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“LameLapis”, Oscar Turco e Paolo Di Nozzi all’Atelier Quattro Fontane

La Rubrica online “Piazza Navona” vi presenta la mostra LameLapis, personale doppia di Oscar Turco e Paolo Di Nozzi che inaugura il progetto Atelier Quattro Fontane di Roberto Gramiccia. Dal 15 al 29 giugno 2023 a Roma, in Via delle Quattro Fontane 148.

Oscar Turco, senza titolo, matita su carta, 50×70, Courtesy of Stefano Compagnucci

Con la mostra dal titolo LameLapis, personale doppia di Oscar Turco e Paolo Di Nozzi, si inaugura il progetto Atelier Quattro Fontane di Roberto Gramiccia, sostenuto e reso possibile da Stefano Compagnucci, il quale trasformerà periodicamente il suo atelier, situato davanti alla Galleria Nazionale di Arte Antica a Palazzo Barberini, in un luogo di ricerca, accoglienza e promozione di eventi espositivi e di confronto che, sotto la direzione di Roberto Gramiccia, saranno tesi ad aprire una discussione critica sugli attuali assetti dell’arte post-contemporanea. L’iniziativa prende le mosse dalla constatazione della crisi che attraversa non solo l’arte ma la cultura nel suo complesso. Crisi che ritrova nelle deformazioni prodotte dall’attuale industria culturale, di cui il sistema dell’arte è un’articolazione, le sue ragioni di fondo. Queste ultime sono esplicitate e riassunte nel doppio decalogo che sarà pubblicato nel catalogo che accompagnerà la mostra.

Paolo Di Nozzi, Grand Prix, acciaio verniciato e cemento, 80x52x35, Courtesy of Stefano Compagnucci

Dal testo della mostra in catalogo: LameLapis non è il nome di una divinità mitologica, di una categoria esoterica o di una marca di lamette da barba. È, invece, molto più semplicemente, il titolo di una mostra che prende origine dall’accostamento di due parole: lame e lapis. Due parole semplici e foneticamente affini, che sintetizzano efficacemente il fare dei due artisti che oggi con la loro personale “doppia” inaugurano il progetto da noi battezzato Atelier Quattro Fontane. Ma andiamo con ordine. Anzitutto i due artisti sono Oscar Turco e Paolo Di Nozzi. Il primo, noto e stimato a Roma e in Italia, per la sua apprezzatissima e pluridecennale ricerca visiva, prevalentemente realizzata su superfici bidimensionali; il secondo uno scultore-scultore che, come lo scrittore Gesualdo Bufalino, ha iniziato tardi la sua carriera di artista plastico, bruciando le tappe di un percorso che appare oggi giunto a piena e precoce maturazione. I lavori che oggi Oscar Turco propone sono tutti realizzati a grafite, ottenuti dunque con l’uso di una semplice matita: un lapis appunto. Quelli di Paolo Di Nozzi, invece, nascono dallo sforzo plastico di trovare forme acconce a delle semplici molle di acciaio di recupero, taglienti quindi e molto simili a lame. Una volta chiarito il razionale del titolo, solo apparentemente bizzarro, sarà opportuno, per dare un’idea delle suggestioni evocate dalla mostra far riferimento alla forza plastica delle lame di acciaio di Di Nozzi mentre dialogano con la delicatezza estrema del tratto e dell’esito formale delle immagini rarefatte di Turco che, nel teatro di un’unica enigmatica e simbolica stanza, ci racconta gli stati d’animo vissuti durante l’incubo della pandemia.

Le mostre che si succederanno nell’Atelier Quattro Fontane avranno, più o meno, una cadenza bimestrale. Saranno di breve ma non brevissima durata e saranno concepite come i capitoli di un’unica narrazione, interessata a fare della ricerca della qualità, a prescindere dagli stili e dai linguaggi, il suo esclusivo interesse.

MOSTRA
15—29 / 06 / 2023
martedì / domenica, dalle 17:00 alle 20:00
Via delle Quattro Fontane 148, Roma

Intervista a Roberto Gramiccia

Lo scrittore Roberto Gramiccia

Come nascono il progetto Atelier Quattro Fontane e la collaborazione con Stefano Compagnucci?

L’incontro con Stefano Compagnucci, espertissimo fotografo professionista e artista di talento, rappresenta il presupposto stesso del progetto. Ci siamo subito intesi sui modi e sui contenuti di una riflessione sulla scarsità, oggi, nella città di Roma, di luoghi pensati per una ricerca libera e indipendente, critica rispetto ai canoni dell’ovvio che caratterizzano l’arte post-contemporanea. Un ovvio che rivela la dittatura del mercato e la falsa coscienza del sistema dell’arte. Questa intesa si è concretizzata nella disponibilità di Stefano a mettere a disposizione il suo atelier come sede delle nostre future iniziative.

 Lamelapis è la mostra inaugurale dell’Atelier Quattro Fontane: a cosa è dovuta tale scelta? Cosa l’ha spinta a dar vita a questa esposizione?

LameLapis è una personale doppia di due artisti particolarmente capaci: Oscar Turco e Paolo Di Nozzi. Il primo presenta delle carte di particolare raffinatezza ispirate al concetto di fragilità e al ricordo ancora opprimente dell’angoscia per la pandemia da Covid. Il secondo una selezione di sculture realizzate con semplici molle metalliche di recupero, magistralmente “piegate” a percorrere nello spazio volute imprevedibili e sfidanti. La scelta è fondata sul riconoscimento della qualità espressa da questi due artisti e dall’alchemico risultato che scaturisce dall’accostamento dei loro lavori. Questa esposizione nasce dalla scelta di iniziare nel migliore dei modi una serie di mostre, prevalentemente ma non esclusivamente dialoghi fra due artisti/e, diverse fra di loro, ma unite dalla dimostrazione della volontà di ricercare la qualità, il valore, l’autenticità. Cosa per niente scontata in un tempo in cui sembra che qualsiasi cosa possa essere un’opera d’arte, a condizione che sia ufficializzata e certificata dal sistema dell’arte.

In che modo è possibile esporre negli spazi dell’Atelier Quattro Fontane?

La direzione artistica dello spazio della quale avrò la responsabilità, se la nostra esperienza troverà riscontro, avrà l’onere e l’onore di scegliere indirizzi e proposte. Naturalmente facendo sintesi rispetto alle produttive sollecitazioni che un numero molto nutrito di artisti non fanno mancare a questa un po’ spericolata esperienza. Le mostre, che saranno autoprodotte, e la discussione che in varie forme si aprirà attorno ad esse hanno l’ambizione di configurare nel tempo un esempio virtuoso, libero, indipendente e un po’ sgarbato rispetto agli stereotipi dominanti.

Secondo lei, per gli artisti, l’arte e la cultura più in generale: quanto è importante – soprattutto in questo delicato momento storico in cui la tecnologia regna sovrana – poter disporre di spazi di condivisione e aggregazione come l’Atelier Quattro Fontane?

La diade ipermercato-ipertecnologia ha già prodotto danni impressionanti, desertificando il panorama artistico. Queste iniziative aspirano a mantenere aperta la pratica di un’arte che coniughi la massima libertà espressiva e linguistica con un’investigazione sulla realtà (non parliamo di realismo) che esprima il valore dell’opera d’arte. Il concetto di fragilità, intesa come primum movens di qualsiasi ricerca (riscatto) sarà centrale in questa esperienza.

Quali sono gli obiettivi e i prossimi progetti culturali e artistici dell’Atelier Quattro Fontane?

Sugli obiettivi mi pare di aver detto abbastanza. Sui progetti, ribadisco e preciso la volontà di proporre, con ritmo tendenzialmente bimestrale, eventi espositivi che sperimentino i linguaggi e le modalità espressive più varie, a condizione che siano portatori dei requisiti che ho già riferito. Saranno autoprodotti inoltre cataloghi e documentazione scritta che accompagneranno ogni evento. Ci saranno discussioni, presentazioni di libri e brindisi che seguiranno la logica di coniugare il piacere e la libera ricerca, il libero pensiero (Giordano Bruno sarò il nostro nume tutelare).

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