La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi La parola in ascolto (Manni Editori) e La vita in dissolvenza (Samuele Editore) di Lucianna Argentino. Non perdete questo interessante Incontro con l’Autrice!
Le trame
La parola in ascolto
All’interno di questo breve ma intenso saggio vi è il silenzio che viene analizzato e ascoltato in quarantasei declinazioni. Il silenzio come ascolto, soglia, abbraccio, memoria, dialogo, preghiera, esilio, ombra, maternità… Lucianna Argentino, così, in poco più di settanta pagine racconta il senso e il significato più profondo del silenzio da un punto di vista filosofico, letterario, teologico, umano, esistenziale avvicinando il Lettore a un’altra dimensione dell’ascolto inteso come pausa, come riflessione, come spazio compiuto e non obbligatoriamente da riempire. Semplicemente da sentire, da vivere e da assorbire.
La vita in dissolvenza
Quattro monologhi. Quattro voci di donne. Quattro storie vere.
Madre, la storia di Rita Fedrizzi la quale affetta da un grave melanoma decide comunque di portare avanti la gravidanza; Gestazione dell’addio dedicato a Valentina Cavalli che, vittima di uno stupro, non riuscendo a sopportare il suo dolore decide di porre fine alla sua vita; 1941 ovvero un omaggio dell’Autrice a Virginia Woolf e a Marina Cvataeva entrambe unite dall’anno della loro morte, entrambe suicide; Aurora/Sara il racconto di una bambina dall’infanzia complessa, difficile e priva di quella spensieratezza che avrebbe dovuto appartenerle di diritto. Donne. Adulte, giovani e bambine. Storie di vite che divengono universali. Vite di sacrifici e sacrificate e più forti della vita stessa, attraversandola oltre il proprio limite.
Sui libri
Nel giugno 2021 Manni Editori con il sostegno di Bricofer pubblica il breve saggio La parola in ascolto di Lucianna Argentino la quale nella sua nota Al lettore che introduce il piccolo ma corposo volume scrive:
Da tempo sentivo il desiderio di esprimete i miei pensieri sul silenzio come atto creativo, quello che precede, accompagna e segue la poesia, ossia il silenzio che assieme alla parola poetica continua a vibrare e a creare nell’animo del lettore.
Lucianna Argentino riesce perfettamente nel suo intento pensando e rapportando il silenzio in quarantasei declinazioni offrendo al Lettore altrettante riflessioni, considerazioni, ragionamenti e valutazioni. Attraverso uno stile “comodo” per il Lettore, leggero ovvero semplice e animato da un linguaggio accessibile a tutti Lucianna Argentino realizza un saggio e un piccolo gioiello colmo di riflessioni accurate, pensate, ponderate e mai banali. Ed è così che La parola in ascolto diviene una sorta di vademecum, di utilissimo saggio poetico-spirituale ma anche di piccolo ma efficiente manuale cui attingere per cercare ristoro, sicurezza, solidità e persino tranquillità.
In tal modo l’Autrice stringe e attua non solo un interessante dialogo e rapporto con il proprio Lettore ma anche con poeti, filosofi, teologi, scrittori e letterati del passato creando uno scambio continuo di idee e valutazioni. Paradossalmente sembra non esserci mai silenzio in questo volume poiché tante sono le voci e le riflessioni riportate da Lucianna Argentino eppure è proprio su questo che si riflette, cercando di carpirne il senso più profondo e, forse, ignoto e sconosciuto. È realtà, infatti, come suggerisce la saggezza popolare, che il silenzio è d’oro e come tale ne va pesato il significato, distinto il “colore”, afferrata l’intensità e il momento in cui si attua. Può passare inosservato ma può gridare molto più di un rumore intenso e sordo. Ognuno ha il proprio silenzio con cui fare i conti e questo diventa anche la nostra voce, la nostra cifra distintiva, la misura con cui rapportarci e confrontarci con l’altro e con la vita stessa. A tal proposito è proprio l’Autrice a scrivere che il silenzio è un intimo dialogo con sé stessi per meglio dialogare con il mondo.
Al maggio 2022, invece, risale a pubblicazione di La vita in dissolvenza che Samuele Editore inserisce nella Collana “Scilla”. Si tratta della raccolta di quattro monologhi dedicati ad altrettante donne e alle loro vere storie di vita: donne presenti e del passato ma tutte donne che hanno dovuto affrontare – o subire – scelte di vita assai importanti e determinanti. Ad esempio, scegliere di vivere o di morire. Di continuare. O, più “semplicemente” , di essere e di esistere. Ed è attraverso questa breve ma intensa opera che Lucianna Argentino affonda la penna nella parte più intima dell’animo umano e femminile, toccando e illuminando lati di quest’ultimo spesso tenuti in silenzio (ricordiamo la parola in ascolto!) o più nascosti sia per pudore sia per erronea vergogna. Lucianna Argentino, così, trasforma in poesia la vita, la scelta e l’esistenza di quattro donne tra loro assai diverse ma tutte accomunate dal coraggio e dalla forza di (r)esistere poiché anche lasciare andare, a volte, è sinonimo di resistenza e di infinito coraggio.
L’Autrice racconta di dolore, di diverse modalità di affrontarlo, viverlo e indirizzarlo all’interno del proprio essere e del proprio sé. e ancora una volta, Lucianna Argentino pone l’attenzione sul saper ascoltare in quanto utile forma di aiuto, di sostegno poiché il silenzio ha moltissime sfaccettature e non può, non deve essere ignorato. Non importa quanto sia pacato o rumoroso. Va ascoltato, sostenuto, abbracciato. Anche perdonato. La vita in dissolvenza, così, diviene un canto alla vita, al sostegno, al ricordo, alla memoria di donne, alla loro forza nonostante le decisioni prese e pensate. E l’Autrice permette anche di far ascoltare questo “canto” grazie ai codici QR inseriti nel volume che rimandano all’audio dell’interpretazione e della recitazione di questi testi. Ancora una volta Lucianna Argentino dona se stessa alla scrittura e alla realizzazione di un’opera, di un volume aperti verso l’altro come un grande sorriso e un forte abbraccio. E questa è una delle magie e uno degli incanti che solo la parola e la scrittura sanno donare.
Incontro con l’Autrice
Come e quando è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
Ho iniziato a scrivere poesie, come molti, durante l’adolescenza. In quegli anni la poesia è stato un luogo in cui poter essere me stessa, in cui poter esprimere le emozioni e i sentimenti contrastanti che si provano a quell’età senza timore di essere giudicata. Poi maturando è diventata una necessità, un modo di essere e di stare al mondo, una condizione esistenziale, quindi non più rifugio, ma esposizione al mondo e alle creature che lo abitano e disposizione all’ascolto.
Perché ha scelto di dedicarsi in particolar modo alla Poesia?
In effetti non so se sono stata io a scegliere la poesia o se è stata la poesia a scegliere me in quanto, in realtà, il mio rapporto con la scrittura, e mi riallaccio anche alla domanda precedente, è iniziato con la prosa attraverso un diario quando avevo circa dieci anni. Allora scrivevo per lo più ciò che mi accadeva, una sorta di cronaca delle mie giornate, era quindi una scrittura rivolta alla mia realtà esterna. Arrivata all’adolescenza è stato ciò che mi accedeva dentro ad attrarmi di più e per capirci qualcosa ho sentito che la poesia, che cominciavo a conoscere ed apprezzare anche grazie ad una insegnante delle superiori, era quella che più corrispondeva alle mie esigenze di chiarezza e di profondità. Parlare di chiarezza sembra un ossimoro, un’imprecisione perché spesso il linguaggio della poesia è tutt’altro che chiaro, eppure la sua apparente oscurità attingendo alle fonti dell’essere è ciò che più ci avvicina ad esse e ci permette di avere una visione a più dimensioni e più esatta di noi stessi e del mondo che ci circonda.
Come sono nati i progetti editoriali di La vita in dissolvenza e La parola in ascolto?
La parola in ascolto, uscito lo scorso anno con Manni editori è un mio personale omaggio al silenzio. In questo libro parlo del silenzio in relazione alla creazione poetica, ma non solo. Il silenzio per me è fondamentale come poeta e come donna, ne indago dunque gli aspetti positivi, le potenzialità creative che interessano ciascuno di noi perché il silenzio ci aiuta a riprendere il dialogo interiore con noi stessi quello che le faccende e i rumori della quotidianità disturbano, interrompono così che noi si possa trovare un modo più autentico di stare al mondo.
La vita in dissolvenza, uscito quest’anno con Samuele editore, raccoglie quattro monologhi ispirati a storie vere di donne ed è nato dal desiderio di raccontare le loro storie in un linguaggio diverso da quello della cronaca. Mi riferisco in particolare a “Madre” e a “Gestazione dell’addio” che attingono a vicende di cui sono venuta a conoscenza tramite i mass media, mentre “1941” è dedicato a due scrittrici che amo molto e che molto mi hanno dato: Virginia Woolf e Marina Cvetaeva e “Aurora/Sara” nasce da una mia diretta esperienza con una compagna di classe delle elementari di mia figlia e l’ho scritto anche per sottolineare come la disattenzione verso i bambini può causare danni quanto gli abusi fisici. E’ un libro a cui tengo molto anche perché è il frutto di una sinergia tra donne in quanto, oltre alla bella prefazione di Sonia Caporossi, nel libro ci sono dei QR code attraverso i quali è possibile ascoltare le attrici che li recitano e che sono Duska Bisconti, Consuelo Ciatti, Daniela Rosci e Elisa Torri.
La vita in dissolvenza raccoglie quattro monologhi/poemetti rappresentati anche in scena con accompagnamento musicale. Ecco questo incontro tra poesia, teatro, musica, scrittura… quanto è utile alla condivisione e alla promozione stessa della parola, del verso, della comunicazione con l’Altro?
Ho sempre molto amato il teatro e quando una decina di anni fa terminai di scrivere questi monologhi mi venne l’idea di portarli in scena. Tramite mio figlio conobbi Stefano Oliva che si era appena diplomato in chitarra classica e lui scrisse delle musiche originali per ogni monologo, così iniziammo a proporli in diversi teatri e luoghi affini. Devo aggiungere che è stata una piena sinergia tra parola musica e immagini in quanto c’era anche uno schermo su cui venivano proiettate le foto delle opere di Maria Grazia Benvenuti e le fotografie di Davide Simiele. È stata una bella esperienza perché il teatro ti dà l’immediata risposta del pubblico, il senso pieno della partecipazione a quanto avevano ascoltato. In qualche modo si diventa un tutt’uno con gli ascoltatori che senti pienamente partecipi e dunque parte di quanto sta accadendo sul palcoscenico.
Ne La vita in dissolvenza racconta quattro vere storie di donne altrettanto vere e forti. In che modo è riuscita a condensare e a tradurre in parole dolori, traumi, sofferenze altrui donandole al Lettore con estrema verità e onestà?
Non è stato semplice. Il timore principale è stato quello di scadere nel patetico, nel retorico, nel sentimentale e di rimanere alla superficie di quanto di quelle esistenze mi aveva colpito e a cui volevo dare voce. Mi sono messa quindi all’ascolto di quanto quelle storie, quelle donne, mi dicevano cercando in principio di fare di me stessa una sorta di tabula rasa per meglio accoglierle, per accoglierle senza, per quanto sia possibile, pregiudizi o condizionamenti. Certo poi, inevitabilmente, il mio modo di vedere, di sentire e vivere la vita e la poesia stessa è presente nella scrittura anche come intima struttura ritmica e linguistica.
Lei una voce di donna per le donne: quanto è facile e quanto complesso anche da donna dar voce e vita, anche attraverso la scrittura, all’animo femminile così complesso, controverso eppure di così semplice interpretazione per chi voglia davvero ascoltarlo?
Ecco lei mette il dito nella piaga se così vogliamo dire. L’ascolto. O meglio il mancato ascolto delle donne. Non solo delle loro esigenze, dei loro diritti, ma anche e soprattutto della loro intelligenza, della ricchezza della loro intelligenza e del loro modo di guardare al mondo e di porsi rispetto al mondo. Un modo diverso da quello degli uomini ed è sulla diversità, unita certamente alla parità dei diritti e delle opportunità, che si deve puntare per avere una umanità degna di questo nome e proseguire nel cammino di liberazione e di piena consapevolezza del senso del nostro essere al mondo. Cosa che riguarda entrambi i sessi perché anche gli uomini sono vittime dei loro stessi pregiudizi e condizionamenti e per questo diventano così i carnefici delle donne. Una delle due epigrafi a La vita in dissolvenza è della scrittrice francese Helene Cixous e dice: una donna non muore se, da un’altra parte, un’altra donna riprende il suo respiro. Alessia Bronico in una recensione ha scritto che è un concetto valido per ogni essere umano al di là del genere e sì posso essere d’accordo, ma la Cixous parla di “respiro” e io credo che il respiro di una donna lo possa ac-cogliere pienamente solo un’altra donna.
Ne La parola in ascolto raccoglie una serie di riflessioni sul silenzio analizzandone ogni possibile sfaccettatura, ogni aspetto, ogni direzione e interpretazione. Oggi, in questo clima di grande “rumore” e confusione che valore ha il silenzio?
Come scrivo nel libro e come accennato prima, il silenzio è innanzi tutto un intimo dialogo con sé stessi per poter meglio e più autenticamente dialogare con gli altri. Noi siamo un colloquio diceva Holderlin e dovremmo riscoprire il valore del silenzio quale fonte inesauribile a cui quotidianamente attingere per la nostra salute e integrità psicologica e spirituale migliorando così il rapporto con noi stessi e con gli altri. Facendogli fare un salto di qualità. Ho parlato del potere creativo del silenzio, un potere che investe tutti gli aspetti della mia vita e della vita di ciascuno di noi. Intendo dire che non vi attingo solo quando sono davanti alla pagina bianca, ma ogni volta che sento di essermi allontanata da me stessa, ogni volta che mi sento confusa e sperduta come se avessi perso le mie coordinate interiori. Allora il silenzio mi aiuta a ritrovarle e riprendere il cammino con rinnovate energie.
E, ancora, quanto è necessario l’ascolto? E di quale tipo di ascolto, secondo, si ha oggi più bisogno?
A questa domanda in parte ho già risposto parlando sia di poesia sia di silenzio che sono strettamente legati, anzi indissolubilmente legati perché la parola poetica nasce dal silenzio. Oggi, come credo in ogni tempo e ad ogni latitudine, gli esseri umani hanno bisogno di un silenzio accogliente e partecipe, un silenzio attivo dunque, in cui sia chi ascolta sia chi è ascoltato possa riconoscersi così da rendere possibile l’incontro, il dialogo. A questo proposito mi viene in mente quanto scrive Luce Irigary in un piccolo ma intenso libro che si intitola L’ospitalità del femminile nel capitolo “Le parole dell’accoglienza” ossia che “il primo gesto verbale che deve essere compiuto come segno di accoglienza è il silenzio”. Questo perché il silenzio crea uno spazio, una soglia neutrale in cui due alterità possono dialogare e trovare un linguaggio comune. Lei ne parla in particolare riferendosi all’accoglienza e alla relazione con lo straniero, ma vale certamente per ogni essere umano perché spesso è difficile comprendersi, accogliersi e dialogare anche con quelli di casa nostra, con cui condividiamo la stessa cultura e le stesse tradizioni. Il problema dell’incomunicabilità con tutti i suoi derivati è universale.
Parlando ancora di donne, della loro forza indomita e della loro scrittura… oggi, secondo lei qual è il ruolo che ha – o potrebbe/dovrebbe avere – la donna nel panorama editoriale contemporaneo?
Conosco diverse donne che operano attivamente in campo editoriale sia come titolari di case editrici sia come collaboratrici e credo che in questo campo le donne abbiano dato e continuino a dare molto in termini di offerta di una molteplicità di voci di qualità, femminili e non, che altrimenti rimarrebbero inascoltate forti probabilmente di una innata attenzione e sensibilità verso il particolare, verso ciò che esula dagli standard imposti da una società in cui il patriarcato ancora, se non proprio impera, fa sentire il suo peso.
Lei fa parte della redazione del blog “Viadellebelledonne”. Può raccontarci qualcosa di più di questo progetto?
In realtà il blog Viadellebelledonne è chiuso già da qualche anno e quando la fondatrice, Antonella Pizzo, decise di chiuderlo mi dispiacque molto. Lo aveva aperto nel giugno del 2007 per supplire proprio ad una mancanza e per raccogliere le voci femminili sparse qua e là nel web come lei stessa dice in un articolo uscito su “Anterem”. https://www.anteremedizioni.it/nabanassar_della_rete_o_del_dilettante
Era un blog letterario collettivo gestito da donne ma aperto anche a collaborazioni esterne, quindi anche ad uomini. È stata un’esperienza importante per me che ho potuto proporre autrici e autori che amo e che mi ha dato modo di conoscere tante donne e brave autrici con alcune delle quali è nata un’ amicizia che ancora dura.
Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato e influenzato il suo percorso di scrittrice e di lettrice?
Tanti. Veramente tanti che è davvero impossibile nominarli tutti. Da ragazzina ho iniziato ad appassionarmi alla lettura con Emilio Salgari e i gialli per ragazzi della Mondadori. Poi importante è stato l’incontro con tanti poeti che tanto mi hanno dato per questo mi sento in imbarazzo perché non posso nominarli tutti , ma sicuramente in primis Mario Luzi, Leopardi, Rilke, Marina Cvetaeva. E poi anche scrittrici come Virginia Woolf, Clarice Lispector, Flannery O’Connor, Ingeborg Bachmann, Anna Maria Ortese, Simone Weil, l’immenso Dostevskij e potrei andare avanti ancora a lungo spaziando anche in altri ambiti perché negli anni il mio desiderio di conoscere si è rivolto anche ad altri campi del sapere come quello scientifico e in particolare alla fisica quantistica.
Quali sono i suoi prossimi progetti e impegni editoriali?
Al momento non ho imminenti impegni editoriali anche perché devo e voglio ancora occuparmi di questi ultimi libri usciti. Comunque non più nel cassetto, ma in una chiavetta usb ho due libri inediti e altri scritti da riordinare.