La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi Ramon e Blanca, il romanzo d’esordio di Enia Rubio (Chiocciola Edizioni). La storia di un amore travolgente e passionale come un tango. E non perdete l’Incontro con l’Autrice!
La trama
Ramon e Blanca è un breve romanzo i cui protagonisti, quasi due anime in cerca di pace, si incontrano e si abbandonano a un amore e a una passione struggenti. Hanno entrambi una doppia vita, Ramon e Blanca, ma il turbine e la sensualità del tango li tiene indissolubilmente uniti in una danza emotiva ed esistenziale dalle tante sfumature. Da un lato vi è Blanca, donna insicura, costretta a fare quotidianamente i conti con il suo passato, intrigante e misteriosa; dall’altro vi è Ramon, uomo inafferrabile ed enigmatico che rappresenta il motore della narrazione e della vicenda. Riusciranno queste due anime tanto diverse e apparentemente lontane a trovare il loro equilibrio e lo stesso ritmo nella danza della vita?
Sul libro
Blanca sapeva che la vita è ferita e taglia in due, ma poi, in qualche modo, cura, se ci si lascia attraversare senza paura, alla fine della ferita c’è la carezza che risana sempre, e le ferite, come rughe, rendono più bello e vero il corpo e il cuore.
Nel luglio 2024 Chiocciola Edizioni pubblica Ramon e Blanca, il romanzo d’esordio di Enia Rubio inserito nella Collana “Rosa”. E proprio di un breve romanzo d’amore si parla. Un uomo, una donna, le loro vite complicate e il tango argentino. Ecco, questi sono gli ingredienti principali di questo lungo racconto di circa settantacinque pagine.
Sin dall’inizio di questa lettura si sente che l’Autrice desidera inserire e impegnare tutta se stessa nella vicenda narrata. Si sente la sua ricerca del Lettore, la voglia di conquistarlo e di catturarlo nel vortice di tango appassionato e sensuale. E non si può non ammettere che l’impresa sia ardua. All’Autrice va il merito indiscusso del suo tentativo fatto con onestà e passione.
Ramon e Blanca sin dalle prime pagine mette ben in chiaro le carte in tavola mostrando i suoi protagonisti esattamente per ciò che sono: appassionati, intriganti, enigmatici ed entrambi con un passato che torna ogni giorno a far capolino nelle loro vite. Sono perfetti esempi di ciò che Josephine Hart scrive nel suo romanzo Il danno: “Le persone danneggiate sono pericolose. Sanno di poter sopravvivere”.
Ramon e Blanca sono due anime “attraversate”, che hanno vissuto e conoscono le lotte, le ferite e le sconfitte della vita. Forse, per questo si rifugiano nel tango. Lì dove c’è “solo” musica, sentimento e la possibilità di lasciarsi andare all’improvvisazione abbandonando pensieri e paure. Come
Ramon e Blanca, così, ha dei buoni punti di partenza e, per quanto traspaia la volontà e la forza dell’Autrice, questi avrebbero meritato di essere ancor più approfonditi, di essere narrati con più spontaneità pur dovendo scandagliare a fondo dell’animo umano.
Ma non dobbiamo dimenticare nemmeno che Ramon e Blanca è il romanzo d’esordio di Enia Rubio e certamente questo è solo un inizio. L’Autrice può sicuramente lavorare sui suoi personaggi e le loro vicende, ha tutte le possibilità di avvicinarsi loro quanto desidera e, attraverso di essi, di raggiungere i suoi Lettori.
La danza non è certamente finita. E il tango argentino ammette e concede – nonostante le sue rigide e precise regole – infinità di sfumature. Enia Rubio ha tutte le possibilità di attraversarle.
Incontro con l’Autrice
Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
Credo che la prima volta che ho incontrato la scrittura sia stata quando ancora non sapevo leggere; tra le tante cose che mi piaceva fare, adoravo cercare i libri vecchi, quelli di mio padre o di mio nonno, e poi sfogliarli per incontrare le lettere, quelle lettere che mi erano sconosciute ma in qualche modo riuscivo a comprendere e che mi sembravano avvolte da un’inspiegabile magia. Così le ricopiavo, le ripassavo e quando sono cresciuta e ho riguardato quei libri, ho visto che le poesie erano quelle che più avevano attratto la mia attenzione e il mio gioco, un gioco magico. Mia madre mi diceva sempre che le parole erano come perle e che nascondevano mondi e segreti nascosti tutti da svelare e aveva ragione. Poi la scrittura l’ho ritrovato tra i boschi, in mezzo alla natura, lì nascevano in me parole, a volte come fiumi, mi arrivavano nella mente e provavo a trattenerle fino a casa perché rimanessero vere e vive e prendessero vita di inchiostro. Non so, sono nata così, con il bisogno di trasformare il mondo in parola.
Come è nato il progetto editoriale di Ramon e Blanca?
Ramon e Blanca è diventato un progetto editoriale solo in un secondo momento. All’inizio era solo una storia nata da una ferita, da uno strappo che andava risanato e illuminato perché io ne avevo bisogno, perché la scrittura per me è una necessità: ho tutti questi pensieri e queste vite che mi esplodono dentro a volte e chiedono insistentemente di uscire. E poi, penso che la scrittura, sia in prosa che in poesia, nasca dall’amore, da una esplosione d’amore e di dolore. Qualche giorno fa un poeta, Guido Monti, ha detto che la parola poetica nasce da uno sradicamento; ecco, credo sia così. C’è questo desiderio di andarsene e insieme di restare, questa Itaca che chiama ma anche la voce delle Sirene che ci portano lontano verso altri mondi e altre possibilità. Lo scrittore è come un gitano che cerca continuamente radici ma infondo non sa se le vuole. Anche Ramon e Blanca sono un po’ questo, gitani della vita e dell’amore. Avevo visto sulla Rete che Chiocciola Edizioni aveva indetto questo concorso sui romanzi d’amore e io avevo una storia, una bella storia da condividere. Una sera di marzo ho pensato di scrivere all’editore senza troppe aspettative, ma con la speranza che mi rispondesse. La mattina dopo avevo già nella posta una sua mail e così è iniziata la nostra collaborazione e questo mio nuovo bellissimo “viaggio”.
Altro protagonista del suo romanzo è il tango: quale significato ha per lei e per il suo romanzo questa danza che racchiude in sé tante e più emozioni?
Anche la danza, come la scrittura, sono in me da quando ero bambina, ballavo ovunque e per ore intere. Non facevo che vedere programmi di ballerine e ballerine e ricordo ancora che alle feste danzanti in cui andavo con i miei genitori non riuscivo a stare ferma un secondo e non mi importava della gente intorno a me, io sentivo solo la musica e mi facevo trasportare lontano, in un mondo tutto mio in cui io ero leggera e libera. Ecco, tutto è rimasto come allora, quando ballo volo via, lontano e il mio corpo si muove da solo e non può farne a meno. Ho sempre ballato di tutto, ma preferivo ballare sola e non avere passi o regole da seguire; poi ho incontrato il tango o forse lui ha incontrato me. Il tango argentino non è un ballo come gli altri, ha qualcosa di magico e quasi ancestrale; è insieme sensuale e spirituale. È una danza che cerca la connessione con l’altro e l’abbraccio diventa un momento di condivisione, in cui le energie di corpi e anime si incontrano e anche quando il tanguero è un perfetto sconosciuto, in quell’attimo diventa solo l’altro da “amare”. È come succedeva per le lettere da bambina, erano sconosciute ma per qualche inspiegabile motivo era come se non lo fossero. In questo tempo in cui tutto è veloce e virtuale, credo ci sia tanto bisogno di queste magie fatte di corpi e di sensi che trovano ancora il tempo per fermarsi e cercare connessioni danzando.
Da chi o cosa ha tratto ispirazione per i suoi protagonisti?
I miei protagonisti nascono dalla mia vita, ma non so se mi sono ispirata o se loro hanno ispirato me. Credo un po’ tutte e due le cose. Come dicevo prima, nascono da uno strappo, da una ferita ma non avevo idea che sarebbero diventati quello che sono ora. È un po’ come quando si ha un figlio: lo si fa nascere, si cerca di nutrirlo in ogni senso ma il resto lo fa la vita. Ho voluto che nel titolo ci fosse prima Ramon di Blanca perché se non ci fosse stato lui, questo incontro con “lui”, non ci sarebbe mai stato il libro probabilmente e anche perché volevo che la figura maschile avesse una sua luce e che l’attenzione non fosse tutta e solo su Blanca. Ramon e il tango hanno dato la possibilità a Blanca di prendere vita e lei danza per loro e intorno a loro tutto il tempo, assetata di amore e vita e così tutto infondo si fa dono e meraviglia, anche il dolore. La connessione tra corpi e anime è e resterà sempre, per me, magia.
Lei ha una scuola dove i ragazzi possono cantare, danzare, recitare? Può raccontarci di più in merito? E, secondo lei, quanto è importante poter dare libero sfogo alla propria espressione di vita?
Purtroppo no, non ho una scuola come quella di Blanca, quella è una scuola utopia che forse mi piacerebbe creare o forse no, non so. Credo però, fortemente, che i ragazzi abbiano bisogno di un luogo in cui sentirsi a casa, amati e illuminati, in cui possano trovare spazi per essere ciò che vogliono e coltivare le proprie passioni e i propri ideali e desideri. La scuola deve essere un luogo di cura, pieno di gioia, di entusiasmo per la vita e ricco di opportunità; deve fare la differenza e dare ai ragazzi ciò che non trovano fuori, qualcosa che gli faccia venire la voglia di restare e non di fuggire. Sì, credo che la creatività sia molto importante e soprattutto che la musica, il teatro, la danza siano fondamentali quanto la matematica e l’italiano per la crescita olistica di una persona.
Nei suoi romanzi trova sempre spazio per i suoi amati nipotini: in Ramon e Blanca dove possiamo ritrovarli?
I miei nipoti sono un po’ del mio cuore, mi riempiono di amore e sono per me tre piccole grandi luci sul mio cammino. Santiago certamente si ispira tanto al rapporto che ho con il mio primo nipote, il più grande e in Conchita e in Soledad ci sono le mie bambine, ma in realtà tutti e tre sono un po’ in ognuno dei piccoli personaggi del racconto e nello stesso tempo non sono in nessuno di loro. Ma sicuramente di loro c’è lo sguardo sul mondo, la meraviglia con cui guardano sempre alle cose, la loro allegria, il loro stupore e il grande amore che hanno per me. Solo Conchita, già così delusa e ferita dalla vita, sembra non avere questo sguardo ma in realtà, anche lei, non è immune da questa magia e ne è, forse contro ogni sua resistenza, come contagiata. È un po’ così per tutti, spero, quando si è avvolti dalla meraviglia, alla fine se ne resta incantati.
C’è qualcosa che vorrebbe ancora dire ai protagonisti del suo romanzo?
Ci sono tante cose che ho ancora da dire sui miei personaggi, infatti per me la loro storia non è finita e ogni tanto scrivo qualcosa sulle loro vite che sono sempre qui, nella mia testa e forse mi camminano accanto; chissà forse, se Ramon e Blanca avrà successo, se piacerà, ci potrà essere una sorta di “Ramon e Blanca due”. Cosa vorrei dire a loro invece non so, forse tante cose, vorrei fossero felici, ma ognuno di loro credo abbia ancora tanta strada da fare. A Blanca forse direi di cercare un po’ di pace e aspettare che qualcuno la ami per quello che è e che non fugga ma la rincorra e a Ramon di non avere paura ma dare una possibilità al suo cuore di fidarsi di nuovo dell’amore, quello vero. Ma nessuno dei due mi ascolterebbe, perché tutti dobbiamo fare il nostro cammino.
Lei scrive romanzi, poesie, racconti… in quale stile e genere di scrittura sente di essere più a suo agio? E perché?
Quando scrivo io mi sento sempre a mio agio; la poesia è qualcosa di più immediato per me, le parole poetiche arrivano in me a volte quasi inattese e escono per un bisogno assoluto di dare vita di parole a una gioia, a un dolore o a una mancanza, per dare vita alla natura, al mondo fuori e dentro di me. La prosa, il racconto è qualcosa che per me è arrivato dopo, con la maturità, forse prima non ero pronta per far vivere le storie che già vivevano in me da tempo ma non sapevano come prendere forma vera. Ma ora la narrazione è parte di me quanto la poesia. Sicuramente la parola poetica, anche in prosa, non mi abbandona mai. È il mio modo per dipingere il mondo.
Quali sono gli Autori e le opere che hanno influenzato e formato il suo essere scrittrice e lettrice?
Non saprei rispondere a questa domanda, non so se ci sono autori o opere che mi abbiano influenzato in particolare, credo abbia sempre attinto un po’ da tutti, ma senza rendermene conto, fin da quando da piccola leggevo Tagore e ancora non sapevo chi fosse. La letteratura mi ha sempre affascinato e incantato, tutta la letteratura, ho sempre avuto una passione per le lingue e per le culture di altri paesi che per me erano mistero e bellezza; avevano un sapore di esotico e magico insomma, come per i viaggiatori del’700 o dell’800. Ecco, forse questo mi ha influenzato: l’amore per la gente e i luoghi di altri paesi che mi hanno sempre condotto a studiare e a leggere di loro per respirarli e comprenderli come faccio quando cammino per nuove strade e vedo nuovi volti.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
I prossimi progetti editoriali? Be’, direi che mi piacerebbe tanto finire le storie che ho lasciato incompiute (perché io ho questo vizio di non finire le storie, dico sempre, come Da Vinci!) e anche raccogliere un po’ delle mie tante poesie per farne un libro; spero di poter pubblicare presto altre opere in prosa e in poesia. Spero che il mio editore voglia di nuovo fidarsi della mia scrittura e scommettere su di me come ha fatto con Ramon e Blanca. Questa pubblicazione è stata comunque una grande opportunità ed è per me sicuramente un dono, comunque vada; una altra cosa di cui essere grata e per cui provare meraviglia.