La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi L’Isuledda di Antonella Ferrari (Morellini Editore). La Sardegna, San Teodoro. Due storie d’amore che, tra passato e presente, sono tra loro molto vicine e unite. E non perdete l’Incontro l’Autrice!
La trama
Sardegna. San Teodoro, 1768. Giulia e Giuseppe sono due giovani che vivono nel paesino di Oviddè, fondato e radicato su una società arcaica e patriarcale, dove il lavoro della terra e la conservazione delle proprie radici sono al primo posto. Si sono rivelati e giurati amore eterno quando ancora erano dei bambini, senza sapere cosa potesse loro riservare la vita e senza conoscere la differenza tra caste sociali, ricchi e poveri. Il padre di Giulia, però, vuole per sua figlia un “partito” migliore e vantaggioso opponendosi fermamente all’amore dei giovani. Sarà la vita, però, a stravolgere tutto: bugie, partenze, lettere nascoste, meschine complicità tra potenti segneranno in modo definitivo l’avvenire – reale e possibile – dei protagonisti che solo l’eternità avrà il potere di rendere indivisibili e inseparabili.
Sardegna, San Teodoro, 2018. Laura, giovane donna romana, ogni estate si reca a San Teodoro per lavorare durante la stagione estiva. Ed è così che si è innamorata di questo angolo di paradiso dove spera, un giorno, di trasferirsi. Qui incontra Vanni, l’affascinante e inafferrabile istruttore di vela, con il quale sembra riprendere un dialogo antico. In un gioco di “tira e molla”, di complicità e trasgressioni, un passato – forse poi non così lontano – pare riaffacciarsi al presente.
Sul libro
Sardegna. Passato e presente. Amore. Ecco: queste sono le parole d’ordine de L’Isuledda, il romanzo di Antonella Ferrari pubblicato da Morellini Editore nel giugno 2023 e inserito nella Collana “Varianti” diretta da Sara Rattaro e Mauro Morellini.
Il più antico sentimento del mondo viene narrato dall’Autrice abruzzese attraverso un doppio piano narrativo, passato e presente. L’unico comune denominatore è la Sardegna che non fa solo da sfondo alle vicende narrate divenendo essa stessa protagonista e viva testimone dello sbocciare di sentimenti autentici e anche trasgressivi.
Ieri e oggi. Può sembrare banale dirlo ma l’amore è senza tempo e può (deve!) essere declinato in qualsiasi epoca storica. La storia e gli ambienti possono cambiare, la forza dei sentimenti resta sempre la stessa. Questa pare vuol essere la “morale” de L’Isuledda che si trasforma anche in una vera e propria dichiarazione d’amore dell’Autrice alla sua Sardegna, al suo posto del cuore. Ancora i sentimenti, appunto.
L’Isuledda, coma accennato, è composto da due parti: l’una ambientata nel 1768, l’altra nel 2018. Due amori: uno contrastato da una famiglia patriarcale e da una società rigidamente organizzata che pure troverà la forza del compimento attraverso l’eternità mentre l’altro ha la possibilità di vivere e di manifestarsi nel presente, pur con tutte le difficoltà. Due modi diversi di poter vivere l’amore e di abbondonarsi ad esso. Nascondendosi e vivendolo alla luce del giorno. Duecentocinquanta anni dividono queste storie ma il bisogno e il desiderio di amare e di essere amati – come si vuole e si può – è immutabile.
Antonella Ferrari è stata molto brava nella costruzione del suo romanzo e interessante è la sua impostazione basata sul doppio piano narrativo “libero”, ovvero ognuno con la sua parte dedicata. Ciò che si nota, però, è una certa disomogeneità tra la prima e la seconda parte. Quella ambientata nel 1768, infatti, risulta essere molto più autentica, vera, ben strutturata e intrigante rispetto all’altra. L’altra, invece, pare essere un tantino forzata e non esattamente collegata alla precedente. In tutta onestà, si pensa che L’Isuledda avrebbe acquisito più forza e vigore se dedicato interamente alla vicenda di Giulia e Giuseppe.
La storia di questi due giovani è narrata con tale trasporto, pulizia e ordine narrativi, con tanta linearità e attenzione al particolare che L’Isuledda si identifica al meglio con esso. Ciò non significa che Antonella Ferrari non abbia fatto un buon lavoro, al contrario: non è mai semplice far combaciare tessere, idee e scrittura. L’Isuledda, però, nella vicenda del 1768 con Giulia e Giuseppe fa sentire la sua autenticità, l’amore per una terra e il suo sole, per una storia creata dall’Autrice che, nel passato, sarà stata vera mille e mille volte. È proprio qui che si sente l’amore per L’Isuledda, che i personaggi restano più autentici, vivi e presenti. Sì, presenti, tangibili, quasi amici. Amici che vengono da un passato lontano, che hanno vissuto e sentito veramente l’amore e le sue inevitabili sofferenze che diventano anche le nostre. Ieri come oggi. E oggi come ieri.
Incontro con l’Autrice
Come ha scoperto il suo interesse per la scrittura?
È stato piuttosto naturale provare a scrivere un libro. In famiglia scrivevano tutti: mio nonno, mio padre e mio zio. Così prendere carta e penna non mi è sembrato un gesto presuntuoso, piuttosto un mettermi alla prova.
Come è nata l’idea del suo romanzo L’Isuledda?
L’idea è nata da un bagno nello splendido mare dell’Isuledda. Quell’acqua verde smeraldo mi ha ispirato la storia d’amore tra Giulia e Giuseppe nel lontano 1800. Da lì sono arrivata ai giorni nostri attraverso un fil rouge che lega le due parti del racconto.
Lei è abruzzese ma nutre un amore sconfinato per la Sardegna? Quando ha scoperto la magia di quest’isola e cosa la lega ad essa in modo così profondo ed esclusivo?
Circa tredici anni fa sono stata per la prima volta in Sardegna. È stato amore a prima vista, è nata una passione viscerale per quest’isola che ormai è parte di me. Non c’è una cosa che non mi piaccia lì, è difficile da spiegare, come me tanti soffrono del mal di Sardegna, non dimentichiamo che il grande Fabrizio De André si era trasferito lì in pianta stabile, nonostante il suo sequestro.
Lei ha nel suo cuore San Teodoro. Quanto è importante avere un rifugio, una propria oasi – reale o ideale – dove trovare ristoro e tranquillità? Questo aspetto quanto è stato di aiuto alla sua ispirazione?
Pensi che d’inverno ho paura che San Teodoro sparisca. Ogni volta che torno controllo che sia ogni cosa al suo posto, che nessuno l’abbia rubata. Potrebbe cadermi il mondo addosso quando sono a San Teo e non me ne accorgerei, mi basta un bagno in quelle splendide acque o passeggiare in centro per essere felice, quel paese è la panacea di tutti i mali per me. Naturalmente l’ispirazione arriva di conseguenza, nei miei lunghi soggiorni sardi la penna corre spedita, l’ispirazione è al massimo.
Ne L’Isuledda ci sono diverse morali e molte lezioni di vita, se così si può dire. Ma quale vuole essere il significato profondo del suo romanzo?
Il messaggio è che c’è vita oltre la vita, che le anime che si amano si ritrovano sempre. E poi è stato interessante narrare l’isolamento e le dure condizioni del popolo nell’isola, con regole e leggi tutte sue.
Perché ha deciso di impostare la struttura narrativa del suo romanzo su diversi piani temporali e su storie – solo apparentemente – lontane tra loro?
La storia l’ho immaginata così, Giulia e Giuseppe che si amano tra mille difficoltà, e Laura e Vanni che vivono una storia estiva tra matte risate e appuntamenti mancati alcuni secoli dopo. Qualcosa lega le due parti, sta al lettore scoprirlo.
La prima parte del suo romanzo è ambientato nel 1768. Quali ricerche ha effettuato per rendere la storia quanto più affine e vicina al tempo in cui è ambientata?
C’ è stato un grande lavoro di ricerca, soprattutto nel linguaggio. Il gallurese è diverso dagli altri dialetti dell’isola e senza la mia amica Piera mi sarei limitata a eja e ajo’.
Tra i personaggi de L’Isuledda a quale (o quali) sente di essere più legata? E perché?
Forse a Giulia, anche se per certi versi doveva osare di più. Amo suor Concetta, di mentalità aperta e lungimirante. Ogni donna che lotta è un esempio per me.
E qual è stato il passaggio – in fase di ideazione e/o di stesura del testo – più complesso da realizzare?
Senz’altro la prima parte, studiare le leggi dell’epoca, l’alimentazione, i costumi. Ma è stato anche avvincente costatare quanti passi avanti sono stati fatti in quanto a diritti umani e scoperte che facilitano vita e lavoro.
Quali sono gli Autori e le opere che hanno influenzato e formato il suo essere “scrittrice” e “lettrice”?
Ora sono in fissa con Salvatore Niffoi, Andrea De Carlo e tante bravissime scrittrici donne. Tra gli stranieri adoro Sándor Márai e Ken Follett.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
Sto scrivendo un romanzo ambientato in Irlanda nel 1800. Kendra, la protagonista, è una ragazzina speciale, fata o streghetta, secondo le credenze popolari. Ho scritto solo venti pagine, non so ancora come si evolverà la storia.