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Letto per voi… “I mille Abruzzi. Gente felice, triste e incazzata nella regione forte, gentile e martoriata di Umberto Braccili

“I mille Abruzzi” di Umberto Braccili (Ricerche&Redazioni)

Umberto Braccili racconta, con amarezza, verità e pungente ironia le storie della sua terra d’Abruzzo ferita, piegata ma forte della sua dignità e della sua voce indomita e limpida.

La trama

Abruzzo. Post 6 aprile 2009. Ormai da tempo sono passate e si sono ripetute le 3.32 di quella drammatica notte. Ma l’eco di quelle beffarde e sardoniche risate su una tragedia (forse… in parte) annunciata ancora si fa sentire. E non si dimentica.

Ed è partendo da questo doloroso squarcio fatto dalla terra alla terra e alle vite di centinaia di persone che il giornalista Umberto Braccili inizia il suo viaggio. Anzi, i suoi viaggi. Il giornalista, infatti, compie un duplice cammino: l’uno attraverso le città e i paesi dell’Abruzzo, l’altro attraverso i racconti della gente che ha vissuto e abita questi luoghi. Così, il giornalista raccoglie nel suo libro I mille Abruzzi, suddiviso in sei parti (“Lo dico al Tg”, “Gli invisibili”, “Gente d’Abruzzo”, “Supereroi”, “Paese me” e “Gli insegnamenti”), i mille volti e i mille racconti che animano e fanno vivere la terra d’Abruzzo. Tra le storie raccontate ci sono donne maltrattate, insegnanti disabili pronte a lottare per ottenere l’idoneo e adeguato posto di lavoro, ciabattini, madri e padri di famiglia i cui figli sono ormai lontani o pronti a partire alla conquista di una vita migliore, ciechi che l’ignoranza altrui lascia al buio ancora più oscuro dell’indifferenza, sportivi che all’estero conquistano medaglie ma il cui cuore batte per le proprie origini…

"I mille Abruzzi" di Umberto Braccili (Ricerche&Redazioni)
“I mille Abruzzi” di Umberto Braccili (Ricerche&Redazioni)

Tantissime sono le storie che Umberto Braccili ha raccolto nel suo libro I mille Abruzzi dove semplicemente ma altrettanto appassionatamente traspaiono l’amore per la propria e il forte, fortissimo desiderio di far conoscere tradizioni, paesi tra loro diversissimi ma i cui abitanti sono animati dalla medesima forza: non arrendersi mai. Con rabbia, con fiducia, con speranza anche con amarezza e disillusione. L’imperativo è vietato arrendersi!

 Il libro

Umberto Braccili, noto giornalista Rai della Regione Abruzzo, successivamente al terremoto dell’aprile 2009, inizia a lavorare a I mille Abruzzi. E lo fa con passione, con devozione. È animato da quello spirito tipico di un buon giornalista: desideroso di raccontare la realtà circostante in modo semplice, rapido, veloce. Persino con un tocco di sana e caustica ironia. In fondo, si dice che quest’ultima sia una delle armi più forti e più sottili per chi sa usarla. E il giornalista la utilizza alla perfezione esclusivamente là dove necessaria per assestare meglio qualche (doveroso) colpo a chi sa capire e intendere. Inoltre, l’Autore ha il merito di aver saputo incastonare così tanti racconti in perfetto accordo tra loro seppur suddivisi – ma non divisi – nelle sei parti già citate. Questo è un certamente un punto di valore per il volume cui si aggiunge la capacità (il mestiere) di saper raccontare in modo semplice, didascalico ma essenziale, vite, fatti, cronache, lutti, illusioni, vittorie, speranze di un popolo ferito. E sempre con un sorriso – più o meno lieve – sulle labbra. Di scherno? Di rabbia? Di illusione? Di soddisfazione? Questo è il lettore a scoprirlo e lo stesso lettore si ritroverà con quel sorriso sul volto.

Ricerche&Redazioni
Ricerche&Redazioni

Umberto Braccili è bravissimo nell’aiutarci a scoprire a immaginare, a incontrare i volti di ciascuna persona da lui intervistata e conosciuta. L’Autore, infatti, ci fa dono di importanti storie di vita bloccate nel tempo come fossero ciascuna un fotogramma che, lette una dopo l’altra, srotolano la storia di una vita. Della Vita. Con semplicità. Con amore. Perché questo è il mestiere artigianale di un giornalista e di uno scrittore. Perché questo è il cuore dell’uomo.

Umberto Braccili
Umberto Braccili

Incontro con l’Autore

Umberto Braccili nativo di Roseto degli Abruzzi (in provincia di Teramo) è giornalista Rai del TgR Abruzzo e noto scrittore. Tra i suoi volumi editati oltre a I mille Abruzzi (Ricerche&Redazioni) ricordiamo Lo dico al Tg del 2013 (Ricerche&Redazioni) e ha curato il volume Macerie dentro e fuori del 2011 dove sono raccolte testimonianze e racconti dei famigliari delle vittime del terremoto de L’Aquila del 2009.

Una vita dedicata al giornalismo e alla scrittura. Ed è un onore oltre ad essere un grande piacere, intervistare così amichevolmente chi ha dedicato – e dedica – la propria esistenza al racconto e all’informazione. Cerchiamo di conoscere meglio Umberto Braccili e la sua attività di scrittore e giornalista.

 Come è nata la tua passione per il giornalismo?

Mio padre era giornalista pubblicista, responsabile a Giulianova dei centri servizi culturali, più scrittore, ha scritto 50 libri sull’Abruzzo, che giornalista. Mi ha regalato con la sua educazione insieme alla mamma, l’amore per il più debole, la protesta davanti ad una ingiustizia e allora, lui non voleva che facessi il giornalista, quando ho dovuto decidere se da biologo il mio futuro era quello di convincere i medici ad acquistare una medicina o conoscere la vita attraverso questo mestiere, io ho scelto il giornalista. Sono seguite tante esperienze tra giornali, agenzia ansa, radio e tv poi , dopo 9 anni di precariato sono stato assunto alla Rai, un’azienda dove ritengo che, se si vuole, si può fare giornalismo di qualità e indipendente. Basta non correre dietro alla politica.

Cosa ti ha spinto a raccontare le storie di questo “viaggio non programmato”, come lo hai definito, del tuo libro I Mille Abruzzi?

Questo è il mio terzo libro ma per favore non chiamarmi scrittore, non lo sono. Sono solo un “Cantastorie” che ha forse la fortuna di avere sempre orecchie e occhi attivi per catturare quello che per mestiere racconto. Sono uno di quelli che se non vedo mi rifiuto di fare un “ pezzo” contro l’ormai cosa normale del “copia e incolla” molto in voga oggi.

Umberto Braccili e "I mille Abruzzi" (Ricerche&Redazioni)
Umberto Braccili e “I mille Abruzzi” (Ricerche&Redazioni)

Ne I Mille Abruzzi che hai suddiviso in sei parti (ovvero “Lo dico al Tg”, “Gli invisibili”, “Gente d’Abruzzo”, “Supereroi”, “Paese me” e “Gli insegnamenti”) racconti l’amore per la tua terra e la tragedia che ha segnato l’Abruzzo soprattutto a seguito del terremoto del 6 aprile 2009. Cosa rappresenta per te il luogo cui appartieni e come hai vissuto la tragedia avvenuta alle 3.32 di quel tragico mattino di aprile?

Nel libro c’è un ampio richiamo a quella drammatica notte. Sull’argomento ho scritto la mia prima esperienza da autore. 2010 ,“Macerie dentro e fuori” che è servito a finanziare gli avvocati per i processi dove si ricordavano 14 universitari morti sotto quei condomini “costruiti con il burro”. Un figlio morto sotto il terremoto costa, anche da morto, e allora io ho rinunciato ai miei compensi, le vendite sono andate molto bene, per far emergere, i troppi errori nel sisma del 2009. Gli imputati sono comunque stati tutti assolti. Insomma, secondo la giustizia, l’unico colpevole è stato il terremoto. Da cinque anni con gli incassi del libro, insieme all’associazione Avus 2009, consegniamo 3000 euro ad un giovane ingegnere o geologo che pubblica la migliore tesi sulla prevenzione sismica. I giovani professionisti di oggi non devono cadere nel mostro chiamato “Dio Quattrino”.

Come sei riuscito a raccogliere tutto il materiale e le storie raccolte ne I Mille Abruzzi? In che modo hai scelto i racconti da inserire nel volume?

Come hai già sottolineato il libro è diviso in sei capitoli. Parto dalle denunce che raccolgo tra la gente e che porto in tv. Ci sono anche gli invisibili. Poveri con “giacca e cravatta” ma anche prostitute, donne picchiate da compagni o mariti ma anche chi è completamente sola al mondo con un figlio autistico. Non vuole la pensione quella donna, vuole che la società si accorga di lei e di suo figlio. Il libro poi racconta di gente comune che compie gesti semplici ma importanti. Poi ci sono “i supereroi”. Descrivo persone, per me, eccezionali alle quali affiderei l’incarico di Sindaco o di parlamentare ma la politica ha sempre paura di gente che vuole cambiare in meglio quello che è attorno. Poi ho messo nel libro un capitolo “originale”. Ho lanciato da Facebook una proposta: “raccontatemi di insegnamenti regalati dai vostri genitori, nonni, zii che hanno formato la vostra etica e che riuscite o non a trasmettere ai vostri figli”.  E’ un capitolo dove io non ho messo una virgola. Venti storie delicate e belle.

Nel tuo interessantissimo libro si scoprono e si raccontano terre, territori, vite, speranze, lotte, voglia di vivere di quella Italia che non ha alcuna intenzione di arrendersi. Di quelle donne e di quegli uomini pronti a darsi da fare, a ricrearsi e a non farsi fermare da niente e da nessuno. Tra i tanti volti cui sei riuscito a dar voce e colore quale, se posso chiedere, ti ha maggiormente colpito e segnato (professionalmente e umanamente)?

Tutte persone belle ma mi sforzo di rispondere alla tua domanda. C’è un mio collega che nel terremoto de L’Aquila ha perso il padre e i suoi due figli. Ho sempre pensato che lui, forse unico al mondo, non ha avuto lacrime per il papà. I figli non possono morire prima dei genitori. Se un papà muore lo “Zanichelli” definisce “vedova” la moglie e “orfani “ i figli. Nemmeno lo Zanichelli ha un termine per definire come si chiama un padre che perde due figli. Ebbene Giustino ha compiuto un percorso di dolore parallelamente ad un altro professionale che lo rende una persona che staresti ad ascoltare per ore. Parlo comunque anche ad esempio di un piccolissimo paese che definisco “senza partita iva”. Infatti non esistono attività commerciali, l’unico bar è finanziato dal comune poiché gli abitanti sono 27. Eppure i cittadini di Montelapiano mi hanno convinto che si può vivere felice anche così, senza wifi, facebook ma con tanta amicizia tra loro .

Umberto Braccili
Umberto Braccili

I Mille Abruzzi sembra essere una sorta di album fotografico e ogni storia raccontata sembra essere uno scatto fotografico. Anzi, un fotogramma. Tant’è che alla fine del volume accenni a un docufilm da voler realizzare. Potresti raccontarci di più riguardo questo progetto?

Mi prenoto per una prossima intervista. Per ora è solo un progetto. Giro per la presentazione del libro ed effettuo interviste a gente comune ma molto in gamba.

Quali sono i prossimi impegni legati a I Mille Abruzzi e alla tua professione di giornalista e scrittore?

Fortunatamente tante presentazioni. I miei compensi andranno all’acquisto di un fiat Doblò per una onlus di disabili che si occupa di consulenza gratuita per i computer per i diversamente abili. Il Doblò costa. Comunque ringraziando Dio la lista di presentazioni per Febbraio Marzo e Aprile tutta completa. Grazie per lo spazio che mi hai dato.

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