The last laugh. Chi può dirci su cosa è giusto ridere? E se si trattasse di Auschwitz?

La locandina del film
La locandina del film

Un film-doc che si interroga con intelligenza sul rapporto tra l’umorismo e lo sterminio di sei milioni di ebrei.

Trama

Il documentario si apre con questa frase: Chi ha pianto abbastanza, rida. Ma la domanda di fondo che la regista Ferne Pearlstein pone ai suoi intervistati e, come spunto di riflessione, al suo pubblico è: è giusto, si può ridere di una tragedia come l’Olocausto? Per rispondere a questo – quasi – incredibile interrogativo la regista intervista alcuni sopravvissuti dai campi di concentramento, alcuni comici, attori e registi di origini e di religione ebraica. E naturalmente le reazioni sono tra le più disparate. C’è infatti, soprattutto tra coloro che sono sopravvissuti allo sterminio, chi non tollera si possa trarre spunto per gag o battute comiche partendo da una tragedia umana come quella che hanno vissuto poiché come uno di loro, legittimamente, afferma “Non c’è nulla di umoristico nell’Olocausto”. Eppure, c’è chi ha reagito a questa esperienza in modo diverso. Ad esempio, l’anziana signora protagonista del documentario vede dei video alla tv o in internet dedicati a questo tipo di “comicità” che apprezza o meno.

Una parte del cast
Una parte del cast

Ma la donna ha assunto un diverso atteggiamento essenzialmente nei riguardi della vita. Ciò che lei vuole far capire è che pur sorridendo di qualche battuta (che non vada nel cattivo gusto, nello sberleffo, nell’antisemitismo) questo non significa che si è dimenticato i propri cari, i propri affetti rubati e scomparsi perché, afferma “Io parlo sempre dell’Olocausto, ma mi godo la vita, rido” e si commuove ascoltando su una gondola nella Venezia ricostruita a Las Vegas (dove si svolge un raduno dei sopravvissuti) le note e le parole di O sole mio.

Più o meno dello stesso parere sono i comici televisivi come Sarah Silverman (ebrea di origini polacca e russa) la quale spesso si spinge sino ai limiti della comicità perché sa di poter avere a che fare con un certo tipo di pubblico ovvero colto e che, quindi, sa dove inizia e finisce la battuta mai spingere lo spettatore o l’ascoltatore a pensare altro.. Semplicemente perché sarebbe inammissibile e chi ci arriva è perché non sa o non ha compreso il valore della Storia.

Gilbert Gottfried in "The Last Laugh"
Gilbert Gottfried in “The Last Laugh”

Ma anche il Cinema ha cercato di dire la sua in merito attraverso film come Vogliamo vivere! di Ernst Lubitsch (1942), Il grande dittatore di Charlie Chaplin (1940) o il film incompiuto Il giorno in cui il clown pianse di e con Jerry Lewis (1972).

Sorprendente e commovente, invece, è la presa di posizione che Mel Brooks ha mantenuto nel suo lavoro. Il regista, infatti, anch’egli ebreo ha sì sbeffeggiato Hitler, il nazismo, la svastica ma non si è mai spinto oltre: non è mai “entrato” in un campo di concentramento per farne spunto di sketch comici o battute. A tal proposito va ricordato che per sbeffeggiare il Nazismo ha aspettato sino al 1968 con il film Per favore, non toccate le vecchiette dove si porta in scena il musical Springtime for Hitler. Nello documentario stesso Brooks fa il verso a Hitler, lo imita, lo prende in giro ma non va oltre poiché il suo rispetto per quanto accaduto e per la Storia non glielo consentono. È per questo che ha un giudizio lapidario riguardo La vita è bella di Roberto Benigni (1997) giudicandolo come “il peggior film che sia mai stato realizzato”.

Trailer

Sul film

Ferne Pearlstein è stata eccezionale nel realizzare questo docu-film così interessante e spinto così all’estremo. Forse mai nessuno prima d’ora ha avuto il coraggio di affrontare una tematica simile e di interrogare coloro che hanno vissuto in prima persona un simile dramma. È pur vero che la Storia ha avuto altre tragedie: l’11 settembre, l’Aids, lo sterminio nel Ruanda e oggi in Birmania.. è una storia che si ripete ma riguardo l’Olocausto si conserva un pudore, un’attenzione maggiore. Ed è proprio ciò che afferma una signora intervistata: si crede tutto questo sia passato e invece accade ancora e nemmeno ce ne accorgiamo per poi continuare a raccontare della sorella Klara che ha scoperto (dopo oltre cinquant’anni) essere stata uccisa da Mengele e dai suoi colleghi durante uno dei suoi esperimenti.. e questa signora ha avuto il coraggio di affrontare l’assassino. Solo con questo come si possono creare situazioni comiche su una pagine così aberrante della nostra Storia?

Mel Brooks in "The Last Laugh"
Mel Brooks in “The Last Laugh”

Eppure la chiave di lettura del documentario è tutta in una parola: UMORISMO. La stessa signora continua dicendo che “L’umorismo è la sola cosa che i nazisti non capivano”. Di questa unica arma che possedevano traggono la loro forza organizzando persino degli spettacoli dove riuscivano con abilità, sottigliezze e sfumature a prendersi gioco dei gerarchi nazisti (soprattutto nel campo di Terezin, vicino Praga e se ne mostrano alcune immagini): una piccola, debole ma determinante rivincita. Era ben poco, ovviamente ma tutto ciò che poteva distrarre anche per un solo istante era vitale. E per alcuni lo è ancora oggi: è una maschera, un trucco, un anestetizzante che si è rivelato, è ancora, utile alla sopravvivenza.

La regista Ferne Pearlstein
La regista Ferne Pearlstein

Si tratta, infine, di un ottimo film documentario che, per uno scherzo del destino (forse), porta (tra gli altri) lo stesso titolo di un film di Murnau del 1924 e di una canzone di Mark Knopfler: due differenti inni al nazismo. E quest’opera di Ferne Pearlstein, presentata in concorso alla scorsa edizione del Tribeca Film Festival alla Festa del Cinema di Roma appena conclusa, è senza dubbio un altro inno: alla vita, alla capacità di raccontare la Storia e di cercare di accettarla e farla comprendere anche attraverso ciò che è divenuta l’arma più forte delle sue stesse vittime che, comunque, non smettono di combatterla. E non smetteranno mai.

Voto 5/5

Scheda tecnica

Titolo originale: The last laugh

Regia: Ferne Pearlstein

Cast: Mel Brooks, Carl Reiner, Sarah Silverman, Robert Clary, Rob Reiner, Susie Essman, Harry Shearer, Jeffrey Ross, Alan Zweibel, Gilbert Gottfried, Judy Gold, Larry Charles, David Steinberg, Abraham Foxman, Lisa Lampanelli, David Cross, Roz Weinman, Klara Firestone, Elly Gross, Deb Filler, Etgar Keret, Jake Ehrenreich, Shalom Auslander, Roz Weinman, Hanala Sag, Renee Firestone

Scritto da: Robert Edwards, Ferne Pearlstein

Montaggio: Ferne Pearlstein.

Paese: Stati Uniti

Anno: 2016 – Di prossima uscita

Durata: 88 minuti (colore)

 

 

 

 

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