I vincitori del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2021: “Film come Requiem” di Alessandro Izzi

La Rubrica online “Piazza Navona” è lieta e orgogliosa di presentarvi i vincitori del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” Edizione 2021: Alessandro Izzi e il suo saggio Film come Requiem (Edizioni Helicon). E non perdete l’Incontro con l’Autore!

La trama

Alessandro Izzi, “Film come Requiem” (Edizioni Helicon, 2021)

Film come Requiem di Alessandro Izzi è un interessante e particolare saggio costruito sul filo del rasoio del rapporto tra immagine e suono nella complessa e articolata filmografia di Luchino Visconti. L’Autore per meglio analizzare e avvicinarsi allo studio critico e formale di questa stretta relazione ha deciso di suddividere la sua opera in tre parti – I rumori, Le voci e Le musiche – prendendo in esame non solo i capolavori del “Conte Rosso” ma anche il suo profondo legame con la musica spaziando da Mahler a Verdi passando per i compositori delle musiche originali quali Nino Rota, Piero Piccioni, Franco Mannino, Alessandro Cicognini e Maurice Jarre. In tal modo Izzi  prendendo per mano il suo Lettore lo accompagna nel profondo viaggio all’interno del suono che si anima come voce e rappresentato attraverso il rumore che, all’occorrenza, sanno trasformarsi in poetica musica o divengono sue melodiose evocazioni. Un viaggio alla scoperta del cinema di Visconti visto da un diverso punto di vista ovvero quello sonoro creando una nuova analisi e critica stilistica di un uomo raffinato e colto che ha fatto della musica il tratto distintivo di tutta la sua opera registica teatrale e cinematografica.

Sul libro

Edizioni Helicon

Nell’aprile 2021 le Edizioni Helicon pubblicano Film come Requiem. Analisi e interpretazione del rapporto tra suono e immagine nel cinema di Luchino Visconti di Alessandro Izzi classificatosi al terzo posto nella sezione “Saggistica” all’Edizione 2021 del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri”.

Si tratto di un saggio assai interessante dedicato al magico mondo della Settima Arte ma anche un omaggio alla meravigliosa e spettacolare filmografia di Luchino Visconti che viene analizzata e osservata da un punto di vista diverso, certamente privilegiato, qual è l’aspetto musicale. O meglio ancora, come suggerisce il sottotitolo dell’opera, l’Autore sofferma la sua attenzione sul rapporto tra l’immagine e il sonoro nel cinema del “Conte rosso”.

Alessandro Izzi, “Film come Requiem” (Edizioni Helicon, 2021)

Il volume, infatti, prende il suo titolo proprio dalla dichiarazione in francese rilasciata dal regista nel 1975 e contenuta ne “L’avant-scene du cinema”: Je racconte des histoires comme je recconterais un requiem contenuta. Ciò significa che Visconti – noto per la sua attenzione puntigliosa e meticolosa ai dettagli da molti ritenuta eccessivamente maniacale – si è molto concentrato sull’aspetto musicale delle sue opere. Così tanti sono gli aspetti presi in esame dal regista nell’ambito del sonoro che Izzi ha giustamente deciso di articolare il suo saggio in tre parti, ovvero I rumori, Le voci e le musiche. Quello che subito appare chiaro è il minimo comune denominatore di tutta la filmografia viscontiana: la musica e, quindi, la sua capacità di rendere melodioso anche un rumore, una voce fuori campo o un coro di voci che parlano in stretto dialetto catanese. Visconti ha fatto dei suoi film la sua partitura organizzandoli su una colonna sonora ben precisa che andava ben oltre le “canoniche” melodie e le bellissime arie composte, ad esempio, da Mahler o da Verdi. Visconti si è spinto molto oltre sperimentando(si) al di là di ogni confine la potenzialità del sonoro in ogni sua forma, in ogni sua modalità di ascolto. Persino il silenzio nel cinema di Visconti si fa melodia e parte integrante della narrazione e del discorso diegetico nonché collante tra i diversi protagonisti di una determinata vicenda (pensiamo ad alcune scene de Il Gattopardo, de Morte a Venezia o di Gruppo di famiglia in un interno). Lo stesso vale per la apparente confusione che viene a crearsi nel mix di voce e dialetto ne La terra trema.

Il regista Luchino Visconti (1906 – 1976)

Le tre parti che compongono Film come Requiem ci ricordano e/o ci fanno scoprire quanto Visconti fosse attento alla scelta di questi dettagli che non sono affatto frutto di improvvisazione o di opera del caso. È Luchino Visconti il solo e unico regista, anzi, direttore d’orchestra dei suoi film. È lui stesso ad assegnare a ciascun suono, voce, rumore un preciso significato, un simbolo che la sua durata, ampiezza, colore rende ancor più definito e chiaro allo spettatore che sa vedere ma soprattutto ascoltare. Il sonoro, così, assume vita propria e diviene un protagonista aggiunto di tutti i film del regista milanese assumendo a volte sembianze umane, altre astratte. Un concetto che si fa carne e pensiero. Un’anima che prende voce e racconta la sua storia.

Di tutto questo e molto altro ci racconta con passione e precisione Alessandro Izzi nel suo interessante e ben riuscito saggio Film come Requiem. Certo, è evidente che si tratta di un saggio cinematografico e quindi dedicato a una tipologia precisa di pubblico ma questo non esclude che possa essere apprezzato e compreso da un pubblico assai più vasto. Izzi, infatti, oltre ad aver realizzato uno studio preciso e puntuale ha anche il merito di raccontare e di illustrare al pubblico – attraverso le sue parole e le sue analisi – quei film di cui tratta e spiega determinate e precise scene. Ma non è ancora tutto. Alessandro Izzi fa un vero e proprio lavoro di diffusione culturale (in questo caso in ambito cinematografico) iniettando una massiccia e sana dose di curiosità nel lettore un poco distante dalla filmografia e dalla cinematografia di Luchino Visconti e del suo periodo da guidarlo – senza che se ne accorga – alla scoperta e alla visione di questi meravigliosi gioielli del nostro cinema italiano: da La terra trema a Il Gattopardo, da Morte a Venezia a Gruppo di famiglia in un interno, da Bellissima a Senso.

Incontro con l’Autore

Lo scrittore Alessandro Izzi (Per gentile concessione di Alessandro Izzi)

Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura? E perché ha deciso di dedicarsi alla saggistica cinematografica?

Il cinema è stato un mio grandissimo amore sin dai tempi del Liceo. Ho avuto la fortuna di avere una professoressa di lettere che, accortasi di questa mia “malattia”, ha saputo assecondarla, riempendola di contenuti. Grazie a lei sono uscito dal giro del solo Kubrick (mio primo amore) e ho cominciato a scoprire la Nouvelle Vague, la grande stagione del muto sovietico, l’espressionismo tedesco e il cinema più sperimentale. Dal Liceo all’università si è consumato il passaggio dalla conoscenza alle competenze e ho potuto muovere i primi passi nella critica cinematografica che, all’epoca, sentivo particolarmente affine al mio carattere. Conclusosi il ciclo di studi, il mio docente di Storia e Critica del Cinema, il professor Giovanni Spagnoletti, mi ha coinvolto nella nuova avventura editoriale di Close-up web. Si trattava di un periodico on line, nato come controparte dell’omonima rivista di studi cartacea, e vi orbitavano intorno nomi che poi sono diventati importanti, come quello di Luca Guadagnino. La versione internet di Close-up (diversa per approccio metodologico e contenuti da quella cartacea) era una realtà all’avanguardia: l’idea di una rivista su Internet ai tempi del modem analogico (che, quando connesso, pigolava come un pulcino e teneva occupata la linea telefonica), era davvero utopica. Close-up fu una delle prime ed è tutt’ora una delle poche riviste regolarmente registrate, anche se adesso rischia di perdersi nel mare dei blog amatoriali che pullulano sulla rete.

Alessandro Izzi, “Film come Requiem” (Edizioni Helicon, 2021)

Come è nato il progetto editoriale di Film come Requiem. Analisi e interpretazione del rapporto tra suono e immagine nel cinema di Luchino Visconti?

Film come Requiem è stato, in effetti, la mia tesi di laurea. La storia della sua genesi è molto indicativa. All’epoca ero assai poco interessato al cinema di Visconti che consideravo, sulla base di pochissimi film visti, accademico e piuttosto freddo. Il problema è che tutti i progetti di tesi che proposi al mio docente erano in qualche modo già opzionati da altri studenti. Ricordo che proposi Kubrick, il mio primo amore, Greenaway, Jarman, Murnau, ma ognuno dei progetti che presentavo era, per un motivo o per l’altro, impraticabile. Visconti fu un ripiego, scelto soprattutto per via della trilogia tedesca che, se non altro, non mi portava troppo lontano dai miei interessi. Studiarlo, invece, è stata una rivelazione. Applicare al suo cinema i principi dell’analisi del suono proposti da Michel Chion (che all’epoca andava per la maggiore nei corsi di studio universitari) fu estremamente stimolante e mi permise di tracciare una strada inedita e, spero, originale, all’interno del suo magistero registico. Ovviamente Film come Requiem è una rielaborazione successiva che ha cercato di emendare le molte ingenuità che ancora avevo come studente universitario, ma il grosso del lavoro analitico resta quello della vecchia tesi.

Lo scrittore Alessandro Izzi (Per gentile concessione di Alessandro Izzi)

Scorrendo la sua bibliografia più volte si è occupato del rapporto tra il cinema e il suono. Si tratta di un caso o vi è una particolare attenzione a questo preciso aspetto della filmografia di Luchino Visconti?

Non è un caso. A dirla tutta, Musica e Suono sono una mia ossessione sin da anni non sospetti. Il lavoro del regista nella costruzione di quello che viene chiamato sound design è di vitale importanza, non solo per incanalare le emozioni dello spettatore, ma anche per indirizzarne la lettura razionale. In realtà, non sarebbe sbagliato dire che un regista cinematografico, in fondo, altro non sia che un compositore che lavora su partiture audiovisive, vere e proprie opere liriche che hanno bisogno di sapienza melodica e, ancor più, di acume contrappuntistico. Leggere un film come una sinfonia e non come un semplice racconto è, secondo me, la strada più stimolante per godere appieno del prodotto estetico. E chi meglio di Luchino Visconti che, di suo, era un valentissimo violoncellista, e, ancor più, uno straordinario regista d’opera?

Scena del film “Morte a Venezia” di Luchino Visconti (1971)

Domanda difficile ma doverosa: qual è il film di Visconti che, anche in relazione al suo rapporto tra immagine e sonoro, più preferisce? E perché?

Probabilmente la chiave di volta della mia lettura del cinema viscontiano sta tutta in Morte a Venezia. In questo film il regista milanese sperimenta un livello di fusione tra musica, immagine e racconto ancora oggi inarrivabile. In questa pellicola, la composizione delle inquadrature, l’uso della fotografia, i movimenti di macchina, tendono all’astrazione della musica. Una scelta registica che fa scivolare tutto in un’ambiguità di difficilissima decifrazione: riprese soggettive che diventano oggettive, suoni che si trasformano in emanazioni dell’anima dei personaggi, rumori che si innestano nella partitura della musica. Niente in Morte a Venezia è come sembra, e la visionarietà di questo film mi sembra ancora oggi assai poco compresa.

Alessandro Izzi, “Film come Requiem” (Edizioni Helicon, 2021)

Se dovesse descrivere con un brano musicale e con una breve definizione il rapporto di Luchino Visconti con il sonoro e l’immagine quali sceglierebbe?

Da quanto detto prima, la risposta apparentemente inevitabile dovrebbe essere l’Adagetto della Quinta Sinfonia di Mahler che costituisce il “centro di gravità” di Morte a Venezia. Invece, la risposta che mi sorge spontanea sulle labbra èPreludio, Corale e Fuga di Cesar Franck che rappresenta la spina dorsale di un film apparentemente minore: Vaghe stelle dell’orsa… Mai, come in questo caso, la musica è tutto in un film. Provate a toglierla e la narrazione franerà come un castello di carte nel vento di Volterra.

Secondo lei, qual è stato il più grande insegnamento – culturale, intellettuale, cinematografico e teatrale – che ci ha lasciato Luchino Visconti?

Visconti ci ha lasciato valori del tutto inattuali, e per questo ancor più necessari: il rigore come necessità artistica e il bisogno di un rapporto dialettico con la tradizione e con il passato.

Alessandro Izzi, “Film come Requiem” (Edizioni Helicon, 2021)

Qual è stata la difficoltà maggiore in fase di studio, analisi e stesura del suo saggio? E perché?

Paradossalmente l’estesissima bibliografia su Visconti (a oggi il regista italiano più commentato insieme a Pasolini). A certi livelli, una grossa mole di studi rischia di diventare un fardello più che un vantaggio. E rende estremamente difficile trovare strade analitiche nuove.

Quali sono i film e le opere che la hanno formata e influenzata sia come studioso e appassionato di Cinema sia come scrittore e lettore?

Alcuni film mi hanno segnato più di altri, come è normale che sia. 2001: odissea nello spazio è stato, per me, un punto di partenza. Ma non sarei andato molto lontano senza quasi tutto il cinema di De Palma che mi ha permesso di avvicinarmi a Hitchcock con lo sguardo giusto. Tarkovski pure è stato un passaggio necessario. E Kieslowski, senza cui non avrei cominciato a uscire dalla critica cinematografica per dedicarmi al teatro e alla narrativa. Lo shock audiovisivo più profondo è stato, però, Koyaanisqatsi di Godfrey Reggio. Da lì nasce, forse, tutto il mio interesse per il rapporto musica/film.

Film come Requiem. Analisi e interpretazione del rapporto tra suono e immagine nel cinema di Luchino Visconti si è classificato al terzo posto nella sezione “Saggistica” del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2021 con la seguente motivazione:

Alessandro Izzi, “Film come Requiem” (Edizioni Helicon, 2021)

Opera ottimamente strutturata adottando capacità argomentativa e chiarezza espositiva. L’Autore articola un interessante discorso sul rapporto tra il cinema di Luchino Visconti e il panorama sonoro della sua ricca e variegata filmografia, analizzando, attraverso puntuali percorsi analitici, i suoni, i rumori e la musica nel cinema viscontiano e denotando una conoscenza completa della bibliografia sia relativa al regista milanese che alle più recenti riflessioni nazionali e internazionali intorno alle teorie sul suono e sulla musica nel cinema.

Cosa ha significato per lei e per il suo lavoro ottenere questo riconoscimento?

La vittoria o il piazzamento in un concorso letterario è sempre motivo di grandissima soddisfazione per chi scrive. Avere dei lettori qualificati, ti permette di rileggere i tuoi testi con occhi nuovi e apre margini di miglioramento che altrimenti sarebbero rimasti inespressi. Il terzo posto di Film come Requiem al premio EquiLibri ha rappresentato per me non un punto di arrivo, ma lo stimolo a una ripartenza, soprattutto perché il livello della giuria è garanzia di una lettura attenta e competente.

Alessandro Izzi, “Film come Requiem” (Edizioni Helicon, 2021)

Oggi, secondo lei, qual è l’eredità di Luchino Visconti? E cosa c’è ancora da scoprire, da apprezzare?

Visconti si riaffaccia qua e là nel cinema contemporaneo. Lo ritroviamo in Scorsese, ma anche in Sorrentino. Sembra essere uscito dai nostri orizzonti, perché il cinema che va di più è quello ipercinetico dei tempi dettati dalle nuove piattaforme e dalla nuova fruizione del film sempre più lontana dalla pensosità e dalla ritualità della sala. Eppure, basta appena che l’orizzonte dell’immagine si allarghi appena un poco a comprendere una ricostruzione del passato che, ecco affacciarsi sulla scena il suo fantasma ingombrante. La sfida, forse, è proprio fare i conti con quest’ombra che viene da lontano e può portarci lontano, se solo glielo permettiamo.

Quali sono i suoi prossimi impegni editoriali e professionali?

Foto dello spettacolo “Zingari Lager” di Alessandro Izzi (Regia di Maurizio Stammati)

Per adesso soprattutto teatro. Emergo, infatti, da una serie fittissima di repliche dei due spettacoli che ho scritto per il Teatro Bertolt Brecht sulla MemoriaLa valigia dei destini incrociati Zingari Lager (entrambi per la regia di Maurizio Stammati). Presto tornerà in scena Cantata dei giorni infami (un testo sulla terra dei fuochi), mentre stiamo per mettere mano, forse, a un nuovo allestimento. Altri progetti di narrativa sono ancora in fieri, e un libro potrebbe vedere la luce non prestissimo. La critica cinematografica è invece un po’ ferma al palo. Ma mai dire mai!

Qui di seguito troverete una breve clip della Cerimonia di Premiazione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” Edizione 2021 tenutasi lo scorso 21 maggio 2022 presso i Giardini del Torrione di Anguillara Sabazia (Rm). Questa è una occasione per ringraziare ancora una volta il Comune di Anguillara Sabazia, tutti i partecipanti, gli Autori, gli Editori e i collaboratori che hanno permesso e sostenuto la realizzazione della manifestazione con immenso entusiasmo e grande fiducia.

 

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