Letto per voi… La notte più buia di Roberto Gramiccia

La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi La notte più buia di Roberto Gramiccia (Mimesis). Un saggio racconto e un racconto saggio di una vita e di un Paese che si fondono e si confondono. E non perdete l’Incontro con l’Autore!

La trama

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

La notte più buia è un saggio racconto (o un racconto saggio) in cui Roberto Gramiccia partendo da un suo traumatico ricordo d’infanzia, inizia a raccontare di sé. Ma anche della sua epoca, della sua generazione. E ancora, di politica, di medicina, di arte, di amore, di filosofia, dei tempi cambiati, degli eterni cambiamenti della storia e delle persone. Della Vita. Così, attraverso queste schegge di un’esistenza ricca, appagante, appassionata e pienamente vissuta, l’Autore con una buona dose di ironia (che cura tanti “mali”), a volte con un pizzico di sana e goliardica irriverenza (sor)ride raccontando di sé e di alcune pagine tanto importanti della sua vita inserendosi nella macrostoria che ha caratterizzato (e segnato) il nostro Paese negli ultimi cinquant’anni. Un racconto nel racconto. Una storia personale che diventa collettiva. Il viaggio allegro e privo di rimpianti di un uomo maturo, risolto, figlio e padrone del suo tempo che si dona e regala ai suoi lettori la sua memoria e il suo presente. Un lungo viaggio di una vita che ha ancora tantissimo da raccontare e dove si ha tanto da imparare e da scoprire…

Sul libro

Mimesis Edizioni

Nel giugno 2022 Mimesis pubblica La notte più buia del romano Roberto Gramiccia, scrittore, medico e critico d’arte. Circa duecentottanta pagine e quarantatré racconti scritti nel pieno della pandemia dovuta al Covid-19. Questi i riferimenti di un libro che non impiega molto a conquistare il Lettore. Non vanno dimenticate, però, anche la Prefazione di Fabrizio Catalano e la Postfazione di Paola Paesano che arricchiscono e impreziosiscono il volume fornendo ulteriori spunti di riflessione.

La notte più buia è da annoverare tra quell’elenco di libri dei quali una volta terminata la lettura ci si chiede, “E adesso?!” tornando più volte a rileggerne passi, frasi, momenti, espressioni per sentirsi ancora al caldo, coccolati, immersi in una storia vera. Anzi, in questo caso è doveroso parlare di storie. Sì, perché Gramiccia, forse, stimolato anche dal critico periodo storico e sanitario che ha costretto tutti noi a ridimensionare tempi, luoghi e spazi ha attinto dentro sin nel più profondo del suo essere per ricordare e scrivere i quarantatré racconti della sua vita che compongono il libro.

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

La notte più buia, così, diviene letteralmente un viaggio nel tempo senza un ordine prestabilito, senza una sequenza cronologica come ben precisato nella (meravigliosa!) Premessa-decalogo che introduce la lettura fornendo al Lettore indicazioni ben precise. Nel testo, infatti, sono i ricordi a parlare e con essi l’istinto, la voglia stessa di raccontare e questa non la si può imbrigliare a ferree regole temporali. Soprattutto quando si narra di noi stessi. Gramiccia, però, decide che per raccontare è necessario partire dal principio, lì dove tutto si è compiuto e ha avuto inizio, lì dove viene lanciato – involontariamente, si badi bene – il primo seme di La notte più buia:

Se hai quattro anni, aprire gli occhi e trovarti dentro un letto troppo grande per essere il tuo è già uno spavento. Figurarsi rimanere in quel letto urlando a squarciagola, nel buio più fitto, senza che nessuno ti risponda per un tempo che ti sembra infinito. Non tua madre come sarebbe naturale, o tuo padre, che già sarebbe strano. Ma nessuno. Proprio nessuno. (…)

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

Ecco, è esattamente da qui che prende il via quella giostra di ricordi, quell’album di ricordi che è La notte  più buia. Ed è da questa prima memoria che l’Autore inizia a raccontare la sua vita, la sua storia ma anche la Vita e la Storia. Non dobbiamo fare confusione, però: La notte più buia non è un’autobiografia o, almeno, non autobiografia classica ma un insieme di schegge di una storia privata e collettiva e che messe tutte insieme donano un ritratto onesto di un uomo, di un professionista e anche quello di un Paese combattivo nel passato e alquanto malconcio oggi (emergenza sanitaria a parte). E nel mezzo, l’amore per l’Arte, per il bello, per le donne, la famiglia e la propria professione di medico. Tutto questo Gramiccia raccoglie ne La notte più buia rendendolo un libro interessante, vivace, ironico, severo, giustamente e tremendamente implacabile per certi versi. Per tutto ciò che si sarebbe potuto fare, per noi, per il nostro passato ovvero il presente di oggi e il futuro di domani… e gli errori, le sviste di uomini e donne… umani. Perché questo ha di interessante e di bello il testo di Gramiccia: guarda e osserva tutti coloro e tutto ciò che è davanti a lui, nel suo cuore o alle sue spalle con grande obiettività, equilibrio e onestà. E queste sono le stesse caratteristiche che si ritrovano nel suo stile di scrittura, nel suo modo di raccontare e di raccontarsi: con semplicità e a cuore aperto. Almeno, per quanto è concesso al Lettore avvicinarsi.

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

In tal modo, Gramiccia – probabilmente facendo ancor più sua l’abilità di ogni bravo medico di mettere a proprio agio il paziente – conquista la fiducia del Lettore con il quale instaura un rapporto di confidenza, di amicizia, di rispetto e persino di cameratismo. Con uomini e donne. Questo aspetto fa sì che La notte più buia diventi ancora più intimo forte anche della condivisione di un momento per tutti noi complesso qual è ed è stata l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19. Un periodo di non ritorno, una terra di nessuno dove per guardare avanti si è dovuto fare spesso leva sui propri ricordi, rivalutando anche tutto ciò che fino a qualche tempo fa sembrava naturale e scontato. Una stretta di mano, un abbraccio, persino una visita medica e una mostra d’arte. Ora tutto è cambiato. E, in un certo senso, tutti noi abbiamo avuto una notte più buia. Ora, però, è il momento del risveglio, dei ricordi vissuti come forza motrice e non come (re)visione di qualcosa che non c’è. Non è più tempo di rimpianti. Per Gramiccia non lo è mai stato. È un tempo nuovo. In fondo… come ha scritto il geniale Eduardo De Fillippo, Ha da passà ‘a nuttata’.

Incontro con l’Autore

Come e quando è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?

Lo scrittore Roberto Gramiccia

Da bambino i temi in classe mi divertivano. Poi la mia passione per la scrittura prese forma definitiva da adolescente, quando esplose la mia passione per Cesare Pavese, un autore che cercavo un po’ goffamente di imitare.

Come è nato il progetto editoriale di La notte più buia?

Il libro è stato scritto come risposta a una necessità interiore manifestatasi prepotentemente durante il lockdown. La paura del contagio e l’esperienza di una instabilità, mai sperimentata prima in quella misura, hanno giocato un ruolo fondamentale, oltre al piacere fisico che provo quando scrivo che ha reso più vivibili giorni di solitudine forzata e di angoscia opprimente.

La notte più buia è nato nel pieno della crisi esistenziale, sanitaria, emotiva ed economica dovuta alla pandemia. Molti dicevano che ne saremmo usciti migliori. Vedremo se ne siamo usciti e (personalmente) dubito fortemente sul concetto di “migliori”. Secondo lei, questo lungo periodo così complesso cosa ci ha lasciato a livello emotivo, umano, sanitario? E con “cosa” si dovrà fare i conti ancora per lungo tempo?

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

Si è trattato di una esperienza unica nel suo genere, tutt’altro che conclusa definitivamente. Una tragedia collettiva che ha dimostrato, al di là di ogni possibile dubbio, che il nostro modo di vivere – il sistema che ci governa – è in larga misura incompatibile con la difesa degli interessi collettivi, a partire dalla salute pubblica. Non credo, però, che questa lezione sia stata capita sino in fondo e introiettata come avrebbe dovuto. Sono d’accordo con lei: non siamo diventati migliori.

La notte più buia è una raccolta di racconti, schegge di vita, tasselli del mosaico della sua esistenza. Come ha scelto gli episodi e i fatti di raccontare? Ce n’è uno che avrebbe voluto aggiungere o che aggiungerebbe/toglierebbe oggi?

Ho scelto gli episodi che, a mio giudizio, erano più adatti a illuminare ampi brani della storia della mia generazione. In questo senso il libro, che aspira a prendere per mano il lettore facendolo spesso sorridere, si configura come una sorta di saggio narrato sulle principali vicende di un lungo periodo di storia patria: dalla depressione dell’immediato dopoguerra, al bum economico, alle scintille del ’68, alle lotte operaie e studentesche del ’69, agli anni di piombo e a quelli del riflusso con la sconfitta delle classi lavoratici e il definitivo congedo dal trentennio glorioso, con il seguito della caduta del muro e il suicidio assistito del PCI, di tangentopoli, delle stragi mafiose e dell’approdo alla grottesca congiuntura del berlusconismo, che coincide in larga misura con una crisi progressiva e annichilente della Sinistra che continua tutt’ora. Il tratto che contraddistingue questa narrazione è rappresentato dalla modalità atipica, ma credo stimolante, di raccontare le storie grandi attraverso il filtro di storie piccole e feriali. In questo senso la dimensione individuale (autobiografica) e quella collettiva si intrecciano in un unicum che ha molto a che vedere con la vita vera. Non mi sono pentito di aver scritto nessuno dei capitoli del libro. Li riscriverei tutti. Con particolare piacere quelli, non pochi, che hanno qualche risvolto erotico rivelatore del mio grande amore per le donne.

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

Lei è medico, scrittore, curatore di mostre e critico d’Arte. Tra questi ruoli in quale sente di essere più a suo agio? E perché?

Per me la medicina, l’arte, la politica, il quotidiano nelle sue componenti affettive e professionali, sono parti di un tutto indivisibile. Non riesco e non voglio dividere mondi che non sono separabili. Come si può fare il medico disinteressandosi delle condizioni sociali dei propri pazienti? O occuparsi d’arte senza frequentare la cognizione del dolore e della fragilità che rappresentano il motore di ogni storia personale e collettiva.

In che modo a riuscito ad armonizzare tutti i suoi interessi: dalla politica all’Arte, passando per la medicina? Se esiste, qual è il comune denominatore tra la professione, l’impegno politico e la passione per l’Arte?

Esiste un filo rosso che attraversa i territori che lei ha elencato ed è la fragilità come esperienza ontologicamente determinata che è, insieme, occasione di sofferenza e pre-condizione del riscatto creativo e rivoluzionario. Sono gli elementi che ho utilizzato nell’elaborare una mia del tutto personale teoria della fragilità.

Ne La notte più buia tanti sono i racconti riguardanti il suo impegno politico da ragazzo, quando in Italia si era nel pieno della contestazione. Cosa le ha lasciato quel periodo?

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

È stato un periodo entusiasmante e formativo che mi ha lasciato la maledetta voglia di cambiare un mondo che così come è fatto non mi piaceva e non mi piace.

Nel suo libro racconta non solo la sua storia ma anche quella di una generazione, di un Paese. Ovviamente tanto, molto è cambiato negli anni. Secondo lei, cosa si sarebbe potuto evitare e cosa si sarebbe potuto salvare? E oggi, soprattutto i più giovani cosa dovrebbero fare per difendere il Paese e, con esso, le proprie idee?

La crisi che attanaglia la Sinistra è figlia di una lunga congiuntura sfavorevole ma anche di una serie di errori che potevano e dovevano essere evitati. Vi faccio un esempio fra tutti: il Partito comunista italiano non doveva essere sciolto.

Ne La notte più buia molto interessante è anche la sua posizione che, da “addetto ai lavori” – assume nei confronti della sanità italiana soprattutto a seguito del Covid. Cosa più dirci di più in merito?

Per rispondere a questa domanda ci vorrebbe un saggio. Mi limiterò a dire che la pandemia ha dimostrato che la sanità non può che essere pubblica e i medici non possono e non debbono essere dei tecnocrati. La medicina è un’arte, non una tecnica o una scienza esatta, anche se tecnologia e scienza hanno molto a che vedere con essa.

Roberto Gramiccia, “La notte più buia” (Mimesis, 2022)

Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato il suo essere scrittore e lettore?

L’elenco sarebbe lunghissimo. Per brevità, direi: i classici della letteratura e della filosofia (con particolare riguardo a Machiavelli, Spinoza, Marx e Gramsci). E un amore particolare per alcuni autori, fra cui: Cesare Pavese, Italo Calvino, Beppe Fenoglio, Ennio Flaiano, Leonardo Sciascia, Natalia Ginzburg. Rigoni Stern, Camus, Hemingway, Melville, Conrad, Fitzgerald, Steinbeck, John Fante, Carver, Haruki Murakami e tanti altri.

Quali sono i suoi prossimi impegni professionali ed editoriali?

Di fare il medico non si smette mai e io spero di continuare a farlo per tutta la vita. Come spero di continuare a scrivere altri libri oltre il mio tredicesimo, che è quello di cui oggi abbiamo parlato. In mente ho anche un paio di mostre, di cui per scaramanzia non si possono rivelare contenuti e titolo. Si vedrà.

 

 

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