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Letto per voi… “Il Saraceno in Ballarò” di Clarissa De Rossi

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Il Saraceno in Ballarò di Clarissa De Rossi (Robin Edizioni). Un commissario con il dono della telepatia alle prese con un caso di omicidio legato alla mafia nigeriana. E non perdete l’Incontro con l’Autrice!

La trama

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Palermo. Nei pressi dello storico mercato di Ballarò avviene un efferato omicidio la cui vittima è una giovane prostituta nigeriana. Chi è lo spietato assassino? Sarà il commissario Salvatore (Sasà) Lo Galbo, coadiuvato dal fedele collega Maurizio, a occuparsi del caso. A fornire elementi utili alla risoluzione dell’omicidio saranno l’incontro con una misteriosa fattucchiera, le spiccate capacità telepatiche del commissario e la scoperta dell’importanza e del significato di un talismano ritrovato nelle mani della giovane vittima. È così che Lo Galbo si addentra non solo nella mente e nei pensieri dei suoi interlocutori ma anche nel misterioso mondo della magia e della Black Axe, ovvero la mafia nigeriana. Niente è come sembra. Ma tutto questo sarà utile a risolvere l’intricato caso e a dare giustizia alla ragazza nigeriana?

Sul libro

Robin Edizioni

Che poi, alla fine dei conti, la finta ipocrisia della mafia era la misura di tutto: ti dava, in un frammento di secondo, tutto il computo esatto, senza fallo, del proprio potere, che si fossilizzava, inevitabilmente, in un gesto. Una guantiera di pasticcini, un’alzata di spalle o un sopracciglio piegato al momento giusto restituivano la misura algebrica del potere, in un istante. Con il passare degli anni, ci aveva fatto l’abitudine il commissario Salvatore Lo Galbo, il Commissario per tutto il quartiere, Salvatore per i colleghi di vecchia data e Sasà unicamente per sua madre.

È il 2021 quando Robin Edizioni pubblica nella collana “I luoghi del delitto” il romanzo Il Saraceno in Ballarò della bagherese Clarissa De  Rossi e appartenente alla serie de Le indagini del commissario Lo Galbo.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Si tratta di un testo vivace, colorato, vivo proprio come lo è Ballarò, il noto mercato palermitano divenuto crocevia di culture, etnie e di incontri di ogni tipo e genere. È proprio nei pressi di questo mercato che si consuma un efferato omicidio ai danni di una giovane prostituta nigeriana aprendo le porte al cuore della vicenda e a una lettura precisa dell’odierna e contemporanea Sicilia nonché del tema dell’emigrazione.

Non è un caso che ciascuno dei quindici capitoli che compongono il volume sia introdotto da una frase tratta dall’Orlando Furioso dei Fratelli Napoli di Catania e dalla Rovenza Incantata della Compagnia Famiglia Mancuso e si nomini persino il celebre cantastorie Mimmo Cuticchio. Clarissa De Rossi, infatti, sembra riprendere assai fedelmente la stessa tradizione del cantastorie e dell’agile movimento dei Pupi anche di pirandelliana memoria. L’Autrice è assai brava nell’orchestrare e nell’armonizzare, quasi fosse un balletto o un polifonico concerto, le profonde personalità dei suoi personaggi (Salvatore Lo Galbo in testa) facendole muovere (danzare, suonare) in completa sintonia e con movimenti organizzati e pensati con la massima precisione.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Solo in questo modo Lo Galbo può andare a inserirsi in un terreno tanto accidentato quanto quello della mafia nigeriana (Black Axe), forte anche della stessa esperienza di De Rossi in campo umanitario e nell’accoglienza degli emigrati. Ad aiutare il commissario a districarsi tra così tante culture, testimonianze, etnie, modi di vivere e di affrontare la vita, saranno le sue doti telepatiche che gli permetteranno di pianificare e pensare le mosse da attuare e le decisioni da prendere. Così facendo, Lo Galbo si mette involontariamente e spontaneamente al servizio della sua città di cui pare essere il figlio prediletto, ma anche figlio di una magia utile a ripristinare l’ordine, la giustizia, la verità. Tutto ciò per cui in Sicilia si combatte, si lotta e si muore da anni.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Clarissa De Rossi, come già accennato, ha creato un personaggio e una storia studiati al millimetro ma che al Lettore appaiono come naturali, tanto sono spontanei e scritti con slancio ed entusiasmo. Da sottolineare è l’attenzione alla psicologia dei personaggi i quali, a partire da Lo Galbo, sono ben inquadrati e sostenuti da un solido carattere, da precise caratteristiche, tic, vizi, gestualità ben definiti. Pagina dopo pagina non si può non diventare testimoni oculari di quanto accade, agenti vivi e partecipi della ricerca della verità. E di quel senso di giustizia universale che la Sicilia sa possedere anche se alcuni pupi vengono mossi da “altro”. E intanto il canto dei pupari continua forte, onesto e chiaro…

Incontro con l’Autrice

La scrittrice Clarissa De Rossi (Per gentile concessione di Clarissa De Rossi)

Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?

Sin da bambina ho coltivato una passione per la scrittura che è diventata una parte intrinseca di me. Ricordo vividamente i pomeriggi passati a martellare le tastiere di una vecchia macchina da scrivere, mentre le parole prendevano vita sul foglio. Crescendo in una casa avvolta dal profumo dei libri, ho nutrito la mia mente curiosa con storie di ogni genere, trovando ispirazione nei grandi classici che riempivano le scaffalature. Il mondo della letteratura è stato, ed è tuttora, una fonte inesauribile di fascino per me. Sono una lettrice appassionata prima che una scrittrice, e credo fermamente che i grandi classici siano la migliore scuola di scrittura che si possa desiderare. Ogni capolavoro è un invito a esplorare nuove strade, a imparare dalle esperienze degli altri e a crescere come narratori. Per me, scrivere è un’opportunità di esprimere la mia creatività, di condividere le mie visioni con il mondo e di lasciare un’impronta indelebile nel cuore dei lettori. Lavorare con le parole è una passione che mi accompagna da sempre e che continuo a coltivare con ogni nuovo racconto che scrivo.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Come è nato il progetto editoriale di Il Saraceno in Ballarò?

Questo romanzo è nato da un gioco che ho voluto fare, non essendo il primo romanzo che scrivo. È il secondo romanzo che pubblico, il primo l’ho pubblicato in versione ebook quindi considero in assoluto Il Saraceno il mio romanzo d’esordio. Per questo sono molto legata a questa esperienza editoriale, anche se devo dire che è nato come un diversivo rispetto a dei progetti editoriali che ho giudicato più ambizioni ma che non hanno trovato un loro editore, quindi non avevo aspettative da questo testo se non il piacere di scriverlo. E, paradossalmente, questo romanzo ha trovato il consenso di un editore che ha creduto in questo progetto. Probabilmente perché si può percepire il mio piacere nello scrivere, senza aspettative, per il piacere stesso della scrittura. Il gusto della finzione che vuole narrare, riscattandola, la realtà stessa. L’utilizzo del genere noir nasce dall’idea di usare un prodotto confezionato e per questo considerato di intrattenimento quindi  più vicino alla mia idea di parlare dell’arte della narrazione rappresentata da un vecchio puparo che vuole intrattenere, divertire, coinvolgere e poi si trova irretito nella stessa trama.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Il suo lavoro in ambito della cooperazione internazionale tra Africa e Sudamerica quanto ha influenzato la sua scrittura e, in particolar modo, Il Saraceno in Ballarò?

Sicuramente la mia esperienza all’estero mi ha permesso di guardare il mondo da una nuova prospettiva, a riconoscere alcuni “accenti” provenienti soprattutto dal continente africano che ho riconosciuto nella mia Palermo. Ho immaginato, così, di aver viaggiato senza mai essermi staccata dalla mia terra, come se questa invece avesse continuato a muoversi sotto i miei piedi. Ho inteso l’Uomo nella sua universalità e ho immaginato che l’incontro fra culture, per quanto complesso e a volte dolorosamente vissuto, non deve portare allo scontro ma alla costruzione di ponti. C’è stata anche una sperimentazione linguistica che ho cercato di trasmettere nel testo alternando e mescolando registri diversi. Gli accenti si fondono in un amalgama unico: il siciliano si mescola al wolof, all’arabo e al bengalese, creando una lingua ibrida che rispecchia la diversità e la vivacità di questo luogo. Ballarò è molto più di un semplice mercato: è un punto d’incontro, un melting pot di tradizioni, sapori e suoni che raccontano la storia di secoli di scambi e interazioni tra popoli diversi. In un certo senso, il mercato di Ballarò rappresenta un ritorno al passato, evocando l’atmosfera della lingua franca, o Sabir, utilizzata nei porti del Mediterraneo dal XI al XX secolo. Questa lingua, caratterizzata da un vocabolario misto, rifletteva la complessità e la ricchezza delle relazioni tra le diverse comunità che si affacciavano sul mare.

La scrittrice Clarissa De Rossi (Per gentile concessione di Clarissa De Rossi)

Da chi o cosa ha tratto ispirazione per il suo romanzo e per il commissario Lo Galbo?

Ho sempre scritto romanzi del genere cosiddetto “mainstreaming” e ho voluto cimentarmi in un genere come il poliziesco per tanti motivi (1. mi sono avvicinata al Noir Mediterraneo di J.C. Izzo e di Lucarelli e ho pensato che anche una città come Palermo, molto simile a Marsiglia, si prestava bene a questo tipo di ambientazione : 2. il confezionamento / la struttura del poliziesco ben si prestava ad esprimere l’idea che avevo in testa e cioè parlare dell’arte della narrazione). Inoltre volevo creare una figura di un Commissario non raziocinante ma dubbioso e più attratto dall’esoterismo che dal sillogismo, facendo un inchino al Grande Montalbano del Maestro Camilleri e chiamandolo così Salvatore, o, per i più intimi, Sasà. Inoltre volevo raccontare, tramite la finzione, una realtà molto dura con cui sono venuta a contatto qualche anno fa quando sono stata, per circa due anni, tutrice volontaria per Minori Stranieri Non Accompagnati del Comune di Palermo. In questa occasione ho potuto ascoltare le storie di donne nigeriane, a loro volta tutrici e quindi riscattate da una storia di sfruttamento, che hanno raccontato alcuni meccanismi della cosiddetta mafia nigeriana che ha il suo quartiere generale nel mercato di Ballarò e della tratta di esseri umani. È stato molto sconvolgente per me conoscere realtà così dure e vicine a noi e volevo parlarne, descrivendo così, attraverso la narrazione, una realtà più vera del vero. Che si tratti di una narrazione ce lo dicono le stesse citazioni in esergo ai capitoli che si rifanno alle rappresentazioni degli spettacoli dei pupari, in particolare a quelli del “cuntu di Rinaldo”. Anche questo è un racconto fantastico, dove magia e fantasia si incontrano per raccontare una realtà storica e drammatica come quella delle Crociate.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Perché ha scelto di munire il commissario Lo Galbo di un potere così importante (e interessante) come la lettura del pensiero altrui?

Il potere della telepatia aiuterà Sasà a perlustrare in lungo e in largo la città. Le sue orecchie, diventate potentissime, inizieranno a sentire le voci nascoste tra i pensieri della gente e ci permetteranno di sorvolare come aironi dalla Favorita alla bianca spiaggia di Mondello, dalle oscure celle del Malaspina fino al Giardino Inglese e a via Libertà, da via Maqueda ai Quattro Canti, dalla Kalsa al quartiere meticcio della Zisa, per poi tornare sempre al mercato di Ballarò. I superpoteri del Commissario, oltre a fare omaggio alla letteratura della Chanson de geste, dove reale e magico si intrecciano e influenzano la trama, è anche un artificio letterario per utilizzare una tecnica molto conosciuta e affinata dagli autori del secolo scorso a cui mi sono ispirata: il flusso di coscienza. Ho voluto utilizzare questa tecnica pensandolo in modo nuovo: con un personaggio che potesse leggere i pensieri delle persone, le loro emozioni e il loro universo. Naturalmente questo elemento è stato anche molto utile per lo svolgersi dell’inchiesta e delle indagini.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Quale ruolo ha avuto la “sua” Sicilia in fase di creazione e realizzazione del romanzo?

Il romanzo ha un’ambientazione specifica, che è Palermo. Appartiene infatti alla collana della Robin Edizioni “I luoghi del delitto”, dove l’ambientazione gioca un ruolo fondamentale e è più spesso legato ad una città o un luogo specifico. Palermo, la “meticcia”,  è fondamentale per lo sviluppo della trama ed è una realtà a cui sono legata nutrendo un rapporto di amore/odio intenso. Salvatore Lo Galbo è figlio della magia di una città dove da secoli si nasconde la misteriosa origine del Genio di Palermo. Attorno alla statua a esso dedicata in Piazza del Garaffo alla Vucciria, una fontana dalle acque un tempo taumaturgiche nasconde una scritta sbiadita: Panormus conca aurea suos devorat alienos nutrit – ovvero, “Palermo conca d’oro divora i suoi e nutre gli altri”. Appartenere a questa città, dunque, non può che condannare al dolore e all’amore eterno. Altrimenti ci si deve accontentare di nutrirsi di essa senza appartenerle, senza esserne divorati, senza fondersi del tutto con il suo mistero. Un mistero in cui si nascondono segreti e delitti profondamente legati ai luoghi da cui provengono e visibili solo all’occhio e all’orecchio attento di un commissario che si pone al di fuori degli schemi della realtà. E all’interno di Palermo il romanzo si sviluppa dentro il suo mercato più misterioso e complesso: Ballarò, sezione di una città contaminata e pulsante, contraddittoria come il mare che la abbraccia, fatta di labirinti con cui “l’architettura perfetta dei formicai non può competere” per complessità e articolazione.  

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Qual è stata la parte della vicenda più complessa da tradurre su carta? E perché?

La parte più complessa del romanzo è quella la cui gestazione è stata forse più lenta e ragionata. Il resto del romanzo, come non mi era successo altre volte, si è scritto da solo, come amo dire, perché la scrittura è stata fluida e scorrevole, avendo scritto il romanzo abbastanza velocemente. Dove ho esitato di più, soffermandomi, correggendo e tornando sui miei passi, è stato nella descrizione della traversata di Oregon dalla Nigeria alla Sicilia. Ho pensato che per quanto mi fossi impegnata in questo sforzo di immedesimazione e empatia, mai avrei potuto tradurre in parole il dolore di una tale migrazione forzata. Ho conosciuto il migrare, piacevole come un venticello lieve sulla pelle, accompagnato da un vago senso di libertà, e mi reputo fortunata. Non riesco ancora narrare di quanto doloroso invece possa essere il distacco quando è legato alla povertà e alla fame, quando è legato al terribile fenomeno della tratta.

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Il Saraceno in Ballarò è stato premiato all’Etnabook 2023 nella sezione romanzo edito. Cosa ha significato per lei ricevere questo prestigioso riconoscimento?

Il premio è stato inaspettato. Avevo inviato la candidatura ma non avrei pensato di arrivare fra i finalisti e di ricevere un premio così ambito, forse il più importante della mia Sicilia. Il fatto che sia un premio tutto siciliano mi inorgoglisce ancora di più perché questo romanzo si nutre di questa terra.

Sono previste nuove indagini del commissario Lo Galbo?

Nel cassetto ci sono altri episodi, già ultimati e di cui sto ragionando su una eventuale pubblicazione.

Quali sono gli Autori e le opere che hanno influenzato e formato il suo essere scrittrice e lettrice?

Clarissa De Rossi, “Il Saraceno in Ballarò” (Robin Edizioni, 2022)

Io, come detto, amo i classici. Da piccola ero una follower (come si dice oggi) di Thomas Mann, poi è arrivato Cesare Pavese, poi Virginia Woolf, García Márquez, Giovanni Verga e Elio Vittorini. Sono sempre stata una lettrice esclusiva, monografica. Nel senso che se mi innamoravo di uno scrittore era per sempre (o almeno per tutto il frammento di vita necessario a leggere tutti i romanzi di un autore). Per me non esisteva altro, poi quando l’innamoramento finiva passavo ad un altro autore, per me unico, insostituibile. Diciamo  che con l’età e l’esperienza ho imparato a vivere la lettura in maniera più equilibrata e oggi sono capace di passare da un autore all’altro. Negli ultimi anni ho imparato molto dai classici “decentrati” , provenienti cioè da culture lontane dalla mia come Fatima Mernissi, Tar Ben Jelloun, Salman Rushdie. Assia Djebar. Con il tempo, inconsapevolmente, mi sono accorta di avvicinarmi molto nella scrittura al realismo magico, che in genere è lo stile prevalente che si sviluppa soprattutto nei contesti dove l’uomo non riesce ad essere libero e si rifugia in un mondo “altro”, magico o esoterico, per riscattare una realtà priva di fantasia. Questo ragionamento, fatto sempre a posteriori, mi ha portato a riflettere sulla natura della scrittura, che è sempre interprete inconsapevole dello spirito di un’epoca o di una società.

La scrittrice Clarissa De Rossi (Per gentile concessione di Clarissa De Rossi)

Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?

Come dicevo sto lavorando ai prossimi episodi del Commissario Lo Galbo. Nel cassetto ho anche due romanzi di narrativa generale che sono ambientati in Africa e in Sicilia. Quest’ultimo ripercorre un po’ la storia delle donne della mia famiglia dagli anni ‘20 ad oggi ed è stato molto faticoso scriverlo perché mi ha molto coinvolto emotivamente.

 

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