La Rubrica online “Piazza Navona” ha letto per voi In cammino con Matilde di Paolo Ciampi (Mursia). Un saggio, anzi, un vero e proprio diario di viaggio che ripercorre la storia e i luoghi di Matilde di Canossa. E non perdete l’Incontro con l’Autore!
La trama
Paolo Ciampi, giornalista fiorentino appassionato di storia e viaggi lenti, con il suo saggio In cammino con Matilde ci accompagna alla scoperta di Matilde di Canossa e dei luoghi più importanti ad essa collegati. Tra storia, racconti e leggende, Paolo Ciampi ci guida tra i borghi dell’Emilia e della Toscana in compagnia di Matilde di Canossa, contessa di Mantova, duchessa di Spoleto, marchesa di Toscana, duchessa consorte della Bassa Lorena, contessa consorte di Verdun e duchessa consorte di Baviera, considerata tra le donne più influenti e coraggiose della Storia che ha saputo tener testa agli uomini del suo tempo, a governare con astuzia e capacità i propri possedimenti e a sconfiggere Enrico IV. Ed è nelle terre care e appartenute a questa grande donna che Ciampi ci conduce, con racconti semplici e genuini, carichi di spunti di riflessione. Camminando camminando si scopre la Storia. La nostra.
Sul libro
Paolo Ciampi dopo aver scritto La strada delle legioni (2014), L’uomo che ci regalò i numeri (2016) e In compagnia di Re Artù torna con un nuovo saggio edito, come i precedenti, da Mursia dal titolo In cammino con Matilde. Canossa e gli altri luoghi della donna che sconfisse l’Imperatore. Un titolo e un sottotitolo che riassumono perfettamente lo spirito e il senso di questo saggio. Già il titolo, In cammino con Matilde ci lascia ben intendere come l’immensa portata storica di Matilde di Canossa sia resa “umana”. Infatti, utilizzando il solo nome di battesimo della nobile (di cui ancora è oscuro il luogo di nascita) Paolo Ciampi ci fa capire non solo l’amore, la passione e l’affetto nei suoi riguardi e nella sua storia, ma anche la volontà di renderla “amica” del Lettore annientandone qualsiasi distanza fisica e temporale.
Poi, come dicevamo, il sottotitolo: Canossa e gli altri luoghi della donna che sconfisse l’Imperatore, poche e ben mirate parole che ci “riportano all’ordine” e ci consegnano il valore umano, storico e morale di questa donna che ha saputo imporsi in un periodo oscuro (per tanti e molteplici versi, soprattutto nei riguardi delle donne) come il Medioevo. Non è un caso che il nome Matilde, di derivazione germanica, significhi “forte in battaglia”. Nomen omen, sarebbe il caso di dire.
E Paolo Ciampi ha il grande merito di restituirci tutta la forza, la devozione, l’intelligenza e l’abilità di questa figura di donna sottolineandone sempre la sua grazia e generosità. Ma non solo. Altro merito dell’Autore è quello di raccontarci la storia di Matilde di Canossa con semplicità, naturalezza, passione, spontaneità. Leggendo In cammino con Matilde pare di fare una passeggiata a tre: il Lettore, lo scrittore e la sua protagonista. Una piccola ma ben nutrita comitiva che si sposta lungo l’Appenino, da Carpineti a Barga in Garfagnana, nei luoghi amati dalla donna che ha saputo tener testa alla Storia e a un mondo “fatto” dagli uomini.
E in questo lungo cammino non mancano incontri, racconti, miti e leggende che non fanno altro che impreziosire il nostro viaggio rendendolo ancor più unico ed emozionante. In cammino con Matilde, infatti, deve essere pensato come una vera e propria guida alla scoperta non solo di luoghi ma anche dei protagonisti e della Storia che li hanno abitati rendendoli immortali. Inoltre, sarebbe molto interessante proporre questo testo nelle scuole. Si tratterebbe di un approfondimento di grande valore a livello multidisciplinare. Potrebbe essere di grande aiuto sia per i docenti sia per gli studenti. Di certo sarebbe un modo nuovo o alternativo di approcciarsi alla “materia Storia”. E non solo.
È bene sottolinearlo ancora una volta: Paolo Ciampi ci ha regalato un testo davvero interessante che va a inserirsi oltre la saggistica. È un testo che racconta, che ci permette di leggere e camminare riflettendo. È un’opera che ci porta a spasso nel Tempo e, soprattutto, in cammino con Matilde. Un vero e proprio miracolo che solo la scrittura può fare.
Incontro con l’Autore
Come è avvenuto il suo incontro con la scrittura?
Magari qualcosa ho scritto sempre, ma il vero incontro è stato con la lettura: non si scrive se non si legge, e molto. Poi, da un certo punto in poi, c’è stato il mio lavoro di giornalista professionista. Anche questo è scrivere ma è uno scrivere diverso – per tempo, energie, obiettivi – da quello che esige un libro. Scrivere libri è stato anzi come un ricavare spazio dal mio lavoro e cercare qualcosa di meno legato alle notizie di giornata.
Come è nato il progetto editoriale di In cammino con Matilde?
Mi piace esercitare la mia curiosità nei confronti di personaggi trascurati e il modo in cui mi riesce meglio è raccontarli attraverso il viaggio, intendo un viaggio nei luoghi che quei personaggi hanno abitato o comunque segnato con le loro vite. Mi illudo che qualcosa di loro rimanga anche a distanza di tanto tempo. Nel caso è stato facile prendere spunto da uno dei cammini più suggestivi che attraversano il nostro appennino, dall’Emilia alla Toscana. Se Matilde è trascurata tutto sommato lo è anche questo itinerario.
Perché ha scelto di dedicare questo suo libro proprio a Matilde di Canossa? Cosa la attrae e la colpisce di questa grande donna della nostra Storia?
La considero una delle donne più straordinarie della nostra Storia, sicuramente del nostro Medioevo. È stata la più stretta consigliera di uno dei più grandi Papi, ha combattuto per vent’anni e vinto uno dei più grandi Imperatori, ha disseminato l’Italia di castelli, abbazie, ospedali: eppure di lei rimane solo poco più di una citazione nei manuali di storia che studiamo a scuola. E solo per quell’episodio che è diventato un modo di dire, andare a Canossa. Un episodio, per di più, che ci viene presentato come una partita a due tra Papa e Imperatore, con Matilde solo padrona di casa. Eppure questo non quadra con l’iconografia medievale che rappresenta Matilde in trono e l’imperatore ai piedi, supplice. La vita di Matilde è un magnifico esercizio per capire i punti di vista della Storia. E a raccontarla, si sa, sono stati quasi sempre gli uomini.
A cosa è dovuta la sua passione per i viaggi lenti e per la riscoperta e il ricordo di personaggi storici la cui memoria è ormai coperta dalla polvere del tempo?
Senz’altro la curiosità, senza la quale non ci sarebbero storie da raccontare e soprattutto da ascoltare. Ricordare certi personaggi, poi, può essere un atto se non di giustizia almeno di riparazione. Quanto al viaggio lento – che poi è in primo luogo il viaggio con le proprie gambe – è un presupposto per entrare al meglio nei luoghi e nelle storie che popolano i luoghi. Considero il cammino una palestra di attenzione: e anche un rubinetto che ci svuota dei pensieri che ci occupano quando siamo a casa, nella vita di ogni giorno.
Quali ricerche e studi ha realizzato per la stesura di In cammino con Matilde?
Non sono uno storico e non intendevo scrivere una biografia di Matilde: per questo ci sono già buoni libri, su cui ho cercato di documentarmi. Io volevo scrivere essenzialmente un libro su un viaggio che mi ha consentito di stare accanto a Matilde e saperne qualcosa di più. Per questo è stato importante anche la conoscenza dei luoghi e la sfida che su di loro mi sono posto: erano ancora in grado di dirmi qualcosa di Matilde a distanza di quasi un millennio? La risposta è stata sì: ho trovato qualcosa di lei anche dove non l’aspettavo, si trattasse del lambrusco, del parmigiano reggiano o dei boschi di castagno.
Qual è stata la parte più complessa del suo testo da riportare su carta?
Direi che è tutto scivolato abbastanza bene, utilizzando come criterio proprio il viaggio. Non sono lineare, né nei cammini, né nelle mie letture, né nelle mie pagine: ma credo che questo rifletta le nostre vere esperienze, con i pensieri che ogni tanto ci tendono imboscate e le storie che ogni tanto ci prendono per mano e ci portano dove non avevamo messo in conto. Credo debbano essere assecondate.
Quale ricordo e quali emozioni le sono rimaste di questo suo viaggio alla scoperta di Matilde di Canossa?
Il ricordo di una terra bella e ospitale, non conosciuta come merita. E l’emozione della montagna, che è stata la montagna su cui Matilde ha saputo ritirarsi e difendersi. Un’idea di libertà, anche, a fronte delle minacce che le arrivavamo dalla pianura. Oggi forse è la montagna che dovrebbe scendere idealmente a valle per insegnarci qualcosa.
Nel suo testo cita Dino Campana, Cesare Pavese, Giovannino Guareschi, i Pink Floyd, Rashomon, Laura Mancinelli, Jeanette Winterson, Christopher Lee… vi è un continuo mescolarsi di letteratura e cinema. Come ha scelto tali riferimenti? E perché?
Letteratura, cinema e direi anche musica. Di tutto questo c’è molto nei miei libri, un po’ perché in tutto questo pesco ciò che può trasmettere meglio una certa esperienza, un po’ perché tutto questo mi accompagna davvero in viaggio, è il mio bagaglio leggero di ricordi ed emozioni.
Quali sono gli Autori e le opere che hanno formato il suo essere scrittore e lettore?
Posso dire qual è il libro che tengo da sempre sul comodino: l’Odissea. E poi due poeti, soprattutto poeti, che ancora mi interrogano sulla questione dell’identità e sulla vanità che a essa si accompagna: Borges e Pessoa. Poi i grandi della letteratura di viaggio, da Chatwin a Fermor, solo per ricordarne due. E tanta storia, soprattutto la storia scritta bene (più bravi in questo gli inglesi), la storia che si fa leggere con piacere.
Quali sono i suoi prossimi impegni e progetti editoriali?
Tanti, forse troppi: interi popoli dimenticati da raccontare attraverso i miei passi.