La Rubrica online “Piazza Navona” ha il piacere di presentarvi il saggio Maria Montessori. Tra Romeyne Ranieri di Sorbello e Alice Franchetti. Dall’imprenditoria femminile modernista alla creazione del Metodo di Claudia Pazzini (Fefè Editore).
La trama
Umbria. Inizi del ‘900. È qui che la baronessa Alice Franchetti e la marchesa Romeyne Ranieri di Sorbello, nobildonne e amiche di origini newyorchesi si impegnano per realizzare numerosi progetti, innovazioni e interventi da mettere in atto sul triplice livello lavorativo, sociale e didattico. Le due donne, infatti, anche con il sostegno di circoli femminili, femministi e intellettuali, costruiscono e fondano, tra la Villa Moresca dei baroni Franchetti a Città di Castello, Palazzo Sorbello a Perugia e la Villa del Pischiello sul Trasimeno dei marchesi Ranieri il centro nevralgico delle proprie azioni sociali e professionali impegnandosi nell’imprenditoria femminile. Nelle loro interessanti iniziative, le amiche newyorkesi, non senza una iniziale diffidenza generale, coinvolgono la gente del luogo, soprattutto donne cui viene insegnata l’arte del ricamo, favorendo non sono il lavoro e, quindi, l’economia del Paese ma garantendo loro anche formazione professionale, diritti, assistenza, sviluppo, emancipazione (sociale e professionale) nonché salari adeguati.
È in questo clima di innovazione e di fermento che si inserisce anche la celebre pedagogista Maria Montessori che proprio in Umbria, in questo stesso periodo, apre le due scuole umbre: quella alla Montesca (dove ha elaborato e scritto il suo Metodo) e quella fortemente voluta dalla marchesa Ranieri di Sorbello nella Villa del Pischiello frequentata anche dai figli della stessa nobile. Tutto questo e molto altro ci racconta Claudia Pazzini nel suo libro Maria Montessori. Tra Romeyne Ranieri di Sorbello e Alice Franchetti. Dall’imprenditoria femminile modernista alla creazione del Metodo.
Sul libro
Nell’aprile 2021 Fefè Editore pubblica nella Collana “Pagine vere” il saggio Maria Montessori. Tra Romeyne Ranieri di Sorbello e Alice Franchetti. Dall’imprenditoria femminile modernista alla creazione del Metodo della storica dell’arte e curatrice museale Claudia Pazzini.
Si tratta di un volume assai interessante, pensato, scritto e realizzato da una forte passione che traspare pagina dopo pagina raccontandoci di una pagina, forse, non troppo conosciuta della Storia del secolo scorso e delle sue protagoniste.
Infatti, tre sono le donne di cui scrive Claudia Pazzini: baronessa Alice Franchetti, la marchesa Romeyne Ranieri di Sorbello e la pedagogista Maria Montessori. A queste, però si devono aggiungere, la nanny Getrude Weatherhead che si è occupata dell’educazione e della crescita di Ugoccione, Lodovico e Gian Antonio, figli di Ruggero Ranieri di Sorbello e Romeyne Robert con la quale ha sempre mantenuto una fitta corrispondenza durante i suoi viaggi di lavoro.
La marchesa ha l’idea (geniale!) di istituire nella Villa umbra una scuola di ricamo dove poter offrire anche alle giovani contadine una sorta di via del riscatto e di emancipazione insegnando loro un altro mestiere senza lasciare in secondo piano la loro tutela di lavoratrici. È il primo passo dell’avvio di un’attività che ancora oggi conserva e lascia la sua eredità, di prestigio, di memoria essendo divenuta esempio massimo di imprenditoria femminile. Agli inizi del secolo scorso! In un periodo in cui le donne erano in piena lotta e in pieno fermento per i loro diritti… alcuni dei quali, a distanza di oltre un secolo, ancora da conquistare…ma questa è un’altra storia.
Certo che la marchesa Ranieri di Sorbello ha dato alla società e alla storia dell’epoca un grande scossone che fortunatamente non è stato sottovalutato ma ha trovato il sostegno e l’appoggio di tante altre donne come quello dell’amica e baronessa Alice Franchetti resistendo, così, a ogni attacco politico, economico e sociale.
La scuola di ricamo grazie all’unione di queste donne ottiene un successo che arriva sino oltreoceano e nonostante molto del materiale documentaristico sia andato perduto tanto si può ancora ammirare e scoprire grazie all’impegno e all’istituzione della Fondazione Ranieri di Sorbello e della Casa Museo di Palazzo Sorbello di Perugia che organizza mostre e incontri e di cui la stessa Autrice, con immutata passione ed entusiasmo, ne è curatrice.
In principio abbiamo nominato anche Maria Montessori. Infatti, l’attività delle due protagoniste si incrocia con quella della celebre pedagogista. Molti sono gli scambi che avvengono tra queste menti e anime eccellenti tanto che Maria Montessori aprirà proprio presso la Villa del Pischiello una delle due prime scuole umbre frequentata dai figli della stessa marchesa Ranieri di Sorbello. E, ancora, sarà proprio nanny Weatherhead, attraverso le sue lettere, a raccontare e a raccontarci gli “effetti” del Metodo Montessori, le modalità, i materiali utilizzati e lo sviluppo psico-cognitivo dei bambini di cui si amorevolmente si prende cura.
Possiamo ben dire che il saggio di Claudia Pazzini scritto con dovizia di particolari, arricchito di documenti inediti, così ben costruito ed equilibrato sia un vero e proprio omaggio alla Storia delle Donne, agli sforzi e all’impegno per l’emancipazione femminile, ai timori e ai suoi effetti (allora come oggi) che ha scatenato. E ancora, questo saggio appare come un vero e proprio regalo che l’Autrice desidera fare alle generazioni passate e a quelle future, una sorta di passaggio di testimone “per non dimenticare” ciò che siamo state capaci di fare, di continuare ferme su quella strada e di intessere (è proprio il caso di dirlo) il nostro avvenire passo dopo passo costruendo noi stesse la trama che più ci aggrada.
Con questo non voglio dire che Maria Montessori. Tra Romeyne Ranieri di Sorbello e Alice Franchetti. Dall’imprenditoria femminile modernista alla creazione del Metodo sia un libro esclusivamente femminista. Si tratta di un libro che racconta la storia di alcune Donne che hanno fanno del loro meglio per migliorare la condizione di altre donne impegnandosi nell’imprenditoria femminile, campo all’epoca appannaggio quasi esclusivamente dell’uomo. Si tratta, quindi, di un volume che riguarda l’universo femminile e la sua incessante forza che non chiede altro di essere condivisa dall’altra metà del cielo così da renderla invincibile e paritaria. Una volta per tutte.
Incontro con l’Autrice
Come e quando ha “incontrato” la personalità e la forza di Romeyne Ranieri di Sorbello?
Ho incontrato la figura di Romeyne Ranieri di Sorbello non appena ho iniziato il mio lavoro di curatrice delle collezioni d’arte di Palazzo Sorbello a Perugia nel lontano 2003. Tra le raccolte fondamentali della casa museo, che ho allestito e progettato personalmente, c’è una raccolta di oltre 400 tessuti ricamati di primo Novecento provenienti dalla cooperativa Arti Decorative Italiane, fondata dalla marchesa Romeyne insieme ad altre nobildonne con lo scopo di promuovere e vendere i manufatti provenienti da oltre venti scuole di ricamo locali umbre, tra cui primeggiava la scuola di ricamo Sorbello da lei stessa fondata. Per cui, sono entrata immediatamente in contatto con la sua storia personale e imprenditoriale dovendo razionalizzare la catalogazione dei tessuti come primissimo intervento al mio arrivo.
Come è nato il libro Maria Montessori tra Romeyne Ranieri di Sorbello e Alice Franchetti. Dall’imprenditoria femminile modernista alla creazione del Metodo?
Si è trattato dell’evoluzione naturale di tre lunghi anni di ricerca scientifica su documenti e fonti storiche che mi hanno permesso di ricostruire per la prima volta in assoluto le vicende personali e professionali di questa nobildonna americana finora nota solo per la sua attività imprenditoriale. Lo studio dei documenti mi ha consentito di approfondire le dinamiche produttive, organizzative e commerciali della scuola di ricamo di Sorbello, finora note solo tramite scarse fonti storiche ed alcune testimonianze orali delle ultime operaie del laboratorio artigianale che erano ancora in vita anni fa. Inoltre, lo studio approfondito di un nutrito carteggio tra Romeyne Robert e la sua governante inglese Gertrude Weatherhead mi ha consentito di far riemergere dal passato anche una parte della vita privata della marchesa, in particolare per quanto riguarda le scelte educative che scelse di impartire ai suoi figli, per il suo impegno nel sociale a favore dei bambini istituendo una scuola elementare rurale presso la tenuta di famiglia nella località del Pischiello, nei pressi di Passignano sul Trasimeno, e per la fitta rete di rapporti di amicizia che ebbe con donne moderne di grande levatura come Maria Montessori e Alice Franchetti con le quali condivideva aspirazioni e ideali volti alla costruzione di una nuova umanità.
In che modo ha condotto le ricerche per la stesura del suo volume? E quale è stata la difficoltà maggiore sia nella ricerca che nell’elaborazione del materiale?
Leggendo le note di ciascun capitolo il lettore esperto come quello semplicemente curioso trova tutti i riferimenti di testi bibliografici, documenti di archivio e fonti storiche che ho pazientemente e meticolosamente confrontato, intrecciato e ricomposto, tassello dopo tassello, per ricostruire un complesso puzzle storico non accessibile in altro modo se non operando su più livelli e con più strumenti, partendo dalla base delle evidenze documentarie, poi approfondite e convalidate dal confronto con altro materiale. Spesso nel carteggio di Gertrude Weatherehead si citano nomi di persone, ambienti, oggetti dando per scontato che il ricevente del messaggio intendesse senza difficoltà il meta significato implicato in essi. Certamente era così per la marchesa di Sorbello, ma non altrettanto per un lettore contemporaneo. Per cui la difficoltà maggiore per me è stata quella di decodificare nomi, oggetti, situazioni storiche, ambienti della casa e la loro funzione, spesso non secondaria al funzionamento della grande macchina imprenditoriale allestita da Romeyne. Piccoli pezzetti di un grande puzzle a cui mancava il punto di incastro ma che per fortuna, con un po’ di tenacia e qualche buona intuizione, sono stati ricomposti al loro posto.
Nel suo testo si raccontano le modalità di lavoro, di educazione, di apprendimento e persino di svago nei primi anni del Novecento. È trascorso un secolo e con esso la Storia. Secondo lei, l’avvento e l’uso di tanta tecnologia ha rafforzato o ha in parte indebolito quelle forze intellettuali, culturali, emotive allora così potenti e indomite?
Nel libro racconto le giornate dei bambini Ranieri di Sorbello, passate tra giochi all’aria aperta insieme ad altri bambini, letture di qualità, lezioni private e sperimentazione montessoriana. Parliamo di bambini di alta estrazione sociale che avevano alle loro spalle genitori colti, cosmopoliti e consapevoli delle loro scelte educative. In un certo qual modo, la tecnologia non era esclusa dalla vita di questi bambini che avevano accesso ai giochi più avanzati come la lanterna magica o andavano spesso al cinema, ad esempio, ma allo stesso tempo alternavano queste esperienze tecnologiche al contatto con la natura, al gioco di gruppo e alla lettura, grande volano per la loro immaginazione. La tecnologia in sé non ha connotazioni particolarmente negative. Dipende sempre dall’uso che se ne fa.
Ci sono molte app didattiche utili e trasposizioni di albi illustrati di qualità su app progettate davvero molto bene, capaci di stimolare la creatività e l’immaginazione tanto quanto un libro (un esempio valido sono le app dell’editore Minibombo per intenderci). Il segreto è proporre di tutto ad un bambino, come faceva la marchesa Romeyne, disciplinando il momento del gioco e quello dello studio, oltre a scegliere consapevolmente prodotti di qualità. Del resto le competenze digitali sono fondamentali nella società odierna e sarebbe impossibile negare strumenti tecnologici ai nativi digitali. Per i genitori meno esperti, ci sono molti corsi e incontri formativi in librerie, musei, associazioni culturali che accompagnano sia alla scelta di libri che di app di qualità. Anch’io mi occupo di questo.
Donne come Romeyne Ranieri di Sorbello, Alice Franchetti e Maria Montessori quale eredità hanno lasciato a noi donne del nuovo Millennio?
Sicuramente l’esempio. Hanno tutte e tre testimoniato con la loro vita e le loro scelte controcorrente che una donna consapevole e competente trova sempre una strada per perseguire i propri obiettivi anche quando questi potrebbero essere in contrasto con il sentire comune oppure potrebbero essere ostacolati da resistenze e pregiudizi in famiglia. Questo è ancora più vero quando queste donne sanno unire le proprie forze e lavorare in squadra come fecero loro.
Oggi, l’imprenditoria femminile e il mondo del lavoro in generale quanto devono all’impegno, alla tenacia, alla forza di donne come Romeyne Ranieri di Sorbello? E quanto, secondo lei, c’è ancora da comprendere e da imparare?
Certamente donne come Romeyne Ranieri di Sorbello sono state delle pioniere audaci ma anche astute. Non hanno combattuto le loro battaglie egualitarie e femministe imponendosi in famiglia come in società in modo aggressivo o impositivo. Non sono scese in piazza a protestare (che pur a volte sarebbe necessario). Si sono rimboccate le maniche e hanno cominciato a fare. A costruire giorno dopo giorno un mondo migliore collaborando tra loro ed essendo solidali con donne e bambini di ceti sociali inferiori, assumendosi la responsabilità civile dei loro bisogni materiali e spirituali come un’urgenza non più rimandabile. Quindi il loro è un fare sostenuto da un pensiero forte, profondamente assimilato e condiviso e da una stessa visione di un mondo migliore che le muove e che gradualmente riusciranno a costruire nel loro contesto sociale. Ciò che noi donne forse abbiamo ancora da imparare da loro è questa consapevolezza piena e fiduciosa nelle proprie potenzialità di rinnovamento del mondo con quello che si è e il talento e i mezzi che si hanno a disposizione. Loro non hanno mai esitato. Con lo sguardo fisso alla meta, passo dopo passo, con una grande capacità di intermediazione hanno costruito scuole, formato donne al lavoro domestico, promosso l’artigianato, finanziato progetti, educato bambini, innovato la didattica, infiammato cuori, sedotto mariti (anche burberi ed ombrosi) alla loro causa, conseguito grandi libertà per l’epoca con grazia ma allo stesso tempo con fermezza.
Se oggi avesse la possibilità di incontrare le protagoniste del suo libro, cosa direbbe o chiederebbe loro?
Mi immagino una bella chiacchierata insieme davanti al thè delle cinque intorno ai temi del libro. Chiederei aneddoti, qualche dettaglio in più sul loro vissuto, sui loro principi ispiratori, sul contesto storico in cui hanno vissuto. E starei ad ascoltarle in silenzio, presa dal rivivere le loro emozioni attraverso le loro parole.
E se dovesse descriverle o raccontarle con un aggettivo o una frase alle nuove generazioni quali userebbe?
Visionarie, determinate, appassionate.
Da dove viene il suo interesse per le famiglie nobili del Seicento e del Settecento del centro Italia?
Sono laureata in Museologia e Storia del collezionismo, lavoro da 18 anni come curatrice di una collezione d’arte di una famiglia nobile umbra, diciamo che un po’ le circostanze della vita, un po’ la professione di storica dell’arte inevitabilmente mi hanno portato a specializzarmi in questi ambiti.
Dal 2003 è conservatrice delle collezioni della Fondazione Ranieri di Sorbello e della Casa Museo di Palazzo Sorbello di Perugia. Può raccontarci qualcosa di più di questa sua esperienza professionale e anche delle attività aperte al pubblico della stessa Casa Museo Sorbello di Perugia?
Quando sono arrivata a Palazzo Sorbello nel 2003 la casa museo non esisteva, le collezioni d’arte erano state catalogate ma ancora non studiate, avevo davanti a me un territorio vergine da esplorare e sviluppare. C’è stata dunque una lunga fase di studio della storia della famiglia Bourbon di Sorbello e dei suoi collezionisti confluita in diverse proposte culturali come conferenze ed esposizioni temporanee, a cui si è unita una riflessione sul ruolo delle case museo e sulla progettazione del museo di Palazzo Sorbello.
Nel 2010 finalmente è stata aperta al pubblico la casa museo di Palazzo Sorbello di cui ho curato sia gli allestimenti che i contenuti scientifici. Dopo ormai 11 anni di apertura al pubblico la casa museo è una creatura autonoma, gestita da personale dedicato e qualificato e animata da un suo programma di attività culturali che prescinde dal mio operato, pur non escludendolo, e che spaziano dalle visite guidate alle conferenze, dalla didattica per le scuole alla promozione del patrimonio storico-artistico attraverso sezioni espositive di approfondimento, pubblicazioni e partnership con altre istituzioni.
Quali sono i suoi prossimi impegni editoriali e professionali?
I prossimi mesi mi vedranno impegnata a ripensare l’allestimento della casa museo di Palazzo Sorbello, che prossimamente aprirà una nuova sala museale al pubblico, e ad implementarne le attività didattiche per le scuole e l’infanzia, aspetto a cui tengo particolarmente. Dal punto di vista editoriale sto lavorando su alcuni progetti che spero possano vedere la luce ma c’è molto lavoro di ricerca da affrontare prima di poterne parlare concretamente.