…l’intervista a Mimmo Mangione, l’attore e regista che ha portato il sole della sua Sicilia in Australia

Mimmo Mangione (Enrico IV, foto studio)
Mimmo Mangione (Enrico IV, foto studio)

Mimmo Mangione racconta a Chiara Ricci e ai lettori della Rubrica online “Piazza Navona” il suo amore per il Teatro e la sua smisurata passione per Luigi Pirandello cui sta dedicando il suo prossimo film girato interamente in Australia dove vive e lavora da anni.

Sei un Artista italiano, siciliano per l’esattezza e fortemente attaccato alla tua terra. Come è nata la tua passione per il Teatro?

Io sono nato in un paesino dell’entroterra agrigentino, Santa Elisabetta, dove, tradizionalmente il Teatro, è sempre stato fortemente presente in tutte le sue forme; dal dramma pastorale, alla commedia musicale, dalla tragedia alla “vastasata” (commedia dell’arte siciliana), sin dai tempi di mio bisnonno Giuseppe Gueli (attore, regista, poeta, musicista e baritono) ma forse, anche prima. Ogni anno, in piazza, il 6 gennaio, il paese tutto diventa teatro e protagonista della Pastorale di Nardo , un’antichissima tradizione che si perde nella notte dei tempi; uno spettacolo che si svolge tutto attorno alla figura di Nardo, appunto, il vecchio zanni cinquecentesco che probabilmente a noi dell’agrigentino è arrivato nella sua forma primordiale con i greci nel III secolo a.C. quando era ancora il Boccaccione, protagonista fuori copione delle commedie di Aristofane, colui che veniva mandato in mezzo al pubblico per intrattenerlo prima che iniziasse lo spettacolo…un ruolo completamente improvvisato! Così, il nostro Nardo-Arlecchino-Zanni-Boccaccione nato dalla fantasia popolare vive le sue mille vite di personaggio che, ogni anno puntualmente, diverte e commuove tutto il paese. La mia piccola casetta, si trova proprio al centro della piazza e, ogni anno, i miei grandi occhi pieni di curiosità, seguivano divertiti, i lazzi e le vicende di quella commedia viva, sempre la stessa ma, mai uguale! Da tutto questo è nato il mio amore per il Teatro…

Mimmo Mangione, "Il Boccaccione" di Aristofane
Mimmo Mangione, “Il Boccaccione” di Aristofane

Un discorso a parte meriterebbe il tuo amore viscerale per Luigi Pirandello che certamente l’hai nel sangue. A quando risale il vostro incontro?

Fin da piccolo, leggevo moltissimo! A Santa Elisabetta, avevamo una biblioteca comunale abbastanza fornita e, ricordo molto bene che, ogni mese puntualmente, arrivavano tanti bei libri appena stampati che, con il loro profumo andavano a inebriare i miei sensi! Dopo scuola, si andava lì a studiare, finire i compiti, fare le ricerche che la maestra ci assegnava, incontrare gli amici, scambiare “Il Monello”, “L’Intrepido”, “Topolino”, “Capitan Mike” o le figurine “Panini”. Mio zio, Enzo Notaro, insegnante di ruolo, simpaticissimo, comicissimo (un personaggio egli stesso!), con una grandissima cultura e, tanti straordinari racconti da raccontare, era il bibliotecario, sempre attento a registare i libri che entravano e uscivano! Io leggevo tutto o quasi, anche la “Famiglia Cristiana”, perchè a casa non avevamo la televisione per cui preferivo trascorrere le mie ore in quel posto, in compagnia dello zione che mi faceva tanto ridere con i suoi occhiali spessi un ditto, i suoi capelli pieni di brillantina e che profumava di Pino Silvestre! Una sera ero andato a riportare indetro, 20.000 leghe sotto i mari di Julius Verne, che avevo letto, anzi divorato durante la notte, con l’intenzione di portarmi a casa, L’Ultimo dei Moichani di James F. Cooper ma, lo zio mi fermò e mi mise fra le mani Novelle per un anno di Luigi Pirandello!

Mimmo Mangione in "Cecè" di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)
Mimmo Mangione in “Cecè” di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)

Ricordo che dalla prima lettura riuscivo a crearmi in testa l’ideale palcoscenico, le voci, i rumori, il profumo del fieno, lo spettacolo completo di luci e tutto il resto. Aprire una pagina scritta da Pirandello per me era come entrare in un mondo che, nonostante tutto, non era poi così tanto distante da quello in cui vivevo già: era il mio mondo, quello della “commedia della vita”, come lo definisce il Goldoni. Mi accorsi subito di conoscere personalmente alcuni dei personaggi a cui Pirandello dava voce su quelle pagine piene d’incanto e di bellezza. Ero stato con mamma e papà ad Agrigento diverse volte e avevo visto con i miei occhi e ascoltato con le mie orecchie la voce questi personaggi! Ero al Catasto un giorno, credo con papà, e ho visto muoversi e parlare per ore, quest’ometto, piccolo, brutto, quasi deforme, con la voce stridula, pedante, che puzzava di caffè e di sigarette fumate a metà, vestito di scuro, con il panciotto, la catena dell’orologio da tasca, i baffetti e gli occhialetti appoggiati sul naso…. Era Tarara’, il Ciampa del Berretto a Sonagli!!!! Luigi Pirandello fu subito in me, perchè facevo parte anch’io di quel mondo che non era affato nuovo ma ancora affascinante, bello, ricco e vivo!

Mimmo Mangione ne "Il berretto a sonagli" di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)
Mimmo Mangione ne “Il berretto a sonagli” di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)

Ora vivi a Melbourne, ti sei trasferito da un’isola ad un’altra…il richiamo del mare ti appartiene. Ma a cosa è dovuta questa scelta e, soprattutto, il tuo “essere Attore” ne ha risentito?

Ricordi il film, Mediterraneo di Salvadores? Alla fine c’è scritto, “Dedicato a tutti coloro che continuano a scappare”… In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare. Fu, una specie di fuga! Già nel 1982 in Italia, non c’era alcuna prospettiva di lavoro a meno che non conoscevi qualche mafioso o raccoglievi voti per qualche politicante locale che anelava a quella poltrona che poi non avrebbe mollato più neanche da morto! Le cose erano già come lo sono adesso, forse meno peggio ma non troppo. Ero deluso, sopratutto di me stesso, per non essere riuscito ad essere quello che effettivamente volevo essere! A casa non c’erano soldi per mandarmi all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma, per cui, non c’era altra scelta che andare via, emigrare. Ci pensavo già da tempo e, durante l’estate di quello stesso anno, il destino mi gioca uno dei suoi scherzi da “prete” … conobbi una ragazza italo-australiana di cui mi innamorai e decisi di seguirla in Australia! Essere attore di teatro in Australia non è mai stato facile e, nonera nei miei piani, ma….

Mimmo Mangione ne "I sei personaggi in cerca d'autore" di Luigi Pirandello (foto Lorenzo Cambieri)
Mimmo Mangione ne “I sei personaggi in cerca d’autore” di Luigi Pirandello (foto Lorenzo Cambieri)

Anche nella tua città di adozione ti occupi di teatro?

Sì, ma gli inizi sono stati alquanto deludenti! Mi ero messo in contatto con una compagnia Veneta, ero andato ad assistere ad una prima lettura del loro nuovo spettacolo ma durante la pausa caffè, uscii dalla stanza e non ritornai più! La seconda prova è stata peggio della prima: mi ero messo in testa di finire lo spettacolo ma andai in scena con un gruppo di gente che non riusciva a ricordare le battute, figuriamoci tutto il resto. Ero in due gruppi: con i napoletani facevo De Filippo e, con il gruppo semi-universitario, Goldoni, Pirandello e tutto il resto. Verso la fine del 1989 finalmente, stanco di lavorare per le ambizioni e la gloria altrui, creai una mia compagnia, la Commeartefo’ Theatre Company con la quale potevo iniziare a fare il mio teatro, quello ispirato alla Commedia dell’Arte, a Molière, Goldoni, allo studio della Maschera, a Dario Fo, a Shakespeare e, alla regia dell’opera lirica.

Mimmo Mangione è "Enrico IV" di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)
Mimmo Mangione è “Enrico IV” di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)

Insomma, libero finalmente di dare sfogo alla mia creatività! Nel frattempo, avevo conosciuto personalmente e, seguito con tanta curiosità e tanta fame di sapere, due grandi registi teatrali molto attivi qui in Australia ma, anche New York e Londra: John Ellis e Carolyne Stacey. Erano grandi registi ma, sopratutto, grandi maestri per me! Con John Ellis, fui protagonista di uno dei suoi spettacoli più belli, Critical moments e, con Carolyne Stacey, lavorai in teatro in una versione italo-francese del Servitore di Goldoni, nel ruolo di Harlequin e anche nel balletto The Snowman di Krongold dove fui il protagonista Pantaloon! Queste esperienze mi hanno arricchito di tutta quella conoscenza tecnica che non avevo avuto l’opportunità di “comprami” alla “Silvio d’Amico” .

Mimmo Mangione ne "Il servitore di due padroni" di Carlo Goldoni
Mimmo Mangione ne “Il servitore di due padroni” di Carlo Goldoni

Da pochi giorni è iniziata la lavorazione del tuo film dedicato all’Arte e ai personaggi di Luigi Pirandello. Puoi spiegarci meglio di cosa si tratta? E qual è l’obiettivo di questo tuo lavoro?

Quest’anno in tutto il mondo, sarà ricordato e festeggiato il 150° anniversario della nascita del grande agrigentino. Stavo già sviluppando l’idea di una serata al Museo Italiano di Melbourne costruita sui monologhi più importanti con una piccola conferenza esplicativa sul lavoro letterario del più grande Autore moderno. Nel frattempo sono stato chiamato a fare un cortometraggio probabilmente basato su un racconto di Edgar Allan Poe poi, invece, mi è venuta fuori l’idea di fare un film “molto semplice” e senza soldi, basato sul tema della “Pazzia” dei personaggi pirandelliani! In poco più di dodici ore di lavoro operai quei piccoli miracoli di “chirurgia plastica” trasformando il testo che stavo scrivendo per la serata al Museo Italiano in una sceneggiatura cinematografica.

Mimmo Mangione ne "La morsa", di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)
Mimmo Mangione ne “La morsa”, di Luigi Pirandello (foto di Lorenzo Cambieri)

Cosicché, alla fine del mese si va sul set a filmare le prime cose! Questa collaborazione con il Museo Italiano di Melbourne e con il Centro Nazionale di Studi Pirandelliani di Agrigento (che sponsorizzano e sono patrocinatori del “progetto Pirandello”) per me è veramante importante perchè finalmente, posso documentare il mio lavoro, le miei idee, la mia personalissima chiave di lettura dei testi del grande Maestro! Questo è il mio obiettivo: essere Luigi Pirandello, Enrivo IV, Mascarda e il Padre in un racconto dove, basandomi su quanto detto dallo stesso Autore nella sua Prefazione ai Sei Personaggi in Cerca d’Autore, metto in opera la complice, la servetta sveltissima e non pertanto sempre nuova sempre del mestiere, la Fantasia…il resto è pura poesia con un pizzico di pazzia!

Mimmo Mangione in "Mistero buffo" di Dario Fo
Mimmo Mangione in “Mistero buffo” di Dario Fo

Tra tutti i personaggi pirandelliani a quale sei più affezionato o a quale senti di assomigliare e perché?

Ho recitato in dodici o tredici lavori di Pirandello ma, mi sono solo diretto in Enrico IV e, ogni volta, l’esperienza è stata intensa, diversa e anche deludente per certi versi! Purtroppo, questa è la natura del Teatro Pirandelliano: non si rimane mai completamente soddisfatti di quello che si è fatto. Chi crede di essere arrivato alla perfezione, di aver capito, di essere un maestro nell’Arte teatrale pirandelliana, è un pazzo, un visionario, un arrogante, un deficiente! Il copione di Pirandello è come un campo minato , non sai mai da che parte andare per non saltare in aria!

Mi sono trovato, spesso e volentieri, a lavorare con gente che non era capace nemmeno di leggerlo, figuriamoci interpretarlo…ed è stato difficile, buttare tutto in aria e ricominciare da capo. Il punto base per il mio lavoro si svolge, essenzialmente, sulla conoscenza letteraria e poi, a piccoli passi, incomincio ad azzardare le mie ipotesi. Quando presentai i Sei personaggi in cerca d’autore mi basai essenzialmente sul “narrato”, la purezza del racconto , la vita dei personaggi. Benché lo spettacolo fosse diretto da un altro regista, durante alcuni dei workshop che conducevo dopo le prove, chiedevo agli attori di ricreare con le loro parole quei monologhi che, sulla carta, sembravano irraggiungibili, impossibili da decifrare.

Amo tutti i personaggi che ho avuto il privilegio di recitare in questi ultimi trent’anni ma ci sono anche quelli che odio come ad esempio Andrea de La Morsa, Paolino de L’Uomo, la Bestia e la Virtù e Giorgio Banti de L’Innesto: li ho “sopportati” perché mi sono stati “imposti” per questo non sono riuscito ad amarli.

Naturalmente, sono legato al Padre (Sei Personaggi), a Ciampa (Il berretto a sonagli) ed Enrico IV…la famosa trilogia dei “grandi” personaggi! Sono stato fortunato a farli miei tutti e tre ma, per motivi che mi porterebbero a scrivere un libro di trecento pagine, quello più caro e che sento davvero mio è Enrico IV.

Mimmo Mangione ne "Il malato immaginario" di Molière
Mimmo Mangione ne “Il malato immaginario” di Molière

Come racconteresti l’Arte pirandelliana a un giovane che deve ancora scoprire o sta per scoprire la Bellezza, la Morale, il Senso e il controsenso di questo grande Scrittore del Novecento?

Bisogna scoprire Pirandello un po’ alla volta iniziando dalle novelle per poi passare ai drammi, alle commedie, studiarne la vita, il suo rapporto con la famiglia e il mondo teatrale di allora, un passo per volta. Si scopre Pirandello leggendo le lettere dove umanamente e chiaramente esprime il suo pensiero . Si scopre Pirandello a teatro, andando a vedere dal vivo le sue opere o, guardando su internet tutte le varie rappresentazioni: quelle straordinariamente belle con Romolo Valli e Rossella Falk per la regia di Giorgio De Lullo, le irraggiungibili e straordinarie interpretazioni di Salvo Randone, Turi Ferro, le regie di Strehler ….c’è tanto materiale in giro, c’è l’imbarazzo della scelta! Leggere Pirandello, significa scoprire un linguaggio tutto nuovo, scritto e inventato per il Teatro, diverso e pieno di una grandissima poesia. Pirandello, come del resto tutti i grandi poeti, da Eschilo a Beckett, ci aiuta a scoprire effettivamente, quello che abbiamo dentro, a capirci, ad esplorarci la vita quella dentro, nascosta e intima che, nessuno può vedere o sentire. Scoprire in noi, i sentimenti e tutte quelle situazioni piccoli e grandi che sono servite a forgiare la nostra anima, il nostro essere e a capire lo scopo della nostra stessa vita!

Mimmo Mangione è "Don Giovanni"
Mimmo Mangione è “Don Giovanni”

Come abbiamo detto, ti sei allontanato dalla tua terra, dalla tua città, dal tuo Paese..ma continui a portare avanti con coraggio e determinazione i tuoi progetti. Questo è un messaggio ancor più importante chi nella propria patria è rimasto. A chi non rinuncia mai cosa vuoi dire?

Ad un certo punto ho rinunciato a fare il professionista in teatro o al cinema, rifiutando di recitare in inglese; rinunciando alle possibilità che mi venivano offerte per continuare a divulgare la nostra lingua attraverso questa magico strumento che è il Teatro! Ho incoraggiato la gente ad andare in Italia, visitare le nostre belle città, studiarne la storia, gli usi, i costumi e impararne la lingua, ad apprezzarne la cultura, i suoni, i gusti, le atmosfere. È stata un po’ come una missione, un ideale, una scelta di vita che mi ha arricchito dentro ma che non mi ha fatto guadagnare nemmeno un soldo!

Mimmo Mangione regista de "La tempesta" di William Shakespeare
Mimmo Mangione regista de “La tempesta” di William Shakespeare

Ogni scelta ha un suo prezzo…mi pare si dica così, no?   Non si può rinunciare mai a un’idea, a un sogno… bisogna coltivarli, farli crescere, lasciarsi alle spalle tutto ciò che può essere comodo e facilmente raggiungibile per arrivare dove ci sono le nuvole e, con l’aiuto della fantasia, creare ogni moto dell’anima, dargli un senso, un colore… toccare il cielo con un dito. Almeno una volta nella vita si deve. A costo di tutto!

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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