La Rubrica online “Piazza Navona” è felice di ospitare Massimo De Lorenzo e di aver letto per voi la sua brillante e comica raccolta epistolare Tante care cose (Bibliotheka). Non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Tante care cose è una raccolta di diciannove lettere scritte dall’attore Massimo De Lorenzo a destinatari molto speciali: da Goliarda Sapienza ad amici e amori adolescenziali, dal preside di un liceo romano a un noto regista, da Antoine-Laurent de Lavoisier al proprio Lettore. Attraverso questo breve e brillante epistolario l’attore-scrittore dà sfogo a tutta la sua verve comica, al suo acuto e sano (severo ma giusto, come si dice) sarcasmo. Missive ponderate e mai spedite che non attendono risposta le quali, tra un riso, una battuta e un ricordo, offrono leggeri – nel senso di piacevoli e non forzati – spunti di riflessione lasciando emergere il lato più profondo e intimo del noto attore-scrittore. In fondo, come “qualcuno” prima di noi ha recitato e fortemente sostenuto: Quanno se scherza bisogna esse’ seri.
Sul libro
Dal 12 gennaio sarà possibile trovare in tutte le librerie del Belpaese la raccolta epistolare Tante care cose scritta dall’attore (ora anche scrittore) reggino Massimo De Lorenzo e pubblicata da Bibliotheka nella Collana “Narrative”. Lo comunichiamo subito a gran voce: non aspettatevi una “classica” raccolta di lettere. Qui il nostro Autore è andato ben oltre. Infatti, senza mai separarsi dalla sua importante e ben strutturata vis comica, dalla sua acuta e tagliente ironia, dalla sua spiccata capacità di entrare subito in confidenza e in amicizia con il suo Lettore (ed ecco tutte le doti dell’attore Massimo De Lorenzo che si attivano offrendosi generosamente a chi legge), l’Autore ci regala un pacchetto di lettere che superano ogni più rosea aspettativa.
Per spiegarci meglio prendiamo a prestito la saggezza popolare dei proverbi. Ce n’è uno che fa proprio al caso nostro: Non ogni lettera va alla posta, non ogni domanda vuole risposta. In un certo senso, è proprio qui che si racchiude il significato di Tante care cose. Massimo De Lorenzo, infatti, ha scritto queste sue lettere in totale libertà, frantumando (per fortuna) ogni limite di tempo e di spazio, di presenza e di assenza decidendo di inviarle a chi ammira o ha ammirato, a vecchi amici con dei conti in sospeso, a figure importanti della sua vita come Goliarda Sapienza, sua insegnante al Centro Sperimentale, al preside di un liceo romano e al fidanzato (presente e futuro) di sua figlia tanto per mettere in chiaro le cose, non lasciare nulla di intentato né in sospeso e ricordare quanto sia utile e indispensabile l’uso delle ginocchia nonché la sana conservazione delle proprie rotule. La chiarezza e l’onestà prima di tutto. Sempre. E ancora, ricordi di serate, di amici, dei primi amori, delle insicurezze e dei primi timidi approcci adolescenziali. Massimo De Lorenzo scrive queste pagine, queste lettere che, pur senza mai essere state spedite come tradizione vuole, certamente sapranno come arrivare ai rispettivi destinatari (non importa quanto e se lontani) e alla testa, al cuore del Lettore. Si ride tantissimo leggendo Tante care cose. Si ride di cuore, di spensieratezza, di libertà, di altrettanti ricordi che si riaccendono, di quelle lettere che mentalmente lo stesso Lettore inizia a comporre e subito cestina (per pudore? per timidezza? per non avere prossime rotture esistenziali?) nel suo angolo segreto. Però le ha iniziate, le ha pensate ed è questo ciò che conta.
C’è tutto Massimo De Lorenzo in questo breve ma divertente e intelligente libro. Testi che camminano da sé e che “solo” leggendoli già li si immagina interpretati a teatro. Ovviamente dal loro stesso Autore. Chi altri, se no? Tante care cose, in tal modo, diviene anche una sorta di album dei ricordi di una vita ma niente affatto nostalgico. Anzi, è esattamente il contrario! È un ritratto fedele e onesto di una vita, di sacrifici, di scherzi, di momenti, di arrabbiature, di piccole vendette, di cose dette in faccia, di sincerità, di rimprovero, di affetti… Un album vivo che non può far altro che regalarci ciò che, oggi, è merce assai rara sul mercato: risate e benessere. Non si venga a dire che scrivere e leggere non sono da considerarsi medicinali naturali. E se poi c’è da mandare al diavolo qualcuno o pensare a una riconciliazione con un abbraccio… Beh, anche questo può essere terapeutico. Perciò, lasciatevi conquistare da questo bel volume e… Tante care cose.
Incontro con l’Autore
Dal palcoscenico e dal set alla scrittura: come è avvenuto questo fortunato incontro?
Se è stato un incontro fortunato lo diranno i lettori. Per me è stato molto appassionante, mi sono concesso una libertà che purtroppo sul palcoscenico e sul set non riesco ad avere. Nonostante la natura molto personale del libro mi sono accorto, scrivendo, che non avevo alcun pudore. Vorrei adesso fare il percorso inverso e cercare questa stessa schiettezza sulla scena.
Come è nata l’idea e il progetto editoriale di Tante care cose?
Tempo fa l’editore Santiago Maradei mi ha proposto di scrivere un libro. Ci ho pensato un po’ ma mi sembrava un’impresa impossibile. Non sono uno scrittore, non avevo alcuna idea per un romanzo, non volevo essere l’ennesimo attore che scrive un libro. Poi ho dovuto scrivere una mail alla preside della scuola di mia figlia. Uno sfogo, un’accusa al sistema scolastico, sicuramente piena di frustrazione e rabbia ma anche volontariamente ironica, sarcastica. Da qui l’idea di individuare altri destinatari reali a cui dire qualcosina…
Il linguaggio cinematografico e le sceneggiature hanno influenzato in qualche modo la stesura delle sue lettere?
Forse sì. Nella ricerca di una minima struttura per ogni singola lettera, nel tentare di definire un’immagine precisa dei luoghi e dei personaggi e forse anche nella ricerca di un linguaggio diretto, colloquiale, forse più simile a una sceneggiatura che a un romanzo.
Leggendo le lettere che compongono Tante care cose è inevitabile immaginare situazioni, volti, momenti… ha pensato di fare del suo testo uno spettacolo teatrale?
Mentre lo scrivevo non ci ho mai pensato. Devo ammettere che la presentazione fatta alla fiera Più libri più liberi è stata molto divertente, ma soprattutto grazie al talento degli attori che ho coinvolto nella lettura. Quindi si, ho pensato che un reading di alcune lettere con attori che sarebbero in grado di rendere interessante anche le pagine gialle si potrebbe fare.
Parlando di lettura e scrittura, quali sono gli autori e le opere che hanno influenzato il suo essere lettore, scrittore ma anche attore?
Credo che qualsiasi buona lettura sia uno stimolo all’immaginazione. Per un attore è uno strumento imprescindibile. Ci sono autori e libri letti in passato che mi hanno aperto la mente. È difficile citarne solo alcuni, ci provo: Lettere a un giovane poeta di Rilke, qualsiasi cosa di Carver, di John Fante, di Murakami. E ultimamente Borges, difficilissimo e meraviglioso.
Tra le missive di Tante care cose qual è stata quella più difficile da scrivere?
Le lettere rivolte a persone emotivamente più coinvolgenti (i miei genitori, Goliarda Sapienza). La difficoltà è stata quella di resistere al puro sentimentalismo, di individuare una chiave ironica e una tematica assoluta, il meno privata possibile. In generale posso dire che quelle veramente difficili non le ho pubblicate, mi riservo di scrivergli in privato.
Nel suo libro è molto bello il ricordo dell’amicizia tra lei e il regista Mattia Torre. Vuole regalarci un suo ricordo?
Non riesco mai a isolare un ricordo di Mattia. Se ne cerco uno ne vengono fuori una marea ed è difficile scegliere. Avevo anche provato a scrivergli una lettera, ma ecco in quel caso altro che sentimentalismo. Non ho mai capito se è maggiore la fortuna di averlo incontrato della rabbia di averlo perduto.
Lei ha scritto tante lettere inviate anche idealmente a persone ormai scomparse (Goliarda Sapienza, ad esempio) ma anche ad amici, affetti, amori adolescenziali, ai docenti di un liceo romano che certamente hanno brillato per insensibilità e indifferenza… ma lei, vorrebbe ricevere una lettera scritta da chi?
Bella domanda questa! Sicuramente non dalle persone scomparse, sarebbe una cosa paurosissima. Ci sono alcuni destinatari che potrebbero sentirsi coinvolti direttamente come la dirigente scolastica, Sergio il regista, ma anche alcuni esempi reali di Ego smisurato che conosco. Ecco da loro mi piacerebbe avere una risposta.
In Tante care cose fantastiche sono la sua arguta ironia e la sua comicità che, spesso, si trasformano in lieve cinismo. Mai crudele, però. Oggi che valore ha l’ironia? La nostra “commedia all’italiana” l’ha influenzata in tal senso?
Mi piacerebbe poter dire di sì. Oggi la commedia è messa a dura prova dal politicamente corretto. Provate a immaginare quei personaggi, certe loro battute, oggi sarebbero vietatissime. E ammetto che anche io nel mio piccolo mi sono dovuto censurare. Però sono convinto che sia una fase transitoria, il bisogno di ridere e di far ridere non morirà mai e quindi anche questa forma di censura ipocrita del linguaggio sarà scavalcata.
Tante care cose diviene anche l’occasione per togliersi qualche sassolino dalla scarpa e per rimettere un po’ di ordine negli eventi della sua vita. Possiamo dire che questo libro è stato anche liberatorio per lei?
Per me stesso sì, rimettere ordine, individuare le priorità e imparare a lasciar andare il superfluo, sì. Ma i veri sassolini, se sono fastidiosi, si tolgono solo andando direttamente da qualcuno e dirgli ciò che pensi. Io di fatto mi sono nascosto un’altra volta.
Se potesse aggiungere un’altra lettera al suo epistolario a chi la invierebbe? E, soprattutto, cosa gli/le direbbe?
Ci sono un po’ di altri destinatari, vediamo se sarà il caso di scrivere Tante altre care cose.
Quali sono i suoi prossimi progetti professionali?
Al momento sono in tournée teatrale con Perfetti Sconosciuti e con 456, uno spettacolo di Mattia Torre che vi consiglio assolutamente di vedere.