logoricci.fw

Letto per voi… “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” di Sebastiano Ambra

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” di Sebastiano Ambra (Newton Compton Editori). Palermo, un capomafia latitante e un’ispettrice che ha solo 24 ore per ritrovarlo. E non perdete l'”Incontro con l’Autore”!

La trama

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

Palermo. Don Vito Trabìa è un latitante capomafia la cui operazione di cattura è un fallimento: giunti alla masseria dov’è nascosto i poliziotti non trovano che un anziano lattaio. Don Vito sembra essere scomparso nel nulla. Non passa molto tempo che l’ispettrice Malena Di Giacomo (Lena) riceve una lettera anonima che, scambiata per l’opera di un mitomane, viene gettata via senza afferrarne l’importanza. Tale biglietto, infatti, è un “esplicito invito” all’ispettrice di indagare sulla scomparsa del latitante padrino: ha solo ventiquattro per risolvere il caso e tutti gli indovinelli ad esso collegati e dovrà riuscirci senza il sostegno dei suoi colleghi. Per questo viene deciso che ad affiancarla ci sia, in qualità di “professionista esterno alla polizia”, lo psicologo toscano Leonardo Colli, caro amico del commissario D’Orrico. Ed è così che ha inizio una caccia al ladro colma di colpi di scena negli angoli più suggestivi e misteriosi di Palermo. Riusciranno i nostri eroi a risolvere l’enigma e ad acciuffare il pericoloso latitante secondo i tempi stabiliti? E ancora, Lena e Leonardo riusciranno tra un inseguimento e l’altro a rimettere ordine nelle loro rispettive vite personali ingarbugliate tanto quanto il mistero della scomparsa di Don Vito Trabìa?

Sul libro

Newton Compton Editori

Nel marzo 2022 la Newton Compton Editori pubblica nella Collana “Nuova narrativa Newton” il romanzo giallo dello scrittore siciliano Sebastiano Ambra dal titolo La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa.

Già il don Vito del titolo fa ben intuire l’ambientazione, il contesto e lo sfondo in cui si andranno a muovere la storia e i suoi protagonisti. Siamo nella bellissima Sicilia, a Palermo e la vicenda narra di una mirabolante caccia al latitante mafioso colma di colpi di scena, indovinelli, enigmi e scandita da un lasso di tempo di ventiquattro ore. Sì, perché l’ispettrice Malena (Lena) Di Giacomo, la protagonista indiscussa della storia, ha a disposizione solo questa giornata per risolvere il mistero della scomparsa del pericoloso capomafia e fermare una possibile lotta tra famiglie per il comando della cosca e del territorio.

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

Il romanzo di Sebastiano Ambra sembra avere tutti gli “ingredienti utili” per confezionare una leccornia prelibata e ricercata, dai sapori inconfondibili e decisi. E il nostro Autore fa decisamente del suo meglio. A tal proposito non vi è il minimo dubbio. In buona parte riesce anche nel suo ambizioso intento, aiutato anche dalla sapienza della sua professione di giornalista specializzato nell’inchiesta e, quindi, nella ricostruzione di fatti secondo il principio indissolubile di “causa-effetto”. In tal senso anche la scelta della narrazione in terza persona, perciò non interna alla stessa vicenda ma da un punto di osservazione, per così dire, privilegiato e d’insieme, è molto funzionale e di grande supporto al Lettore. Così facendo, quest’ultimo nonostante la gran quantità di personaggi, informazioni, incontri, notizie, storie nelle storie che abitano il romanzo non rischia di sentirsi solo né sopraffatto da tanti input. Bisogna senza alcun dubbio ammettere che Sebastiano Ambra ha costruito con molta attenzione la struttura e lo sviluppo del suo romanzo il quale è di agile fruizione e lettura, ha quale giusta dose di leggerezza che non ha nulla a che vedere con la superficialità ma, al contrario, con la bravura nel saper dosare e mescolare tra loro i giusti “ingredienti”.

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

La storia, infatti, nel suo insieme funziona e anche bene. Ha una modulazione ben impostata e un ritmo armonico. Ciò che non convince del tutto, però, è la costruzione dei vari personaggi che animano La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa. È anche possibile e plausibile che l’Autore li abbia pensati e voluti esattamente così come appaiono tra le pagine del romanzo ma leggendoli qualcosa sembra venir meno. Forse perché sono troppi e, per questo, dovendo scegliere tra lo sviluppo della storia e quella dei personaggi si è preferito sacrificare quest’ultima rispetto al resto? Forse all’Autore è stato sufficiente affibbiare alcune caratteristiche ai suoi personaggi pensando che fossero sufficienti per tutta la durata della narrazione? Forse, ancora, l’Autore ha preferito che fosse il Lettore a terminare di “colorare” i personaggi che animano il romanzo a proprio piacimento rendendolo, così, parte ancor più integrante della vicenda e dell’”esperienza lettura”?

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

Tutto è possibile. Eppure leggendo  La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa si scopre che si sarebbe potuto raccontare e dire molto di più dei volti che animano il testo e che spesso, purtroppo, sembrano avere le sembianze solo di un carattere. Pensiamo, ad esempio, al toscano Leonardo Colli: questo viene reso ancor più carattere dall’uso del dialetto toscano, sappiamo che in lite con la moglie, ha un rapporto difficile con Lena. Ma il suo personaggio si sarebbe potuto regalare di più al Lettore e non solo attraverso l’uso del dialetto. Lo stesso vale per Lena. Di quest’ultima sappiamo che è lesbica, è stata appena tradita dalla sua compagna con un uomo, non fa in tempo a dire una parola che seguono tre parolacce. Anche in questo caso, Lena avrebbe potuto dare molto di più: il fatto che sa lesbica non è influente nella narrazione ma se l’Autore ha fatto questa precisa scelta un motivo certamente c’è. E allora perché non approfondirlo? Perché non raccontare questa donna a tutto tondo limitandosi “solo” a far vedere la sua aggressività e distacco il suo amore per la letteratura e la storia di Palermo? Tra questi due opposti c’è un mondo da raccontare e Sebastiano Ambra, che ha tutte le carte in regola, avrebbe potuto approfondire questi aspetti che, forse, avrebbero potuto dare un ulteriore risvolto e un’ulteriore lettura (è proprio il caso di dirlo) del testo. Queste naturalmente sono “solo” considerazioni che speriamo possano essere un suggerimento, uno spunto di riflessione per Sebastiano Ambra che sicuramente tornerà a raccontare e a scrivere le nuove indagini della volitiva Malena Di Giacomo. E certamente avremo modo e tutto il piacere di conoscere e scoprire la vera anima di queste vicende poliziesche così vive e…così reali e attuali.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Sebastiano Ambra (Per gentile concessione di Sebastiano Ambra)

Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?

Ho iniziato a scrivere di musica, parecchi anni fa. Da musicista mi piaceva raccontare i dischi, le canzoni, le atmosfere che creavano e i loro autori. L’ho fatto per qualche giornale e nel giro di poco tempo ho iniziato a occuparmi di altro nelle redazioni. Interni, prima, fino a quando è arrivata la cronaca. Sono diventato professionista occupandomi di cronaca e subito dopo ho iniziato a raccontare storie. Da questa voglia è nato il primo libro, un reportage. Poi un’inchiesta e la necessità di raccontare, insieme a cose che erano, anche cose che avrebbero potuto essere. Da appassionato di gialli e di storie sorprendenti ho iniziato a lavorare sulla narrativa. A quel punto è arrivata la scrittura in forma matura.

Perché ha deciso di dedicarsi in particolar modo alla scrittura di inchiesta e di gialli?

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

L’idea che scrivendo possa raccontare cose che altrimenti rimarrebbero confinate in un angolo, appannaggio di pochi, è sempre stato un forte stimolo. L’ho fatto con la cronaca, cercando di mettere al corrente i lettori di fatti importanti altrimenti in ombra, e cerco di farlo con la narrativa, raccontando storie che possono avere un’importanza diversa, che possono essere capaci di tenere compagnia, di solleticare l’immaginazione – come accade a me quando leggo libri intriganti – di permettere di allontanarsi con la mente dall’apatia o da un realtà fiaccante. Nello specifico, la narrativa gialla permette di condurre il lettore dove si vuole cercando di nascondere un oggetto che diventa desiderato sempre di più, ad ogni pagina, fino a consegnarlo, nel finale, nel modo più sorprendente. È un magnifico divertimento creare una simile architettura e immaginare come la gente possa muoversi lì dentro.

Come è nato il progetto editoriale di La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa?

Lo scrittore Sebastiano Ambra (Per gentile concessione di Sebastiano Ambra)

Dalla cronaca. Avevo letto dell’ennesimo latitante sfuggito alla cattura, nonostante tutti – pare –sapessero dove fosse nascosto da anni. Ricordo che pensai: “Cosa sarebbe accaduto se a qualcuno fosse venuto in mente di andarlo a prendere, quel latitante, in barba sia ai mafiosi che alle forze dell’ordine? Tenendolo per sé, sfidando lo Stato e la mafia e cercando di mostrarsi più furbo di tutti”. Da lì ho iniziato a costruire una storia che poi ha preso una piega singolare. Che ha sorpreso anche me.

Tra i numerosi protagonisti e personaggi di La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa a quale sente più affezionato e/o affine? E perché?

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

Beh, Lena è una protagonista piuttosto inusuale per questo genere di romanzi, il che mi ha portato ad affezionarmi a lei quasi con naturalezza. Abbiamo delle cose in comune, ma sono aspetti piuttosto superficiali ed è giusto che sia così. Siamo entrambi laureati in lettere con una specializzazione in Storia dell’arte, entrambi abbiamo in qualche modo a che fare con la musica, ma niente altro. Non potrei mai avere un carattere come il suo. C’è qualcosa di me in ognuno dei personaggi, o almeno credo, compresi quelli meno amabili. E compreso il criminale antagonista, chiaramente. Vero è che in ciascuno di loro c’è molto di quanto abbia osservato e osservi ogni giorno, ma col giusto distacco credo sia naturale che dentro il romanzo ci sia anche io.

La sua professione di giornalista in che modo supporta e aiuta il suo processo di scrittura?

Lo scrittore Sebastiano Ambra (Per gentile concessione di Sebastiano Ambra – Ph. C. Chiavetta)

Essere giornalista mi ha dato la spinta iniziale, ma scrivere di cronaca o – più in generale – di fatti quotidiani, ancorati alla realtà, è molto distante dallo scrivere narrativa. L’ho imparato a mie spese, quando per la prima volta ho provato ad approcciarmi a questa forma di scrittura, con un racconto esteso che poi diventò un romanzo. Credevo che grazie a quella forma di scrittura che mi aveva permesso di entrare quasi con facilità nelle redazioni avessi potuto dominare tranquillamente la narrativa, ma non era così. Affatto. C’è da dire, però, che avere affrontato per tanti anni tematiche legate alle indagini dietro il malaffare, osservandone i risvolti e gli sviluppi, mi ha permesso di comprendere diversi importanti meccanismi che oggi utilizzo nelle storie che tiro fuori dalla mia testa.

Importante è il suo impegno – in qualità di giornalista e scrittore – in iniziative sociali antimafia e nella stesura di libri e articoli d’inchiesta. Quale vuole essere il messaggio della sua scrittura?

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

Certamente occuparmi di tematiche antimafia ha avuto una sua importanza, come anche indagare alcuni fatti di cronaca avvenuti in Sicilia. Non ho la pretesa, però, di offrire una scrittura risolutiva, di consegnare messaggi. Non credo di esserne capace. Scrivo perché mi diverte e credo di trovarmi avvolto da una particolare fortuna tutte le volte che mi viene offerta la possibilità di rendere partecipe qualcuno di questa mia personalissima forma di divertimento, leggendomi. Se quelle  parole sulla carta, poi, contengono un messaggio, magari è semplicemente un suggerimento, la proposta di liberare la fantasia come forma di alleggerimento dell’animo. Hai visto mai, possa diventare terapeutico.

La sua terra, la sua Sicilia quanto e come influenza la sua scrittura e la sua ispirazione?

Il romanzo è intriso di Sicilia. Suoni, odori, colori, luci e ombre. C’è l’Isola, però, non la sua immagine, non la sua forma patinata o stereotipata. C’è poco dialetto, pochissimo, ma ci sono i suoni, c’è la musicalità delle forme che viene fuori dalla gestione delle frasi, dalle posizioni di verbi o avverbi. E poi ci sono i luoghi, ci sono le facce, c’è il melting pot che caratterizza questa terra da millenni. È come trovarsi a scavare un inesauribile giacimento di diamanti.

Lo scrittore Sebastiano Ambra (Per gentile concessione di Sebastiano Ambra)

Se potesse raccontare e descrivere la sua bella terra di origine che, nonostante tutto e tutti e grazie a persone come lei, lotta per la legalità… quali parole userebbe?

Pippo Fava descrisse la città di Catania come  bugiarda, volgare, prepotente, ma disse che era anche solare; spiegò che l’amava come si ama  una prostituta, una donna che si concede a tutti e che per questo si arriva ad odiare al punto da volerla cacciare, ma anche una di quelle donne che al solo pensiero di lasciarla andar via si cade nello sconforto più totale. Ecco, per quanto mi riguarda – fatte le dovute proporzione fra me e un gigante della cultura moderna e della società civile quale era Pippo Fava – credo che questo pensiero possa essere esteso alla Sicilia intera.

Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato il suo essere scrittore, lettore ma anche giornalista?

Ho appena citato Fava, fra i giornalisti, e con lui metto tutto il gruppo che ha lavorato al suo fianco (con qualcuno di loro in diversi momenti ho avuto la fortuna di incrociarmi, e di imparare). Ma su due piedi mi vengono in mente anche penne come quella di Andrea Purgatori. Fra gli autori di narrativa mi piace spesso citare Lansdale, Malvaldi, Niven, Manzini, ma anche Conan Doyle o Pirandello o Sciascia. Poe, poi,  certamente.

Sicilia Niura

Nel 2020 fonda il collettivo “Sicilia Niura” di cui fanno parte anche Rosario Russo, Gaudenzio Schillaci e Alberto Minnella, già ospiti della Rubrica online “Piazza Navona”. Può raccontarci qualcosa in più riguardo la nascita e la mission di questo progetto letterario?

Il progetto è nato perché tutti e quattro ci troviamo a scrivere portandoci dentro l’eredità pesante di autori come Sciascia o Camilleri che giocoforza hanno condizionato e continuano a condizionare gli occhi di chi si accosta a romanzi di natura gialla o noir, anzi: niura, scritti in Sicilia e con la Sicilia dentro. Ricordo di essermi confrontato con risposte di editori che dopo aver letto alcune pagine iniziali bollavano il testo come “troppo intriso di Camilleri”, magari solo per il sentore di Sicilia in una storia dai contorni gialli.

Il collettivo “Sicilia Niura”

Così abbiamo pensato, dopo aver attraversato ostacoli simili, di fondare un collettivo che potesse ospitare autori come noi e, soprattutto, dare luce a testi che avrebbero potuto essere condizionati dall’ombra lunga di quei mostri sacri, ai quali dobbiamo tantissimo ma dai quali dobbiamo necessariamente prendere le distanze per riuscire a farci notare. Fermo restando che al centro di tutto deve essere messo necessariamente il merito, perché soprattutto negli ultimi anni sono venuti fuori – complici il web e soprattutto i social – sedicenti scrittori, gente che non ha niente da dire o gente che pur avendo qualcosa da dire non è capace di metterla per iscritto come si deve. Ecco: anche per questo è nato il collettivo, per permettere a chi lo merita di mettersi in mostra in questo oceano di parole confuse, e spesso sbagliate, che sta investendo la buona letteratura.

Quali sono i suoi prossimi impegni editoriali e professionali?

Sebastiano Ambra, “La misteriosa scomparsa di don Vito Trabìa” (Newton Compton Editori, 2022)

Ho lavorato a un libro su Catania, sulla sua storia, ragionandoci sopra come se fosse un romanzo. È venuto fuori un testo divertente e – spero – con una certa forza divulgativa. Dovrebbe uscire a fine anno, o giù di lì. In ambito culturale sto lavorando a un progetto ambizioso legato sempre alla città etnea, che vedrà una forma sperimentale concretizzarsi a fine anno, per cercare di lanciare un cartellone nei mesi successivi, con la collaborazione di Sicilia Niura e di un editore, Alfio Grasso (patron di “Algra”), che collabora da tempo con il collettivo. Continuerò, nel frattempo, a lavorare nella comunicazione e a progetti editoriali di narrativa (al momento ci sono in pentola due nuovi romanzi, ma è presto per parlarne).

 

 

 

Articoli recenti

error: Content is protected !!