La Rubrica online “Piazza Navona” vi racconta di “Edgar Allan Poe. Il mistero della morte” di Fabrizio Raccis (Catartica Edizioni) che ricostruisce e analizza l’enigmatica fine del celebre scrittore statunitense. E non perdete l'”Incontro con l’Autore!”
La trama
Baltimora, 7 ottobre 1849. Questa è la data del decesso dello scrittore e poeta statunitense Edgar Allan Poe dopo essere stato ritrovato, quattro giorni prima, privo di documenti, delle sua valigie e con abiti non suoi ovvero pantaloni sdruciti, scarpe consumate, giacca malconcia e un bastone da passeggio di un suo amico medico. Forse è anche per questo che l’uomo, assai famoso già all’epoca, non viene riconosciuto. Chi mai avrebbe potuto pensare di ritrovarsi davanti il celebre scrittore in quelle condizioni? L’uomo viene portato in ospedale dove muore senza essere riuscito a fornire una spiegazione del suo malessere, delle sue gravi condizioni psicofisiche e il nome della persona (o persone) che lo ha ridotto in quel modo. Tantissime sono le ipotesi che riconducono a uno scrittore invidioso e geloso, ai familiari della donna amata da Poe, alle votazioni elettorali di quel periodo e alle “strane” pratiche messe in atto per ottenere voti. Tante le considerazioni che dal 1849 hanno riempito pagine e pagine di libri e documenti. Tante le illazioni e le false testimonianze rese ai danni dello scrittore americano.
Tanti, forse troppi, hanno raccontato e riportato con il preciso intento di nascondere e insabbiare la verità. Da quel 7 ottobre 1849 sono appena trascorsi centosettantatré anni e la verità sull’accaduto non è ancora stata pronunciata in modo definitivo. Cosa è accaduto ad Edgar Allan Poe? Cosa ne è stato fatto di quest’uomo e del suo genio? Chi ne ha voluto la tragica fine? Di tutto questo e di molto altro ci racconta, con penna sapiente, Fabrizio Raccis nel suo saggio Edgar Allan Poe. Il mistero della morte attraverso una ricostruzione attenta e minuziosa dei fatti e dei giorni immediatamente precedenti alla morte del nostro scrittore.
Sul libro
Nel 2021 Catartica Edizioni pubblica “Fuori Collana” l’interessante e avvincente saggio Edgar Allan Poe. Il mistero della morte di Fabrizio Raccis, giovane amante, appassionato e studioso dello scrittore, poeta e saggista statunitense.
L’Autore con passione, dedizione, attenzione, scrupolo critico e obiettiva analisi critica dei fatti ricostruisce la vita di Edgar Allan Poe soffermandosi in particolar modo su quanto gli è accaduto (o potrebbe essere accaduto) negli ultimi giorni di vita e sulle persone coinvolte – più o meno direttamente – nella sua morte.
Ma c’è molto di più nel libro di Raccis. Il giovane scrittore (classe 1983), infatti, all’interno del suo saggio oltre alla sua puntuale inchiesta inserisce, affiancando le versioni in lingua originale, la sua traduzione del necrologio diffamatorio di Edgar Allan Poe scritto dall’invidioso giornalista Rufus Griswold, la traduzione di due racconti (Il faro e Il diario di Julius Rodman) nonché quella di numerose poesie. Non è un caso che il sottotitolo di questo saggio sia Un viaggio sugli ultimi istanti di vita dello scrittore americano più grande e influente della storia, e alcune traduzioni dei suoi ultimi racconti incompiuti e delle poesie meno conosciute.
Per tutto questo a Fabrizio Raccis va dato il giusto e meritato plauso di aver realizzato un’opera, un saggio non solo dedicata a colui che è considerato il padre dei racconti del genere horror, poliziesco e psicologico ma anche di aver (ri)portato e (ri)messo ordine nella triste vicenda che ha coinvolto il noto scrittore. A quest’ultimo, infatti, pare essere stata riservata una fine degna della sua penna e della sua fantasia: misteriosa, intricata, oscura, a tratti persino macabra ma certamente crudele.
Ed è proprio questo sdegno, assieme a una rabbia sincera e a un profondo dispiacere, che traspare dalle fitte pagine di Raccis il quale non accetta (giustamente!) quanto il passaparola e documenti fallaci vogliono far credere alla storia e agli appassionati lettori. Ed è ancora questo sdegno affiancato da una pura passione ad alimentare le idee, le congetture, lo studio, l’analisi di Raccis che risultano essere ponderate, attente, precise, lucide, critiche. L’Autore, infatti, è molto bravo e molto attento nel muoversi su un terreno assai accidentato se non addirittura minato: quello che i più scambiano per mitomania. Nel libro di Raccis non c’è nulla di tutto questo. È esattamente il contrario. Qui abbiamo una giovane e talentuosa penna che desidera riportare ordine nei fatti che hanno provocato e causato la morte di un uomo, un uomo che – all’epoca come oggi – era considerato un genio della scrittura e, in quanto tale, assai fastidioso anche per le scelte della sua vita privata. E le cause del suo decesso non sono affatto così naturali e lineari da far pensare a una morte serena e, se così si può dire, consapevole.
Anche questa volta, è tutto il contrario. Certo, Raccis è alimentato dalla sua fervente e profonda passione. E meno male! Sentiamo di poter dire a gran voce. Perché si ha bisogno di libri come questi: scritti con quella vivacità e libertà di pensiero che solo una vera passione sa dare, con quella attenzione al particolare che non tutti hanno, con quel desiderio e necessità di incontro/scontro tra voci, documenti, fonti, letture che solo la pazienza e la volontà di uno studioso e di un ricercatore conoscono e realizzano. Tutto questo è ben chiaro in Edgar Allan Poe. Il mistero della morte. Un saggio che è un piacere leggere perché nella ricostruzione di un’inchiesta attenta al meccanismo causa-effetto pone domande, cerca risposte, indica nuove strade e ne riapre di vecchie. Perché alla base di tutto vi è una sola, grande e imperitura necessità: la Verità. Anche dopo centosettantré anni. La Storia passa, i fatti restano, le domande aumentano… e i silenzi di allora diventano gocce che scavano nuove vie che, prima o poi, occorressero altri cento anni, porteranno alla Verità. Per Edgar Allan Poe e per tanti altri che, come lui, sono morti nel silenzio della colpevolezza.
Incontro con l’Autore
Qual è stato il suo primo incontro e contatto con la scrittura?
Il mio primo incontro con la scrittura credo sia avvenuto fin da bambino, ero molto introverso e timidissimo, avevo alcune difficoltà, non riuscivo ad esprimermi come gli altri bambini della mia età, forse ero troppo sensibile. A causa di questo, spesso, mi ritrovavo in conflitto con il gruppo, non mi riconoscevo in esso, in molte occasioni preferivo scrivere dei diari o delle lettere, a mia madre, alle maestre, alle mie fidanzatine. In molti casi la scrittura mi ha proprio “salvato” e “alleggerito” la vita.
Come è nato il progetto editoriale del suo saggio Edgar Allan Poe. Il mistero della morte?
Il progetto del saggio su Poe è nato e cresciuto durante i primi anni del liceo. Un giorno il professore di lettere cominciò a leggere uno strano racconto su un folle, che non si riteneva tale, che aveva assassinato il vecchio con cui viveva perché non sopportava il suo occhio da avvoltoio. Quella storia mi aveva talmente colpito che cominciai a fare delle ricerche sull’autore, il racconto era “il cuore rivelatore” scritto proprio Edgar Allan Poe, presi tutti i suoi libri dalla biblioteca della scuola e arrivato a casa li divorai leggendoli tutti quanti in una sola notte. Mi ricordo che lo scrittore non godeva di una buona reputazione, nelle biografie era descritto come un alcolizzato, un drogato e un pervertito. Non riuscivo a spiegarmi come sotto l’effetto di tali sostanze questo genio poteva scrivere dei racconti simili, ero davvero curioso, poi dopo varie ricerche ho capito.
Perché ha deciso di dedicare questo suo testo e questa sua ricostruzione storica alla figura di Edgar Allan Poe?
L’ho fatto per amore verso questo grande autore, per il senso di giustizia. Con il tempo, dopo lunghe ricerche, ho scoperto che gran parte delle notizie che riguardavano la sua vita erano tutte false, il suo peggior nemico, il reverendo Rufus Griswold, aveva acquistato tutti i diritti dei racconti di Poe subito dopo la sua morte per ripubblicarli con una falsa biografia supportata da lettere contraffatte.
Quello scrittore maledetto era stato vittima di quelle terribili calunnie, eppure, miracolosamente, quelle dicerie non avevano intaccato la sua grande opera, al contrario, lo avevano reso leggendario. Inoltre la sua morte era diventata un vero enigma, un grande giallo irrisolto da oltre 170 anni, alcuni eventi che riguardano gli ultimi istanti della sua vita sembrano usciti da uno dei suoi racconti del terrore e sono veramente intriganti, nel mio libro ho esaminato uno per uno questi episodi, affrontando cinicamente le tante ipotesi sulla sua morte per dare la mia personale soluzione supportata da voci attendibili.
Quali ricerche e quali studi ha effettuato per la stesura di Edgar Allan Poe. Il mistero della morte?
Nell’arco di oltre 15 anni ho cominciato a leggere ogni saggio e ogni scritto che riguardava la figura di Edgar Allan Poe, da Baudelaire a Cortázar passando per tanti altri autori che hanno curato le sue biografie passate e recenti, ho letto tutti i libri, le lettere e i diversi articoli che sono stati scritti in Italia e all’estero. Dopo anni di duro lavoro sono riuscito ad avere un contatto proprio con L’università di Baltimora che attraverso gli archivi del Baltimora Society mi ha aiutato molto a trovare alcuni scritti in lingua originale che potevano aiutarmi a sciogliere questo grande enigma. Tutta la mia fatica è stata ricompensata attraverso questi aiuti. Ci sono voluti anni e anni di duro lavoro per tradurre e affinare i miei testi.
Dall’idea alla stesura passando alle traduzioni dei racconti e di alcune poesie di Edgar Allan Poe: qual è stata la fase più complessa? E perché?
Tradurre un’opera di narrativa non è così semplice soprattutto se vuoi dare un’impronta credibile al testo, si deve tenere conto dello stile, del periodo e delle parole che vengono utilizzate. Bisogna prendere in considerazione tutti questi dettagli, io l’ho fatto cercando di mantenere una traduzione più fedele possibile, anche utilizzando più dizionari mono e bilingue. Dopo aver concluso le mie traduzioni sono andato a confrontarmi con alcuni giovani madre lingua residenti proprio a Baltimora, all’Università. È stato davvero incredibile ricevere supporto da questi giovani studenti. Infine ho confrontato i miei testi con tutte le altre precedenti traduzioni e sono rimasto abbastanza soddisfatto. Per quanto riguarda la poesia mi sono ritrovato davvero in difficoltà nella scelta dei testi, inoltre nella traduzione della poesia ho preferito sacrificare la tecnica, le rime e la forma del testo per mantenere vivo il concetto e il pensiero dell’autore. Più di una volta mi è capitato di leggere traduzioni fuorvianti per quanto riguarda la poesia di Poe, alcuni testi poetici che ho letto in passato avevano subito talmente tante modifiche da divenire poesie completamente diverse. Volevo evitare proprio questo, quindi ho dovuto fare una scelta difficile che in alcuni casi è stata molto criticata dai “puristi”.
Secondo lei, artisticamente e letterariamente, oggi, qual è l’eredità dello scrittore statunitense?
Edgar Poe ha esordito scrivendo dei racconti umoristici, è divenuto celebre sui giornali attraverso racconti dell’orrore e di avventura, ma è ritenuto il padre della narrativa poliziesca e investigativa, non sono io a dirlo, lo stesso Arthur Conan Doyle non ha mai negato di aver dato vita ad uno dei suoi maggiori personaggi come Sherlock Holmes ispirandosi proprio all’Auguste Dupin di Poe, la caratterizzazione del personaggio, un investigatore più abile della polizia, affiancato da un collaboratore meno brillante è stata l’idea brillante concepita da Poe. I suoi racconti hanno dato vita all’immaginario, al grottesco, hanno dato una marcia in più al gotico con storie che sono divenute dei veri e propri cult non solo a livello letterario ma anche cinematografico, musicale, artistico, la sua scrittura ha influenzato in maniera globale artisti da tutto il mondo diversi tra loro, tutto nell’arco di centinaia di anni, non credo esista uno scrittore che abbia fatto qualcosa di simile.
Facciamo un viaggio nel tempo e nella fantasia: se potesse incontrare Edgar Allan Poe cosa gli direbbe e gli chiederebbe?
Se in un’altra vita potessi incontrare il grande Poe sicuramente mi piacerebbe diventare un suo studente, in fatto di poesia, narrativa e giornalismo era un vero maestro, adorava intrattenere le persone parlando di poesia e di letteratura, ma non si limitava solo a questo, era anche un uomo di scienza appassionato di cosmologia e di molto altro, era incredibilmente assetato di cultura e poteva appassionarsi ad ogni tipo di disciplina. Mi verrebbe naturale trovandomi al suo cospetto domandargli cosa accadde realmente in quella settimana maledetta dove perse la vita a soli 40 anni.
Edgar Allan Poe quanto ha ispirato e influenzato la sua poetica, il suo stile e la sua scrittura?
Ho cominciato a scrivere che ancora non mi ero appassionato alla lettura, ma in prima superiore ho avuto un insegnante di lettere fantastico che mi ha iniziato alla lettura dei poeti francesi, americani e inglesi. Aveva notato che durante le lezioni mentre spiegava io avevo l’abitudine di scrivere, era il mio strano modo di concentrarmi. Dopo aver letto alcuni miei scritti mi suggerì alcune letture di poeti come Arthur Rimbaud, Charles Baudelaire, Paul Verlaine, e poi i racconti di Edgar Allan Poe, Guy De Maupassant, H.P. Lovecraft, Stephen King e molti altri. Con il tempo non posso negare che tutte queste letture abbiano in qualche modo influenzato la mia scrittura o la mia fantasia fin da adolescente, dopo tutto siamo ciò che mangiamo diceva un detto, quello con cui nutriamo la nostra mente prima o poi rischia di tornare fuori attraverso la nostra visione delle cose.
Lei è il fondatore del collettivo letterario e della rivista Gruppo Penne Armate. Può raccontarci di più in merito?
Penne Armate è un collettivo anti-tesi, l’ho chiamato così perché volevo differenziarlo dagli altri gruppi, è nato nel 2014 in un periodo dove i gruppi letterari sui social brulicavano di autori, mi ricordo che c’era un grande pubblico di persone che amavano scrivere e stare insieme attraverso i socialnetwork ma che spesso bullizzavano i nuovi membri o semplicemente scrivevano delle cose orribili su chi aveva il coraggio di pubblicare le proprie poesie. Chi osava dissentire dalle critiche crudeli del grande capo fondatore veniva bannato o isolato completamente con pesanti insulti, dentro Penne Armate ci finivano la maggior parte di queste persone che venivano mandate via da questi gruppi. Selezionavo quelli che secondo me avevano un buon talento e li facevo entrare. Non solo poeti, arrivarono molti esordienti, scrittori di ogni genere, cantanti, attori, musicisti, nel giro di poco tempo il gruppo era cresciuto così velocemente che avevamo dovuto mettere dei limiti di condivisione. Grazie ad una casa editrice non a pagamento, Matisklo Edizioni, riuscimmo a pubblicare tre antologie che andarono alla grande. Dopo qualche anno avevamo messo in piedi una rivista del tutto gratuita molto seguita e condivisa, con il tempo purtroppo abbiamo dovuto rallentare con i progetti ma non ci siamo mai fermati del tutto.
Quali sono i suoi prossimi progetti editoriali?
Ho molti progetti nel cassetto, libri di poesia, racconti e due romanzi, non ho fretta di arrivare alla pubblicazione, sono convinto che per dare vita ad una creatura editoriale non bisogna mai avere fretta. Ci sono molti autori “compulsivi” che pubblicano i loro libri e poi li abbandonano come orfani del mondo, non mi è mai piaciuto questo. Ad ogni libro che ho pubblicato ho dedicato tanto tempo e duro lavoro per far conoscere a più persone il risultato della fatica, perché un libro non è soltanto un oggetto, è uno scrigno che contiene il frutto pregiato del nostro intelletto e non va trascurato o gettato via così, con leggerezza. Grazie al mio impegno ho avuto il privilegio di partecipare a diversi festival letterari come ospite principale, ho anche ricevuto diversi premi per la scrittura che hanno gratificato ogni minimo sforzo, ma vado avanti ricordando che c’è sempre tanto da imparare e molto da migliorare in fatto di scrittura, questo mi aiuta a concentrarmi verso i miei futuri obbiettivi.