La Rubrica online “Piazza Navona” vi propone due appuntamenti con il cinema indipendente del regista statunitense Jim Jarmusch. Iniziamo con il film cult “Daunbailò” che, dopo oltre vent’anni, il 6 agosto 2020 torna in sala, distribuito da Movies Inspired, in versione restaurata.
La trama
New Orleans. Zack, un dj squattrinato e truffatore; Jack, un protettore che si crede molto più astuto di quanto non sia e Roberto, un vivace e loquace turista italiano si ritrovano a condividere la stessa cella. I primi due sono stati incastrati da amicizie malavitose mentre l’ultimo è accusato di omicidio. Dopo la diffidenza iniziale, dovuta anche al maccheronico inglese di Roberto, i tre uniscono le proprie forze per un intento comune: evadere dal carcere! Fuggono e si perdono in una palude mettendo a dura prova i propri nervi, la fame e la convivenza. Solo Roberto con il suo ottimismo e il forte spirito di adattamento sembra riuscire a mantenere un minimo di equilibrio nel gruppo. Camminando camminando, però, gli evasi trovano una casa nel bosco. Qui vive Nicoletta, italiana anche lei, e Roberto subito se ne innamora perdutamente. Zack e Jack, però, devono partire e prendere ognuno la propria strada…
Il trailer
Sul film
Daunbailò è il film che Jim Jarmusch realizza nel 1986 e per il quale viene candidato alla Palma d’Oro al Festival di Cannes. A distanza di quasi trentacinque anni Daunbailò, considerato da molti un film cult degli anni Ottanta, il 6 agosto 2020 torna sul grande schermo distribuito da Movies Inspired in versione restaurata.
Daunbailò – che Jim Jarmusch dedica all’attrice Pascale Ogier e al critico cinematografico e sceneggiatore Enzo Ungari scomparsi rispettivamente nel 1984 e nel 1985 – è da considerarsi, forse, tra i film più poetici e malinconici del regista statunitense. È una commedia divertente ma anche drammatica, se possiamo accostare questi due opposti. È un inno alla libertà, alla voglia di vivere. I protagonisti, in fondo, non sono cattivi: come dice Roberto, sono tre “bambacioni” ovvero creduloni, fessacchiotti, decisamente molto più deboli, raggirabili e fragili di quanto non sembri. Il trio composto da Roberto Benigni (cui si rende omaggio anche nel titolo italiano del film riprendendo il suo inglese maccheronico), Tom Waits e John Lurie (leader dei Lounge Lizards che ha curato anche la colonna sonora) è assolutamente azzeccato. Ci si dimentica pure dell’inglese strampalato di Benigni. I tre protagonisti, infatti, sono perfettamente amalgamati tra loro tanto che la lingua stessa, la loro comunicazione verbale – seppur minima ed essenziale – passa in secondo piano. Sono i fatti, i gesti, gli sguardi, le azioni a parlare.
E, forse, anche con più incisione e credibilità della lingua parlata. Niente e nessuno può scalfire questa armonia, nemmeno la presenza dell’unico elemento femminile del film rappresentato da Nicoletta Braschi. Quest’ultima, infatti, per quanto tenti (anche se con discrezione) di mettersi alla pari dei tre attori fallisce nel suo intento. Anzi, se non fosse per l’esuberanza, il trasporto e la vivacità di Roberto Benigni noi spettatori faremmo persino fatica ad inserirla nella vicenda. Potremmo quasi dire che il suo ruolo esiste perché Benigni lo fa esistere riflettendone la sua “luce”.
Come dicevamo, non c’è anello debole che possa scalfire la forza e la simpatia del trio protagonista pur trattandosi di uomini non proprio raccomandabili ma che Jarmusch fa diventare umani, spaventati, affamati e finalmente pronti a prendere la loro (giusta? Onesta?) strada.
Per raccontare tutto questo Jim Jarmusch ricorre a un bellissimo bianco e nero donando – anche visivamente – l’essenziale. Infatti, in Daunbailò non ci sono ampi e complessi movimenti di macchina. Tutto – diegetica e tecnicismo – è (apparentemente) semplice e, forse, ancor più difficile da realizzare. Ed è proprio da questa complessa semplicità che il film comunica allo spettatore quel senso di dolce malinconia, di nostalgia di un possibile che non è ancora mai stato, di dolcezza… soprattutto quella di Roberto, ingenuo come un bambino persino quando confessa di aver ucciso un uomo con la palla da biliardo numero otto o quando esprime tutto il suo amore per Nicoletta. Così, Daubailò non è un film sulla giustizia, non vuole suscitare giudizi o condannare i suoi protagonisti. È un film che ricorda le poetiche e le morali tanto care a Buster Keaton e a Charlie Chaplin. E proprio a quest’ultimo Jim Jarmusch sembra pensare nella costruzione della scena finale.
Più precisamente sembra strizzare l’occhio – con le dovute differenze e proporzioni – al finale di Tempi moderni (1940): qui Chaplin e Paulette Goddard camminano sottobraccio verso il domani mentre Zack e Jack, ognuno per proprio conto, intraprendono (anch’essi ripresi di spalle) il proprio cammino verso la loro (nuova?) vita e il loro futuro… Con una sola differenza: Chaplin ha l’umiltà e l’intelligenza di inciampare già nei suoi primi passi mentre i due uomini di Jamusch si salutano con un cenno della mano e cominciano il loro viaggio sicuri e ancora alquanto spavaldi… Tempi (moderni) che cambiano?
Voto 3/5
Scheda tecnica
Titolo originale: Down By Law
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Jim Jarmusch
Cast: Roberto Benigni, Tom Waits, John Lurie, Nicoletta Braschi, Ellen Barkin, Billie Neal, Rockets Redglare, Vernel Bagneris, Timothea, L.C. Drane, Joy N. Houck Jr., Carrie Lindsoe, Ralph Joseph, Adam Cohen, Alan Kleinberg, Archie Sampier, David Dahlgren, Alex Miller, Eliott Keener, Jay Hilliard, Richard Boes, Dave Petitjean
Montaggio: Melody London
Fotografia: Robby Müller
Musica: John Lurie, Tom Waits
Distribuzione: Movies Inspired
Produzione: Alan Kleinberg Per Black Snake, Grokernberger Film Production, Island Pictures
Paese: Stati Uniti d’America
Anno: 1986
Genere: Commedia
Uscita: 6 agosto 2020
Data prima uscita: 20 settembre 1986 (Stati Uniti d’America)
Durata: 104 minuti (bianco e nero)