La Rubrica online “Piazza Navona” vi racconta del film “La guerra a Cuba” di Renato Giugliano nato dal desiderio di affrontare con i ragazzi (e non solo) le attuali tematiche dell’inclusione, del razzismo e del pericolo delle fake news.
La trama
Valsamoggia, provincia di Bologna. Un uomo si è barricato nella torre del campanile del paese iniziando a sparare sulla folla. A terra c’è già una vittima. Come si è arrivati a questo? La vicenda fa un balzo nel tempo raccontando tutto quanto accaduto nel piccolo centro una settimana prima di questo attentato. Sono gli abitanti del paese a “prendere la parola” narrando i fatti che hanno animato la vita del paese. Tra questi vi è anche lo sciopero degli operai dell’azienda del luogo che accende non poco gli animi già esacerbati. Ad aggiungere benzina sul fuoco è l’arrivo della giornalista Viola che, pur di accontentare il direttore di Yellow Pages, il giornale per cui lavora, a caccia di like e visibilità, lancia in rete delle fake news al vetriolo. Il malcontento, l’insoddisfazione e la rabbia che si respirano nella zona esplodono: un ragazzo di colore viene picchiato, un immigrato ben inserito nella comunità viene forzatamente rimpatriato, un tecnico informatico si avvicina a un partito politico di estrema destra e, quindi, razzista. Tutto questo porta all’uomo barricato nella torre del campanile iniziando a sparare sulla folla…
Il trailer
Sul film
La guerra a Cuba l’opera prima di Renato Giugliano nasce all’interno del progetto di formazione – di cui è anche insegnante – “Tra la via Emilia e il Sud” promosso da CEFA Onlus e Overseas e finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS). Il film è il risultato di un anno e mezzo di incontri, workshop e iniziative svoltesi con ragazzi dai 18 ai 26 anni in Valsamoggia, Spilamberto e Savignano sul Panaro (tra Bologna e Modena) aventi come temi centrali l’inclusione, l’uguaglianza, la lotta al razzismo, alla xenofobia, all’intolleranza e alla “paura del diverso”.
La guerra a Cuba, così, diviene un film che rappresenta e racconta il modo in cui questi argomenti e queste tematiche vengono vissuti e affrontati nel microcosmo di un piccolo centro, della provincia. In questo caso la Valsamoggia. In questo microcosmo, però, attraverso la figura di Viola, la giornalista senza scrupoli e affamata di notizie (vere o false non è un problema) che arriva da Milano si inserisce il macrocosmo, la città.
E in un momento in cui gli animi e la situazione generale sono già precari, privi di un riferimento forte e sicuro, dove tutti i diritti sembrano essere calpestati e non ascoltati ci vuole assai poco per degenerare. Ed è proprio ciò che accade. La donna, infatti, fa sì che, invece di far deporre le armi e placare gli animi, venga premuto il grilletto di una pistola già carica. Contro l’altro. Contro il prossimo. Quindi, anche contro se stessi. Gli abitanti di Valsamoggia, così, si scoprono completamente persi trovando persino sostegno e forza in un partito dell’estrema destra che non fa altro che aizzare l’odio verso “lo straniero” considerato la causa di tutti i mali.
In tal modo, Renato Giugliano con La guerra a Cuba non fa altro che raccontare uno spaccato della nostra storia attuale e della nostra quotidianità. Infatti, ahinoi, non passa giorno in cui non si sente dire o leggere, nei telegiornali e nei giornali, “prima noi”, “tutti qui arrivano”, “prima gli italiani”, e così via. Una rabbia e un’intolleranza che, giorno dopo giorno divengono sempre più profonde, malate e pericolose. Soprattutto in questo particolare momento che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria in cui tutto e tutti possono considerarsi, dai casi più estremi, “pericolosi” se non addirittura come dei “nemici”. Il regista è stato assai astuto e bravo nel traslare questa macrostoria in un territorio piccolo, circoscritto dove la sua eco diviene ancora più forte e chiara.
Renato Giuliano, così, è riuscito a confezionare un buon prodotto cinematografico sia per contenuti sia per forma attraverso una regia agile, chiara nonostante il racconto per flashback e i molteplici protagonisti. La guerra a Cuba è un perfetto film da cineforum, di quelli utili ad animare un dibattito, a porsi domande, a fare riflessioni e allo scambio di opinioni. Sarebbe un gran buon film da mostrare soprattutto ai ragazzi così da far comprendere loro, se ce ne fosse ancora bisogno, di come sia semplice innescare una bomba mediatica e relazionale, di quanto sia semplice far saltare un sistema. Qui non importa quanto grande o piccolo sia la “base”, il centro: l’ottusità e l’ignoranza ma anche la stupidità umana, come diceva bene Albert Einstein, non ha certamente confini. I danni che si procurano e si causano (più o meno volontariamente) possono essere irreparabili. E soprattutto, non esiste alcun diverso: semplicemente un altro da sé che altri non è se non un nostro riflesso della nostra esistenza. Con tutte le variabili possibili. Ma mai un nemico. Non quanto l’ignoranza, il razzismo, l’intolleranza possono esserlo per noi stessi.
È bene e doveroso sottolineare il coraggio di questo progetto. La guerra a Cuba, infatti, ha una distribuzione indipendente (Emera Film) puntando non solo a proiezioni all’interno del circuito nazionale ma anche al contatto diretto con i più giovani con cui instaurare un dialogo e un sincero scambio di opinioni e di riflessioni.
Voto 2,5/5
Scheda tecnica
Titolo originale: La guerra a Cuba
Regia: Renato Giugliano
Soggetto e Sceneggiatura: Mario Mucciarelli e Renato Giugliano
Cast: Younes El Bouzari, Marco Mussoni, Luigi Monfredini, Elisabetta Cavallotti, Lorenzo Carcasci, Ousman Jamanka, Laura Pizzirani, Antonio De Matteo, Annalisa Salis
Montaggio: Renato Giugliano
Musica: Giuseppe Tranquillino Minerva
Fotografia: Gianmarco Rossetti
Scenografia: Laura Soprani
Produzione: RLP FILM PRODUCTIONS in collaborazione con CEFA & OVERSEAS, Agenzia Italiana per la Cooperazione e lo Sviluppo (AICS).
Distribuzione: Emera Film
Paese: Italia
Anno: 2019
Durata: 101 minuti