La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi L’Oltre: Eugenio Montale tra filosofia, fisica e religione di Adriana Beverini (Il ramo e la foglia edizioni). A cinquant’anni dal Premio Nobel per la Letteratura, uno sguardo intenso e inedito sul Poeta genovese. Non perdete l’Incontro con l’Autrice!
La trama

Nel 1975 viene conferito a Eugenio Montale il Premio Nobel per la Letteratura “Per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il simbolo di una visione della vita priva di illusioni”. Cinquant’anni dopo Adriana Beverini scrive L’Oltre: Eugenio Montale tra filosofia, fisica e religione. Un breve ma intenso saggio in cui, forse per la prima volta in modo così accurato, ci si avvicina alla personalità del “poeta dell’invisibile”, come amava definirsi lo stesso Montale, attraverso una diversa lente di ingrandimento. L’Autrice, infatti, pone in stretta relazione e correlazione la poetica di Montale con la filosofia orientale, la fisica, la religione e, ancor di più, con alcuni dei concetti più illuminanti del secolo scorso: il vuoto, lo spazio-tempo, la relatività stessa della realtà e il suo riflesso sull’uomo e sull’animo. Lo studio, le ipotesi, le teorie e gli assunti dell’Autrice porteranno alla piacevolissima scoperta del Poeta figlio prediletto del suo tempo e attento studioso e conoscitore dell’arte filosofica e scientifica inglobandola nei suoi versi facendone specchio ed espressione della sua concezione di umanità nonché della sua continua evoluzione.
Sul libro

A marzo 2025 Il ramo e la foglia edizioni pubblica, inserito nella Collana “Saggio”, L’Oltre: Eugenio Montale tra filosofia, fisica e religione di Adriana Beverini, appassionata operatrice culturale e studiosa del Poeta genovese nonché Presidente del Premio Montale Fuori di Casa.
Sono trascorsi esattamente cinquant’anni dalla consegna del Premio Nobel per la Letteratura a Eugenio Montale e tanti sono stati gli studi, le analisi, le comparazioni, gli approfondimenti sul suo stile poetico e sul suo “fare (ed essere) Poesia”. Eppure, Adriana Beverini con il suo breve, ma assai ragionato ed esauriente saggio, ci offre e ci propone un nuovo punto di vista da cui osservare, leggere e comprendere il Poeta genovese. Beverini compie un balzo in avanti spingendosi verso altri campi culturali ben diversi dalla Letteratura eppure molto più simili di quanto si pensi. L’Autrice, infatti, pensa al Poeta come figlio del suo tempo e come “uomo informato sui fatti” socioculturali ma anche scientifici della sua epoca. Sono gli anni in cui si parla di relatività, di atomo, di bomba atomica, di realtà, di spazio, di spazio-tempo, di vuoto, di conquista della Luna, di pianeti, di cosmo, di filosofie orientali, di fisica quantistica, di Big Bang, di universo, di religione e di origine del mondo… Ed Eugenio Montale come altri suoi “colleghi”, pensiamo ad esempio a Italo Calvino e alle sue Cosmicomiche e a Thomas Hardy, resta affascinato da tutte queste scoperte e da tutti questi input utili a raccontare, a porsi domande e a spiegare il mondo circostante.

In fondo è lo stesso Eugenio Montale ad affermare: Nella mia poesia c’è il desiderio di interrogare la vita. Il Poeta ha tenuto fede alla sua parola e al suo sentire tanto che i suoi versi vanno alla continua ricerca di quella verità che all’uomo, per la sua stessa natura, viene costantemente negata. Bene e Male, Fede, Verità, Morte, Scienza, Natura, Universo… divengono tutti punti cardine attorno i quali ruota la poetica di Montale. Una poetica sincera che non manca di sottolineare le lacune, le mancanze, le debolezze, la stessa disumanità dell’uomo stesso che, agli inizi degli anni Sessanta, è rappresentata dal consumismo portando, almeno in buona parte, a quella globalizzazione (anche dei sentimenti) e a quella disumanizzazione di cui anche Pier Paolo Pasolini si è fatto fervente portavoce.
Forse, la grandezza, l’autenticità più profonde della scrittura di Eugenio Montale risiedono nel fatto di non voler dare risposte, ma nel creare interrogativi. Continuamente. Da qui, l’anima filosofica del Poeta e della sua stessa essenza di uomo.

L’agile e puntuale testo di Adriana Beverini, badate bene, non è affatto indicato solo per gli appassionati e studiosi di Letteratura, di Poesia né riservato agli accademici. Al contrario, è un saggio “aperto” a tutti perché seguendo la natura di Montale pone domande, interrogativi, propone non soluzioni ma idee, rappresentazioni, interpretazioni. E bisogna ammetterlo: l’Autrice è stata bravissima in questo suo lavoro dove la sua passione arriva autentica al Lettore grazie anche ai numerosi “interventi” dello stesso Montale – rendendolo non solo (s)oggetto di studio ma parte attiva dello stesso. A impreziosire e a illuminare il piccolo ma incisivo volume vi sono anche i contributi di Roberto Maggiani che offrono al Lettore ulteriori spunti di riflessione ma anche una sorta di approfondimento di ciascun capitolo che anima l’opera.
Si termina la lettura di L’Oltre: Eugenio Montale tra filosofia, fisica e religione chiedendoci chi sia davvero Eugenio Montale, tanto è ampio il suo raggio di “azione culturale” e cosa veramente siamo noi. Protagonisti e spettatori del nostro tempo. Ieri come oggi. Forse, è il critico letterario e poeta Cesare Garboli a suggerirci le risposte più esaurienti e più vere:
Questo vecchio poeta, sempre più scettico, senza molte speranze è stato però il primo ad esprimere la vera grande scoperta del secolo: che la nostra vita è quantistica, intermittente, discontinua, tra l’essere e il non essere. È stato Montale a dirci che la realtà non sta nella linea ma nei zig-zag, non sta nella nostra esistenza ma nel suo intervallo.
Incontro con l’Autrice

Come nasce la sua passione per la letteratura?
Il mio amore per la letteratura nasce durante l’Università frequentata a Genova a seguito delle lezioni del professor Croce Bermondi profondo conoscitore dell’opera di Eugenio Montale. Si è poi approfondito negli anni Ottanta con letture personali e con l’incontro con l’allora Presidente del Premio di poesia LericiPea, Alberta Drioli Andreoli Comolli che mi chiese di affiancarla. In seguito, poi all’incontro con lo scrittore e viaggiatore Stanislao Nievo, che mi propose di creare il Parco Letterario Eugenio Montale nelle Cinque Terre ho fondato e diretto per 10 anni, sino al 2006, il Parco Letterario Montale di Monterosso.
Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura, con la fisica e con le filosofie orientali?
L’incontro con la scrittura è di molti anni fa. Ho scritto circa quindici libri tra saggi e ricerche storiche e ho svolto la professione di giornalista pubblicista per vent’anni mentre insegnavo Lettere alle scuole superiori. Dopo la scomparsa di Alberta Andreoli insieme ad altri amici ho acquistato il Premio LericiPea e per circa trent’anni sia come socio ri-fondatore che più volte come Presidente ho avuto modo di conoscere i poeti più famosi del mondo e non solo italiani. Ancora faccio parte di questo prestigioso Premio che oggi dirige mia nipote Lucilla Del santo, come socio fondatore. Nel contempo, nel 1997 ho creato il Premio Montale Fuori di Casa.

A cosa è dovuto il suo particolare interesse per Eugenio Montale?
L’interesse per Montale nasce dall’aver percepito un uguale sentire tra me e il grande Poeta. Quello che lui ha scritto io lo provo dentro di me e lo comprendo con la mente e con il cuore. Nessun altro poeta mi rappresenta così fedelmente.
Come nasce il progetto editoriale di L’Oltre: Eugenio Montale tra filosofia, fisica e religione?. Quali studi e ricerche ha effettuato per la stesura del suo saggio?

Il mio piccolo saggio L’Oltre: Montale tra Filosofia, Fisica e Religione è un flusso di coscienza nato quando tutto quello che negli ultimi dieci quindici anni avevo letto e meditato dentro di me ha chiesto di prendere vita. Avrei potuto scriverlo meglio e sviluppare più profondamente molti dei concetti espressi ma dentro di me c’era questa urgenza di dire che mi ha portato a scrivere quasi di getto. E l’ho assecondata senza aspettarmi nulla. È stato come partorire. A un cero punto quello che hai dentro deve nascere. Ho iniziato negli anni Ottanta la mia ricerca leggendo il Tao della Fisica di Fritjof Capra e poi ho continuato con la lettura dei dialoghi tra Jiddu Krishnamurti e Niels Bohr ma anche i libri di Rovelli, di Tonelli (Guido e Angelo). Contemporaneamente ho iniziato ad avvicinarmi alla filosofia indiana. Ma sono una dilettante sia nel cambio della Fisica quantistica che in quello delle religioni orientali. Però almeno una cosa mi è molto chiara. Ho notato che la maggior parte della gente non fa alcuno sforzo per comprendere la realtà, per sforzarsi a riflettere sull’infinitamente piccolo, sul senso della vita. Vive senza chiedersi se ciò che vede esiste o se tutto è un’illusione. Sono gli uomini “che non si voltano” di cui scrive Montale. L’ignoranza regna sovrana.
Nel suo testo sono state inserite alcune poesie di Roberto Maggiani tratte da Poscienza: a cosa è dovuta questa scelta?

La scelta di inserire alcune poesie di Roberto Maggiani è dovuta. È stato grazie alla lettura del suo libro di poesia Poscienza che ciò che mi urgeva dentro ha deciso di uscire. Del resto, ho amato la sua poesia da quando, circa dieci anni fa, l’ho scoperta come presidente del Premio LericiPea. Mi colpì perché non è da tutti essere un Fisico e un poeta, conoscere l’infinitamente piccolo e insieme testimoniare l’importanza della Poesia nella nostra vita. Inoltre, Roberto Maggiani come Editore è professionale ma anche molto paziente con me che sono una persona non facile da trattare. E per finire, devo anche riconoscere che mi aiuta con le sue conoscenze di Fisica durante le presentazioni del libro, quando io non riesco a spiegarmi nel modo corretto parlando di entanglement, spazio, tempo eccetera.
Parola, pensiero, segno e filosofia: la letteratura e la scrittura in che modo creano l’armonia tra questi quattro “elementi”?

Non è detto che la letteratura debba creare armonia fra elementi diversi. In questo caso spero lo abbia fatto ma credo che spesso la disarmonia sia molto più importante ed interessante.
Secondo lei, qual è l’eredità letteraria e artistica di Eugenio Montale?
L’eredità artistica di Montale è nei fatti; con la pubblicazione di Ossi di Seppia ha “attraversato” D’Annunzio e tutta la Poesia del suo secolo. Dopo di lui tutto è cambiato ma per capire Eugenio Montale non è sufficiente un’analisi critica. Io proprio perché non sono un critico posso permettermi di dire che per capirlo davvero è necessario seguire le tracce che egli ci lascia nella sua poesia quasi sfidando i lettori a comprendere quali ricerche, quali studi (e non solo letterari) siano alla base dei suoi versi, specie quelli della che vanno dalla fine degli anni Sessanta alla morte. Montale depistava lettori e critica e lo faceva consapevolmente.
Se dovesse descrivere la poetica, lo stile e la figura di Eugenio Montale a un giovane lettore quali parole o espressioni userebbe?

Scabro, essenziale, per quanto riguarda lo stile, sempre alla ricerca di senso nella vita, troppo intelligente e sensibile per stare bene in mezzo alla gente. Sostenitore di una dote che sta scomparendo: la decenza quotidiana. Ironico ma pieno di tenerezza per gli ultimi. Poeta dell’invisibile. Chi non ama questi aspetti meglio non lo legga.
Quali sono le opere o i versi di Eugenio Montale che più le “appartengono”?
I miei versi preferiti? “La vita oscilla tra il sublime e l’immondo con qualche propensione per il secondo”; “Ti libero la fronte dai ghiaccioli/ che raccogliesti traversando l’alte/nebulose; hai le penne lacerate / dai cicloni, ridesti a soprassalti/…”
“Spesso il male di vivere ho incontrato: /era il rivo strozzato che gorgoglia7era l’incartocciarsi della foglia /riarsa, era il cavallo stramazzato. / Bene non seppi, fuori del prodigio / che schiude la divina indifferenza…” E poi Fuori di casa e Auto da Fè.
Tra le tante iniziative culturali da lei curate e create vi è il Premio Montale Fuori di Casa: può raccontarci qualcosa di più in merito?

Il Premio Montale Fuori di Casa nasce nel 1997 per far capire alle persone che Eugenio Montale non è stato solo un grande poeta ma un giornalista raffinato, un melomane, un critico d’arte. Dopo quasi trent’anni ci sono riuscita. Sono orgogliosa di aver fatto conoscere al grande pubblico questi aspetti della sua personalità che erano completamente sconosciuti o conosciuti solo ai critici letterari. L’ho fatto declinandoli in modo personale, forse anche criticabile ma ora quasi tutti sanno del suo amore per la musica, per l’arte, per il giornalismo, per i viaggi… Questo poteva farlo solo un’eretica come me che quasi nulla ha a che vedere con la Critica Letteraria.