Letto per voi… “Acrobazie. Storie brevi e brevissime” di Alessandro Trasciatti

La Rubrica online “Piazza Navona” è lieta di presentarvi l’ultima opera di Alessandro Trasciatti dal titolo “Acrobazie. Storie brevi e brevissime” (Il ramo e la foglia edizioni). Racconti come schizzi di colore che compongono un quadro fatto di realtà e surrealismo. E non perdete l”Incontro con l’Autore”!

La trama

Alessandro Trasciatti, “Acrobazie. Storie brevi e brevissime” (Il ramo e la foglia edizioni, 2021)

Storie. Microstorie. Schizzi. Sguardi furtivi. Ma anche attenti. Istantanee di vita. Reale. Possibile. Sognata. Desiderata. Immaginata. Surreale. Racconti fatti di parole che si evolvono continuamente in una evoluzione lanciandosi e impegnandosi in pericolose e sorprendenti acrobazie. Lampi di una vita osservati a volte con ironia, altre con nostalgia e persino con un pizzico di humour nero che sfiora a tratti un sano e delicato cinismo. I racconti di un uomo che narra se stesso e il suo profondo più nascosto e immaginato… mantenendo una indiscussa eleganza in ogni acrobazia compiuta. Anche la più scatenata e audace…

Sul libro

Nel maggio 2021 la neonata Casa Editrice romana Il ramo e la foglia edizioni inaugura la Collana “Racconti” con l’ultima opera di Alessandro Trasciatti dal titolo Acrobazie. Storie brevi e brevissime.

Il ramo e la foglia edizioni

Il testo è articolato e suddiviso in tre parti (Rifugi, Infanzia e prolungamenti d’infanzia e Casi clinici e onirici) attraverso le quali l’Autore sprigiona e dà animo e vita alla sua scrittura, alla sua fantasia, al suo surrealismo, al suo humour inglese senza mai scomporsi mantenendo una posa sempre assai elegante e distinta. Proprio come la sua scrittura. Quest’ultima, intinta nell’inchiostro della sapienza e della misura, trascina con sé il Lettore accompagnandolo in un turbinio di momenti, di luoghi, di memorie e di racconti che non ha sosta. L’Autore, così facendo, compie delle vere e proprie acrobazie, dei tripli salti mortali e carpiati all’indietro, un volteggiare rapido e ritmato nella profondità del suo animo e della sua fantasia che divengono il terreno fertile dove nasce quest’opera.

E attraverso queste tre parti l’Autore mostra e racconta dimensioni, luoghi e momenti diversi. Passando dalla quasi necessità di trovare il proprio rifugio in un pastrano postumo del nonno materno che a sua volta permette il legame con i ricordi: Praga, una lettera, Kafka… ma anche nel letto del rito meridiano, nel ricordo delle auto possedute… Insomma, tutti luoghi/non luoghi di accoglienza e sicurezza rappresentai dal materiale e dal concreto. Una rappresentazione tangibile di una ricerca e di un bisogno di un nascondiglio per l’anima e per il sé più intimo e fragile.

Il ramo e la foglia edizioni

Nella seconda sezione, invece, l’Autore viene come attratto e fagocitato dai ricordi: biografici, reali, presunti e possibili creando un vorticoso e ritmato valzer di immagini e sogni che, pur nella loro velocità, non scompongono l’allure dell’Autore né quella del Lettore che è diventato parte di esso.

In Casi clinici e onirici, la terza e ultima parte, infine, l’Autore ha un suo ulteriore referente: una Lei, la donna amata verso la quale prova un inossidabile amore: Io la desideravo e la coprivo con i petali che staccavo dalle corolle. Lei stava supina e mi lasciava fare. Io, meticolosamente, mi applicavo a decorarla. Questo breve capitolo è, forse, quello più emozionante e coinvolgente pur mantenendo lo stesso ritmo degli altri e la stessa dose di ironia. Qui, l’Autore sembra azzardare di più lasciandosi andare oltre il sogno, la possibilità, la realtà. Ed è questa sua elegante e composta sensibilità a colpire il Lettore.

Alessandro Trasciatti, “Acrobazie. Storie brevi e brevissime” (Il ramo e la foglia edizioni, 2021)

Acrobazie. Storie brevi e brevissime è sì un breve libro ma carico di sostanza, di significato, di sogni, di momenti più o meno reali. Ogni racconto – breve e brevissimo – è un occhio di bue che si accende all’improvviso sulla vita o sul sogno illuminandone un aspetto, un dettaglio. Una storia, appunto. Ogni racconto diviene la fotografia, l’immagine fissata di un istante che ritrae un ricordo, un sogno, un desiderio, una malinconia, una speranza… più semplicemente un fatto. Reale o irreale, cosa importa? È lì, nella mente dell’Autore. E da lì quel suo racconto arriva a noi. Vivo. E quindi, possibile.

Alessandro Trasciatti, “Acrobazie. Storie brevi e brevissime” (Il ramo e la foglia edizioni, 2021)

Alessandro Trasciatti è tornato a misurarsi con la forma del racconto aumentando il grado di difficoltà aggiungendo la sua brevità se non istantaneità. Ma ha superato anche questa “prova” a pieni voti. Ogni suo racconto è un fotogramma che messo in sequenza ha dato vita a un piccolo grande film dove il sentimento, la delicatezza, l’eleganza, la purezza e l’attenzione di stile sono gli elementi principali. I protagonisti, invece, sono anch’essi immagini se non il riflesso di un possibile che è stato pensato e, quindi, in qualche modo vissuto. Schegge di vita, di volti, di fantasia, schizzi di disegni dai tratti sicuri e marcati… Tutto e tutti danzano nel libro di Alessandro Trasciatti senza risparmiarsi le acrobazie più pericolose e più spettacolari. Ma con eleganza di ritmo, di forma e di sostanza… e ogni fugace schizzo prende eterna vita.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Alessandro Trasciatti

Come è nato il progetto editoriale di Acrobazie?

Direi che non c’è stato un vero progetto. Il libro si è costituito per accumulo. Ho sempre avuto la tendenza a scrivere testi brevi, racconti o visioni o lampi – non so come chiamarli – e a lasciarli sedimentare per mesi o anni. Poi piano piano comincio a metterli insieme come perline di una collana e allora viene fuori il libro.

Come si è svolto il suo lavoro dall’ideazione alla stesura finale? Quale è stata la fase più complessa? E perché?

Come ho appena detto non c’è stato un progetto iniziale ma un assemblaggio progressivo. Ho fatto così anche con il mio primo libro, Prose per viaggiatori pendolari, del 2002, e pure con un’altra raccolta recente, Scampoli, del 2017. Sono dei piccoli zibaldoni, delle miscellanee portatili in cui finiscono testi vecchi e nuovi, cose scritte vent’anni fa e altre scritte l’altro ieri. La cosa più difficile è fare una selezione sensata, equilibrata, che abbia una sua armonia. Monto e rimonto le raccolte molte volte. Di questo stesso Acrobazie sono esistite più versioni, con brani che sono migrati in Scampoli o viceversa, o che ho deciso di rimettere nel cassetto in attesa che maturino ancora.

Alessandro Trascetti, “Scampoli” (Oèdipus Edizioni, 2017)

Da cosa ha tratto e trae ispirazione per la creazione dei suoi personaggi e delle sue storie?

Forse tutto nasce dalla tendenza all’autoanalisi o dalla tentazione di guardare la propria vita come un film. Una cosa un po’ egocentrica, ma che non si prende troppo sul serio, come se fossi un attore che tutti i giorni va in scena e fa il suo spettacolino in mezzo agli altri, che sono attori come me, intendiamoci, ma forse non se ne accorgono. Ecco, nel momento in cui ti vedi vivere, allora diventi un personaggio e cominci a raccontare.

Nelle sue storie l’ironia e lo humour nero uniti a un certo surrealismo delle situazioni descritte divengono una via d’uscita e anche di lettura della realtà circostante. Ecco: nella fantasia e nella realtà quanto è di aiuto (af)fidarsi all’ironia e a un certo tipo di surrealismo?

Lo scrittore Alessandro Trasciatti

L’antologia dello humour nero di André Breton, padre del surrealismo, è uno dei miei libri preferiti. Cos’altro è l’umorismo nero se non una contestazione della morte, una rivolta contro la morte? Breton amava molto, tra gli altri, uno scrittore di inizio Ottocento, Xavier Forneret, che scriveva cose tipo: «Cimitero vuol dire: andiamo a riposare» oppure «La bara è il salotto dei morti, ci ricevono i vermi». Sberleffi, esorcismi che non servono certo a renderci eterni, ma sul momento ci liberano dall’angoscia, ci alleggeriscono.

I suoi racconti spesso appaiono come schizzi di un disegno dal tratto rapido ma netto e deciso. All’interno del suo libro ci sono dei disegni ma ha mai pensato di trasformare queste sue storie in un racconto per immagini?

Qualcosa del genere l’ho pensato. Non proprio trasformare le mie storie in racconto per immagini, in fumetto, quanto realizzare ex novo un libro di sole immagini – disegni o foto che siano – accompagnate da qualche parola. Per trasformare le mie storie in fumetto andrebbe attraversata tutta una fase di sceneggiatura che non mi attira. Un mio amico disegnatore, Nazareno Giusti, aveva iniziato a trarre molto liberamente un fumetto da un libro che ho scritto su Ferdinand Cheval, bizzarro postino e artista di fine Ottocento. Ma Nazareno è scomparso prima del tempo e il progetto è rimasto interrotto.

Alessandro Trasciatti, “Acrobazie. Storie brevi e brevissime” (Il ramo e la foglia edizioni, 2021)

Qual è la difficoltà di scrivere e raccontare nella velocità e nella brevità?

Io non trovo difficoltà a scrivere testi brevi, semmai quelli lunghi. O perlomeno per molti anni ho scritto solo testi brevi, direi per indole, per intermittenza del cervello che si stancava nel fare grandi progetti, pianificazioni troppo estese. Quello che posso dire però è che la brevità non è semplicemente una lunghezza interrotta. È sintesi, concisione, invenzione. In un testo breve non ci deve essere né una parola in meno né una in più. Però detto così può apparire presuntuoso. Diciamo che questo è l’ideale a cui tendere.

Lo scrittore Alessandro Trasciatti

In che modo costruisce la sua narrazione?

Dipende molto da cosa voglio scrivere. Una narrazione lunga ha bisogno di un’impalcatura, di una struttura, bisogna fissare dei punti e poi unire questi punti, è un processo di riempimento. Una narrazione breve tende a concentrarsi su una sola idea e a sviscerarla in un giro di frasi fulmineo. Essenziale è il finale, che deve stupire o lasciare interdetti, darti una scossa oppure farti pensare, ma non può essere blando, inconsistente, deve dare veramente la sensazione di qualcosa che scatta e si chiude.

Cos’è per lei la Fantasia?

Non credo di avere idee originali sul concetto di fantasia. La fantasia è un processo di combinazione, è la capacità di produrre il nuovo dal già noto, di prendere elementi preesistenti e metterli insieme in maniera inedita, è creare degli ibridi: si prende un uomo, si prende un cavallo e si inventa un centauro. Tanto per dirne una.

Sito web dello scrittore Alessandro Trasciatti

Come descriverebbe il suo stile di scrittura e letterario?

È una scrittura, credo, piuttosto piana, chiara, perlomeno nella lettera del testo, una scrittura che si sforza di essere leggera senza frivolezza, colta senza essere libresca, letteraria ma che non disdegna le storture del parlato. Ma poi non so se ci riesce.

Quali sono gli Autori e le opere che hanno contribuito a formare il suo essere Lettore e scrittore?

Ai tempi del liceo ho letto molto García Márquez e poi Borges, Calvino, Buzzati, Queneau. Kafka. Molto Kafka. Poi ho scoperto Savinio e Landolfi. E poi ancora Celati e Cavazzoni. Ma è difficile fare queste liste. Ultimamente leggo molto i piccoli romantici francesi: Nodier, Gautier, Nerval, Borel…

Ha lavorato come postino, archivista, editore… come è riuscito ad approdare alla scrittura e ad armonizzare questo suo percorso culturale e intellettuale?

Lo scrittore Alessandro Trasciatti

Non è che sono approdato alla scrittura dopo aver fatto altre cose, la scrittura mi ha sempre accompagnato fin dai tempi del liceo, poi è venuta l’università, poi ancora il lavoro, anzi i lavori, e non ho mai smesso di scrivere, anche se sottotraccia, restando però sempre ai margini del mondo letterario. Un po’ per timidezza, un po’ per mancanza di occasioni, ma un po’ anche perché ho sempre voluto scrivere quello che mi pareva e il racconto, specie se breve, in Italia non è un genere che attira il mercato. Poi, con gli anni, ho allungato il passo, ho scritto testi più lunghi nel genere della biografia e del romanzo.

Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti professionali e editoriali?

Mi sono fatto una specie di piano quinquennale. Poi chissà se riuscirò a combinare qualcosa. A settembre comunque uscirà un mio libro di versi e prose insieme. L’anno prossimo invece è in programma la pubblicazione di un romanzo, scritto e riscritto molte volte e forse arrivato alla sua forma definitiva. E poi ho iniziato diverse traduzioni di autori francesi dellOttocento poco conosciuti in Italia. Dovrebbe anche uscire una guida ai luoghi nascosti della mia città, Lucca.

 

 

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