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La macchinazione. Un nuovo punto di vista sulla tragica morte di Pier Paolo Pasolini

La locandina del film
La locandina del film

David Grieco porta sul grande schermo (nuovi?) spunti di riflessione sull’assassinio dell’intellettuale bolognese ad oltre quarant’anni dalla scomparsa.

Trama

Estate 1975. Pier Paolo Pasolini (Massimo Ranieri) da qualche tempo intesse un’assidua relazione con il minorenne “ragazzo di vita” Pino – Giuseppe – Pelosi (Alessandro Sardelli). Ma non solo. Infatti, risalgono a questo stesso periodo il montaggio e la preparazione del film Salò o le 120 giornate di Sodoma e la stesura (iniziata nel 1972) del romanzo Petrolio in cui lo scrittore fa riferimenti all’assassinio di Enrico Mattei (Presidente dell’Eni) e al suo successore e presunto mandante del delitto Carlo Cefis nonché fondatore della loggia massonica Propaganda Due (meglio conosciuta come P2).

Massimo Ranieri ne "La macchinazione"
Massimo Ranieri ne “La macchinazione”

Se a tutto questo si va ad aggiungere l’omosessualità dell’intellettuale sembra quasi egli stesso abbia ordinato la sua condanna a morte per l’Italia di quel periodo. Sì, perché si parla dell’Italia degli “anni di piombo”, della Roma in pugno ai boss della Banda della Magliana, alle violente manifestazioni e ai duri scontri tra estrema destra ed estrema sinistra. Pier Paolo Pasolini in questo clima così controverso e così corrotto è senza dubbio un personaggio scomodo e come tale, secondo gli “alti vertici”, è da eliminare.

Da qui si progetta la macchinazione: tutto ha inizio con il furto dalla Technicolor (stabilimento cinematografico dove si sta ultimando il montaggio) della pellicola Salò o le 120 giornate di Sodoma (e anche di molte altre). Per la restituzione viene chiesto di pagare un riscatto di miliardi lire. Naturalmente la posta in gioco scende e sarà lo stesso Pasolini venuto a conoscenza con i ladri ad accordarsi per un appuntamento per pagare la cifra pattuita e riavere le “pizze” del suo film. L’appuntamento viene fissato per la sera del novembre all’Idroscalo di Ostia, vicino a un campetto da calcio, luogo ben conosciuto dai “ragazzi di vita” e dallo stesso Pasolini che viene accompagnato dal Pelosi dopo essersi fermati a mangiare alla trattoria di Via Ostiense “Il Biondo Tevere”. I due arrivano sul posto ma immediatamente la situazione degenera.

La macchinazione
La macchinazione

Ad accoglierli ci sono altri “malavitosi” delle borgate romane come i fratelli Borsellino, Antonio Pinna, Sergio i quali picchiano a sangue Pasolini per poi investirlo con la sua Alfa (involontariamente) spaccandogli il cuore. Così, Pasolini muore e con lui anche la Verità e la voce di una certa Italia. Del fatto viene accusato solo il Pelosi il quale inizialmente parla di una colluttazione dovuta alla richiesta di prestazioni sessuali non gradite e viene condannato a 9 anni e 7 mesi di carcere. Lui solo. Un ragazzino usato come capro espiatorio da un “sistema” organizzato ad orologeria che non voleva solo “spaventare” Pasolini ma ne ha richiesto l’eliminazione totale. Non è, forse, un caso che il testo di Petrolio si sia stato pubblicato postumo solo nel 1992. E non è un altro caso, forse, che Pino Pelosi fornisce un’altra versione della “verità” solo dopo la morte dei genitori e che vengano rilevati i DNA di altre cinque persone sui luoghi e gli oggetti di uno dei più significati “delitti italiani” che, a oltre quarant’anni, non ha ancora un vero colpevole o.. forse sì: un nome collettivo che racchiude tutto il Sistema che ha organizzato la macchinazione: lo Stato.

Trailer

Sul film

David Grieco per la realizzazione de La macchinazione e del suo omonimo libro (pubblicato poco prima dell’uscita del film) si è servito dei suoi ricordi e del rapporto di amicizia e di lavoro con Pasolini (per il quale ha recitato in Teorema divenendo poi il suo aiutoregista) e, forse come mai prima in modo così incisivo, ha spostato il focus dalla sua omosessualità al suo essere scomodo agli esponenti della politica economica dell’Italia di quel periodo (e non solo, molto probabilmente). Infatti, lo scrittore per la stesura di Petrolio ha rintracciato nomi, cifre, eventi di cui non si sarebbe dovuta svelare l’esistenza e per far questo l’unico modo di mettere a tacere era la sua morte.

Ovviamente, però, non si poteva dire che Pasolini era stato ammazzato per questo ma “solo” perché un omosessuale. Uno dei suoi ragazzi di vita sarebbe stato l’assassino perfetto. Invece, Grieco bypassa tutto questo affrontando la realtà dei fatti, i scritti e le parole di Pasolini guardando con uno sguardo severo e critico la realtà culturale, economica e politica di quel periodo caldo. E nel suo intento è stato molto bravo: il suo sguardo lucido trapassa lo schermo e ci coinvolge soprattutto con tutti quei richiami al “petrolio” che vanno dalla carta stampata, all’effetto cromatico sullo schermo sino ad arrivare, nella scena finale, alle trivelle che scavano il terreno dove giace esanime Pasolini.

La macchinazione
La macchinazione

Nonostante tutto questo, però, il film resta di essere incastrato nella stessa macchinazione perché troppo rigido, in alcuni punti sembra muoversi a scatti come fosse un film muto non agevolando una fluida fruizione della narrazione.

A questo non è di aiuto nemmeno la colonna sonora dei Pink Floyd che dovrebbero aiutarci a immedesimarci ancor di più nel mood di quegli anni. Ma anche gli interpreti non sembrano aiutarci. Non tutti, almeno. Qui Pasolini è interpretato da Massimo Ranieri che nonostante l’evidente somiglianza fisionomica (ma non fisica) non riesce ad avvicinarsi all’emotività, all’intellettualismo, alla comunicativa e alla gestualità di Pasolini.

La macchinazione
La macchinazione

Allo stesso modo Matteo Taranto (che interpreta Sergio) non riesce ad abbandonare il suo accento spezzino rendendolo un borgataro non credibile (seppur eccellente la sua imitazione di Gian Maria Volonté che interpreta il dirigente di polizia nel profetico Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto di Elio Petri). D’altro canto molto bravi sono Milena Vukotic che molto delicatamente interpreta Susanna ( la madre di Pasolini),  Libero De Rienzo (nel ruolo di Antonio Pinna) e Alessandro Sardelli che si rivela essere un autentico “ragazzo di vita” alla sua prima esperienza sul grande schermo. Questi interpreti sono stati bravissimi a rendere l’idea, la vita di borgata e il suo esatto contrario incarnato da una anziana signora, ex maestra che ama sua figlio come una Madonna e, quindi, come una Madre ideale quale lo stesso Pasolini l’ha resa nel Vangelo secondo Matteo.

Voto 3/5

Scheda tecnica

Titolo originale: La macchinazione

Regia: David Grieco

Cast: Massimo Ranieri, Alessandro Sardelli, Roberto Citran, Libero De Rienzo, Milena Vukotic, Matteo Taranto.

Soggetto: dall’omonimo libro di David Grieco.

Sceneggiatura: David Grieco e Guido Bulla.

Montaggio: Francesco Bilotti

Fotografia: Fabio Zamarion

Musica: Pink Floyd

Distribuzione: Microcinema

Paese: Italia/Francia

Anno: 2016 (uscito nelle sale il 24 marzo)

Durata: 107 minuti (colore)

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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