Letto per voi… “Il cantico dell’ombra” di Costanza Marana

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Il cantico dell’ombra (Armando Editore) di Costanza Marana. Le vite di tre giovani protagonisti – allegorie di Tempo, Musica e Contingente – si incrociano alla ricerca del proprio assoluto. E non perdete l’Incontro con l’Autrice!

La trama

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Roma. In un tempo sospeso, tra le luci e le ombre dei vicoli della città e del sagrato di San Luigi dei Francesi si snodano le vite dei tre protagonisti: Euridice, Sebastiano e Franz. Tre personaggi, tre allegorie: il Tempo, il Contingente e la Musica. Tre concetti e tre personalità tra loro apparentemente distanti eppure profondamente unite. Euridice vive d’amore, del suo sogno d’amore, della sua inesauribile curiosità e fame di vita; Sebastiano è il momento, il caso, il sorriso; infine, vi è Franz che – estremamente chiuso in se stesso – scandisce gli attimi della sua esistenza e del suo legame con il prossimo attraverso il tempo e il ritmo della sua musica. È così che i tre giovani creano del tutto naturalmente un “patto a tre” dove il desiderio e il bisogno di vita, d’amore e di allegrezza pretendono di essere esauditi e nutriti.

Sul libro

Armando Editore

È il 2023 quando Armando Editore pubblica nella Collana “Narrare” Il cantico dell’ombra, la breve opera di Costanza Marana. Ed è esattamente un cantico, proprio come è riportato nel titolo. L’Autrice, infatti, propone al Lettore non un romanzo canonico ma un vero e proprio canto quasi mistico che i tre protagonisti – Euridice, Sebastiano e Franz – fanno alla città di Roma e alle loro stesse esistenze. Tre giovani vite dominate dall’Arte, dal Bello, dalla Musica e dal Tempo. Tutto sembra essere così instabile e impalpabile. Ma è solo apparenza poiché questi appena enunciati sono le basi di queste vite belle, dannate e piacevolmente condannate alla ricerca del proprio assoluto e della propria realizzazione.

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Euridice, Sebastiano e Franz ci appaiono come dei ragazzi colmi di ideali e di voglia di vivere nonostante abbiano dei punti in sospeso con essa. Dolori, delusioni, incertezze, amori contrastati e agognati… la gioventù e la formazione degli adulti di domani.

Euridice (piccolo universo fatto di vulnerabilità e incertezze) è il perno della vicenda, è attorno ad essa che ruotano le personalità e le vite di Sebastiano e Franz. Un amore che si sta chiudendo, un altro che si sta schiudendo su ceneri ancora calde e accese in simbolo di rinascita e continuità. Del Tempo e della vita stessa. Euridice, come racconta il mito di Orfeo, deve “solo” procedere senza mai voltarsi. Deve puntare alla sua vita, alla sua felicità e alla sua completezza. Il Contingente e il Tempo non potranno che assecondarla e seguirla in una danza lenta ma inesorabile.

È così che i tre giovani protagonisti si incontrano, si scontrano, si prodigano in lunghi silenzi e in estenuanti esercizi musicali. Tutto è vita eppure tutto sembra essere anche un escamotage per tenerla distante temendo di essere – ancora una volta – non compresi da essa o, peggio, traditi senza pietà.

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Il cantico dell’ombra è testo in perfetto equilibrio tra lirica e romanzo, senza comprendere dove termina l’una e inizia l’altro. È una danza, appunto. Lo scambio continuo di passi e di guida va da sé. Ma il ritmo non si perde mai.

A Costanza Marana, infatti, va proprio questo merito: quello di aver creato un’opera oltre il tempo dove dominano la delicatezza, la raffinatezza, un linguaggio e uno stile di altri tempi, elegante, preciso senza mai tenere a distanza il suo Lettore. E sullo sfondo, Roma. La città eterna. Tacita e presente testimone di tanta crescita ed evoluzione interiore. Così sono e crescono i tre ragazzi. Sospesi in un tempo e in una musica senza età. In bilico tra ieri, oggi e l’impalpabile domani… e le speranze continuano. La vita continua e come una musica, l’amore (ri)nasce, si (ri)genera e offre a chi desidera ascoltarla il suo cantico e il suo canto più intenso e vero.

Incontro con l’Autrice

La scrittrice Costanza Marana

Costanza, ci racconti qualcosa del suo percorso di studio e professionale.

Ho conseguito la Laurea in Storia Medievale e Moderna. Poco dopo c’è stata la pubblicazione scientifica su un carteggio di metà del Seicento cui è seguito un libro su tematiche abbandono all’immaginifico e dialogo con la bellezza.

Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?

Il Caso. Mi trovavo a Firenze a casa di mia nonna scorsi Forte Belvedere in lontananza come facesse parte di uno sfondo ritratto. Cominciai a fantasticare presi una matita e un blocco e scrissi un piccolo racconto, una piccola rêverie sulle ombre e le luci.

Come è nato il progetto editoriale de Il cantico dell’ombra?

“Generato non creato”. Non c’è alcuna progettualità dietro. Penso sia scrivere sia una vocazione come una chiamata, un rituale. Non faccio schemi, né brutte copie, e non c’è volutamente un lavoro di editing per rispettare il grezzo del materiale precosciente.

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

C’è un motivo particolare che l’ha indotta a scegliere come immagine di copertina del suo libro il dipinto Sogni di Vittorio Corcos realizzato nel 1896?

La copertina è stata una proposta dell’editore che io accolto volentieri. Mi sembra molto indicata per l’atmosfera del libro che fluttua nel pensiero. Si respira un’atmosfera onirica sognante, ma non fine a sé stessa, c’è un solido sistema di pensiero che sorregge e veicola la struttura narrativa. L’arte è pensiero secondo me.

I suoi personaggi (Euridice, Sebastiano e Franz) sono da intendere come simboli e allegorie. Essi, infatti, rappresentano: il Tempo, il Contingente e la Musica. Come è giunta a una simile armonia tra elementi così diversi eppure interconnessi tra loro? 

Sì, sono delle personificazioni del Contingente e del Senza Tempo. Costretti ad amarsi ma ad errare senza tregua poiché ciò che è eternabile non può asservire il tempo e i suoi vizi e quindi le circostanze e la contingenza. Io credo nella bellezza che ha vinto e sopraffatto il tempo, libera da costrizioni, accidenti e frangenti.

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Euridice è una giovane donna che mira all’astratto, all’intangibile, all’essenza delle “cose” e delle anime eppure sembra aver timore di sfiorarle, di possederle, di viverle. Cosa e chi le ha ispirato nella creazione di questo personaggio così semplicemente articolato e apparentemente così distaccato dal mondo? 

È una sensazione che provo spesso di ricercare ciò che posso solo sfiorare, come fosse un peccato voler possedere la bellezza. Una continua tensione verso qualcosa che non si riesce a ponderare, ma che in verità è pieno di senso vitale. La vita è tensione secondo me. Ho immaginato un corteo di ombre, di pensieri sommessi che seguivano imperturbabili questa fanciulla che viveva in un continuo stato di desiderio e sublimazione.

Molto interessante è anche il rapporto che Euridice ha con il tempo. La giovane donna sembra volersi  vivere in un non-luogo e in un non-tempo indefiniti e sospesi dove domina l’Assoluto. Come è giunta a un lirismo ma anche a un’idea così alta e altra del vivere? E quali sono anche il suo rapporto e la sua confidenza con il Tempo? 

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Euridice cerca la loggia delle ombre, un non luogo dove il tempo attende. C’è una volta di madreperla e sotto giace una panca in pietra arenaria. Non vi è né inizio né fine. Tutto è intessuto di gelsomino purpureo e glicine argenteo. E si può sentire l’acqua dormire. Un posto dove si è liberi dal contingente, dal frangente, dove vige il senza tempo. Il libro è avvolto da un senso mistico e misterico. Ciò nasce dalla mia insofferenza a un mondo che vive solo di circostanze senza poesia.

Ne Il cantico dell’ombra la Musica ha ruolo di primo piano lasciando trasparire la sua sensibilità e la sua preparazione in questo campo. Potrebbe raccontarci qualcosa di più riguardo la peculiarità e l’importanza dell’”elemento Musica” nel suo libro?

La musica è il vettore del pensiero. Come diceva Wagner è il ponte verso l’intelletto. Il suono risponde sempre a ogni domanda a ogni ricerca. Euridice trova conforto nel suono dopo il silenzio imposto da una situazione sgradevole familiare. Io vivo di musica. La vita è per me una partitura. Solo nella musica secondo me vi è il riserbo per l’antico e per il moderno. Il finito di un tempo di partitura convive con l’infinito delle sue espressioni.

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Quanto c’è in lei di Euridice, piccolo universo fatto di vulnerabilità e incertezze?

Il senso del vago di Euridice lo conosco e lo riconosco in una mia attitudine a vivere. Spesso sento una sensazione di smarrimento e una volontà di voler essere protetta. Spesso sento di deambulare tra incertezze e ciò rende l’animo vulnerabile.

I passi e gli stati d’animo di Euridice ci accompagnano a San Luigi dei Francesi, via di Sant’Agostino, Vicolo della Cuccagna, San Clemente, Piazza Navona, via Nazionale… perché ha scelto questi luoghi così precisi? 

Per me è come se fosse una pastorella arcadica per Roma. Ego in Arcadia sum questo è stato il principio ispiratore. È come se il filtro dell’immaginazione mi facesse percorrere quelle strade con quel senso della meraviglia che apparteneva al sentire neoclassico.

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

L’ultimo capitolo del tuo libro è Le stanze della vita. Qui vi sono il desiderio, la tenerezza, la musica e un fluire andante grazioso degli eventi e della pace che in essa regna. È anche un suo desiderio di vita?

Sì, sicuramente creo la mia vita immergendola sia in nel desiderio che nella tenerezza poiché ritengo che siano fondamentali entrambi per donare compiutezza all’esistenza.

In che modo è riuscita a creare la danza di pensieri, atmosfere e parole in un testo tanto elegante, raffinato e che punta letteralmente al futuro, alla luce, alla speranza da abbracciare e a un futuro da fare proprio e costruire?

Il Caso. Ho solo “visto” prima di scrivere. Il potenziale visivo e sinestetico è alla base della narrazione. I colori risuonano. I suoni diventano tattili. I verbi possono passare da intransitivi a transitivi. Si è una lirica, una prosa poetica dove non c’è confine, ma licenza libera tra lo stilema narrativo e poetico.

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Come descriverebbe lo stile della sua scrittura?

Domanda difficile potrei narrare un piccolo aneddoto per intuire io stessa una risposta. Una volta ebbi il caso e la fortuna di conoscere un professore francese a un convegno e gli chiesi quale fosse la traduzione per la parola “rêverie” che è alla base di tutto ciò che vivo e scrivo e lui mi disse: “Fantasmeggio, fantasmeggiare”. Ecco uno stile di vita di narrazione così: io fantasmeggio. Gioco con l’inconscio e con i suoni evocativi delle parole.

Euridice, al contrario del Mito, non resta al buio degli Inferi e, pur con tutte le sue paure, si prepara e si proietta al futuro, alla Luce. Osservando la sua protagonista da questa prospettiva, cosa vorrebbe che rimanesse nel suo Lettore del suo incontro con Euridice?

Costanza Marana, “Il cantico dell’ombra” (Armando Editore, 2023)

Vorrei che il lettore si addentrasse nelle sue ombre senza temerle. Il nostro precosciente, il nostro inconscio, il nostro lato oscuro è memore e fervido di vita. Jung sosteneva di non abbandonare mai le proprie ombre ma di sublimarle. La creazione è fatta di luci quanto di ombre, non bisogna averne timore, ma sussurrare loro e sviluppare un dialogo interiore che affonda nell’intimità.

Secondo lei, è possibile pensare a Euridice come a un’eroina dei nostri tempi?

Non penso. Euridice va a rebours. Va a ritroso oggi tutto questo non è considerato meritevole di dignità umana quanto letteraria. Qui mi verrebbe un po’ di polemica da lettrice su tematiche e stili di ciò che viene pubblicato e scritto che da lettrice spesso ritengo retorico o che vince facile. C’è un sistema insano che non contempla la bellezza di ciò che è eterogeno e soprattutto segue il nome e non l’opera. Flaubert scrisse che l’uomo è nulla, l’opera tutto. Ecco secondo me è così.

In chiusura, tre sole parole o una sola frase per racchiudere il senso del suo cantico dell’ombra.

Che Dorma il Mondo.

 

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