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Letto per voi… “Psyche, lo straniero che ci abita” di Riccardo Dri

Riccardo Dri, "Psyche" (Eden Editori)
Riccardo Dri, “Psyche, lo straniero che ci abita” (Eden Editori)

La Rubrica online “Piazza Navona” vi propone in anteprima la lettura del saggio filosofico Psyche scritto dal semiologo Riccardo Dri che verrà pubblicato a breve dalla Eden Editori. Un viaggio attraverso la Storia del pensiero (e non solo) alla scoperta dell’essenza e del significato dell’anima.

La trama

Cos’è realmente l’anima? Quali manipolazioni e stravolgimenti si sono abbattuti sul significato di anima nel corso dei secoli durante l’irrefrenabile passaggio della Storia? Perché – e come – si è arrivati a (con)fondere il concetto di anima con quello di mente? Cosa ha portato a pensare che l’uomo sia ormai privo di anima perché dotato di una mente? Sono queste le domande che si pone il saggio Psyche di Riccardo Dri portandoci ad analizzare tali questioni da tanti e diversi punti di vista: religioso, psicologico, filosofico, psicanalitico, sociologico… L’Autore, così facendo, ci permette di scoprire, di confrontare e di imparare quanto la Storia e le sue Arti abbiano inciso nel modificare e, in taluni casi, nello stravolgere dall’interno il vero significato di anima. Un tentativo di adattare l’uomo al mondo, come scrive lo stesso Dri, ma tutto questo sarà sufficiente per curare e risanare le vere e profonde crisi dell’animo umano?

Sul libro

Nel mese di febbraio 2020 la Eden Editori pubblicherà il saggio Psyche scritto dal filosofo e semiologo Riccardo Dri il quale, con spirito critico e analitico, va a studiare la metamorfosi e l’essenza del concetto di anima attraverso la Storia.

Il dizionario di filosofia della Treccani alla voce psiche fornisce questo significato:

psiche Dal gr. ψυχή, connesso con ψύχω «respirare, soffiare». Termine la cui etimologia si riconduce all’idea del «soffio», cioè del respiro vitale; presso i Greci designava l’anima in quanto originariamente identificata con quel respiro; la storia del concetto di psiche viene quindi a coincidere con quella del concetto di anima.

"Psi", la psicologia
“Psi”, la psicologia

Ed è proprio da qui che si dirama il profondo e attento studio di Riccardo Dri il quale, con la precisione e la meticolosità che lo contraddistinguono, che va a (ri)costruire e a farci capire il senso e il significato dell’anima. Nonché le trasformazioni e le modifiche che ha subito nel Tempo. Nella Storia. In tal modo Riccardo Dri mette a disposizione del Lettore tutti gli strumenti utili alla comprensione affinché possa creare, demolire o consolidare la propria idea in merito.

Psyche ha il pregio e il suo punto di forza nell’essere scritto con coscienza, senza lasciare nulla al caso e con la possibilità di creare e di porsi punti di domanda. In fondo, la filosofia è per antonomasia l’Arte di porsi domande e di trovare possibile e plausibile risposte che possono dare il via a ulteriori quesiti. Forse il testo, come già accaduto con il precedente Dallo speculum alle aenigmate con il quale Riccardo Dri ha partecipato (classificandosi al secondo posto) nella sezione Saggistica al Premio Letterario Nazionale EquiLibri 2018, è destinato al pubblico degli “addetti ai lavori” o a coloro i quali abbiano una buona conoscenza di storia della filosofia e delle lingue classiche  (latino e greco) che giustamente – e non potrebbe essere altrimenti – sono molto presenti.

Riccardo Dri, secondo classificato nella Sezione Saggistica al Premio Letterario Nazionale "EquiLibri" 2018
Riccardo Dri, secondo classificato nella Sezione Saggistica al Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2018

Al di là di questo aspetto Psyche è un saggio che arricchisce il Lettore portandolo a un profondo confronto con se stesso, con la sua interiorità, con il proprio concetto di anima e di psiche e con gli altri da sé. Ognuno con il proprio mondo e le proprie convinzioni e convenzioni. Non è un caso, infatti, che sulla copertina del libro compaia un cervello realizzato da mani che si intrecciano, si sovrappongono e si uniscono. E se è vero quanto ha affermato il filosofo greco Anassagora ovvero che

L’uomo pensa perché ha le mani

questo ci spiega quanto sia importate l’agire e il pensare, il braccio e la mente facendoci intuire il perché di una tale – intelligentissima – scelta e il suo significato.

Eden Editori
Eden Editori

Ancora una volta Riccardo Dri è riuscito a realizzare un saggio filosofico che sa di poesia e di anima, trovando e cercando un equilibrio tra ciò che è spirito e mente, anima e soffio. E il risultato è ottimo. Da Freud a Omero, da Aristotele a Friedrich Wilhelm Nietzsche, da Platone alla Bibbia la Storia tutta è lì ad accompagnarci in questo misterioso e avvincente viaggio alla scoperta di quello che James Hillman ha poi tradotto e pensato come Codice dell’anima.

Incontro con l’Autore

Come è nato il progetto editoriale del suo ultimo saggio Psyche?

È nato dal desiderio di concentrare in un volume unico le radici comuni di tutti i temi da me trattati nel passato: ricordo velocemente il libro sull’autismo (“L’autismo è un umanismo”), sull’adolescenza (“Adole-scientia”), sulla schizofrenia (“Schizophrenia”), sulla depressione (“Depressione”), sull’inconscio collettivo in Jung (“Gli inconsci collettivi”), sulla psichiatria (“Viaggio nella follia”), ecc. La domanda che mi sono posto è stata questa: cosa c’è di comune in tutti questi aspetti che fanno riferimento diretto alla psiche? E mi sono risposto: la psiche. E che cos’è la psiche? La risposta a questa domanda, apparentemente comune, è il volume Psyche.

Motivazione della Giuria del Premio Letterario Nazionale "EquiLibri" 2018
Motivazione della Giuria del Premio Letterario Nazionale “EquiLibri” 2018

Fra l’altro noi utilizziamo (italianizziamo) il termine greco psyché (ψυχὴ) traducendolo con “anima”. Non è sbagliato, ma ci siamo mai chiesti quali evoluzioni, mutamenti di senso, contaminazioni culturali e linguistiche hanno attraversato il nostro linguaggio fino a giungere ai linguaggi attuali? La filosofia fa il resto: smantella le ovvietà (credute tali), complice la nostra pigrizia intellettuale, e ne fa questione. Se una parola genera 320 pagine di spiegazioni, approfondimenti, confronti, ebbene quella parola non era soltanto una parola. E dubito anche che questo volume possa essere stato esauriente. Ho consultato e citato 288 altri testi, ho corredato la trattazione con 748 note. È un “lavoretto” rispetto alla vastità dell’argomento. Ma qui bisognava stendere un testo alla portata di tutti (ciò che deve fare un divulgatore) senza perdere il rigore scientifico o filosofico. Mi auguro di esserci riuscito. Non è forse Platone che scrive: Dell’anima, propriamente, può parlarne solo un dio?

Riccardo Dri
Lo scrittore e semiologo Riccardo Dri

Perché ha deciso di sottotitolare il suo saggio Psyche Lo straniero che ci abita?

La psiche è altro dall’Io. L’Io è una maschera (certo indispensabile per vivere), ed è l’unico aspetto di noi stessi che almeno in parte ci è noto. La psiche abita dentro di noi, con noi, ma è un’ospite inquietante, perché sembra remare nella direzione contraria a quella che l’Io cosciente segue. Ha una sua autonomia. Questo era arcinoto ai Greci del V secolo, e ancor più del sesto. Ciò è così importante che ho dovuto inserirlo già nella quarta di copertina, dove scrivo:

questa, appunto, è la fede dei cosiddetti popoli primitivi di tutta la terra. Le osservazioni che condussero ad ammettere una doppia vita nell’uomo erano familiari ai Greci di Omero, come lo furono ad altri popoli […] Omero sapeva che “la psiche […] non ha del tutto coscienza” (Iliade, XXIII, V. 104), ed Eschilo è arrivato a quella somma sapienza per cui “Zeus riconosce i due lati (l’Io e l’Es), ed è congenere a entrambi”.

La somma sapienza, Zeus, ci dice che noi dobbiamo tenere in gran conto sia l’eidolon, la maschera, sia la psiche, il nostro retro-Io. Questa seconda personalità non ci è facilmente nota, ma la incontriamo alla notte, quando non vigono più le regole tanto faticosamente approntate dall’Io e ci ritiriamo nella nostra più stretta individualità. Tant’è che al risveglio noi diventiamo coscienti, e non: “siamo coscienti”. La coscienza, che noi attribuiamo all’Io, è una conquista. Basti pensare alla fatica (il lavoro) che dobbiamo affrontare alla mattina per svegliarci. Non è il sonno a trattenerci prolungandosi anche nel giorno, ma la fatica di passare per davvero alla coscienza, che è una casa conquistata, non la casa d’origine.

Riccardo Dri, "Psyche. Lo straniero che ci abita" (Eden Editori)
Riccardo Dri, “Psyche. Lo straniero che ci abita” (Eden Editori)

Nel suo testo si affrontano tutti i significati (emotivi, psicologici, etimologici, religiosi) che assume l’anima. Ma per lei cos’è l’anima? Come uomo e studioso a quale considerazione è arrivato?

L’anima è tutto ciò che deborda dalla razionalità (che è calcolo): è, cioè, immaginazione, sentimento, creatività, erotica, ideazione, passione, intuizione, fantasia, poesia, seduzione. Questo significa anima nella versione junghiana e nell’accezione greca. E anche nella versione mia, che in fondo come mentalità sono greco e, per stare al passo con i tempi, sono junghiano.

A cosa è dovuta questa sua particolare attenzione per il concetto di anima e, quindi, anche di corpo?

Al fatto che è una domanda fondamentale in filosofia (chi siamo, da dove veniamo, ecc.). Il dibattito tra anima e corpo è antichissimo, e credo che il primo a darne piena ragione sia stato Aristotele nel suo trattato De anima. Per Aristotele l’anima è qualcosa del corpo (affermazione ripresa anche da Nietzsche), cioè “chi ha l’anima si distingue da chi non ce l’ha per l’atto del vivere” (parole testuali), perciò nell’umano avere anima significa essere dotati, come dicevo prima, di  “immaginazione, sentimento, creatività, erotica, ideazione” ecc. Senza di questo siamo una salma. Jaspers ha ben evidenziato questo aspetto distinguendo Körper (corpo anatomico) da Leib (corpo vivente). Ecco perché talvolta, dal medico, siamo infastiditi per essere considerati solo organismi da sanare.

Dal sito www.riccardodri.it
Dal sito www.riccardodri.it

Nella sua esperienza di uomo e di studioso: l’anima e il corpo possono essere così inscindibili quanto il maschile e il femminile, il tema che ha già affrontato nel suo precedente saggio?

Inscindibili come il colore rosso della mela non è scindibile dalla mela. Vale poco dire che uno è un colore e l’altro è un frutto, perciò sono enti incompatibili. Ce lo indica proprio Platone, per il quale non è “possibile comprendere la natura dell’anima in modo adeguato senza conoscere la natura dell’insieme” (Leggi, X, 895e – 896a 2). Le parole di Platone emarginano nel ridicolo qualunque cosa possiamo aggiungere. Posso solo ricordare che lo psichiatra svizzero Ludwig Binswanger ha chiamato “cancro di ogni psicologia” questi seducenti dualismi.

Quali difficoltà ha riscontrato nella stesura e nella lavorazione del suo saggio?

La vastità disarmante di tre millenni di studi sull’argomento. Quindi, schiacciato da tale mole, la difficoltà è stata di comporre un testo ben ordinato, che potesse prendere per mano il lettore per accompagnarlo con gradualità ad un’analisi storica ed antropologica di questa modestissima parola per mostrargli quale abisso si nascondeva sotto di essa e, in qualche modo, per stupirlo, per sedurlo nell’approfondimento di tutto ciò che sembra ovvio, scontato, semplice.

Guardando al giorno d’oggi, alla nostra contemporaneità quanto è importante approfondire il concetto e il significato di “anima”?

È importante perché, se è vero che dopo l’età della magia (preistoria), poi del mito (antichità), della religione (medioevo), della scienza (modernità), della tecnica (nella post-modernità, cioè oggi), se abbiamo abitato queste descrizioni del mondo (da noi scambiate per mondo), allora giunti all’età della tecnica dobbiamo considerare che più essa avanza, più arretra il sentimento. Religioni, scienza e tecnica non hanno reso più felice l’uomo. Avrei qualche riserva per il mito, il quale era già un racconto (e mythos significa proprio “racconto”) e descriveva non come funzionava una certa cosa, ma che cos’era. Il mondo degli dèi (che tuttora incontriamo nel sonno) insegnava cos’era il potere (Zeus), cos’era l’aggressività (Ares), cos’era la saggezza (Apollo), cos’era la passione (Afrodite), che cosa la follia (Dioniso), che cosa la vendetta (le Erinni), che cosa la giustizia (Dike), che cosa la poesia (le Muse) e così via per tutti gli altri dèi (e cioè per tutti gli altri sentimenti).

Alcune opere dello scrittore e semiologo Riccardo Dri
Alcune opere dello scrittore e semiologo Riccardo Dri

Infatti Platone scrive che “dell’anima, propriamente, può parlarne solo un dio”. E Jung, sull’architrave della sua porta, aveva scritto: “Vocatus atque non vocatus, Deus aderit” (chiamato o non chiamato, un dio sarà presente).  Bene: se è vero che è l’anima che prova i sentimenti (quali forma cognitiva fondamentale), conoscerla ci fa riscoprire e ravvivare i sentimenti, senza comprendere i quali (perché non abbiamo più modelli, come i Greci avevano gli dèi) non abbiamo percezione di quel riverbero interiore delle pulsioni che chiamiamo emozione, e che sta alla base di ciò che, opportunamente guidato, diventerà sentimento. Se non proviamo più emozioni non siamo in grado di distinguere il peso di un’azione da un’altra. Erika e Omar, dopo una strage, vanno al bar a bere una birra, come facevano ogni giorno. Per loro le due azioni erano pressoché uguali. Oppure possiamo anche tirare sassi sulle macchine da un cavalcavia (e negli interrogatori gli interessati non hanno saputo dare una ragione). Oppure se abbiamo nostalgia di emozioni possiamo anche procurarcele artificialmente assumendo droghe (lo sballo del sabato sera), e così via. Dunque, quanto è importante conoscere l’anima (almeno la nostra)? Ma se non abbiamo modelli di comparazione (i Greci avevano, appunto, gli dèi) ma solo modelli funzionali, che ne sarà dei giovani, abbandonati a se stessi, senza esempi, senza educazione, spronati solo alla competizione, incitati a trattenersi nell’ebetudine di un video-gioco in sostituzione della loro vita evaporata nel virtuale?

Lei è filosofo e si impegna negli studi di psicoanalisi. Quanto e in cosa queste due branche del Sapere sono unite e divise tra di loro?

La psicoanalisi è una visione del mondo già abbondantemente filosofica. Freud scrive che il suo predecessore è stato il filosofo tedesco Arthur Schopenhauer, alcuni colleghi di Freud scrivono che Platone è stato il primo psicoanalista ante-litteram. Jung si è dedicato tutta la vita all’archeologia e all’arte. Tutti gli psicoanalisti fanno i loro primi passi nella filosofia. Vorrei ricordare un passo di Euripide, di cui ho pubblicato un testo critico di recente, che afferma (rivolto a noi): “Tu non sai cos’è la tua vita, tu non sai né cosa fai e né chi sei”. Da una parte non sembra benaugurante (si pensi all’avversione che la psicoanalisi si attirò contro nel suo secolo d’oro), dall’altra parte sembra la massima contrazione dell’essenza della psicoanalisi. Sappiamo cosa facciamo e cosa siamo? ma per davvero?

Quando e su quali canali sarà possibile acquistare il suo volume Psyche?

Vorrei cogliere l’occasione per elogiare la casa editrice, coraggiosissima, che accetta di pubblicare testi di questo genere. Perché in un mercato editoriale come quello di oggi, che premia volgarità da rigattieri (e pure con case editrici blasonate) non è facile trovare editori che rischiano il mercato per proporre opere che vanno contro corrente e che contribuiscono ad arginare, per quanto possibile, la distruzione della cultura oggi in marcia. La Eden Editori, prima di fare mercato, fa cultura. Le sembra poco? Il volume sarà acquistabile in tutti gli store on-line e ovviamente in tutte le librerie, convenzionate e non. Approfitto per ricordare che è una buona ecologia comprare i libri in libreria, perché questo “on-line” le fa chiudere, mentre si moltiplicano le sale-giochi. Un piccolo gesto contro-corrente, moltiplicato per molte persone, può fare la differenza.

Riccardo Dri, "Psyche, lo straniero che ci abita" (Eden Editori)
Riccardo Dri, “Psyche, lo straniero che ci abita” (Eden Editori)

Quale sarà il suo prossimo progetto editoriale?

Il volume “Psiche” è il mio testamento spirituale. Lo considero importante per questo. Dubito che dopo un testamento si possa continuare a parlare, però mai dire mai. Potrei accettare la commissione precisa di un editore che volesse pubblicare un libro su un argomento, a suo giudizio, molto originale. Magari collegato ad un testo antico. Certo che dire “originale”, dopo che i Greci hanno detto tutto, fa impallidire. Per questo io invito sempre i giovani, e anche i meno giovani, a studiare i classici. Ho detto: a studiare, non a leggiucchiare. Gli studenti dei licei classici non sanno quanto grande è il loro privilegio. Hanno la possibilità di leggere in originale i testi che, mattone dopo mattone, hanno costruito la nostra civiltà. Leggere in originale perché le tra-duzioni, la tra-dizione,  sono tra-dimenti (il verbo latino trado ha, guarda caso, questi significati). Certo: è lavoro e fatica. Tutto il contrario del problem solving, che la nostra civiltà, ormai al tramonto, ci vuole mettere a disposizione. Ma per chi non sa arrendersi questo compito vale: vale la pena.

 

 

 

 

 

 

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