Questa mattina si è tenuta presso il Palazzo delle Esposizioni di Roma la conferenza stampa della mostra L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018. La rubrica online “PIAZZA NAVONA” – invitata a partecipare a questo importante evento della Capitale – ve ne racconta in questo articolo.
Da venerdì 8 giugno sino al prossimo 2 settembre 2018 il Palazzo delle Esposizioni ospita nelle sue splendide sale la mostra L’altro sguardo. Fotografe italiane 1965-2018 promossa da Roma Capitale – Assessorato alla Crescita Culturale, organizzata dall’Azienda Speciale Palaexpo e ideata dalla Triennale di Milano e del Museo di Fotografia Contemporanea di Milano – Cinisello Balsamo in collaborazione con l’Azienda Speciale Palaexpo.
Nella mostra curata da Raffaella Perna sono esposte oltre duecento fotografie e libri fotografici provenienti dalla Collezione Donata Pizzi per far sì che vengano conosciute e riconosciute le più importanti fotografe italiane dalla metà degli Anni Sessanta a oggi. Ad esporre sono circa settanta fotografe tra loro molto diverse per sguardi, tematiche e generazioni. Tra di esse vi sono: Paola Mattioli, Letizia Battaglia, Paola Agosti, Gea Casolaro, Anna Di Prospero, Marzia Migliora…
Come ha precisato la Dottoressa Perna il titolo della mostra L’altro sguardo:
è una citazione di Simone de Beauvoir e, quindi, dell’alterità ma anche della mostra di Lea Vergine L’altra metà dell’Avanguardia che, negli anni Settanta, ha segnato un punto di svolta negli studi storico-artistici italiani.
A introdurre la mostra che è stata presentata per la prima volta alla Triennale di Milano dal 5 ottobre 2016 all’8 gennaio 2017 ora riproposta in una “versione aggiornata”, arricchita di circa trenta fotografie e quattordici fotografie sono le parole di Donata Pizzi:
Grazie al Palazzo delle Esposizioni perché – come è evidente – ci troviamo in uno spazio adatto e aiuta in quello che per me è stato fin dall’inizio il punto fondamentale: veicolare la Fotografia italiana attraverso le Istituzioni in luoghi che garantiscano una qualità, una visibilità e, quindi, una diffusione della Fotografia che – purtroppo – è ancora insufficiente. Penso che dobbiamo riconoscere alla nostra Fotografia un rispetto maggiore. La Collezione sulle fotografe italiane riguarda un campo di ricerca molto specifico proprio per dare più forza al mio messaggio. È importante per me che ci sia coalizione tra Istituzioni pubbliche e, nel mio caso, collezionisti privati. Siamo in un luogo ideale, speriamo di avere un pubblico numeroso anche se presentiamo un tipo di Fotografia autoriale diversa dalle mostre cosiddette blockbuster. È una Fotografia che richiede attenzione ma riguarda tutti. Ci sono argomenti, soggetti e ricerche più diverse. Nell’arco temporale che la mostra ricopre ci sono diverse generazioni di fotografe. Tutte importantissime.
Si tratta certamente di una mostra interessante da vedere poiché offre diversi punti di vista della nostra Storia, delle battaglie, delle lotte, della cronaca e della cultura che l’hanno animata e caratterizzata. Il tutto attraverso uno sguardo e un obiettivo femminile. In tal modo le fotografe raccontano anche se stesse e l’essere donna negli ultimi cinquant’anni in ogni sua sfaccettatura. Particolare interesse, inoltre, è rivolto al femminismo e alla lotta della Donna per la riappropriazione del proprio corpo che da oggetto di desiderio diviene identità e parte della Società.
Tutto questo viene sottolineato dalla curatrice Raffaella Perna che ha affermato in conferenza stampa:
Volevo ringraziare il Palazzo delle Esposizioni e Donata Pizzi per avermi permesso di curare questa mostra. è stata un’occasione per tornare a lavorare sulle fotografie presenti nella Collezione di Donata cercando di far emergere alcuni fili nonostante la loro diversità. La mostra è stata pensata in quattro sezioni distinte che seguono un itinerario sia cronologico sia tematico.
Nella prima sala troverete il reportage di denuncia sociale, di documentazione dei problemi e dei drammi che hanno afflitto il Paese ma anche ‘spetto della vita culturale e la vivacità della cultura italiana dagli anni Sessanta alla contemporaneità; nella seconda sezione denominata “Che cosa ne penso del femminismo?” si pone una domanda allo spettatore perché ancor oggi il rapporto con il femminismo non è così pacifico e trae spunto da un’immagine esposta di Paola Mattioli; nelle ultime due sezioni della mostra – Relazioni e Vedere oltre – sono dedicate alle generazioni più giovani, dagli anni Novanta in poi, in la distinzione tra Fotografie e Arte diviene sempre più labile attraverso un’elaborazione più concettuale di tematiche già affrontate in passato e con una sperimentazione linguistica delle proprietà specifiche della Fotografia in relazione anche con altri linguaggi.
Molto interessanti e formativi sono stati gli interventi di tre delle oltre settanta fotografe che danno vita a questa mostra: Paola Mattioli, Anna Di Prospero e Gea Casolaro.
Paola Mattioli, fotografa femminista della fine degli anni Sessanta dichiara:
Nella Fotografia me e le donne della mia generazione abbiamo patito una certa cancellazione e una certa difficoltà. Però, siccome non ci piace lagnarci ma ci piace molto di più fare cose belle come questa mostra speriamo che i nostri colleghi la vengano a vedere e l’apprezzino.
Anna Di Prospero, tra le più giovani ad esporre e autrice dell’immagine guida della mostra ovvero quella scelta per rappresentare e presentare l’esposizione emozionata e orgogliosa di un simile riconoscimento artistico e intellettuale afferma:
La Fotografia è sempre stata un grande momento di introspezione e penso che in particolare la Fotografia al femminile sia in grado di tirare fuori la sensibilità soprattutto nel rapportarsi a diverse tematiche anche più delicate e più intime. Per me che sono tra le più giovani ad esporre è un grandissimo onore poter esporre le mie fotografie con delle fotografe che io stesso ho studiato quando ero ancora una studentessa di Fotografia. E in uno spazio come questo è davvero un sogno.
L’ultima a prendere la parola è Gea Casolaro che si può inserire nella generazione di mezzo tra la Mattioli e la Di Prospero. La fotografa parla della libertà intellettuale e tematica guadagnata grazie al lavoro di altre Artiste dirigendosi così verso altri confini e linguaggi fotografici (e non solo):
È molto importante questa Collezione perché riesce a costruire un discorso unitario, a tessere un filo conduttore e a mettere insieme in modo assolutamente armonico una serie di sguardi completamente diversi. Si va dal reportage al Femminismo mentre noi delle generazioni successive ci siamo spinte più verso l’Arte, abbiamo potuto fare a meno di occuparci di certe tematiche. E io mi sono sentite libera di poter andare altrove, verso un’introspezione maggiore, più filosofica, più su uno sguardo aperto e ampio sul mondo. Perciò credo che questa mostra sia fantastica perché racconta una Storia che è la nostra Storia vista da un punto di vista ce di solito non si vede mai. Questa mostra è importante storicamente e sono molto felice di farne parte.
Ed è con questo intervento che si chiude la conferenza stampa di questa mostra tutta al femminile che ha il pregio, l’onere e il privilegio di raccontare la nostra Storia attraverso lo sguardo femminile. Ma questo non è un limite, anzi! Uomini e donne devono e possono visitare questa mostra per scoprire e sapere di più… di sé, del proprio passato, del proprio presente… tutti possono riconoscerci attraverso questi sguardi e questi scatti. Tutti possiamo essere e diventare testimoni della nostra storia.
L’appuntamento è dall’8 giugno al 2 settembre al Palazzo delle Esposizioni di Roma. Ammirate, osservate il vostro riflesso in queste oltre duecento immagini… troverete un mondo tutto da scoprire!