Giampiero Marzi celebra il centenario della morte di Guillaume Apollinaire curando per le Edizioni Empirìa una nuova versione italiana del postumo “Le flâneur des deux rives”. Un gioiello della letteratura (non solo) francese che ci fa racconta la personalità, il carattere e l’impegno politico del suo Autore.
La trama
Il Flâneur delle due rive (il cui titolo originale è Le flâneur des deux rives) è una raccolta di racconti, o meglio di articoli, scritti da Guillaume Apollinaire per La Vie anecdotique, rubrica della rivista letteraria Mercure de France che Guillaume Apollinarie cura e segue dal 1911 sino alla sua morte. Tale raccolta viene pubblicata per la prima volta nel 1918, appena cinque mesi dopo la scomparsa dello scrittore. Attraverso questi dieci brevi articoli-racconti Apollinaire narra se stesso e la sua Parigi.
Il Flâneur delle due rive, infatti, non è altri che lo stesso Guillaume Apollinaire. Lo scrittore e intellettuale francese, così, ci accompagna quasi per mano nelle sue passeggiate, nelle vie e nelle botteghe che frequenta abitualmente permettendoci di conoscere e incontrare persone e personaggi di ogni estrazione sociale e, soprattutto, dalla spiccata curiosità e intelligenza.
Apollinaire diviene un inseparabile amico del lettore conducendolo nei suoi dieci racconti così titolati: Ricordo di Auteil (ovvero del quartiere in cui ha vissuto tra il 1909 e il 1912); La libreria del signor Lehec (il libraio di Victoruen Sardou e Anatole France); 1, rue Burbon-le-Château (si incontrano e conoscono alcuni amici dello scrittore); I canti di Natale della rue de Buci (il Natale nel Quartiere Latino durante la prima Guerra mondiale); Dal «Napo» alla camera di Ernest La Jeunesse dove Apollinaire ci presenta questo scrittore; I lungosenna e le biblioteche; Il convento di rue de Douai dove ci racconta di Paul Birault, il tipografo degli artisti; Il Boillon Michel Pons (i cui protagonisti sono l’oste e poeta Michel Pons e il ciabattino-filosofo André Jayet); Un museo napoleonico sconosciuto dove racconta di un giornalino diretto e creato da un ragazzino di dieci anni; La Cave di Vollard dove abbiamo la possibilità di conoscere il gallerista d’arte Ambroise Vollard.
Sul libro
9 novembre 1918. Nello stesso giorno in cui in Germania Philipp Scheidemann proclama la Repubblica di Weimar a Parigi, viene trovato morto nel suo attico parigino dall’amico Giuseppe Ungaretti, lo scrittore Guillaume Apollinaire. Muore di spagnola dopo che il suo fisico è stato notevolmente indebolito dalla trapanazione del cranio subìta due anni prima a causa di una ferita alla tempia destra procuratasi al fronte – dopo essersi arruolato come volontario – a causa dello scoppio di una granata.
Quest’anno si è celebrato il centenario della morte di Guillaume Apollinaire e lo studioso nonché cultore di Lingua francese Giampiero Marzi ha voluto fortemente rendere il giusto omaggio all’intellettuale francese. Ed è così, grazie anche al sostegno della Casa Editrice Empirìa (per la quale lo stesso Autore ha già pubblicato, nel 2017, il saggio Gli oggetti di Flaubert) che sono nati il progetto e la pubblicazione di una nuova versione italiana di Le flâneur des deux rives curata dallo stesso Marzi.
Si tratta di un piccolo volume dentro il quale sono raccolte la magia, la bellezza, le strade e le genti di Parigi. E tutto questo viene narrato attraverso le parole pacate, appassionate, vive e mobili di Guillaume Apollinaire rendendo i suoi articoli-racconti moderni, odierni e altrettanto vivi. Infatti, tale è la capacità descrittiva dell’Autore che sembra quasi di camminare al suo fianco per le strade di Parigi e di stringere le mani ai suoi stessi amici e conoscenti. Chissà che questo non sia stato il vero intento di Apollinaire? Lui che nella vita ha sempre visto, sin dalla più tenera età, la sua presenza e il suo affetto, il suo amore rifiutati se non derisi? Forse il suo desiderio era proprio questo: crearsi degli amici-lettori dai volti immaginati e futuribili da portare a spasso con sé… tra i suoi pensieri, nella sua città, nel suo intimo… Senza mai dimenticare il senso più vero e profondo di queste passeggiate letterarie ovvero il senso e il bisogno della memoria.
Infatti, tra le pagine di Apollinaire diversi sono i nomi di persone, intellettuali, lavoratori di cui altrimenti la Storia non avrebbe il ricordo né saprebbe nulla della loro esistenza. Così, si deve proprio ammettere che Apollinaire – prendendo in prestito il termine reso alla portata di tutti dal poeta francese Charles Baudelaire – è stato un ottimo flâneur ovvero un impeccabile gentiluomo che, con eleganza, discrezione, garbo e classe ci ha condotti per le strade anche più sconosciute della sua città condividendo con noi le sue emozioni, i suoi ricordi, le sue impressioni, la sua semplicità e la sua insaziabile fame d’affetto.
Anche tutto questo è Apollinaire: un uomo e non solo l’immenso intellettuale e scrittore, inventore della parola surrealismo, sperimentatore cinematografico, autore di fama mondiale ed eroe della sua patria. È molto, molto di più. E questo breve ma efficace volume lo racconta al meglio grazie anche ad una puntuale traduzione e a una affettuosa e attenta introduzione curata da Giampiero Marzi il quale, ancora una volta, ci trasmette la forza della passione dei suoi studi, della Letteratura francese senza mai essere invadente ma, al contrario, divenendo lo strumento, il tramite attraverso il quale Apollinaire si offre a noi. A cento anni dalla sua tragica e sfortunata scomparsa. Eppure con la consapevolezza e la certezza di aver trovato nuovi amici.