Dal 26 settembre è in libreria Papiroflessia. Di libri e letture del giornalista spagnolo Guillermo Busutil (Graphe.it Edizioni). Oltre settecento aforismi per scoprire e riflettere sul potere delle parole e dei libri. E non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Papiroflessia. Di libri e letture dello scrittore e critico letterario spagnolo Guillermo Busutil è una raccolta di oltre settecento aforismi organizzati e suddivisi in cinque sezioni: Presente indicativo, Imperativo, Congiuntivo presente, Futuro anteriore e Futuro semplice. A corredare il volume e l’infinità di pensieri dell’Autore vi sono le argute postille di Antonio Castronuovo e Massimo Gatta. Riflessioni, raccomandazioni, pensieri, domande, curiosità… In questo brevissimo libro c’è tutto e tanto di più per raccontare, mostrare, far incuriosire e conoscere il mondo dei libri. Dalla lettura alla scrittura passando per le librerie intese come rifugio e luogo cui poter chiedere asilo politico. Guillermo Busutil elenca mille motivi per leggere e per scrivere e, forse, altrettanti per non farlo. I suoi aforismi divengono schegge, immagini, respiri d’aria pura per chi desidera lasciarsi trasportare dall’esperienza con il libro, anche solo nel (con)tatto con esso. Un oggetto e un’azione, quella del libro e dello scrivere, così come del leggere, che divengono spunti di domande filosofiche cui è difficile e, probabilmente, nemmeno necessario rispondere. In fondo, nulla è mai come sembra.
La lingua esige rigore, immaginazione e credibilità in parti uguali.
Sul libro
Dimmi dove, quando, perché all’improvviso arriva la scrittura.
Quando non ci saranno più libri, dove andremo?
Il 26 settembre Graphe.it Edizioni ha festeggiato il suo diciottesimo anno di attività con diverse pubblicazioni. Tra queste vi è l’interessante raccolta di aforismi del critico letterario spagnolo Guillermo Busutil dal titolo Papiroflessia. Di libri e letture impreziosita delle argute postille degli scrittori Antonio Castronuovo e Massimo Gatta e inserita nella Collana “Notabilia”. Non è un caso che Busutil dedichi proprio all’Editore un aforisma ad hoc: Roberto Russo coltiva libri nello spirito del dardo della scrittura.
Per raccontarvi di questo libro-non libro dobbiamo partire da questa domanda: cos’è la papiroflessia? Presto detto: il termina deriva dalla combinazione delle parole latine papyrus che significa carta e flexus, participio passato del verbo flecto, ovvero piegato. La papiroflessia, quindi, è l’arte di piegare la carta per ottenerne delle forme tridimensionali, come gli origami per intenderci, nata tra il I e il II secolo d.C in Cina e, attraverso la via della Seta e i commerci di Marco Polo con l’Oriente, arrivata nell’Occidente nel XIII secolo.
È da questo contatto, da questa trasformazione e da questa modulazione della carta (e della parola) che lo scrittore spagnolo prende spunto per la stesura e l’elenco dei 737 aforismi che compongono questo piccolo ma essenziale volume. Un libro-non libro che va oltre le migliori aspettative. Un compendio in cui sono raccolti pensieri, riflessioni, critiche, considerazioni, elaborazioni, convinzioni di un Autore che, come il più sapiente artigiano, lavora e costruisce il senso e il testo attraverso un corretto e sapiente uso – o non uso – della parola. Papiroflessia. Di libri e letture è un testo geniale, utile, sfizioso, intrigante, curioso. Non pretende un ordine da seguire, ogni pagina è ricca di significati e di spunti di riflessioni utilissimi a chi scrivi, a chi legge e a tutti coloro che sono più o meno affascinati dal mondo della scrittura e della lettura. In realtà, il testo è anche consigliato a chi non ama leggere e scrivere perché l’Autore non mette in atto un manifesto o un proclama in difesa della parola e della carta stampata. Con intelligenza e sapienza, Guillermo Busutil elenca semplicemente, tipo bugiardino, gli effetti terapeutici della parola, letta o scritta che sia. Non è un caso che l’Autore riporti come primo aforisma della raccolta proprio il seguente:
Nei libri bisogna entrare con la massima libertà possibile.
La libertà. Che bella parola! Centrale ed essenziale in questo libro e nel pensiero dell’Autore. Si deve essere liberi di leggere ma anche di non leggere. E lo stesso vale per la scrittura. Contraddizioni, penserete voi. No, al contrario. Certezza che solo con la libertà si può decidere di essere favorevoli o contrari. Il famoso libero arbitrio vale anche con i libri. Scrive ancora Guillermo Busutil: Leggere ci libera. Ma i libri e la lettura divengono anche luoghi protetti, sicuri, di crescita, dove tutti (dai più grandi ai più piccini e viceversa) possiamo trovare ristoro, consiglio, riparo, il sogno e la realizzazione di altro da sé, La lettura è l’unico luogo d’esilio in cui iniziare un’altra vita. C’è ribellione all’ordine apparente delle cose nelle parole del giornalista spagnolo, una lieve e pacifica tendenza alla sovversione di tutto ciò che è preconcetto e precostituito. Forse è anche per questo che possiamo (e dobbiamo?) parlare di un libro-non libro. È meglio parlare di un luogo, questo libricino è un luogo. Di incontro e di scontro. Camera oscura della riflessione. Fucina di idee e di pensieri. E i lettori, gli scrittori troveranno veramente asilo e quiete.
Un abbraccio sapiente fatto di parole e, ancor di più, dal loro senso pensato, dalla loro declinazione letteraria e umana. Dietro ogni parola scritta e, a sua volta, letta vi è una donna, un uomo, una storia, un’esperienza, una vita, un conflitto, un abisso e una profondità da conoscere. Così come non esistono in natura due gocce d’acqua uguali non esistono due lettori e due scrittori dotati dello stesso senso e sensibilità. Ed è la meraviglia, pura. In questo modo, tutto ciò che appare può essere esattamente l’opposto di come sembra. Così possiamo lasciarci finalmente andare alla costruzione artigianale dei nostri sensi e di quelle figure tridimensionali che la parola e la lettura fa diventare vive e umane. E non dimenticate: Leggere è una rivoluzione silenziosa.
Incontro con l’Autore
Come è avvenuto il suo incontro con la lettura, la scrittura… con la Letteratura?
Come per tutti, è iniziato con la voce di mia madre che già nella prima infanzia rispondeva alla mia precoce curiosità per la storia e le favole. Essendo anche maestra, mi ha insegnato a valutare il peso delle parole e rideva quando le chiedevo perché ci siano parole che ti scivolano dalle dita quando le pronunci. Poi arrivò suo padre, mio nonno, che mi punì obbligandomi a impararne i significati e a essere felice dentro un dizionario, in cambio mi ricompensava con la lettura dell’Odissea, dell’Isola del tesoro… Spiego tutto questo in un racconto del mio libro Vidas prometidas. Questa fascinazione mi portò, come si legge nello stesso libro, a scrivere, tra gli otto e i dieci anni, piccoli romanzi western che vendevo ai miei compagni di classe durante la ricreazione a scuola.
Come è nato il progetto editoriale di Papiroflessia. Di libri e letture? Perché ha scelto proprio questo titolo per la sua raccolta di aforismi?
Possiamo dire che è un un guanto di sfida lanciato dal mio editore Javier Jiménez, quando alla presentazione del mio precedente libro La cultura, querido Robinson affermò pubblicamente che avrei potuto scrivere un libro di aforismi perché solitamente ce n’erano diversi nei miei articoli. La verità è che ce n’erano alcuni sulla lettura e sui libri, e questo mi ha spinto a realizzare questo libro, che è stato anche un piacere e un esperimento nel gioco della poesia soprattutto e della microstoria, insieme alla pura essenza dell’aforisma. Ho scelto questo nome perché per me le parole sono quei fogli di suoni, di viaggi e di immaginazione che formano gru, conchiglie, delfini, aquiloni, orchidee…. La papiroflessia, l’origami è anche molto simile all’arte del bonsai del linguaggio.
Cosa pensa dell’edizione italiana di questa sua opera? Come è nato l’aforisma dedicato e creato appositamente per l’Editore Roberto Russo?
Lo trovo un libro molto bello nel suo aspetto grafico, nella consistenza della carta, nel peso e nella chiarezza della scelta tipografica; penso che questo equilibrio tra le lettere, i bianchi, la consistenza, sia come una coreografia della stampa che definisce molto bene il buon gusto di Roberto Russo. E trovo anche che la copertina di Jane Lewis sia bellissima e poeticamente corrispondente. In Papiroflessia c’è un aforisma che dice che la seduzione di un libro inizia dalla sua copertina. Se si guardano le edizioni di Roberto Russo, si può subito apprezzare quello spirito di scrittura con il linguaggio dell’editoria e che ogni libro è un dardo preciso sul bersaglio della lettura.
Tra tutti i suoi aforismi, quale dedicherebbe a un giovane che si sta avvicinando al mondo della lettura e della scrittura?
Ce ne sono molti, ad esempio «Leggere è il miglior modo di essere diversi». «A ogni emergenza, un libro di guardia». «Chi legge, trova». « Della vita, la lettura anticipa tutto».
Quali sono le opere e gli Autori che hanno formato il suo essere lettore, scrittore e docente?
Il diario di bordo del mio piacere e del mio mestiere è molto ampio. Omero, Baudelaire, García Lorca, Cernuda, Cesare Pavese, Flaubert, Stevenson, Kerouac, lo straniamento di Cortázar, gli universi di Borges, l’erotismo di Kawabata, la profondità e la pelle del linguaggio di Virginia Woolf, di Clarice Lispector, di Alice Munro, l’impegno di Camus, il cosmopolitismo di Zweig, il trattamento della cultura di Roberto Calasso, Alessandro Baricco, con cui condivido il gusto per la sensibilità poetica del linguaggio, lo stesso che con la visione del piccolo di Natalia Ginzburg, il fantastico di Italo Calvino, Foucault, Roland Barthes, Umberto Eco, Deleuze… Sono figlio di molti padri, nipote di molti zii, amante di chi ama esplorare, volare, sognare, costruire, pensare con il linguaggio della scrittura.
Dopo aver letto Papiroflessia. Di libri e letture nella mente restano impresse la parole e il concetto di Libertà. Si può dire che questa sia il principio cardine da cui nasce l’amore (o il disamore) per la lettura e la scrittura?
L’amore, la libertà, la vocazione e il lavoro per le parole, per le loro ali e per i loro artisti, per la loro danza e per il loro seme, così come l’amore per la lettura e per i libri è il cuore pulsante di Papiroflessia. La mancanza di amore per la lettura viene quando si è stati lettori forzati, quando si legge male – ci sono letture e libri che espellono i lettori – o quando si cerca di intellettualizzare troppo quello che, come dico nel libro, è un atto d’amore con sé stessi e un piacere in cui bisogna entrare il più liberamente possibile. Il fatto è che il lettore e lo scrittore si costruiscono e ciò richiede tempo, volontà, una certa disciplina, il cui risultato è il piacere della lettura. Questo è più difficile per gli uomini che per le donne che, come nella vita, osano di più, si diversificano di più, si conformano di meno e si interrogano di più e meglio.
In qualità di docente lei incontra anche molti ragazzi, in quale modo racconta loro e offre loro il meraviglioso (ma anche insidioso) mondo della Letteratura?
Risvegliando la loro curiosità e la loro fascinazione per il potere affabulatorio del linguaggio, la magia della sua articolazione attraverso il gioco e la conoscenza, trasmettendo loro l’utilità della lettura per decifrare, comprendere, svelare le emozioni e come questa conoscenza arricchisca la loro visione della vita, del mondo, e li aiuti a relazionarsi meglio con il mistero che sono gli altri. «Siamo esseri della lingua e delle sue finzioni», dico in un aforisma, ed è questo che cerco sempre di condividere con loro.
Lei ha scritto saggi, poesie, aforismi, articoli, racconti… in quale genere e stile sente di essere più a suo agio? E perché?
Per me, la letteratura è trasversale. Così come il cinema, l’arte, la musica, la pubblicità e i mass media influenzano tutto ciò che scrivo, lo stesso vale per i generi letterari. Mi diverto con ognuno di essi e faccio la mia scelta in base al tema, allo stile e alla voce che voglio dare all’opera. Ma, oltre all’articolo, e molto prima di praticarlo, il racconto è il mio genere preferito. È quello in cui mi sento più a mio agio, quello che meglio rispecchia la vita piena di piccole storie che viviamo o incontriamo ogni giorno, ed è anche il genere per il quale sono stato molto riconosciuto. Credo inoltre che sia il genere del XXI secolo.
Oggi il linguaggio è molto più veloce ed è spesso accompagnato, se non sostituito, dalle immagini. Secondo lei, oggi qual è il vero e autentico ruolo della parola?
La parola rimane fondamentale. L’immagine non ha l’ultima parola – un altro aforisma del libro. Le parole ci definiscono, conversano in silenzio con noi stessi, plasmano le emozioni dei legami, ci posizionano come cittadini di fronte alla giungla delle immagini, e ancor di più oggi, con quello che sta emergendo, dove l’immagine ha cancellato i concetti di realtà e verità. Una società che non si basa sulla parola non sa cosa fare con le idee, né come rendere degne le persone. Quello che sta accadendo è che, in gran parte a causa della politica, della pubblicità e dei mass media, le parole devono essere sottoposte a un trattamento di disintossicazione, a una riforma del lavoro e dobbiamo osare guardarle negli occhi.
Leggere può essere un modo di scoprirsi e di raccontarsi? Lei quali opere citerebbe per raccontarsi come uomo?
È evidente. Si plasma la propria personalità con le letture e con l’empatia dei conflitti, dei sogni e delle vite con cui ci si confronta, e in un certo senso ci trasforma in personaggi e allo stesso tempo costruisce e arricchisce il sé dell’io che siamo. Ci sono molti libri, ognuno deve trovare il suo. Nel mio caso, molti di quelli che ho citato prima, ne aggiungerei altri fondamentali come Le metamorfosi,Rayuela, Orlando, L’uomo in rivolta, Poeta a New York, On the road, Il mestiere di vivere, i Saggi morali di Montaigne… E, tra i miei, Vidas prometidas in cui mi racconto come scrittore – come faccio anche in Papiroflessia – e La cultura, querido Robinson in cui mi narro come giornalista culturale.
Quali sono i suoi prossimi impegni professionali ed editoriali?
Oltre all’inizio del laboratorio che tengo sul racconto letterario e la trasversalità, alla gestione culturale di un Congresso Internazionale di giornalismo e alla preparazione del tour di una mostra intitolata L’artista nel suo laboratorio su artisti plastici, sto cercando del tempo per metter mano a un romanzo su cui rifletto da tempo.