La Rubrica online “Piazza Navona” ha l’onore di presentarvi il saggio “Dal Corano alla Divina Commedia. Un mistero ancora irrisolto nella storia della letteratura” di Hafez Haidar e Orazio Antonio Bologna (Diarkos). E non perdete l'”Incontro con gli Autori”!
La trama
Da tempo critici e letterati si chiedono quale e di che genere siano stati l’influsso e l’influenza della cultura islamica e, in particolare, del Corano su Dante Alighieri durante la creazione e la stesura della celeberrima Divina Commedia. A queste domande oggi arrivano delle risposte ben precise grazie al ritrovamento (in Libano) e alla traduzione dall’arabo all’italiano a opera del Professor Hafez Haidar del Libro della Scala scritto nel VII secolo d.C. dal nipote di Maometto, Abdallah Ibn al-Abbàs che molti, ormai, credevano perduto.
Nel saggio Dal Corano alla Divina Commedia. Un mistero ancora irrisolto nella storia della letteratura di Hafez Haidar e Orazio Antonio Bologna oltre alla traduzione del testo arabo si accompagna, in versione romanzata, un approfondito ritratto di Dante Alighieri descrivendone e raccontandone il carattere, lo stupore, la vita privata e persino l’ispirazione del Poeta che si accinge a scrivere la Divina Commedia. Fino a quando la sua concentrazione viene interrotta da un uomo che bussa alla porta della sua casa veronese (dove era in esilio) consegnandoli un testo assai particolare: proprio il Libro della Scala dove si racconta il viaggio di Maometto che, in una notte, accompagnato dall’Arcangelo Gabriele si spinge sino al regno dell’Oltretomba per poi giungere all’ottavo cielo, al cospetto del trono di Allah.
Sul libro
Nel settembre 2021 la Casa Editrice Diarkos pubblica l’interessante e avvincente saggio Dal Corano alla Divina Commedia. Un mistero ancora irrisolto nella storia della letteratura scritto dal Professor Hafez Haidar (accademico emerito e candidato al Premio Nobel per la Pace nel 2017 e nel 2020 e al Premio Nobel per la Letteratura nel 2019) e dal Professor Orazio Antonio Bologna (membro dell’Academia Latinitati Fovendae della Pontificia Accademia Latina e vicedirettore scientifico della rivista Collectanea Philologica dell’Università di Łódź in Polonia).
Come già accennato, Dal Corano alla Divina Commedia. Un mistero ancora irrisolto nella storia della letteratura è molto probabilmente uno dei saggi più interessanti, appassionanti e importanti dedicati alla Storia della Letteratura e, in particolar modo, a Dante Alighieri e alla Divina Commedia degli ultimi anni. A tal proposito non dimentichiamo che il 2021 è “l’anno di Dante Alighieri” di cui si festeggia e si celebra settecentesimo anniversario della morte.
Quale modo di rendere omaggio al Sommo Poeta se non con un saggio in grado di far chiarezza ma anche di porre nuove quesiti sull’origine, la creazione e l’ispirazione per la Divina Commedia? Infatti, come suggerisce il sottotitolo del volume, ancora c’è molto da scoprire e conoscere riguardo quest’opera della nostra Letteratura famosa in tutto il mondo… quasi al pari della Gioconda leonardesca. Due opere, ciascuna a suo modo (come direbbe Luigi Pirandello) colme di mistero e di una struttura assai complessa, unica, inimitabile. In una parola: perfetta.
A rendere unico questo volume è la traduzione dall’arabo all’italiano de Il Libro della Scala realizzata dal Professor Hafez Haidar che ha avuto anche la fortuna e la tenacia, dopo tanto studio e ricerche, di trovare questo testo in un deposito di un libraio libanese, da tempo creduto perduto. Altri studiosi come Enrico Cerrulli, Don Miguel Asìn Palacios e Maria Corti, erano ben a conoscenza dell’influenza islamica nella poetica e nella stesura della Divina Commedia dantesca ma i loro studi si sono potuti basare “solo” su una antica traduzione del Libro della Scala realizzata dal medico ebreo Abraham al-Fahim nel 1264 commissionatagli dal re Alfonso X il Savio poi trascritta in latino e in francese.
Ed è proprio alle assonanze e dissonanze tra la Divina Commedia e il Libro della Scala – attraverso la sua traduzione – che si dedica la prima parte del saggio curata dal Professor Hafez Haidar. Numerose saranno le scoperte, le osservazioni, le notizie che conquisteranno il Lettore permettendogli di capire e osservare l’opera dantesca come mai prima, con occhi e conoscenze del tutto nuovi.
Invece, nella seconda parte del saggio, curata dal Professor Orazio Antonio Bologna si traccia – con un’accattivante, seducente e deliziosa forma romanzata – un ritratto del Sommo Poeta di cui si narrano la vita, gli incontri, gli amori, la famiglia, l’esilio, la sua scrittura, la sua mente geniale… con estrema semplicità e grande passione. Il Professor Bologna, infatti, attraverso il suo stile narrativo assai agile, vivace, intrigante conquista il Lettore che sembra toccare con mano gli accadimenti e gli incontri del Sommo Poeta divenendo egli stesso parte di questo “racconto” e di questa “storia”. E possiamo dire a gran voce che, oltre alla meravigliosa scoperta e all’eccellente lavoro svolto dal Professor Haidar anche qui sta la forza di questo saggio che non può e non deve passare inosservato né in questo anno così particolare né in seguito: nella splendida capacità dei due Autori di rendere Dante Alighieri e la sua Divina Commedia alla portata di tutti. ciò vuol dire che Dal Corano alla Divina Commedia. Un mistero ancora irrisolto nella storia della letteratura non è un testo riservato a una ristretta nicchia di studiosi, critici, letterati o “addetti ai lavori”.
Al contrario: è un lavoro di tutti, per tutti. Chiunque può avvicinarsi a questo saggio e lasciarsi conquistare da questa “pagina” della nostra (e non solo) Letteratura. E questo è, senza dubbio, un grande merito che hanno i due Autori cui certamente va un plauso particolare poiché il loro saggio è, in tal senso, un perfetto sinonimo e veicolo di condivisione. In tal modo il Lettore diviene, a sua volta, parte integrante non solo di uno studio, ma di importanti scoperte e altrettante domande e anche di un nuovo modo di leggere e comprendere la Letteratura. Eppure… ci sono ancora domande a cui dover rispondere. Ad esempio, perché mai Dante, che tanto era affascinato e apprezzava la cultura islamica, ha inserito Maometto (lo stesso Autore del Libro della Scala) nell’Inferno e precisamente nella nona bolgia dell’ottavo cerchio per essere seminatore di discordia ovvero per aver provocato una spaccatura nella Cristianità? E ancora, quanto il Corano ha influenzato Dante Alighieri per la sua Divina Commedia? Il mistero ancora irrisolto nella storia della letteratura continua…
Incontro con gli Autori
…Come è nato il progetto editoriale del saggio Dal Corano alla Divina Commedia?
Professor Hafez Haidar: Il progetto di un libro originale su Dante si ventilava da tempo, poco dopo la nostra conoscenza. L’occasione è stata proprio una conferenza tenuta dal prof. Bologna su Manfredi di Svevia, cantato da Dante nel III canto del Purgatorio. Ho apprezzato la dettagliata esposizione e la nuova, e inedita, lettura data del personaggio sotto l’aspetto politico e religioso. Io avevo tra le mani l’interessante Il libro della scala, il più antico e originale, scritto dal nipote di Maometto, Abdallah Ibn al-Abbàs, e da me scoperto per caso in Libano. Il libro, al quale si sono ispirati altri in seguito, era inedito; in questo saggio viene presentato per la prima volta al lettore in traduzione italiana. Quando ho comunicato al prof. Bologna che del Libro della scala avevo in mano un testo fondamentale per la genesi della Divina Commedia e che si sarebbe potuto scrivere un saggio, l’entusiasmo salì alle stelle. Non ci potevamo incontrare, perché l’epidemia non permetteva spostamenti. Per cui comunicavamo per telefono i sentieri da percorrere e lo stato del lavoro; senza troppi preamboli ci dividemmo il lavoro e dopo qualche telefonata il progetto prese corpo; ognuno telefonava all’altro sullo stato di avanzamento, sui dubbi, sulle incertezze, finché è venuto fuori il saggio, che si compone di due parti distinte, ma armonizzate in modo che si completino a vicenda.
Dall’idea alla realizzazione del testo: in che modo siete riusciti a organizzare il vostro lavoro, le vostre ricerche, i vostri interventi?
Professor Orazio Antonio Bologna: Appena venuto a sapere dell’inestimabile tesoro, che il Dott. Hafez Haidar aveva tra le mani, di comune accordo decidemmo di dar vita a un saggio, partendo da un’angolatura diversa. L’impossibilità di muoverci ha penalizzato non poco il lavoro. Ma grazie agli strumenti messi a disposizione dalla tecnologia, abbiamo brillantemente risolto tutto con la comprensione, l’ascolto, i suggerimenti. Ci sentivamo molto spesso e ci scambiavamo idee e su quanto scrivevamo e su quanto avevamo intenzione di scrivere. Quando era possibile, e con molte difficoltà, abbiamo trascorso lunghe ore in biblioteca per le necessarie ricerche. Molte opere, soprattutto le riviste scientifiche, nelle quali approdano le ricerche più recenti, sono state consultate in rete. Questo ha permesso un notevole risparmio di tempo e di energie. Io leggevo, di tanto in tanto, sia la traduzione del Libro della scala e quanto il Dott. Hafez Haidar scriveva, e lui leggeva quanto mettevo per iscritto su Dante e sulla preparazione del capolavoro. Si è discusso a lungo, con serenità e fiducia reciproca, sulle idee di Dante, sulla sua formazione culturale, sulla conoscenza delle diverse edizioni del Libro della scala. Per l’aspetto poetico e la concretizzazione della Divina Commedia, l’esilio per il Poeta è stato provvidenziale, perché gli ha permesso di venire a contatto con realtà culturali, che difficilmente avrebbe incontrato a Firenze. Quando ho comunicato all’Amico la centralità della cultura araba nel bacino mediterraneo e la sua presenza nei centri commerciali dislocati sulle coste adriatiche frequentate da Dante, c’è stata un’esultanza comune. Dante con la Divina Commedia entra in un genere letterario già in voga, e lo rinnova radicalmente con la sua genialità e, soprattutto, con la sua cultura, che è cristiana.
Qual è stata la fase di lavorazione più complessa da gestire e da realizzare?
Professor Hafez Haidar: La fase più complessa è stata affrontare la traduzione di un testo molto difficile scritto in lingua araba classica antica, risalente al VII Secolo d.C. Ho pensato anche a lungo al modo in cui avrei dovuto presentare la traduzione al pubblico, finché ho deciso di inserirla in un romanzo imperniato sulla vita di Dante, che avrebbe potuto catturare l’attenzione e coinvolgere maggiormente il lettore. In un secondo momento ho ritenuto opportuno arricchire l’opera con il contributo importante di un accademico, perciò ho contattato il Professor Bologna, grande esperto di Dante, e gli ho proposto di redigere una biografia dettagliata sul padre della lingua italiana.
Qual è stata l’emozione di aver trovato questo tesoro rappresentato da il Libro della Scala che, per la Letteratura e non solo, è un tesoro inestimabile?
Professor Hafez Haidar: Nel 2019, durante il mio ultimo viaggio a Beirut, mia terra natia, andai a cercare qualche libro nel deposito di un libraio libanese che vende libri antichi. Ero alla ricerca, come un topo di una biblioteca, di qualche opera famosa utile per i miei studenti di arabo all’Università di Pavia, quando inavvertitamente poggiai la mano su un libricino ingiallito dal tempo. Il proprietario della libreria esclamò: “Ya Ustaz”, o Professore, non poggiare la mano su questo libro che è vecchio e pieno di parassiti!” All’istante, sollevai la mano, ma la mia attenzione fu attirata dal titolo riportato sulla copertina: “Isrāʾ e miʿrāj”, che si riferiva a un miracoloso viaggio notturno del profeta Maometto dalla Mecca a Gerusalemme in sella al suo cavallo alato al- Buraq e alla sua successiva ascesa al settimo Cielo, con la visione delle pene infernali e delle delizie paradisiache riservate a dannati e beati. Incredulo ed incurante della naftalina e dei possibili tarli, esaminai il testo, giungendo alla convinzione di aver rinvenuto un immenso tesoro, proprio Il libro della scala dal quale ha attinto il Sommo Poeta Dante. Inutile dire che mi sembrò di aver toccato il cielo con un dito.
Cosa vi ha sorpreso e colpito di più nelle similitudini riscontrate tra il Libro della Scala e la Divina Commedia?
Che tra la Divina Commedia e il Libro della scala ci siano vistose somiglianze è innegabile. Del resto nell’ascesa di Maometto nell’aldilà si sottende tanto il sogno di Giacobbe, narrato nell’Antico Testamento, quanto il rapimento fino al terzo cielo, che San Paolo descrive nella lettera ai Corinti. Nella diversità della narrazione si intravede un unico fine: condurre l’uomo alla salvezza, mentre vive ancora sulla terra. Sia Maometto che Dante hanno una guida: questi Virgilio, l’Arcangelo Gabriele quegli. Nella letteratura escatologica è sempre presente o una guida o la rigida osservanza di determinati precetti. Tanto nel Libro della scala quanto nellaDivina Commedia simile è tanto la disposizione dei cieli, quanto la disposizione delle pene comminate ai dannati. Entrambi, Maometto e Dante, giungono alla visione di Dio, ma in modo diverso: Maometto si ferma poco lontano, avverte la presenza di Allah, ma non lo vede; Dante, invece, sorretto da Maria, può guardare, per quanto gli è concesso, l’insondabile e ineffabile mistero della Trinità.
A differenza di Maometto, Dante è sostento da una profondissima cultura filosofica e teologica, del tutto assente nel Libro della scala. Mi ha stupito come Dante abbia assimilato e proposto in chiave e con cultura diversa quanto ha trovato nella coeva cultura araba. Ciò non sminuisce l’originalità di Dante, il quale ha rivestito tutto di altissima poesia. Il Libro della scala ha offerto spunti e similitudini, che Dante ha intriso di cultura e presentato con una poesia, che ha sfidato i secoli e si è imposta come esempio.
Durante il lavoro di traduzione, di analisi e di comparazione dei testi quali sono state le vostre emozioni in quanto studiosi, accademici e uomini che amano la Cultura?
Professor Hafez Haidar: Ho svolto la traduzione del testo con grande attenzione, impegno, precisione e determinazione, spinto dalla consapevolezza che non si dovesse commettere neppure il minimo errore nella traduzione di un testo scritto in arabo classico antico risalente al VII secolo d.C. Ho iniziato a tradurre letteralmente il testo, facendo riferimento in maniera scientifica ed analitica al Corano e agli Ahadith, cioè ai detti e fatti del Profeta (12 Volumi). Al termine del mio lavoro, che è stato lungo, impegnativo e faticoso, ho provato l’emozione fortissima di essere riuscito a portare alla luce un testo importantissimo, che costituiva un mistero ancora irrisolto nella storia della letteratura mondiale.
Il ritrovamento del Libro della Scala e le molteplici similitudini con la Divina Commedia dantesca quali ripercussioni ed evoluzioni possono avere nel campo della critica e della storia della (nostra) Letteratura?
Professor Hafez Haidar: Il ritrovamento del libro della Scala, scritto nel VII secolo da Abdallah Ibn al- Abbàs, nipote del Profeta, costituisce una grande scoperta e una vera svolta nel campo della ricerca letteraria e degli studi danteschi, dal momento che ha portato a conclusione una estenuante ricerca iniziata secoli fa e portata avanti da grandi ed illustri studiosi. È mio dovere ringraziare studiosi come Don Miguel Asín Palacios, Enrico Cerrulli, Maria Corti, José Muñoz Sendino, che hanno cercato questo volume per secoli senza trovarlo e si sono dovuti accontentare della traduzione del medico ebreo Abraham al-Faquim (1264), vissuto nel palazzo di Alfonso X il Savio, re di Castiglia e di Léon (+ 1284). Essi mi hanno indicato, anche se indirettamente, la strada da percorrere.
Come potreste descrivere in una sola frase questo interessante incontro tra il Corano e la Divina Commedia?
L’incontro è stato importantissimo perché ha dato vita a un capolavoro universale, che rispecchia, sotto l’aspetto culturale, religioso, poetico e narrativo, tutta l’esperienza dell’umanità, colta nel suo viaggio verso la casa del Padre.
Professor Haidar, lei è stato candidato al Nobel per la Pace nel 2017 e nel 2020 e al Nobel per la Letteratura nel 2019. Ecco: quali sono state le sue emozioni e cosa ha significato per lei e per il suo ruolo professionale e culturale ricevere tali riconoscimenti?
La candidatura al Premio Nobel costituisce per sé un grande riconoscimento, di cui mi sento onorato. Mi ritengo fortunato per essere stato supportato da diverse istituzioni, da giuristi e da grandi letterati che hanno posto in me la loro fiducia e mi hanno accompagnato in questo meraviglioso viaggio. Sono un umile studioso che cerca di diffondere la cultura della pace, del dialogo e del rispetto e che si adopera affinché vengano abbattuti i muri dell’odio, dell’intolleranza e del pregiudizio. Pur ritenendomi indegno di tali candidature, sono grato a tutti coloro che mi hanno sostenuto e hanno creduto in me e nelle mie opere volte a creare un ponte di dialogo tra i popoli e tra le religioni.
Professor Bologna, lei è Presidente della Laurea Apollinaris Poetica e vicedirettore scientifico della rivista Collectanea Philologica. Può raccontarci di più di questi suoi impegni culturali e intellettuali?
La presidenza della Laurea Apollinaris Poetica mi permette di venire a contatto giorno dopo giorno con i poeti contemporanei, che, in modi diversi e personali, interpretano la vita nel suo divenire, con tutte le antinomie, che attanagliano l’Uomo nella realizzazione del suo cammino verso il futuro. Si vive ogni giorno un’esperienza nuova, diversa, a volte esaltante, a volte frustrante, per un deprecabile abbassamento del livello culturale. I veri poeti sono pochi, e la fila si riduce sempre più. E questo è un brutto segnale per la società in evidente stato di decadimento, perché mancano punti di riferimenti precisi, saldi. Oggi, purtroppo, pochi conoscono la nostra gloriosa letteratura e pochissimi hanno letto la Divina Commedia.
Come vicedirettore scientifico di Cellectanea Philologica noto un crescente interesse verso problemi di ordine filologico ed ermeneutico riscontrabili presso autori greci e latini. Gli interventi, scritti da eminenti filologi e acuti ricercatori, arricchiscono il complesso panorama della cultura umanistica e rivelano aspetti sempre nuovi e stimolanti per altre ricerche. Gli autori antichi, sui quali poggia la civiltà attuale e la cultura che ci caratterizza, oggi sono più vivi che mai. Basta solo saperli leggere. Se Virgilio non avesse letto l’Iliadee l’Odissea non avrebbe scritto l’Eneide e, in modo particolare, non avrebbe narrato il viaggio di Enea nel mondo ultraterreno, che a Dante ha offerto tante occasioni. Il vero poeta, oggi, poggia la sua esperienza umana e culturale sui classici, dai quali trae la linfa vitale, che ripropone ai lettori di oggi. Ogni lettura è per me di stimolo e di sprone a indagare il passato, per proiettarlo davanti all’uomo di oggi, per proporlo alle giovani menti sotto una luce nuova, attuale, sollecitante. Non è un compito facile, ma è agevole, perché il giovane di oggi, grazie alla tecnologia, può maturare esperienze in tempi più brevi e può essere un nuovo Ulisse per le molteplici esperienze.
Quali sono i prossimi impegni e progetti professionali?
Professor Orazio Antonio Bologna: Gli impegni sono molti, a cominciare dalla valorizzazione del dialetto, che ho parlato e parlo ancora, quando mi reco nel mio paese natio, Pago Veiano, in provincia di Benevento. Continuerò a scrivere note critiche su poeti contemporanei e, se mi riesce e trovo un editore, dare alle stampe quanto già ho scritto. Sto gettando le basi per un lavoro filologico su Quinto Orazio Flacco, il grande lirico latino, con l’ambiziosa idea di inserirlo in un ambiente culturale più vasto. Continuerò, se le forze me lo concedono, a scrivere poesia latina, sull’esempio di Orazio.
Professor Hafez Haidar: Il mio primo impegno consiste nel revisionare la traduzione del Corano, che ho completato in quattro anni di assiduo lavoro. È mia intenzione, inoltre, pubblicare un libro fantasy e una nuova raccolta di poesie. Proseguirò anche con le numerose attività che mi vedono impegnato a livello accademico e culturale, senza trascurare il costante impegno per diffondere la pace e la cultura tra l’Oriente e l’Occidente.
“Il terrorismo è il morbo dell’umanità, è l’arma letale di coloro che seminano l’odio, la violenza, l’atrocità, l’orrore nei cuori dei deboli, degli inermi.. Abbracciamo i libri e le matite al posto delle armi, gettiamo le armi e la paura nel pozzo del nulla”.