La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi il romanzo Agatino il guaritore di Massimiliano Città (Il ramo e la foglia Edizioni). La storia di un uomo enigmatico e profondo conoscitore dell’animo umano attorno al quale ruota un microcosmo di esistenze. E non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Un paesino indefinito della Sicilia. È qui, in una “modesta abitazione” che vive il misterioso Agatino. La sua professione è varia: usuraio, santone, venditore di speranze, guaritore. È a lui che la gente si rivolge per trovare la pace, le soluzioni ai propri problemi, uno spiraglio di luce nelle loro vite, la salute. Ad esempio, vi è una donna, un tempo la più ambita e desiderata del paese, che si ritrova costretta a cedere sua nipote, un calciatore che arriva a vendere le proprie partite in cambio di denaro per poi cambiare carriera ed entrare i politica, dei genitori che desiderano far riacquistare la vista al proprio figlio, un uomo carico di debiti a causa di importanti somme di denaro perse al gioco… Tanta e tanta gente si rivolge ad Agatino il guaritore fidandosi e affidandosi a lui nonostante il suo passato oscuro e misterioso. E, in un certo senso, Agatino resterà “vittima” delle sue doti – reali o presunte – stravolgendo, così, la sua intera vita e tutto ciò in cui ha sempre creduto. Forse, la realtà non è mai come sembra. Forse, si ha semplicemente bisogno di credere in qualcuno o qualcosa. Ma poi, se fosse tutto vero?
Non sappiamo mai se quello che ci viene detto sia la verità, non vi è mai certezza di niente che non provenga da noi stessi, e neanche così.
Javier Marías
Sul libro
Per tutta la vita, il conclamato guaritore aveva cercato di starsene al margine, orchestrando incontri, avviando lucrosi affari, mettendo in contatto fruttuoso gente dalle diverse competenze ma lesto a compiere un passo indietro ogni qual volta un rivolo di luce provava a illuminargli il volto.
Nel gennaio 2024 Massimiliano Città, scrittore originario di Cefalù, pubblica con Il ramo e la foglia Edizioni Agatino il guaritore inserito nella Collana “Romanzi”.
Possiamo dire sin da ora che il paesino descritto dall’Autore – che scorge dopo una decisiva biforcazione – nel suo non precisato nome e nella sua alquanto nebulosa collocazione, rappresenta una sorta di centro del mondo, di “universale”. In questo luogo, infatti, si ritrova tutta la varietà del genere umano con le sue debolezze, le sue paure, i suoi bisogni di rassicurazione e di denaro, le sue speranze e le sue disillusioni. A tenere le fila di tutto questo vi è Agatino: guaritore, confessore, usuraio, venditore di speranze, santone. Tutto il paese si rivolge a lui con un misto di timore, rispetto e reverenza. Eppure poco e niente si sa del passato di quest’uomo. Misterioso, enigmatico, silenzioso, schivo, di pochissime parole: ecco chi è Agatino. Ciononostante la sua gente lo rispetta e quasi lo invoca per risolvere problemi di ogni entità.
Massimiliano Città racconta tutto questo con grande talento e maestria. È stato bravissimo nel tracciare un ritratto preciso, attento, colmo di dettagli del suo protagonista. Ma anche delle persone che gli ruotano attorno. Muovendosi tra presente e passato con flashback ben ponderati e ben inseriti nella narrazione, Città si districa agilmente nell’incastro importante di vite e racconti di chi si rivolge al protagonista. Così facendo, il romanzo possiede una unità granitica che coinvolge attivamente il Lettore che non viene mai “lasciato solo”. Tante sono le persone (e i personaggi) che si rivolgono ad Agatino e tutte hanno la propria storia, la loro richiesta da soddisfare. Dal denaro all’amore passando per la salute. Ed è proprio qui che si svela l’umanità nella sua interezza e anche nella sua debolezza.
Agatino è considerato un santo e forse “rischia” di esserlo davvero iniziando a rendersi conto, forse per la prima volta, di possedere realmente un dono. Eppure non tradisce il suo aplomb, la sua pacatezza, il suo essere di poche parole ovvero quelle essenziali, il suo restare nel silenzio e nella calma della sua casa, circondato dalla sua realtà e dalla sua gente.
Massimiliano Città ha fatto un ottimo lavoro nella costruzione del suo romanzo che colpisce, come già detto, per la sua unità narrativa e per l’ideazione di personaggi supportati da una valida “impalcatura” psicologica. Questi ultimi, infatti, hanno tutti un loro vissuto e l’Autore ci gioca creando dei caratteri ad esso conseguente. Da qui quel profumo di autenticità, naturalezza e spontaneità che si espande dalle pagine di questo libro.
Un piccolo mondo diventa immenso. E anche se così anonimo e decisivo per la biforcazione giusta… resta un luogo familiare di cui si sentono e di vedono i luoghi, le strade e gli occhi speranzosi e bisognosi di rassicurazione dei suoi abitanti. E che sono anche i nostri.
Incontro con l’Autore
Come è avvenuto il suo primo incontro con la scrittura?
Non saprei rispondere con esattezza, come accade per tutte le cose interessanti (o meno) che riempiono l’esistenza. Non c’è una data, né un momento particolare in cui mi sono detto scrivo, è venuto fuori rattoppando qualche buco del vivere che chiedeva di essere ricucito. Così, non essendo abile a maneggiare ago e filo ho provato a farlo con le parole. Alcuni punti di sutura reggono ancora, altri si sono smarriti. Alcuni hanno fatto passi grandi fino a diventare storie, altri aspettano di farlo.
Come è nato il progetto editoriale di Agatino il guaritore?
Agatino è stato un vortice editoriale, all’inizio una specie di buco nero che risucchia e spariglia ogni cosa, anche la legittima speranza di vederlo tra gli scaffali di qualche libreria. Poi, a differenza delle stelle che collassano, qualche bagliore l’ha lasciato uscire. Grazie all’incrocio di cammini e di utili inciampi è giunto nelle mani e agli occhi di Giuseppe Girimonti Greco che lo ha proposto a Il ramo e la foglia edizioni. Nelle mani di Roberto e Giuliano il guaritore è fiorito divenendo una storia importante, certamente per me.
Da chi o cosa ha tratto ispirazione per la creazione del protagonista del suo romanzo?
Consideravo poco tempo fa come l’idea del personaggio mi sia stata suggerita dallo zapping televisivo notturno, quando cartomanti e maghi d’ogni sorta la fanno da padroni. Ce n’era uno in particolare che mi appariva così ridicolo e che al tempo stesso non mi lasciava andare. Lo seguivo attratto dalla sua capacità oratoria, da quel fluire di banalità che dette col tono giusto assumevano la forma di verità assolute. Poi, si è canalizzata attorno a quella figura l’idea della stesura vera e propria. L’esigenza di venire fuori dalla costrizione del periodo pandemico e quella di parlare del bene e del male non come entità contrapposte ma insite in ciascuno di noi. Misure diverse che in diverse occasioni vengono fuori, come rigurgiti.
Agatino il guaritore contiene una vera e proprio rete narrativa in cui i personaggi sono tra loro uniti e collegati. In che modo ha realizzato e impostato tale struttura narrativa?
Non l’ho impostata né ho cercato di farlo. Sono così incapace di strutturare alcunché che mi sarei di certo perso. Ho iniziato a raccontare e volta dopo volta le vicende s’intrecciavano, liberando altre voci, altri volti, altri personaggi. Tutti volevano arrivare ad Agatino, come me del resto.
Dall’idea alla stesura finale: qual è stato il momento o il passaggio più complesso della narrazione da tradurre su carta?
L’elemento esplosivo della vicenda – cui non accenno per non fare spoiler. La natura stessa dell’episodio andava trattata in una certa maniera per evitare di cadere nel ridicolo o nell’inverosimile. Confido d’esserci riuscito, ma non so spiegare bene come. Diciamo che l’ingranaggio funziona.
In che modo descriverebbe Agatino il guaritore?
Un manipolatore, un grande istrione della parola e soprattutto un profondo conoscitore dell’animo umano. In questi mesi, da quando è uscito il romanzo, si sono susseguite molte recensioni. Non mi soffermo sulla natura (bene o male purché se ne parli diceva qualcuno), ma ce n’è stata una che mi ha colpito perché proprio fuori rotta rispetto alla dimensione che ho provato a costruire attorno alla fisionomia di Agatino. Lo si è definito ignorante, quando casa sua è descritta come piena di libri, quando Agatino è lettore di parole e di anime. Agatino, nel mio immaginario è sintesi di storie, lette, ascoltate e vissute, grazie alle quali, accompagnato da qualità fuori dal comune, riesce a dispensare utili e ovvi consigli a chi non attende altro che sentire quelle parole in quel preciso istante.
Perché ha scelto di introdurre il suo romanzo con la frase di Niels Bohr: “Ci sono due tipi di verità: le verità semplici, dove gli opposti sono chiaramente assurdi, e le verità profonde, riconoscibili dal fatto che l’opposto è a sua volta una profonda verità”?
Proprio per quel che dicevo in precedenza, per la questione del bene e del male che non risiedono in parti e dimensioni a sé stanti. La verità non è né può essere univoca, va affrontata da prospettive altrimenti diviene dogma. Le prospettive sono molteplici ci convincono e ci ingannano. Talvolta contemporaneamente: convincono ingannandoci. D’altra parte la meccanica quantistica, di cui Bohr è splendido vertice, ci insegna che l’osservatore influisce sulla realtà osservata (per sommi capi e molto sintetizzando).
Quali sono le opere e gli Autori che hanno formato il suo essere lettore e scrittore?
Questa è una domanda rischiosa nel senso che si rischia sempre di dimenticare qualcuno o di soppiantarlo perché magari al momento s’è letto un libro che ci è rimasto più impresso. In altre occasioni – così per coerenza mi ripeterò – ho detto che Gabriel García Márquez e William Faulkner la fanno da padroni nel mio cammino di lettore. Continuano a indicare la strada.
Può raccontarci la sua esperienza all’interno del gruppo “Kiroy”?
Quella è un’esperienza che risale ad una vita fa. Universitaria, goliardica, leggera e al contempo intessuta di amicizie profonde che mi porto ancora dietro. Strimpellavamo, ascoltavamo e provavamo ad ascoltarci. Avevamo vent’anni e qualche cosa di più da cercare, da trovare. Non so se ci siamo riusciti, di certo siamo usciti al mondo per quello che siamo stati capaci di fare.
Di cosa si occupa il suo blog massimilianocitta.it?
Senza impegno fisso e con cadenze che spesso decadono, mi occupo di letture e scritture altrui. Ho avuto modo nel corso degli anni di incontrare molte autrici e autori, operatori del settore editoriale che ho invitato a rispondere alle cinque domande della rubrica “Cinque domande, uno stile”.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali e professionali?
Come detto all’inizio, ho alcune storie che attendono di essere concluse. Una in particolare sembra essere giunta in dirittura di arrivo ed è un mio personalissimo omaggio al gigante della montagna, una riscrittura distorta del Il fu Mattia Pascal.