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Letto per voi… “È rosa la luna e la terra pure” di Raffaele Nacchiero

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi È rosa la luna e la terra pure, l’esordio letterario di Raffaele Nacchiero (G.C.L. Edizioni). Una storia dai tratti surreali con tanti spunti di riflessione. E non perdete l’Incontro con l’Autore!

La trama

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

“Tom è il mio nome?” È questa la domanda centrale di È rosa la luna e la terra pure, l’esordio editoriale pugliese Raffaele Nacchiero. Un ragazzo in lotta con la vita e con se stesso il quale, chiedendosi più volte quale sia il suo nome, mettendolo in dubbio o affermandolo con certezza, è alla perpetua ricerca di se stesso. Affamato d’amore, di affetti, animato da sani principi e da una tenera ingenuità, Tom nella sua Foggia si trova a vivere delle (dis)avventure al limite della realtà. Frequenti e numerosi sono i richiami al cinema di Quentin Tarantino e al genere splatter, alla letteratura, allo stile e al linguaggio di Charles “Hank” Bukowski e alla musica di Patty Pravo e Ornella Vanoni. E ancora, il nostro Autore riesce a inserire nella sua storia Carmelo Bene e il wrestler Hulk Hogan. E Tom? Per scoprirlo non vi resta da far altro che leggere È rosa la luna e la terra pure.

Sul libro

G.C.L. Edizioni

La Casa Editrice G.C.L. nell’ottobre 2022 segna l’esordio editoriale del giovane scrittore pugliese Raffaele Nacchiero pubblicando nella Collana “Beatrix” il suo primo romanzo dal titolo È rosa la luna e la terra pure.

Un breve ma intenso romanzo di formazione scritto già nel 2018 ma che, come accennato, solo in tempi recenti è stato proposto al pubblico. Nacchiero riempie le sue pagine della storia narrata e che solamente in minima parte è ispirata alla sua vita, come l’ambientazione e la giovane età sia per l’animo curioso del protagonista. Tom. Nome comunissimo in America e all’estero, un po’ meno nel Belpaese. Ma questo poco importa. Ciò che conta è Tom e il suo continuo mettersi in discussione attraverso la domanda più volte rivolta a se stesso e agli altri, “Tom è il mio nome?”

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Da qui partono le (dis)avventure di questo ragazzo in perenne ricerca di conferme e di risposte alle innumerevoli domande che l’età e la vita gli suscitano. Così, lo ritroviamo innamorato “sedotto e abbandonato” da quella che credeva essere la sua morosa, picchiato da un gruppo di coetanei, invischiato in un losco giro di droga e denaro, ostaggio di un pullman dove lavora un controllore severo e dagli atteggiamenti assai violenti, coinvolto in un triangolo amoroso in un autogrill tra i cui clienti vi è persino Carmelo Bene… Tante, numerose e tutte diverse sono le vicende che si trova a vivere il giovane Tom. Un ragazzo che sa essere tanto buono ma se è vero che “Non c’è cattivo più cattivo di un buono quando diventa cattivo!” (come diceva il mitico Bud Spencer in Chi trova un amico trova un tesoro), Tom riuscirà a dire la sua. O, almeno, ci proverà.

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Dobbiamo riconoscerlo: Raffaele Nacchiero fa del tutto per conquistare il Lettore e puntuali sono i vari e variegati (mai lanciati a caso, però) riferimenti al mondo della letteratura, del cinema e della musica. Si passa da Patty Pravo a Ornella Vanoni, da Charles Bukowski a Émile Zola, da Quentin Tarantino a Insidious di  James Wan passando per Carmelo Bene, il filosofo Hans Weber e il wrestler e Hulk Hogan. Nomi, persone e personaggi tra loro assai diversi che, però, all’interno di questo breve romanzo – a tratti dell’assurdo e decisamente surreale – trovano la loro collocazione. Di certo questo può essere anche un modo per ampliare e far ampliare gli orizzonti anche al Lettore.

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Numerose sono le domande che il protagonista si pone, non solo su se stesso ma anche sul mondo circostante? Materialista o idealista? Da che parte stare? E perché? E la realtà, dove porta? Da dove comincia? Un breve romanzo che pone e fa porre delle domande. Il merito dell’esordio editoriale di Nacchiero, in fondo, sta proprio qui: nel tracciare un lungo e interessante solco di riflessioni (anche filosofiche e niente affatto scontate) sull’apparenza di una storia surreale, senza senso e, in alcuni tratti forse volutamente, spinta troppo oltre. È in questi stessi tratti che l’Autore fa perdere un po’ l’orientamento e sembra egli stesso perdere il controllo sulla storia che pare prendere il sopravvento. Certamente Nacchiero avrebbe potuto controllare meglio tali passaggi perché dimostra di avere il talento e la capacità di farlo. Questo certamente è solo l’inizio.

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Alla fine di tutto, la soluzione era proprio vivere così, come se ogni momento fosse stato l’ultimo. Dimostrare il proprio valore e la propria essenza, bucando la maglia del quotidiano, battendo i limiti antichi della prigione ciclica dell’esistenza. Scomodare fato e divinità per rivelare gli anfratti più giusti del proprio animo. Viaggiare al di sopra delle proprie reali possibilità per riscoprirsi mai uguali a prima contro la noia del Tempo e del pensiero comune. Capire priorità e sentimenti, scavando a fondo, verso sé stessi e verso la Mancanza, accettarla e poi reagire senza esitazioni. (…)In altre parole: scoprire serenamente il senso rosa della vita.

E alla fine, ecco il senso. Quello vero e più autentico che l’Autore ci descrive e ci regala con estrema semplicità ed essenzialità. Tanto per rimanere in termine di prestiti e citazioni, Antoine de Saint-Exupéry ne Il piccolo principe scrive: L’essenziale è invisibile agli occhi. E ben venga qualsiasi modo e maniera per ricordarlo… anche immaginare Carmelo Bene vicino a Hulk Hogan!

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Raffaele Nacchiero (Per gentile concessione di Raffaele Nacchiero)

Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?

Il mio incontro con la scrittura è avvenuto probabilmente quando avevo tra i sedici e i diciassette anni. Mentirei se dicessi che il mio amore verso di essa sia nato tra i banchi di scuola: almeno fino al terzo anno di liceo, odiavo gli esercizi di italiano, i testi e i vari temi da scrivere; la logica impositiva e opprimente mi dava noia e irritazione. La poesia è stato il primo vero mezzo artistico attraverso il quale ho dato voce a quell’urgenza interiore che, divorandomi dal di dentro, quasi mi costringeva a buttare giù versi per esprimere i miei sentimenti più reconditi, le mie sensazioni di disagio e critica verso la propria o altrui condizione. Amante del cinema e del teatro (aggiungo che ho preso parte a una compagnia teatrale indipendente che mi ha permesso di studiare le tecniche di recitazione e di scrittura creativa e di prendere parte a diversi spettacoli teatrali), mi sono dilettato poi per molti anni nella scrittura di sceneggiature di cortometraggi e lungometraggi che poi ho cercato anche di produrre cinematograficamente con i vincoli naturali che produzioni indipendenti potessero comportare. Ecco, dapprima poesie, poi sceneggiature e infine libri, come appunto il mio romanzo d’esordio È rosa la luna e la terra pure.

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Quando e come è nato il progetto editoriale di È rosa la luna e la terra pure?

Ho scritto il romanzo di formazione È rosa la luna e la terra pure nel 2018, quando avevo appena venti anni. Terminata la sessione estiva d’esami universitari al Politecnico di Bari, mi trovavo a Milano, nella vecchia casa di mio fratello Michele, dove ebbi modo di strutturare la storia di Tom e delle sue psichedeliche peripezie. Nasce così il mio primo libro: sopra un letto, in una città lontana dalla mia, rigo dopo rigo su un documento word del mio MacBook che mi accompagna ancora oggi. Nel 2022, quindi quattro anni dopo, ho avuto modo di conoscere il mio editore Gian Carlo Lisi (attraverso lo scrittore e amico Giovanni Fanelli) che ha letto la mia opera, risultandone folgorato dall’originalità e dall’intensità. Dopo un attento e approfondito lavoro di editing durato mesi, il libro viene pubblicato a ottobre 2022 da G.C.L. Edizioni. A febbraio 2023, viene pubblicata la seconda edizione dell’opera.

A cosa è dovuto il titolo del suo romanzo?

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Il titolo è un richiamo al rosa, tra i miei colori preferiti, mescolanza onirica di bianco pallido e rosso vivo, che può essere perfettamente abbinato al senso della vita, pacato e accesso, che pervade tutto tra la terra e la luna. Questo concetto emerge nitidamente nelle ultime pagine del libro, quando il protagonista Tom, dopo un lungo viaggio impreziosito da episodi di sofferenza e apparente no-sense, va incontro a una catarsi che gli consente di conoscere appunto questo senso rosa della vita.

Quanto c’è di lei nel protagonista Tom?

C’è tanto di Raffaele Nacchiero nel personaggio Tom, soprattutto probabilmente nei suoi atteggiamenti ironici e introspettivi. Tuttavia, non è una storia biografica e gli episodi narrati non coincidono con quelli da me trascorsi nella mia vita. Oserei dire che Tom potrebbe rappresentare l’archetipo del ragazzo contemporaneo: confuso, disorientato, sottoposto alla pressione continua di rincorrere un successo borghese secondo le leggi del profitto e dell’iper-competitività oggi dominanti che sono state causa di molti suicidi tra i più giovani negli ultimi anni.

Nel suo romanzo numerosi sono i riferimenti bibliografici, cinematografici, musicali. In che modo ha effettuato tali scelte?

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Esattamente, volevo impreziosire la mia opera di citazioni e riferimenti a opere e artisti legati alla sfera della cultura popolare contemporanea e a quella dei grandi classici. La scelta è avvenuta in senso quasi cinematografico: dirigendo e montando nella mia testa le scene che ricreavo sulle pagine, ricercavo di volta in volta, dal mio bagaglio mentale, altre opere e autori che mi avessero colpito e che potessero essere ideali per conferire quel quid in più alle righe del romanzo. E così, mi sono trovato poi col far convivere tra loro riferimenti a Schopenhauer, Nietzsche, Pasolini, Emile Zola, Delacroix, ai più recenti artisti Vasco Rossi o Patty Pravo, e ad altre persone celebri. Leggerli così, può fare anche ridere, ma sono pienamente convinto che questa azione citazionistica possa essere un valore aggiunto, da un lato per omaggiare opere meritevoli di attenzione ed elevare la caratura del mio romanzo, dall’altro lato per guidare indirettamente il lettore verso determinate sensazioni o schemi mentali. E perché no, per divulgare e quindi contribuire anche alla sua cultura generale.

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

La sua opera è anche un omaggio alla città di Foggia con importanti riferimenti storici. Tra questi vi è La strage del Bacardi avvenuta la notte del 1° maggio 1986. In tal senso, quale vuole essere il messaggio della sua scrittura?

Sono contento che lei abbia avuto la perspicacia e l’attenzione di comprendere quel delicato passaggio. È una strage violenta di cui si sa poco al di fuori della città di Foggia; volevo citarla per fornire dettagli sul contesto potenzialmente violento in cui avviene una scena del libro. Quella di Foggia è la cosiddetta quarta mafia, nella realtà una parodia delle altre famose organizzazioni criminali, naturalmente meno potente e strutturata, ma ugualmente letale e disgustosa.

La sua terra, le sue origini in che modo influenzano la sua scrittura?

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Non v’è un’influenza diretta tra la mia terra e la mia scrittura. Posso dire però che sicuramente il dialetto foggiano – tra i dialetti più belli e burleschi di Italia – e le storie di vita foggiana incidono più o meno direttamente sulle scelte narrative che faccio, nella costruzione di determinati personaggi o dinamiche della storia. La città di Foggia, troppo spesso mortificata o dimenticata, è una fonte inesauribile di ispirazione. L’aspetto umoristico che caratterizza i foggiani è qualcosa di straordinario: potrei raccontare per ore e ore episodi incredibilmente divertenti di vita quotidiana foggiana che meriterebbero di non essere dimenticati.

In È rosa la luna e la terra pure vi è un personaggio d’eccezione: Carmelo Bene. Perché ha deciso di inserirlo nel testo?

Lo scrittore Raffaele Nacchiero (Per gentile concessione di Raffaele Nacchiero)

Vado al dunque: Carmelo Bene, o meglio CB, è probabilmente tra le persone che più mi hanno ispirato nell’intera vita. L’attore, regista e filosofo pugliese, pugliese come il sottoscritto, è stata una meteora unica nella storia dell’arte occidentale. Le sue opere, il suo non-teatro, il suo non-cinema e le sue massime filosofiche (banalmente estraibili dai suoi interventi nelle ospitate al Maurizio Costanzo Show, recuperabili anche su YouTube) sono qualcosa di sconvolgente. Era al di là dell’arte stessa, per lui decorativa; era al di là dell’essere e dell’esser-ci nella sua ricerca di una non-volontà nel vivere che coincideva forse nel differire. La sua ricerca artistica, derivante dalla sua profonda cultura e dalla sua natura creatrice/distruttrice, e la sua voce ineguagliabile rimarranno scolpite per sempre nella storia del mondo, ovvero nella storia della phoné, come lui avrebbe detto. Quello che amo di Carmelo Bene è la sua libertà: indipendente da qualsiasi sistema istituzionale, politico, economico e di contro-cultura, ha potuto costruire la sua carriera di attore-filosofo senza scendere mai a compromessi con niente e nessuno, senza mai cadere nella banalità e nell’ipocrisia, raggiungendo così vertici artistici di assoluta qualità e profondità.

Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato il suo essere scrittore e lettore?

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Devo partire col nominare di certo Charles Bukowski che col suo Pulp ha rappresentato un po’ una scintilla per me, per il suo modo di comporre le scene in modo dinamico e con una carica importante di ironia e verità. Altri artisti che possono avermi influenzato: Lewis Carroll, lo scrittore de Le Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie – vedasi ad esempio la mia poesia surrealista e quasi no-sense che accompagna i capitoli dell’autogrill – oppure Quentin Tarantino, autore di sceneggiature di grandi classici del cinema moderno come Le Iene o Pulp Fiction.

Lei è CEO della startup “AraBat”. Vuole raccontarci di più in merito?

AraBat

Sì, sono il CEO e Co-Founder della startup innovativa AraBat, con la quale, insieme ad altri ragazzi, ho implementato una tecnologia rivoluzionaria per riciclare in modo sostenibile le batterie al litio (quelle di autovetture, computer, smartphone e altri dispositivi elettrici) attraverso gli scarti biologici, come semplici e bellissime bucce delle arance. In poco tempo, AraBat conquista il soprannome di “Miracolo Pugliese”, divenendo una delle startup più avveniristiche e premiate di Italia, vincitrice ad esempio del Premio Nazionale per l’Innovazione 2022 e dell’ENI Joule for Entrepreneurship 2022 conferito dal Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella al Quirinale. Parallelamente alla mia carriera imprenditoriale, sono un ingegnere gestionale e attualmente anche un dottorando di ricerca presso il Politecnico di Bari.

AraBat

Nonostante queste esperienze e questa formazione fortemente tecnico-scientifica, la verità è che sono sempre stato diviso perfettamente a metà tra arte e tecnica, umanesimo e scienza. La mia carica artistica è stata ed è decisiva anche in contesti professionali del tutto differenti, come quello scientifico o imprenditoriale. Non credo a questa iper-specializzazione dei saperi, dei mestieri e delle competenze che divide gli individui rendendoli più deboli nell’azione di trasformarli esclusivamente in consumatori e lavoratori. Siamo di più, siamo oltre, siamo umani. Dovremmo puntare tutti a divenire esseri umani migliori, prendere il meglio dalle arti e dalle scienze, per costruire empatia e tecnica. Il rischio è di ritrovarci un giorno “grigi androidi e disuniti, individui tra gli individui”, come recita ad esempio una delle mie ultime poesie.

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Se dovesse descrivere il suo romanzo con sole tre parole, quali userebbe?

Come diceva Eugenio Montale in una delle sue più celebri poesie, possiamo solo dire “ciò che non siamo, ciò che non vogliamo”. Per questa ragione, userò la negazione per dirti ciò che il mio libro invece non è: non-banale, non-superficiale, non-comune. Il fatto che diverse persone mi abbiano detto che siano rimaste sconvolte dopo aver letto il mio libro, magari sulla scia di una quotidianità così piatta e limitante come quella contemporanea, mi ha dato la certezza di avere scritto qualcosa di valido e antiretorico. Nonostante sia un romanzo di formazione, al di là del gusto personale, non è un libro per tutti, il mio. Non è consolatorio. Può essere disturbante.

Raffaele Nacchiero, “È rosa la luna e la terra pure” (G.C.L., 2022)

Quali sono i suoi prossimi progetti professionali ed editoriali?

In anteprima esclusiva, posso dirti che sto lavorando al mio prossimo libro. Una raccolta poetica, dal nome Cerchi stropicciati, sempre G.C.L. Edizioni, che includerà quarantacinque componimenti poetici che ho scritto tra il 2015 e il 2023. Tra essi, la poesia “Miraggi Interstellari” con la quale ho vinto il Premio Speciale al 29° Premio Nazionale di Poesia Inedita “Ossi di Seppia”. Ci ho messo otto anni per arrivare alla realizzazione finale di quest’opera, intrisa di sangue e di una “follia guadagnata” col tempo. Sono dunque molto contento di vedere che a brevissimo sarà pubblicata.

 

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