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I vincitori del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2019: “Greggi di ginestre” di Costantino Dilillo

La Rubrica online “Piazza Navona” è ben felice di presentarvi i vincitori del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” Edizione 2019: Costantino Dilillo e la sua silloge “Greggi di ginestre” (Il Faggio Edizioni). E non perdete il consueto “Incontro con l’Autore”!

La trama

Costantino Dilillo, “Greggi di ginestre” (Il Faggio Edizioni, 2019)

La silloge Greggi di ginestre di Costantino Dilillo è composta da 25 componimenti poetici suddivisi in un due sezioni: … e il gioco ci ridense e Canzoni d’inverno. Sono versi che raccontano una terra (quella del sud da cui proviene lo stesso Autore), le tradizioni, i profumi e la semplicità degli animi profondi e puri di chi li vive e li ha vissuti. Eppure, nelle poesie del Dilillo, c’è quello sguardo speranzoso di innocente fanciullo che guarda al treno (che spesso ricorre nei componimenti) e, quindi, al viaggio, allo spostamento, al cambiamento. In una parola: alla Vita. così, le sue parole pastose perché dense e pregne del loro sapore e del loro significato diventano un corpo solo (carne e anima… ma chi sarà l’uno e chi l’altra?) con le tredici opere dell’artista comasca Ester Maria Negretti caratterizzate da una pennellata asciutta e sicura, da colori terrosi e forti, densi e assoluti eppure evocativi proprio come la poesia di Costantino Dilillo.

Sul libro

Nel 2019 la Casa Editrice Il Faggio di Franco Ambrosio pubblica la silloge Greggi di ginestre di Costantino Dilillo nella Collana digitale Sabbie.

Si tratta di una silloge che racchiude in sé immagine e parola, l’arte pittorica e quella letteraria grazie all’inserimento nel testo di tredici opere dell’artista comasca Ester Maria Negretti. Questo aspetto fa sì che la poesia non resti “solo” astratta permettendole un maggiore respiro e, se possibile, una nuova forma (di vita, di comprensione e di espressione). E lo stesso lo si può dire della stessa arte pittorica. Infatti, leggendo le poesie e osservando le immagini delle opere che le accompagnano è difficile distinguere dove finiscano le une e “inizino” le altre intessendo un unico e indissolubile “discorso poetico”.

Il Faggio Edizioni

La scrittura di Dilillo, in tal senso, si rivela essere autentica, granulosa, terrosa e, allo stesso, del color dell’acciaio e del ferro, dal profumo intenso, un misto di terra e fiori, di fumo e carbone, di cuoio e tabacco. Di vita vissuta. Di vita che si sta compiendo. di crescita. Ed è così che pure scrive nell’omonima e malinconia – e attualissima – poesia:

Crescere è solo parlar di meno.

(…)

Crescere è solo sentir di meno.

Eppure Dilillo mostra anche il carattere inquieto dei suoi versi che guardano al futuro e che, strizzando un tantino l’occhio al Futurismo di inizio Novecento, parlando di treni, di binari, di zinco, di acciaio, di movimento, di spostamento, di azione, di velocità… In tal modo l’Autore apre lo spazio all’interno (di sé) e all’esterno (dal sé) muovendosi liberamente nel suo spazio sensi orale, emotivo e di scrittura.

La Collana “Sabbie” de Il Faggio Edizioni

E il Lettore non può far altro che seguire l’Autore come fosse il “pifferaio magico” nel senso di trascinatore di anime sensibili e disponibili all’emozione, alla scoperta, all’esperienza anche tattile e non solo emotiva della sua scrittura e della sua poesia.

Una silloge che sa di natura e di meccanica, di terra e di acciaio. E che, per questo, diviene forte della sua unica identità e della forza della suo stile e del movimento, della danza – atti di passi essenziali e precisi – delle sua parole.

Incontro con l’Autore

Come si è avvicinato alla scrittura?

Con naturalezza, per imitazione forse: leggere mi piaceva e cominciai a scrivere a mia volta.

Lo scrittore Costantino Dilillo

Come è nato il suo interesse per la poesia?

Dapprima ascoltandola, da bambino. Poi leggendola. Mi prese presto il fascino della sintesi e delle immagini evocate dai versi, la capacità della parola di divenire storia e cuore e carne e vita.

Come è nato il progetto editoriale di “Greggi di ginestre”? E da dove viene questo titolo?

Viene da uno dei versi della raccolta, da un’immagine: le ginestre nuove che popolano un colle, proprio come un gregge, ciascun cespo in raccoglimento, a capo chino, prima di mostrare le sue lance gialle. Come nasce? Beh, nel 2017, con l’Editore Antezza di Matera avevo pubblicato Anime fossili, sperimentando una raccolta di versi e immagini: mie poesie accanto a mie foto di una Matera non convenzionale, quella che non compare sule cartoline, lontana dai lustrini turistici. L’idea piacque, il libriccino ha circolato parecchio e così, cercando un editore che potesse dare più ampio respiro alla convivenza fra immagini e versi, mi imbattei in Franco Ambrosio, il formidabile capo della Casa Editrice Il Faggio di Milano che ha in catalogo numerose pubblicazioni così concepite.

“Il maggio incombe”, una poesia tratta dalla silloge “Greggi di ginestre” di Costantino Dilillo (Il Faggio Edizioni, 2019)

In Greggi di ginestre vi è il perfetto connubio tra immagine a parola, tra pittura e poesia. In che modo i suoi versi sono riusciti ad armonizzarsi con le pitture di Ester Maria Negretti presenti nel testo e viceversa?

Franco Ambrosio seppe cogliere le atmosfere dei miei endecasillabi, fece una lunga ricerca e dopo una selezione meditata, insieme scegliemmo di integrare nei versi alcune delle opere di Ester Maria Negretti, che a nostro avviso contenevano suggestioni emozionali consimili di immediata coerenza artistica.

Lei scrive anche racconti e romanzi: quali differenze e difficoltà riscontra cimentandosi nei diversi stili?

Scrivere, dar seguito sulla pagina all’intuizione iniziale, distillare le singole parole perché possano essere il più possibile veicolo di immagine, di pensiero, di umanità, comporta un forte impegno che si amplifica poi nella revisione della pagina. La parola deve – deve – essere il precipitato di quella specifica emozione e deve essere capace di riportarla a chi legge; cercarla sceglierla carezzarla cancellarla spezzarla e poi cambiarla, perderla e poi ritrovarla è il travaglio della pagina scritta, di quella cancellata, di quella da scrivere, di quella solo pensata. Un romanzo è il protrarsi, estenuante, magnifico, di questo travaglio.

Guido Mastroianni (Presentatore della Cerimonia di premiazione), Chiara Ricci (Presidente dell’Associazione Culturale “Piazza Navona”) e lo scrittore Costantino Dilillo – Ph. Francesco Corrado

Con Greggi di ginestre ha ottenuto la Menzione Speciale nella sezione “Poesia” al Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2019 con la seguente motivazione:

La Menzione Speciale va a Costantino Dilillo per il suo geniale uso delle parole attraverso le quali crea immagini ed evocazioni imitando in modo assai fedele l’Arte e la pittura di Ester Maria Negretti caratterizzata da pennellate decise e intrise di colore puro. Precisa, ricca, bella ed esplosiva è la padronanza e la maestria di questo Poeta realizzando un perfetto e felice connubio tra Arte e Poesia dando anima, corpo e colore a un esempio innovativo di pittura letteraria.

Cosa ha significato per lei e per la sua scrittura ricevere questo riconoscimento?

Ho condiviso con l’Editore – che volle fortemente partecipare con la mia opera al Premio – la gioia per l’importante riconoscimento soprattutto perché, oltre ai versi, veniva premiato il progetto, l’opera nel suo complesso e quindi l’intuizione di integrare due arti. Greggi di ginestre è indubitabilmente opera inscindibile di immagini e poesia. 

“Expo granaio” di Ester Maria Negretti, 2015

Quali sono gli Autori e le letture che hanno formato il suo “essere scrittore”?

Difficile rispondere: lettore onnivoro sin dalla prima infanzia, ho cominciato credo con i viaggi incredibili di Verne e dopo Salgari con le sue avventure piene di mistero, e Tom Saywer e Huck Finn, e Pinocchio e presto il Tarzan di Burroughs e la jungla di Kipling e i moschettieri di Dumas. Dal film di Truffaut, Fahrenheit 451 scoprii Bradbury e, a 15 anni, un compagno mi passò Il ritratto di Dorian Gray e io gli diedi Amleto e insieme leggemmo a puntate L’età della ragione di Sartre. Poi venne Buzzati – forse il più amato – e il Tamburo di Latta di Grass, e Boll, e Simenon – che considero fra i massimi del 900 – e Pavese con Vittorini. L’Uomo senza qualità di Musil riuscii a leggerlo e anche l’Ulisse di Joice, per quanto faticosamente; ma con Proust non ce l’ho fatta, i sette volumi Einaudi in cofanetto li pagai a rate nel 1978 ma non mi è mai riuscito di andare oltre il primo. E se gli aforismi di Nietzsche non sono esattamente un bel romanzo, compensavo con la collezione di fantascienza – 500 volumetti Urania -, curata da Fruttero e Lucentini e con le poesie di T.S. Eliot e i maledetti francesi e i crepuscolari italiani, Guccini compreso, e Caproni e Neruda… e ho voglia di rileggerli, molti. Tutti. Così.

“Suoni e oltre” di Ester Maria Negretti, 2013

Le sue origini e la sua bella Matera quanto hanno influenzato la sua scrittura e la sua poesia?

La poesia di Rocco Scotellaro mi ha indubbiamente accompagnato per lunghi anni: la passionalità di quelle pagine è un percorso essenziale, credo, per chi scrive da Sud. Ma amavo Buzzati. E Arbasino… Non solo Mezzogiorno.

Una domanda difficile e forse ostica: a quale delle sue poesie o delle sue produzioni sente di essere più legato? E perché?

È una percezione mobile, ondivaga, mutevole. Posso dire che oggi – oggi – fra le poesie di Greggi di ginestre quella che mi intriga di più è “Dissero che si poteva volare”, perché è una traccia, un inizio, forse un punto di svolta, l’inizio di una lingua nuova che racconta l’interno guardando l’esterno, la prima di una diversa stagione, di quelle che non si ripetono mai. Domani sarà un’altra. Lo so.

Costantino Dilillo, “Oppure” (Edigrafema, 2020)

Quali sono i versi o il racconto che ancora vorrebbe scrivere?

Vorrei misurarmi ancora con un romanzo. Devo però trovare l’interlocutore – A chi racconto? E perché? Per farlo ridere? Per farlo sognare? Per fargli una confidenza? Per sorprenderlo? Ecco: scrivere, per me, è questo, da queste coordinate vengono la lingua, il tono, l’umore, il colore delle pagine. Un giorno di questi…

Quali sono i suoi prossimi progetti e impegni editoriali?

È appena uscito, presso Edigrafema Editore, Oppure: una raccolta di racconti scritti negli ultimi anni che stanno ottenendo buona critica. Come titolo ho scelto una parola magica, una congiunzione-disgiuntiva, qualcosa cioè che separa quello che allo stesso tempo congiunge che suggerisce un’alternativa alle verità comunemente accettate; il collante di quelle cento pagine è però l’umorismo; freddo, ironico, stranito, e che forse fa riflettere sulla condizione umana. Scrivo continuamente poesie, ogni tanto spunta un racconto e penso di avventurarmi in un romanzo. Vedremo.

Qui di seguito troverete il video della Cerimonia di Premiazione del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” Edizione 2019 tenutasi lo scorso 25 gennaio nel Salone di Rappresentanza presso il Palazzo di Città di Cava de’ Tirreni (Sa) – Riprese e montaggio di Alberto Accarino.

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