La Rubrica online “Piazza Navona” è orgogliosa di presentarvi il docufilm I mille cancelli di Filippo di Adamo Antonacci. Un meraviglioso viaggio alla scoperta del mondo e della famiglia di Filippo Zoi, un giovane artista autodidatta con autismo. E non perdete l’Incontro con il regista!
La trama
Mi chiamo Filippo Zoi. Sono un bravi artista. Mi piace disegnare porte, cancelli, illustrare libri e disegnare fumetti.
Filippo Zoi
I mille cancelli di Filippo è un docufilm di Adamo Antonacci in cui si narra e si mostra (con estrema dolcezza e delicatezza) la vita e la quotidianità di Filippo Zoi, affetto da autismo, e della sua famiglia. Ma non solo. L’opera di Antonacci racconta con forza e vigore la volontà di questo ragazzo, di questo giovane adulto e di tutto il suo mondo. Un mondo fatto di colori, di disegni, fumetti, di un ambizioso progetto artistico dedicato alle streghe, di amici, di impegni, di incontri… è un universo speciale quello di Filippo Zoi ricco di porte e cancelli che si aprono e si chiudono, elencati con una precisione impeccabile. Questo docufilm è un vero e autentico raggio di sole che illumina l’anima e il carattere di un ragazzo autistico, il labirinto della sua esistenza fatto di colori, di illustrazioni, di arte. Di porte e cancelli che si aprono e chiudono come fossero nuovi sguardi alla vita, nuovi obiettivi da raggiungere e importanti passi avanti già conquistati.
Il trailer
Sul film
L’autismo viene definita una neurodiversità. Cioè, è un tipo di cervello che funziona alla grande e anche di emozioni che funzionano alla grande, un mondo emozionale molto forte, ma che ha un modo di procedere alternativo a quello dei cosiddetti “neurotipici”.
Enrico Zoi
Il 2 aprile 2022 in occasione della Giornata Mondiale dell’Autismo è stato presentato in anteprima nazionale al Cinema Teatro La Compagnia di Firenze il docufilm I mille cancelli di Filippo diretto dal regista fiorentino Adamo Antonacci. È bene dirlo immediatamente: l’opera di Antonacci merita di essere diffusa nelle scuole, nella più ampia distribuzione cinematografica, di essere ospitata nei festival, di essere diffusa e condivisa quanto più possibile. Si tratta di un docufilm che fa bene all’anima, al cuore e alla mente.
Adamo Antonacci, infatti, con estrema delicatezza e con un garbo senza pari entra pian piano nella vita e nella quotidianità non solo di Filippo, il protagonista affetto da autismo, ma anche della sua famiglia. È un prezioso racconto corale quello che realizza il regista fiorentino. Immagine dopo immagine si scopre sempre più di questo ragazzo dalla forte volontà e dalle intense emozioni che dedica tutto se stesso all’arte, alla realizzazione di vignette, di fumetti, di illustrazioni per libri e di un ambizioso progetto dedicato alle streghe composto da 2127 “fumetti”. Filippo è un fiume in piena di vita, di emozioni, di impegni… un ragazzo estremamente sensibile e che, attraverso l’espressione artistica dosata affinché non si trasforma in mania e, quindi, in qualcosa di controproducente per il suo percorso, dona tutto se stesso e il suo mondo all’Altro. A chiunque voglia coglierne la bellezza, la purezza e il senso. Allo stesso tempo, però, I mille cancelli di Filippo mostra anche le infinite difficoltà che ha dovuto e deve affrontare una famiglia con un figlio e un fratello autistico.
Così, i suoi genitori – Enrico Zoi e Raffaella Braghieri – e la dolcissima sorella Irene non fanno mistero dei momenti critici che hanno vissuto e che hanno dovuto affrontare. Tutti uniti. Facendosi forza l’un l’altro, con forza, coraggio ed estrema determinazione. Una lotta contro una malattia tanto forte quanto forte a l’amore provato e che si prova per Filippo. Inarrestabile nelle sue molteplici attività quotidiane utili a renderlo autonomo, responsabile, indipendente, cosciente delle proprie emozioni e azioni. A dimostrazione di questo, attraverso un secondo piano narrativo, sono inseriti nel docufilm filmati provenienti da trasmissioni televisive e radiofoniche cui Filippo ha preso parte soprattutto con suo padre Enrico dove ha accettato di raccontare se stesso e il suo impegno artistico nato e sviluppato da autodidatta. A questo si aggiungono filmati amatoriali girati negli anni dalla famiglia Zoi, clip di presentazioni di libri… una narrazione completa, un ritratto (è proprio il caso di dirlo!) che va ad affiancarsi a quello che Filippo durante lo scorrere dei minuti realizza all’interno del docufilm.
Quest’opera così diviene strumento di conoscenza, di educazione, di condivisione e di supporto per le tante famiglie che vivono questa stessa esperienza, le stesse difficoltà, le stesse emozioni trasformandosi in un dialogo, in un rapporto diretto con l’Altro. Perché non si è mai soli e non si è mai preparati. Ma l’amore e l’affetto di una famiglia possono moltissimo. Ed è esattamente questo che la famiglia Zoi vuole far vedere e raccontare… lasciando chiudere e aprire (in momenti ben precisi e limitati) i mille cancelli di Filippo.
È fortissimo il messaggio de I mille cancelli di Filippo. È potentissimo e merita di arrivare quanto più lontano possibile. Non è un caso che questo docufilm abbia ricevuto numerosissimi premi e riconoscimenti: Sicily Art Cinema Festival, LENS FAME INTERNATIONAL FILM FESTIVAL (India); le menzioni d’onore al International Cilento Film Festival e al Festival mensile internazionale del cinema d’arte di Atene; selezionato al Salento International Film Festival, al Global Health Film Festival, al BIMIFF Brazil International Monthly Independent Film Festival, solo per citarne alcuni.
E forte è questo messaggio grazie a tutti coloro che ne hanno permesso la realizzazione: familiari, amici, colleghi, medici, psicoterapeuti… e in particolar modo il cantante Elio (de Le storie tese) che ben conosce la tematica dell’autismo e l’attore Alessandro Benvenuti. Entrambi, infatti, hanno prestato il proprio volto, la propria voce affinché un pregiudizio o la paura o l’ignoranza (nel senso più nobile del termine) non ci distacchino dal concetto di “inclusione”, inteso come coinvolgimento, abbraccio, unione… perché nessuno deve essere lasciato solo, tutti hanno diritto a una vita autonoma, indipendente, colorata. Proprio come i disegni di Filippo che strabordano di innocenza, di intensità, di idee, di voglia di vivere e di fare. Di forza. Così contagiosa e così potente da abbattere e oltrepassare qualsiasi cancello si trovi sul suo cammino.
Voto 4,5/5
Incontro con Adamo Antonacci
Quando e come ha scoperto la sua passione per il cinema?
Il cinema per me ha sempre avuto un’attrattiva incredibile sin da piccolissimo. Soprattutto la sala cinematografica: niente era (ed è) in grado di farmi sognare con la stessa forza. Credo di essermi innamorato definitivamente del cinema, quando mio fratello maggiore mi portò a nove anni a vedere Il cavaliere pallido di Clint Eastwood all’Odeon di Firenze, (forse una delle sale più belle d’Italia). Ricordo il senso di meraviglia e di grandezza che mi suscitò lo schermo, nonostante la pellicola fosse un po’ complicata per un ragazzino di quell’età. Quando uscii dalla sala respirai a pieni polmoni l’aria di Firenze sentendomi un eroe del vecchio West… Ecco, il cinema aveva su di me la capacità di catapultarmi in un altrove talmente avvincente, da farmi dimenticare me stesso, il mio essere così insignificante rispetto al mondo, al futuro…
Lei è scrittore, poeta, regista… in quale “ruolo” sente di essere più a suo agio? E perché?
Non è semplice rispondere a questa domanda… Insieme all’amore per il cinema ho sviluppato un’affinità per la poesia che non mi ha mai abbandonato. A undici anni i miei genitori mi regalarono l’Antologia di Spoon River perché avevo iniziato a scrivere qualche piccola poesia… Lo fecero per spingermi a continuare nonostante quel libro per me fosse davvero troppo ostico e triste. Comunque sia, per rispondere alla sua domanda, credo di sentirmi prima di tutto poeta – e lo dico con tutta l’umiltà possibile. Non tanto perché mi senta in grado di scrivere belle poesie, tutt’altro. Piuttosto la poesia è sempre stata la lente che mi ha permesso di guardare il mondo oltre la superficie. Il verso è un modo magico di trasformare la realtà in musica, in mistero, in abisso. Così, quando scrivo sceneggiature o realizzo opere cinematografiche, cerco sempre di farlo con la lente poetica in mente. Per questo mi sento prima di tutto un poeta, per quanto umile.
Come è nato il progetto cinematografico di I mille cancelli di Filippo?
L’idea di realizzare un documentario su Filippo e sulla sua famiglia è venuta al produttore Sandro Salaorni qualche anno fa. Era rimasto colpito dal rapporto che legava Enrico Zoi, padre di Filippo, al figlio. Infatti in quel periodo stavano presentando un paio di libri scritti dal padre e illustrati dal figlio. Così il produttore mi chiese di scrivere una sceneggiatura e di realizzare il documentario, dato che era rimasto affascinato da una mostra fotografica intitolata Divine Creature che avevo realizzato nel 2016 insieme a un gruppo di ragazzi disabili.
In che modo ha scelto e deciso di impostare il lavoro senza alterare la quotidianità anche artistica di Filippo?
La prima scelta è stata quella di creare una troupe ridottissima così da non alterare gli equilibri familiari e artistici di Filippo. Un fotografo e un’operatrice e, talvolta, un tecnico del suono. Questo ci ha permesso di mantenere un’atmosfera familiare sia con Filippo che con i suoi genitori. Soprattutto ha permesso a Filippo di essere se stesso e di portare avanti tutte le sue numerosissime attività senza sforzo alcuno.
A cosa è dovuta la scelta del titolo di questo documentario?
Il titolo I mille cancelli di Filippo nasce dal fatto che Pippo ha una passione sfrenata per porte e cancelli. Ricorda tutte le porte e tutti i cancelli che ha visto, tanto da sentire l’urgenza di elencarli alla mamma e al babbo. Queste liste di porte e cancelli possono durare anche svariate ore! Fu proprio durante le riprese di uno dei suoi interminabili elenchi che mi venne in mente il titolo. Pensai che sarebbe stato adatto per il documentario, perché riesce a sintetizzare l’amore per porte e cancelli e, allo stesso tempo, ha un che di poetico, di fiabesco.
Dall’idea alla realizzazione del progetto: qual è stata la fase più complessa da tradurre in immagini?
La mia idea era quella di raccogliere più materiale possibile su Pippo per poi cucirlo insieme con un montaggio fatto di giustapposizioni di immagini e di scene. Con un lavoro di addizione ero sicuro che alla fine lo spettatore avrebbe avuto un quadro chiaro non solo della vita di Filippo, ma anche e soprattutto dell’autismo e delle difficoltà ad esso legate. La parte quindi più complicata del processo creativo è stata per questo il montaggio: non è facile infatti giustapporre le scene in modo tale da ricostruire un ritratto fedele di un ragazzo autistico e allo stesso tempo non annoiare lo spettatore. Per questo io e il produttore Sandro Salaorni abbiamo impiegato più di un mese per montare il documentario.
In che modo è riuscito ad avvicinarsi e ad entrare nel mondo del protagonista del suo documentario?
Questa è una domanda che mi hanno posto più volte e la risposta è sempre la stessa: è Pippo ad entrare nella vita di chi incontra, perché è un ragazzo non solo dotato di grande carisma, ma anche di capacità sociali fuori dal comune! E questo sarebbe incredibile persino per un ragazzo non autistico, figuriamoci per lui. Appena incontra una persona, dopo le domande di rito su porte e cancelli, cerca subito di parlare delle opere pittoriche che sta realizzando o che ha appena realizzato, del suo amore per l’Argentario e la mitica amaca, la Madonnina bianca, il mare. Per non parlare dell’amore per il cibo che lo rende ancora più simpatico. Insomma, è lui a avvolgere l’interlocutore e non viceversa, quindi scivolare nel suo mondo è semplicissimo, automatico e meraviglioso allo stesso tempo.
Ne I mille cancelli di Filippo vi è anche la partecipazione di Elio de Le storie tese e dell’attore Alessandro Benvenuti. Può raccontarci qualcosa di più di queste collaborazioni?
Si tratta davvero non solo di due grandi artisti ma anche di persone profondissime e piene di umanità. Alessandro Benvenuti, come forse sa, negli anni ’90 ha realizzato un film che in qualche modo parla di autismo – anche se più in modo intuitivo che razionale – intitolato Ivo il tardivo. Così, tramite Enrico Zoi, che è il suo biografo ufficiale, gli ho chiesto di rilasciare un’intervista incentrata sull’arte e sull’autismo. Benvenuti ha accettato regalandoci un’intervista di una bellezza disarmante. Piena di luce. Per quanto riguarda Elio invece, dato che il nostro fonico Andrea Pellegrini è un suo caro amico (oltre che tecnico del suono) gli abbiamo chiesto di mostrargli il trailer del documentario, sapendo che anche lui ha un figlio autistico. Ebbene, a Elio il trailer è piaciuto talmente tanto da prometterci il suo aiuto… Noi ne abbiamo subito approfittato chiedendogli di cantare la canzone dei titoli di coda e lui, buono com’è, ha subito accettato!
I mille cancelli di Filippo ha partecipato a moltissimi festival ricevendo altrettanti meritatissimi riconoscimenti. Per lei e anche per la famiglia di Filippo cosa ha significato tale apprezzamento?
Sapere che il proprio lavoro riscuote consensi un po’ in tutti i festival del mondo fa un piacere infinito! Quasi ogni giorno il produttore ci chiama per avvertirci di un nuovo premio o riconoscimento e questo non può che riempirci di gioia. Per la famiglia Zoi rappresenta una soddisfazione ancora più alta: sapere che il loro vissuto, il loro dolore e la loro esperienza in questo momento sono d’aiuto per centinaia di altre famiglie che stanno vivendo storie simili alla loro, rappresenta una immensa gratificazione per gli sforzi profusi.
È prevista la visione de I mille cancelli di Filippo in collaborazione con le scuole?
Non solo è prevista, ma sono già state fatte svariate proiezioni in diverse scuole. L’ultima si è svolta pochi giorni fa alla Scuola Granacci di Bagno a Ripoli… ha riscosso talmente tanto successo che hanno scritto un articolo su La Nazione! Comunque sia, parlare di autismo è importante e farlo con i giovani ancora di più. Sono loro il futuro e riuscire a sensibilizzarli è un fatto assolutamente necessario. Credo anzi che andrebbero organizzati molti più eventi legati al mondo della disabilità in generale, magari coinvolgendo le famiglie che molto spesso rischiano di rimanere isolate.
Secondo lei, il cinema e l’arte in generale, quanto possono essere di aiuto per sensibilizzare e diffondere un messaggio di condivisione e di supporto per tematiche così delicate senza mai far sentire sole le famiglie?
È molto difficile rispondere a questa domanda… Temo che la stragrande maggioranza delle famiglie con al loro interno un figlio o un familiare disabile, rischino la solitudine e l’isolamento. L’arte e il cinema possono fare tantissimo, ma poi sono necessarie le istituzioni, la politica, la scuola. È una rete immensa che deve continuamente attivarsi rimanendo vigile e sensibile. Le cose stanno comunque cambiando e, secondo me, in meglio. Forse quello della disabilità è l’unico fronte verso il quale l’essere umano sta dimostrando una capacità evolutiva…
Cosa le ha insegnato e cosa le ha lasciato l’incontro con Filippo Zoi e la realizzazione di questo documentario?
Pippo mi ha donato tanto, tantissimo. Filippo, Raffaella, Irene e Enrico (così come il produttore Sandro Salaorni!) mi hanno dato molto di più di quanto sarò mai in grado di restituire. Parafrasando il professor Keating de L’attimo fuggente, realizzando il documentario I mille cancelli di Filippo, mi hanno permesso di contribuire con un piccolo verso al potente spettacolo della vita.
Quali sono i suoi prossimi progetti professionali?
Il prossimo progetto è molto affine a Divine Creature, la mostra fotografica incentrata sulla disabilità e l’arte sacra di cui le parlavo. In questo caso vorrei realizzare cinque Madonne con Bambino. Il mio desiderio sarebbe di spingere ancora più avanti l’idea di Divine Creature: non solo portare al centro della vita artistica, sociale e sacra ragazzi disabili, ma anche quello di superare il dolore stesso dei genitori che hanno da poco avuto un figlio disabile, coinvolgendoli nella realizzazione di una nuova mostra fotografica che andrà a integrarsi con Divine Creature, arricchendola così di un tassello fondamentale. E come per la mostra precedente anche in questo caso chiederò il coinvolgimento delle madri dei piccoli bambini. Non sarà facile, ma mi auguro di riuscirci…
Scheda tecnica
Titolo originale: I mille cancelli di Filippo
Genere: Documentario, Biografico
Regista: Adamo Antonacci
Soggetto e Sceneggiatura: Adamo Antonacci, Alessandro Salaorni
Cast: Filippo Zoi, Raffaella Braghieri, Enrico Zoi, Irene Zoi, Teresa De Carlo, Patrizio Batistini, Waldo Barbieri, Andrea Falzetti, Davide Barzi
Con la partecipazione di: Elio (Le storie tese), Alessandro Benvenuti, Elisangelica Ceccarelli, Michele Coppini, Mirko Dormentoni, Alice Favilli, Lorenzo Fazzi, Annalisa Maggi, Massimo Modula, Raffaele Palumbo, Anna Sarfatti, Andrea Tirinnanzi
Montaggio: Adamo Antonacci, Alessandro Salaorni
Fotografia: Elena Elisabetta D’Anna Olivares
Produzione: Larione10
Musica: Carlo Chiarotti
Paese: Italia
Durata: 73′