissima sul matrimonio e sul rapporto fra sesso e denaro. Rispetto alla versione finora conosciuta (presentata a Pordenone nel 1997), il film è letteralmente rinato nel restauro del Münchner Filmmuseum, che ha realizzato la nuova copia, splendidamente imbibita, a partire dal negativo originale. Sono state inoltre ripristinate le didascalie originali, che incidono notevolmente sulla comprensione della trama.

OI APACHIDES TON ATHINON [Gli apache di Atene] (GR 1930) di Dimitrios Gaziades
Credit: Tainiothiki tis Ellados (Greek Film Archive), Atene

Anche nella versione online non si priverà il pubblico di un accompagnamento orchestrale grazie alla proposta della Cineteca nazionale della Grecia (Tainiothiki tis Ellados – Greek Film Archive). La povertà della produzione cinematografica greca nel periodo muto rende tutto quanto è sopravvissuto ancora più raro e prezioso e il film diretto da Dimitris Gaziadis nel 1930, Gli apache di Atene (οι Απάχηδες των Αθηνών), precursore del neorealismo, è un’autentica rivelazione. Alla scoperta di una copia alla Cinémathèque française è seguito il restauro della Cineteca nazionale greca, che lo ha presentato in prima mondiale lo scorso febbraio ad Atene con una partitura per orchestra e coro.

Il direttore delle Giornate Jay Weissberg ha coinvolto numerose cineteche, fra cui il MoMA di New York, la norvegese Nasjonalbiblioteket, la Cinémathèque française, la Cinémathèque royale de Belgique, i Gaumont Pathé Archives di Parigi, il Narodni Filmovy Archiv di Praga e la Filmoteca Narodowa di Varsavia nella costruzione di un programma di cortometraggi che ha lo scopo di invogliare lo spettatore a tornare a viaggiare non appena la situazione lo permetterà, magari per visitare per la prima volta o per ritornare nei luoghi che si vedono nei film. Il giro del mondo attraverso il cinema muto farà tappa, fra gli altri, a New York, Londra, Il Cairo, Ostenda, Bruges, Praga, Cracovia, ma anche a Trieste grazie a un bellissimo documentario muto degli anni Trenta conservato alla Cineteca del Friuli.

Hertha von Walter, Brigitte Helm
in ABWEGE (Crisi) (DE 1928) di Georg Wilhelm Pabst
Credit: Münchner Filmmuseum

Pura emozione estetica e un altro irresistibile invito al viaggio nello spazio e nel tempo li offre la compilation The Brilliant Biograph, che raccoglie le più antiche immagini girate in Europa: 50 brevissimi cortometraggi realizzati fra il 1897 e il 1902, presentati alle Giornate (dopo la prima mondiale il 31 agosto ad Amsterdam) dall’olandese EYE Filmmuseum in collaborazione con il BFI di Londra. Il viavai nelle città metropolitane, mezzi di trasporto in corsa, movenze di corpi impegnati nello sport o nel lavoro, macchine industriali in funzione, sono le immagini con cui il neonato prodigio del cinema celebrava se stesso e il progresso tecnologico di cui era il simbolo. Il formato della pellicola originale, il 68mm utilizzato nei primi anni dalla Biograph, insuperato per nitidezza dell’immagine, nella resa dei dettagli e della profondità di campo, è alla base di una qualità visiva che sorprende ancora oggi e che il restauro digitale in risoluzione 8K ha cercato di mantenere intatta.

UN VOYAGE AU CAIRO (Nos vedettes à l’étranger) (FR 1928)
Credit: GP Archives

Questa Limited Edition delle Giornate del Cinema Muto, se possibile, è stata più magica della precedenti. Il Cinema ha saputo unire spettatori, studiosi, appassionati, addetti ai lavori di tutto il mondo mettendoli in contatto di loro tra loro. Ma non solo: grazie alla sua fruizione online ha permesso, molto probabilmente, a un pubblico molto più vasto del consueto di godere di tanta meraviglia. Eppure c’è ancora dell’altro. Questo importantissimo e ormai storico Festival (che il prossimo anno, non dimentichiamolo, soffierà le quaranta “candeline”) in questo determinato momento storico è stato per tutti noi che ne abbiamo preso e fatto parte un vero e proprio viaggio nel tempo regalandoci emozioni senza fine

Babe [Oliver] Hardy, Larry Semon (Ridolini)
in THE RENT COLLECTOR (US 1921)
Regia di Larry Semon e Norman Taurog
Credit: Lobster Films / Library of Congress

Abbiamo riso, pianto, ci siamo commossi, abbiamo tifato per un personaggio e non per un altro, abbiamo scoperto storie, ascoltato musica, vissuto avventure… Siamo stati catapultati nel Cinema di oltre cento anni fa senza fare le valigie. Solo col cuore e la fantasia. E siamo tornati più ricchi. Mai stanchi di tanta Bellezza. E già pronti per il prossimo viaggio… Destinazione: il fantastico mondo del Cinema.

Al prossimo anno Pordenone, speriamo anche al bellissimo Teatro Verdi con le tue indimenticabili Giornate del Cinema Muto!

Articoli recenti

error: Content is protected !!