Letto per voi… “In favore delle italiane, La legge sulla capacità giuridica della donna (1919)” di Marco Severini

Marco Severini, "In favore delle italiane, La legge sulla capacità giuridica della donna (1919), Marsilio 2019
Marco Severini, “In favore delle italiane, La legge sulla capacità giuridica della donna (1919), Marsilio 2019

Il 17 luglio 1919 con la legge n. 1176 viene abolita l’autorizzazione maritale concedendo .alle donne di esercitare le libere professioni e adire a pubblici uffici. Ma come è nata questa legge? Marco Severini lo racconta nel suo saggio “In favore delle italiane“.

La trama

Il 17 luglio 1919 viene pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale la legge n. 1176 che stabilisce norme circa la capacità giuridica della donna il cui provvedimento entra in vigore, come previsto dal nostro ordinamento giuridico, due settimane dopo tale pubblicazione ovvero il 3 agosto 1919. Grazie a questa legge viene definitivamente annullato l’istituto dell’autorizzazione maritale permettendo, così, alle donne – seppur entro certi limiti – di entrare a far parte del mondo del lavoro e, quindi, anche dell’economia del Paese.

Così, In favore delle italiane. La legge sulla capacità giuridica della donna (1919) a cento anni esatti dall’entrata in vigore di questa importantissima legge italiana, ricorda i volti e i nomi di chi, già nel 1917 nel pieno della Prima Guerra Mondiale quando gli uomini erano impegnati al fronte, aveva capito quanto fosse fondamentale il

Le donne italiane durante la Prima Guerra Mondiale
Le donne italiane durante la Prima Guerra Mondiale

ruolo della donna nella società, nella famiglia e nell’economia italiana. In tal modo Marco Severini ripercorre le tappe, le proposte, le lotte, le delusioni, le conquiste, le aspettative mancate, gli scontri politici e ideologici che hanno condotto a questa grande vittoria per l’emancipazione femminile portando, solo tre settimane dopo l’entrata in vigore della legge, l’anconetana Elisa Comani ad essere la prima donna avvocato iscritta all’Albo.

Sul libro

La legge n. 1176 del 17 luglio 1919 ha appena compiuto un secolo. Poco si è scritto sui libri di storia di questo traguardo importante per l’emancipazione femminile.

Art. 7

Le donne sono ammesse, a pari titolo degli uomini, ad esercitare tutte le professioni ed a coprire tutti gli impieghi pubblici, esclusi soltanto, se non vi siano ammesse espressamente dalle leggi, quelli che implicano poteri pubblici giurisdizionali o l’esercizio di diritti e di potestà politiche, o che attengono alla difesa militare dello Stato secondo la specificazione che sarà fatta con apposito regolamento.

Questa legge ha sancito l’annullamento dell’istituto dell’autorizzazione maritale entrato a far parte del nostro Codice Civile nel 1865 considerando la donna in una condizione d’inferiorità rispetto all’uomo tanto che, una volta sposata, essa non può donare, alienare beni immobili, sottoporli ad ipoteca, contrarre mutui, cedere o riscuotere capitali,costituirsi sicurtà, né transigere o stare in giudizio relativamente a tali atti, senza l’autorizzazione del marito.

Le donne italiane durante la Prima Guerra Mondiale
Le donne italiane durante la Prima Guerra Mondiale

In sostanza, l’unica libertà riservata alla donna è quella di scegliere se contrarre o meno il matrimonio dopo il quale, però, perde anche la minima possibilità di affermare se stessa anche all’interno del nucleo familiare poiché la patria potestà è  riconosciuta esclusivamente al padre.

È solo durante la Prima Guerra Mondiale, quando le donne vanno a occupare i posti di lavoro e a svolgere gli incarichi di responsabilità lasciati dai mariti destinati al fronte, che qualcosa inizia a cambiare. Saranno le proposte e il profondo desiderio di parità di diritti tra uomo e donna di importanti personalità della politica e della cultura italiana quali, ad esempio, Lodovico Mortara, Ettore Sacchi e Anna Maria Mozzoni.

Lodovico Mortara, docente universitario di Diritto Costituzionale italiano e Ministro della Giustizia del Governo Nitti (23 giugno 1919 al 21 maggio 1920)
Lodovico Mortara, docente universitario di Diritto Costituzionale italiano e Ministro della Giustizia del Governo Nitti (23 giugno 1919 al 21 maggio 1920)

In questo senso Marco Severini, Professore di Storia dell’Italia contemporanea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Macerata, ricostruisce tutte le tappe che hanno portato al varo della legge n. 1176. L’Autore come già accaduto con il suo precedente lavoro dedicato alle protoelettrici italiane dal titolo Giulia, la prima donna, ha portato alla luce un altro capitolo sconosciuto (o quasi) della nostra Storia. Il traguardo raggiunto cento anni fa ha il dovere e la facoltà di essere ricordato per tutto quanto ha significato (e significa ancor oggi) per le donne italiane. Una conquista senza precedenti. La libertà di affermarsi e di sentirsi, di essere realmente parte attiva della società non più nascosta e muta tra le mura domestiche.

Il Professor Severini anche in questo suo ultimo lavoro non manca di raccontare con passione, con dovizia di particolari (tutti documentati e documentabili da fonti reali, rintracciabili e tangibili) una pagina della nostra Storia sin troppo ingiallita dal tempo e dimenticata nel silenzio. Proprio per questo motivo l’Autore (di)mostra un legittimo spirito profondamente critico rivolto soprattutto ai nostri giorni tanto da farci chiedere se meritiamo veramente tutto quanto è stato fatto per arrivare alla libertà raggiunta sino a oggi. Non avere memoria né riconoscenza è pur sempre da ingrati.

In favore delle italiane. La legge sulla capacità giuridica della donna (1919) è un saggio storico ma anche una vera dimostrazione d’amore rivolta al nostro Paese che Marco Severini scrive con intensità, forza, passionalità che sono proprie di un cronista, di un ricercatore, di uno studioso.

Marsilio Editore
Marsilio Editore

Anche per questo la sua scrittura risulta essere così perfettamente intagliata all’interno della sua struttura proprio come la tela incastonata nella sua cornice senza più capire dove esiste l’una e dove l’altra tanto sono complementari e del tutto fuse l’una nell’altra. Anche questa è la magia della nostra Storia. Non lasciamo che il Tempo se la porti via con sé in un assordante silenzio.

Incontro con l’Autore

Marco Severini, scrittore e docente di Storia dell’Italia contemporanea - Università di Macerata
Marco Severini, scrittore e docente di Storia dell’Italia contemporanea – Università di Macerata

Come è nato il progetto editoriale del suo ultimo saggio edito da Marsilio dal titolo In favore delle italiane?

L’idea è nata dalla constatazione di quanto questa legge sia stata dimenticata dagli studi. Solo di recente è comparso qualche saggio, per lo più di  ambito giuridico, che se ne è occupato. Ma ricostruirne la genesi, la paternità e il lungo iter parlamentale erano un’altra cosa.

In favore delle italiane segue il suo testo Giulia, la prima donna. Sulle proto elettrici italiane ed europee. Quanto è importante continuare a raccontare e a scoprire questa “pagina” della nostra Storia (e non solo) che sembra così dimenticata o nascosta?

Tantissimo, soprattutto perché la storia delle donne in Italia viene insegnata poco. Se pensa che secondo una rilevazione del 2013 nel nostro Paese esistevano tante cattedre di storia di genere quante quasi quelle presenti nella sola Università di Berkeley, negli Stati Uniti, trova una conferma eloquente.

Marco Severini, scrittore e docente di Storia dell’Italia contemporanea - Università di Macerata (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)
Marco Severini, scrittore e docente di Storia dell’Italia contemporanea – Università di Macerata (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)

Come nascono il suo interesse e la sua passione per lo studio di questa particolare tematica e periodo storici?

Nascono da lunghi studi di storia politica: era impossibile non accorgersi dell’enorme disparità tra tematiche aventi protagonisti i maschi (e basta) e quelle che vedono in primo piano le donne. Nei principali manuali di storia contemporanea, le donne citate arrivano – nel migliore dei casi – al 5% delle persone citate; il resto continuano a essere uomini.

Da storico quali sono state le difficoltà nella ricostruzione giuridica e storica della Legge del 1919 che ha portato all’annullamento dell’istituto dell’autorizzazione maritale permettendo alle donne di affacciarsi al mondo del lavoro?

Bisognava leggere tutti i passaggi parlamentari legati a una vicenda che sul piano legislativo inizia nel 1913, continua in pieno conflitto mondiale e consegue poi il risultato nel 1919. Ma mi sono spinto pure in avanti, fino agli anni della Repubblica per valutare le conseguenze della normativa.

Siamo nel 2020. La legge n. 1776 entrata in vigore il 17 luglio 1919 ha da poco compiuto cento anni. In questo secolo cosa è veramente cambiato e cosa è necessario fare ancora affinché le donne possano ritenersi veramente libere di “essere” e di “fare” in parità con gli uomini?

Di progressi ce ne sono stati, ma sono ancora insufficienti. Alle donne manca soprattutto una cosa: progettare, concordare e realizzare un percorso tutto loro, autonomo e indipendente da quello degli uomini. Hanno forza, coraggio e sensibilità. L’autonomia e l’indipendenza vanno però conquistate “sul campo” e difese giorno dopo giorno. Come la nostra democrazia.

Marco Severini e Lidia Pupilli alla presentazione del libro da loro curato a Berlino presso l'Istituto Italiano di Cultura - settembre 2016 (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)
Marco Severini e Lidia Pupilli alla presentazione del libro da loro curato a Berlino presso l’Istituto Italiano di Cultura – settembre 2016 (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)

Oggi l’immagine della donna quanto ha perso e guadagnato in questi ultimi cento anni?

Al di là di quanto sopra detto circa la mancanza di un percorso autonomo, l’immagine della donna è oggi più bella e solida di molti anni or sono. Deve però difendersi con strumenti propri dall’appiattimento intellettuale e dai rischi di omologazione culturale e civile che caratterizzano la nostra quotidianità.

Secondo lei, qual è il miglior modo di preservare la nostra Storia e di far sì che le nuove generazioni (ragazzi e ragazze senza differenza alcuna) conoscano e riconoscano a chi devono la propria libertà (intellettuale e individuale)?

Indubbiamente leggere, leggere e leggere. I dati presentati dall’AIE ai primi del dicembre 2019 riferiscono che 6 italiani su 10 non leggono neanche un libro l’anno. Una tendenza che va contrastata con forza da tutte le agenzie educative, in primis dallo Stato che investe ancora troppo poco in questo settore e, più in generale, nella ricerca.

Elisa Comani, il primo avvocato donna iscritta regolarmente all'Albo
Elisa Comani, il primo avvocato donna iscritta regolarmente all’Albo

Risale al 1919 la prima avvocata italiana, Elisa Comani. Da qui si è aperta una strada importante per le italiane. Quanto si è debitori e grati a figure così importanti e solide non solo della nostra Storia ma anche della nostra Cultura?

Solo conoscendo la storia avvincente di Elisa scopriremo il valore e l’ammontare di questo debito. Quindici anni fa ho relazionato a un convegno in cui una collega parlava di lei senza sapere che fine avesse fatto, dove fosse andata a vivere, quando e dove fosse morta. Nei confronti della vita umana e, in particolare, di quella delle donne che si sono battute per migliorare la condizione femminile, segnando la vicenda storica nazionale bisogna portare maggior rispetto. Se non lo fa chi studia, figuriamoci cosa può avvenire nel resto della società e quale percezione distorta, spesso viziata da triti luoghi comuni, si può avere della donna.

Il Professor Marco Severini con il presidente del Rotary di Senigallia e signora, 2016 (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)
Il Professor Marco Severini con il presidente del Rotary di Senigallia e signora, 2016 (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)

Tra cento anni sarà il 2119. Chissà se esisteranno ancora le leggi. Fantasticando: guardando ad oggi cosa ci si potrà aspettare per quanto riguarda la continua lotta femminile per la propria affermazione ed emancipazione. Secondo lei ci sarà una involuzione o una totale rivoluzione delle conquiste passate e presenti?

Lo storico si occupa del passato e non si rivolge al futuro. Provo a risponderle da cittadino. Immagino una svolta radicale, profonda, incisiva tale da far sorridere gli abitanti del 2119 del fatto che appena un secolo prima si parlasse ancora di parità tra i generi e di casi di discriminazione dell’uomo nei confronti della donna.

Marco Severini con il governatore Chiamparino al Salone del Libro di Torino, 2015 (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)
Marco Severini con il governatore Chiamparino al Salone del Libro di Torino, 2015 (Per gentile concessione del Professor Marco Severini)

Se dovesse descrivere e raccontare a un ragazzo o ragazza delle nuove generazioni come descriverebbe con una frase la forza e la grandezza delle donne che hanno saputo e voluto essere indipendenti?

Quella di Margherita Hack riportata nel mio libro: L’intelligenza non  ha sesso.

Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti editoriali?

Sta per uscire la mia nuova monografia, dedicata a un’altra donna di grande coraggio e tenacia, la prima italiana che ha denunciato un questore. Si tratta di Licia Rognini, 91enne, la vedova di Giuseppe Pinelli, il ferroviere anarchico precipitato mezzo secolo fa dalla Questura di Milano. Il libro nasce da un’intervista esclusiva che la Signora Pinelli mi ha rilasciato lo scorso ottobre a Milano. Licia e  le sue figlie si battono da 50 anni per avere verità e giustizia. Magari ne riparliamo.

 

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